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Discussione: Qualcuno puo' commentare questo racconto ?

          
  1. #16
    Administrator L'avatar di Mauro
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    Non saprei ... il racconto rimane comunque 'na ciofeca
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

  2. #17
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    Come regalo di Natale vi faccio questo mio raccontino di un anno fa.
    Rappresenta in pieno il mio stile.
    E' pure inutile che lo commentiate perche' e' semplicemente esilarante e favoloso.




    Odio le zeppole .


    Odio le zeppole.
    Anche' perché me le trovo ovunque, anche alla sagra della bagna cauda, con mille nomi diversi, sempre annunciate con un sorriso smagliante come fossero una prelibatezza, magari anche afrodisiaca.
    Per cominciare intoppano lo stomaco quasi come quei panetti che ho visto in un film cinese che se ne mangi sette le budella letteralmente scoppiano.
    E il resto del cibo che non puo' piu' uscire dal culo o riesce da dove e' entrato o si intorciglia con tutte le budella per tre notti di fila.
    Al secondo posto, dopo appunto il sorriso ebete con cui le propongono e l' enfasi con cui le pubblicizzano, c'e' il nome di quello che poi e' pane fritto.
    Pane... pasta di pane che viene spacciata per pasta di pizza, che poi e' stessa cosa...
    Dalle zeppole calabre, allo gnocco fritto emiliano, alla stessa cosa che ho mangiato quest'estate in liguria con altro nome, passando per mille altre varianti fino alle famigerate donzelle piemontesi di ieri notte...eccomunque continuero' a chiamarle zeppole, a causa della mitica sagra della zeppola calabra.


    Contrariamente alla fama di sterminato intenditore culinario, ho qualche lacuna.
    Infatti il primo background giovanile era di tipo vegetariano, biointegrale salutistico con venature vegane.
    Infatti mi era giunta vagamente voce di una specialita' emiliana deliziosa chiamata gnocco fritto.
    La leggenda dello gnocco fritto e' perdurata per anni, finche' non l' ho assaggiato.
    Ma per altri lustri pensavo che fosse una combinazione di una mistura di strutto mescolato ad aglio, eventualmente sostituito dalla coppa abbinato con un po' di pasta pane buttata a friggere.
    Dopo anni ho capito che strutto, lardo, aglio, pancetta e salumi vari non erano che il condimento del famigerato gnocco fritto. Che mi e' rimasto sullo stomaco per 4 giorni.


    Fino alla sagra della zeppola.
    Mai vista sagra piu' affollata.
    Orde di calabresi che tornavano dal resto del mondo per godersela.
    Code chilometriche sia alle che casse che di fronte alla padella di olio bollente.
    Chi ne prenotava trenta porzioni da portare a casa per sfamare tutto il parentato riunitosi per l' occasione, facendo imbufalire come un calabrese imbufalito chi ne voleva quattro saccocci da passeggio.
    Ore di attesa.
    Con due varianti con acciuga o liscia.
    Pubblicita' della sagra per tutta la provincia di Reggo Calabria, sia parte tirrenica che ionica.
    Io e la mogliettina manco sapevamo che cosa fossero 'ste zeppole.
    Che poi hanno pure lo stesso nome dei dolcetti con la crema di San Giovanni...
    Che poi costavano una paccata di soldi : allo stesso prezzo , due euri ci facevamo la pasta sugo che non so come cavolo chiamano la pasta , con vino della sagra del giorno prima ma che era da visibilio...
    Optiamo per la variante "acciuga".
    Alla fin fine ci troviamo con questo cartoccio di pane fritto con dentro un quinto di un' acciuga sott' olio. Cioe' con un filetto d' acciuga facevano il riempimento per cinque zeppole.
    Il rapporto era dunque un' acciuga intera / 10 zeppole. Come la decimazione.
    Assaggiata una per uno, buttate nel cestino dell' umido le tre rimaste, ci siamo fiondati a verificare se la sagra della pasta tipo viscitelli al sugo c'era ancora nel paese vicino.


    Ieri "donzelle".
    Stessa merda ma senza le acciughe.
    Tanto per concludere con le zeppole: appena tolte dal grasso bollente e per due minuti sono ustionanti; tra i due e i cinque minuti sono calde e mangiabili; tra i 5 e i 10 minuti sono tiepide e il sapore vira ad una specie di focaccia tiepida unta pucciata in olio rancido; oltre sono una massa disgustosa fredda che fa meditare se convertirsi alla copofragia.


    Perché le donzelle dunque?
    Ieri era la giornata dedicata alla "gita fuori porta" per assistere allo spettacolo del mitico Guitar Rey, chitarrista della Treves blues band.
    Treves blues band che abbiamo gia' visto negli ultimi mi due anni altre tre volte.


    Alla "Sacra birra" di Sant' Ambrogio Torinese.
    Che sara' fuori porta da Torino ma che e' a 200 km da casa.
    La procedura delle gite fuori porta e': identificare un fulcro, il concerto di Guitar Ray, e a spirale verificare se nei dintorni c'e' qualcosa di interessante da vedere.
    Scartate quatto luminarie di artisti "famosissimi" che imperlavano il centro natalizio di Torino, l' obiettivo e' stato identificato: la Sacra di San Michele.
    Breve giro in rete, sembra OK, orari e visita guidata coincidono.
    Al pomeriggio, prima del concerto, e relativa cena... siamo lì.


