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Discussione: Incipit

          
  1. #76
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    Mio figlio è omosessuale. Lui lo sa. Io lo so. Eppure non me l'ha mai confessato. Niente di male, sono molte le persone che attendono la morte dei genitori per lasciarsi andare e vivere liberi la propria sessualità. Solo che con me non funzionerà, ho intenzione di campare ancora a lungo, almeno una decina di anni. Se Dante vorrà emanciparsi, quindi, dovrà fregarsene del sottoscritto. Io a morire per i suoi gusti sessuali non ci penso proprio.

    "La tentazione di essere felici" - Lorenzo Marone

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  3. #77
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    Chi dice che i soldi non comprano la felicità evidentemente non è mai stato in una libreria

    "All'improvviso a New York" Melissa Hill

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  5. #78
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    Comincerò col dire dei giorni e degli anni della mia infanzia,che il mio unico personaggio indimenticabile fu la pioggia.La grande pioggia australe che cade come una cataratta dal Polo,dai cieli di Capo de Hornos fino alla frontiera.In questa frontiera o Far West della mia patria nacqui alla vita,alla poesia,alla terra,alla pioggia.
    Per quanto abbia camminato ,mi sembra che sia andata perduta quell'arte di piovere che si esercitava come un potere sottile e terribile nella mia Araucania natale.Pioveva mesi interi,anni interi.La pioggia cadeva in fili come lunghi aghi di vetro che si rompevano sui tetti o arrivavano in onde trasparenti come le finestre,e ogni casa era una nave,che difficilmente giungeva in porto in quell'Oceano d'inverno.


    ​Confesso che ho vissuto : Pablo Neruda
    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

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  7. #79
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    Gli antichi greci nutrivano un'incrollabile fiducia nelle arti divinatorie

    "L'ultimo oracolo" James Rollins

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  9. #80
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    La limpida goccia di pioggia cadde dal cielo, tagliò il buio, si diresse verso le luci tremolanti della città portuale. I venti gelidi e impetuosi che soffiavano da nord-ovest la sospinsero sopra il letto prosciugato del fiume, che divideva la città per il lungo, e la linea ferroviaria dismessa che la tagliava in diagonale. I quattro quadranti in cui era suddivisa la città erano numerati in senso orario e, al di là di questo, non avevano un nome. Perlomeno, non uno che i suoi abitanti ricordassero. E se s’incontravano quegli stessi abitanti lontano da casa e li si interrogava sulla loro provenienza, capitava che non ricordassero nemmeno il nome della città

    "Macbeth" - Jo Nesbo

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  11. #81
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    Don Camillo era uno di quei tipi che non hanno peli sulla lingua e, la volta che in paese era successo un sudicio pasticcio nel quale erano immischiati vecchi possidenti e ragazze, don Camillo durante la Messa aveva cominciato un discorsetto generico e ammodino, poi a un bel momento, scorgendo proprio in prima fila uno degli scostumati, gli erano scappati i cavalli e, interrotto il suo dire, aveva gettato un drappo sulla testa del Gesù Crocifisso dell'aitar maggiore perché non sentisse e, piantandosi i pugni sui fianchi, aveva finito il discorso a modo suo e tanto era tonante la voce che usciva dalla bocca di quell'omaccione, e tanto grosse le diceva, che il soffitto della chiesetta tremava

    "Don Camillo. Mondo piccolo" - Guareschi

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  13. #82
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    Mi sono accinto più volte a scrivere queste mie memorie e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo

    "Fosca" Ugo Tarchetti

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  15. #83
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    Dal grande casolare dove abitiamo i vigneti risalivano le colline e si estendevano a destra e a sinistra. In testa a ogni filare stavano fiorendo cespi di rose. Rose sentinella che anche qui in Maremma – questo me lo aveva spiegato Jeremy – sanno difendere la vigna da parassiti, muffe e acciacchi vari

    "Dieci piccoli gatti" Eva Polanski

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  17. #84
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    "Sarà meglio" mormorò la voce rauca all'altro capo della linea "che sia morto qualcuno di grosso, Strike"

    "Il baco da seta" Robert Galbraith

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  19. #85
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    "I rapinatori di treni di solito non sono intelligenti, per fortuna delle ferrovie - disse Call - Cinque rapinatori di treni intelligenti manderebbero in malora tutte le ferrovie del paese"

    "Le strade di Laredo" Larry McMurtry

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  21. #86
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    "Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina, tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere. Non potiva vidirle la facci per via del fitto velo bianco che la cummigliava"

    "Il cuoco dell'Alcyon" Andrea Camilleri

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  23. #87
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    Rebecca la prima moglie - Daphne du Maurier

