Il personaggio che davvero mi è piaciuto in Assoluto di più non è Pereira o il Dott Cardoso, ma il giovane Monteiro Rossi. Non tanto per il ruolo narrativo assunto nel libro ma per la funzione che esso ricopre. Se Pereira è un personaggio dinamico, in trasformazione, in cui l'io egemone sta cedendo il passo ad un altro io, Monteiro Rossi è statico. E già questo rende la prospettiva del romanzo particolare. I giovani da sempre appaiono come in divenire e le persone mature ormai attestate su salde posizioni. Qui, invece, accade il contrario. E questa è una cosa interessante, ma quello che davvero mi ha colpito nella scrittura di Tabucchi è come rispetto all'agire ' statico' del personaggio il mio atteggiamento subisse un cambiamento irreversibile.
Al primo incontro Monteiro dirà candidamente di aver copiato la tesi e che tutto ciò che Pereira ha trovato in essa non gli appartiene perchè egli non pensa alla morte o all'anima, ma alla vita, e alla fine del romanzo le sue affermazioni non saranno mutate, confesserà di non aver scritto i necrologi perchè di morte non sa scrivere: a lui piace la vita.
Vivere, amare, vivere. (Nota) Un ragazzo semplice Monteiro Rossi, come la sua attrazione per Marta, istintiva, come istintiva e priva di sovrastrutture è la sua relazione con Pereira che scivola sempre più in un rapporto padre-figlio. Sentimenti semplici, non calcolati, a cui il cuore risponde senza esitare. Rapporti che stanno alla base della catena dell'amore, la famiglia, il compagno/a.
Al di là di questo, dentro a questo, c'è una vita da vivere, amori da amare, il mondo. M'immagino metaforicamente l'amore e la famiglia come semi mentre il mondo è la terra dove questi semi cresceranno, daranno frutti, altri semi altre piante... Il presente, il futuro. Ma nel Portogallo, il mondo, la terra è avvelenata e Monteiro non diventerà mai una pianta, e Marta, la solare carnale Marta si seccherà, diventerà sterile.
Quello che il personaggio di Monteiro rappresenta nel romanzo è la vita, istintiva, innocente e la negazione di essa perpetuata dai regimi totalitari.
Monteiro non è la voce della Resistenza, è l'inno alla vita, ed è terribile, tragico, devastante che tale inno venga negato, calpestato, distrutto.
Con la morte di Monteiro il buio cala sul Portogallo, sulla Storia.
Nota.
Mi viene in mente "viviamo, mia Lesbia, e amiamo", nella poesia Catullo esorta ad amare a vivere. L'esistenza ruota attorno a questi due elementi, poi sarà solo una lunga notte assente, un inno, una ribellione alla morte, non per vincerla ma per non esserne vinti.
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