    Gia' avvicinandoci si scorge in cima ad un cocuzzolo, all' ingresso della valle, quella di Susa, un edificio imponente, maestoso, austero, quasi tetro.
    Si sale per qualche centinaio di metri, per fortuna faceva caldo e non nevicava, si giunge alla stradina che porta a quella cosa là.
    Un po' rocca, un po' castello, un po' abazia, un po' monastero, un po' non so cosa... infatti ha un nome unico: Sacra !
    Raramente ho visto qualcosa di piu' splendido.
    http://www.lizaveta.it/img/Sacra-di-San-Michele.jpg

    Nome:   Sacra-di-San-Michele-300x225.jpg
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    Nacque ai primordi del cristianesimo con una , poi due, poi tre cappellette incastonate nella roccia, vide l' epica battaglia tra Longobardi e Franchi quando Carlo Magno vinse e penetro' in Italia...
    In sintesi a poco poco l' evoluzione fu questa: avete presente un picco di un monte aguzzo?
    Ecco, attorno a questo picco fu costruita una struttura imponente, che e' un po' tutto quanto accennato prima .
    Sul cocuzzolo del picco del monte, di circa due metri quadrati, fu costruita la chiesa, decisamente grande. Sotto la chiesa: il vuoto, colonne impressionanti e tutta la struttura .
    La Sacra di San Michele appunto. Diventata in questi anni il simbolo del Piemonte.
    Panorama naturalmente spettacolare: a sinistra la Val di Susa e a destra Torino e la pianura padana.


    Poi visita al grazioso paesino di Avigliana.


    Alle otto ingresso trionfale alla "Sacra birra saloon" di Sant' Ambrogio Torinese.
    Cena e concerto 20 euro: prenotazione obbligatoria.
    Il giorno prima: "Possiamo prenotare? Ci dia un bel posticino abbastanza vicino al palco ma non proprio sutto le casse."
    "Certamente!"
    Il tavolone da 8 era attaccato al palco e naturalmente sotto le casse. Per fortuna il volume si e' dimostrato poi accettabile.
    Ci acccomodiamo, come cuscino usiamo i cappotti dato che non c'era altro posto dove metterli se non sotto il culo, andiamo in bagno e al tavolo davanti al cesso chi cavolo c'era?
    Guitar Ray? No!
    C'era quel pirla di Fabio Treves con la sua band!
    Senza Guitar Ray.
    Ora, anche a mangiare aragosta e caviale tutti le volte ci si rompe i marroni e si desidera una bella minestra di sedano, Treves non sara' aragosta e caviale, ma una buona faraona col le patate sì. Ma anche con quella dopo un po' ci si stufa.
    Scambio di sguardi stupiti a tre: io, mogliettina e Treves, con cui peraltro ci avevamo parlato dopo i precedenti concerti e scambiato un po' di mail complimentosi, e ci sorbiamo la cena.
    Due ottime birre medie, pizza ai funghi, piatto di salumi e formaggi, grigliata mista composta da 2 salsicce, due costate di maiale, due costine, un wurstel, mezzo pomodoro, due foglie di lattuga, cestino del pane, patatine fritte abbondanti e infine la star della serata, in quantita' industriale, equipollente a tre pacchetti di zeppole calabre, sia sulla grigliata che che sul piatto dei salumi... le donzelle!
    Gaudio e tripudio!
    Naturalmente lasciamo lì meta' della roba che ci avevano portato e tre quarti delle zeppole/donzelle.
    La birra e' evaporata subito.


    Comincia il concerto alle undici.
    Tristissimi per l' assenza del Guitar Ray, ci sorbiamo la solita ottima faraona arrosto.
    Ambiente vivace, misto , brillante, gioioso.
    I maschi non mi interessano.
    Le femmine: variegate, di tutti i generi ed eta', gnocche, meno, zoccolette, sole, accompagnate, scatenate nel blues, compassate, foxies ( la differenza tra una foxy e una zoccola? Tre bicchieri di martini) ( Poi ve la spiego) e... la visione...


    Avete presenta tre punti e una retta?
    Del tipo : partite da Sant' Angelo di Puglia e dopo mille chilometri arrivate alla Sacra di San Michele, tirate dritto in linea retta per altri mille chilometri e si arriva al Mont Saint Michel.
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    La retta e' il mio sguardo: io sono la Puglia, i mille chilometri sono i tre metri che mi separano dal microfono di Treves ( la Sacra), altri mille chilometri, tre metri al di la' del palco, c'e' LEI, Mont Saint Michel.
    Una visione.
    Una giovane trentenne tale e quale alla Gelmini: stessa faccia, stessi occhiali, stessi capelli, vestita di una tunica al polpaccio di maglia a strisce arancioni , rosse e marroni.
    Che "ballava" in prima fila muovendosi come un sacco di patate preso a calci da uno scaricatore di porto.
    Mai visto niente di piu' intrigante, arrapante e sexy.
    La mogliettina era dietro a fare foto e filmini e a schivare un pazzo che ha ballato tutto il tempo come tarantolato.
    Il mio sguardo era diretto verso il microfono ma l' obiettivo era a mille chilometri di distanza, fissato su quella visione celestiale...

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    pv che scruta verso mont Saint Michel

    All' una, un po' tristi si riparte per casa.
    La mogliettina: ma lo sai che quella zoccoletta vicino a me, con la camicetta bianca scollata, scatenata, non la cagava nessuno e che molti mi lumavano perche' sono brava e seria?


    Certo cara, lo so, lo so bene...


    Alle tre finalmente a casa: oggi zeppole sullo stomaco.

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