    Incipit intero, in lingua originale:

    Last night, I dreamt I went to Manderley again. It seemed to me I stood by the iron gate leading to the drive, and for a while I could not enter for the way was barred to me. Then, like all dreamers, I was possessed of a sudden with supernatural powers and passed like a spirit through the barrier before me. The drive wound away in front of me, twisting and turning as it had always done. But as I advanced, I was aware that a change had come upon it. Nature had come into her own again, and little by little had encroached upon the drive with long tenacious fingers, on and on while the poor thread that had once been our drive. And finally, there was Manderley – Manderley – secretive and silent. Time could not mar the perfect symmetry of those walls. Moonlight can play odd tricks upon the fancy, and suddenly it seemed to me that light came from the windows. And then a cloud came upon the moon and hovered an instant like a dark hand before a face. The illusion went with it. I looked upon a desolate shell, with no whisper of a past about its staring walls. We can never go back to Manderley again. That much is certain. But sometimes, in my dreams, I do go back to the strange days of my life which began for me in the south of France…
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  24. #88
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    Alla fine di rue Guénégaud, venendo dal
    Lungosenna, si trova il passaggio del Pont-Neuf,
    una specie di corridoio stretto e cupo che
    congiunge rue Mazarine a rue de Seine. Misura,
    al massimo, trenta passi in lunghezza e due in
    larghezza: è lastricato di pietre giallastre,
    scheggiate e consunte che, con qualsiasi tempo,
    trasudano un'acre umidità; la vetrata che lo
    sovrasta, tagliata ad angolo retto, è nera di
    sporcizia.
    Nelle belle giornate estive, quando il peso
    del sole incendia le strade, una luce biancastra
    filtra dai vetri sporchi e si trascina penosamente
    nel passaggio. Nei brutti giorni d'inverno, nelle
    mattinate nebbiose, i vetri vomitano la notte su
    quelle pietre umide, una notte sudicia e ignobile.

    Teresa Raquin - Emile Zola
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  25. #89
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    Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita. Pensava alle giornate squallide all'Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l'incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai. Adesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo - si accorse Giovanni Drogo - il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito. Così Drogo fissava lo specchio, vedeva uno stentato sorriso sul proprio volto, che invano aveva cercato di amare. Che cosa senza senso: perché non riusciva a sorridere con la doverosa spensieratezza mentre salutava la madre? Perché non badava neppure alle sue ultime raccomandazioni e arrivava soltanto a percepire il suono di quella voce, così familiare ed umano? Perché girava per la camera con inconcludente nervosismo, senza riuscire a trovare l'orologio, il frustino, il berretto, che pure si trovavano al loro giusto posto? Non partiva certo per la guerra! Decine di tenenti come lui, i suoi vecchi compagni, lasciavano a quella stessa ora la casa paterna fra allegre risate, come se andassero a una festa. Perché non gli uscivano dalla bocca, per la madre, che frasi generiche vuote di senso invece che affettuose e tranquillanti parole? L'amarezza di lasciare per la prima volta la vecchia casa, dove era nato alle speranze, i timori che porta con sé ogni mutamento, la commozione di salutare la mamma, gli riempivano sì l'animo, ma su tutto ciò gravava un insistente pensiero, che non gli riusciva di identificare, come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza ritorno.

    Il deserto dei tartari - Dino Buzzati
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  27. #90
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    Sono un uomo piuttosto avanti negli anni. La natura della mia professione mi ha portato, nel corso degli ultimi tre decenni, in contatto, e non soltanto nel solito contatto, con una categoria di uomini interessante all'apparenza e in qualche modo singolare, sui quali, per quanto ne so, finora non è mai stato scritto nulla: mi riferisco ai copisti legali ovvero agli scrivani. Nella mia vita professionale e privata ne ho conosciuti moltissimi e, se volessi, potrei raccontare varie storie che farebbero sorridere i benevoli e piangere i sentimentali. Ma per qualche brano sulla vita di Bartleby, il più strano che abbia mai visto o conosciuto, rinuncio alle biografie di tutti gli altri. Mentre di molti scrivani potrei narrare l'intera vita, non si può fare nulla del genere per Bartleby. Non esiste materiale - ne sono convinto - per comporre una biografia completa e soddisfacente di quest'uomo. È una perdita irreparabile per la letteratura. Bartleby fu uno di quegli individui sui quali non si riesce ad accertare nulla, senza risalire alle fonti originali, nel suo caso molto esigue. Quello che videro i miei occhi attoniti: ecco ciò che so di Bartleby, tranne, invero, una vaga notizia che apparirà in seguito.

    Bartleby lo scrivano - Herman Melville
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