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Discussione: Le voci dei poeti

          
  1. #1
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    Le voci dei poeti

    Perchè la poesia è innanzitutto suono.

    http://firenze.repubblica.it/cronaca...6/?ref=HRESS-3

    [Hanno creato un archivio di voci dei poeti del '900 che leggono loro passi, interessante!]

    PS. fortunelli i toscani!

  2. #2
    Master Member L'avatar di daniela
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    Alda Merini
    Lettere

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #3
    Master Member L'avatar di Claire
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    Vinicio De Moraes - O Haver



    L'avere

    Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
    Questa perfetta intimità con il silenzio
    Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
    - Pietà! perché essi non hanno colpa d'esser nati...


    Resta quest'antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
    Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
    Di ferire toccando, questa forte mano d'uomo
    Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.


    Resta quest'immobilità, questa economia di gesti
    Quest'inerzia ogni volta maggiore di fronte all'infinito
    Questa balbuzie infantile di chi vuol esprimere l'inesprimibile
    Questa irriducibile ricusa della poesia non vissuta.


    Resta questa comunione con i suoni, questo sentimento
    Di materia in riposo, questa angustia della simultaneità
    Del tempo, questa lenta decomposizione poetica
    In cerca d'una sola vita, una sola morte, un solo Vinícius.


    Resta questo cuore che brucia come un cero
    In una cattedrale in rovina, questa tristezza
    Davanti al quotidiano; o quest'improvvisa allegria
    Di sentir passi nella notte che si perdono senza memoria...

    Resta questa voglia di piangere davanti alla bellezza
    Questa collera di fronte all'ingiustizia e all'equivoco
    Questa immensa pena di se stesso, questa immensa
    Pena di se stesso e della sua forza inutile.

    Resta questo sentimento dell'infanzia sventrato
    Di piccole assurdità, questa sciocca capacità
    Di rider per niente, questo ridicolo desiderio d'esser utile
    E questo coraggio di compromettersi senza necessità.

    Resta questa distrazione, questa disponibilità, questa vaghezza
    Di chi sa che tutto è già stato come è nel tornar ad essere
    E allo stesso tempo questa volontà di servire, questa contemporaneità
    Con il domani di quelli che non ebbero ieri né oggi.

    Resta questa incoercibile facoltà di sognare
    Di trasformare la realtà, dentro questa incapacità
    Di non accettarla se non come è, e quest'ampia visione
    Degli avvenimenti, e questa impressionante

    E non necessaria prescienza, e questa memoria anteriore
    Di mondi inesistenti, e questo eroismo
    Statico, e questa piccolissima luce indecifrabile
    Cui i poeti a volte danno il nome di speranza.


    Resta questo desiderio di sentirsi uguale a tutti
    Di riflettersi in sguardi senza curiosità e senza storia
    Resta questa povertà intrinseca, questa vanità
    Di non voler essere principe se non del proprio regno.

    Resta questo dialogo quotidiano con la morte, questa curiosità
    Di fronte al momento a venire, quando, di fretta
    Ella verrà a socchiudermi la porta come una vecchia amante
    Senza sapere che è la mia ultima innamorata.




    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  4. #4
    Master Member L'avatar di Claire
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    Wislawa Szymborska - Compleanno



    credo che sia Compleanno.

    Compleanno


    Tanto mondo a un tratto da tutto il mondo:
    morene, murene e marosi e mimose,
    e il fuoco e il fuco e il falco e il frutto –
    come e dove potrò mettere il tutto?
    Queste foglie e scaglie, questi merli e tarli,
    lamponi e scorpioni – dove sistemarli?
    Lapilli, mirtilli, berilli e zampilli –
    grazie, ma ce n’è fin sopra i capelli.
    Dove andranno questo tripudio e trifoglio,
    tremore e cespuglio e turgore e scompiglio?
    Dove porti un ghiro e nascondi l’oro,
    che fare sul serio dell’uro e del toro?
    Già il biossido è cosa ben preziosa e cara,
    aggiungi la piovra, e in più la zanzara!
    Immagino il prezzo, benché esagerato –
    grazie, io davvero non l’ho meritato.
    Non è troppo per me il sole, l’aurora?
    Che cosa può farne l’umana creatura?
    Sono qui un istante, un solo minuto:
    non saprò del dopo, non l’avrò vissuto.
    Come distinguere il tutto dal vuoto?
    Dirò addio alle viole nel viaggio affrettato.
    Pur la più piccola – è una spesa folle:
    fatica di stelo, e il petalo, e il pistillo,
    una volta, da mai, a caso sulla Terra,
    sprezzante e precisa, fragile e altera.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  5. #5
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    Mariangela Gualtieri

    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  6. #6
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    Pierluigi Cappello



    Ombre

    Sono nato al di qua di questi fogli
    lungo un fiume, porto nelle narici
    il cuore di resina degli abeti, negli occhi il silenzio
    di quando nevica, la memoria lunga
    di chi ha poco da raccontare.
    Il nord e l'est, le pietre rotte dall'inverno
    l'ombra delle nuvole sul fondo della valle
    sono i miei punti cardinali;
    non conosco la prospettiva senza dimensione del mare
    e non era l'Italia del settanta Chiusaforte
    ma una bolla, minuti raddensati in secoli
    nei gesti di uno stare fermi nel mondo
    cose che avevano confini piccoli, gli orti poveri, le cataste
    di ceppi che erano state un'eco di tempo in tempo rincorsa
    di falda in falda, dentro il buio. E il gatto che si stende
    in questi posti, sulle lamiere di zinco, alle prime luci
    di novembre, raccoglie l'aria di tutte le albe del mondo;
    come i semi dei fiori, portati, come una nevicata leggera
    ho sognato di raggiungere i miei morti
    dove sono le cose che non vedo quando si vedono
    Amerigo devoto a Gina che cantava a voce alta
    alla messa di Natale, il tabacco comprato da Alfredo
    e Rino che sapeva di stallatico, uomini, donne
    scampati al tiro della storia
    quando i nostri aliti di bambini scaldavano l'inverno
    e di là dalle montagne azzurrine, di là dai muri
    oltre gli sguardi delle guardie confinarie
    un odore di cipolle e di industria pesante premeva,
    la parte di un'Europa tenuta insieme
    da chiodi ritorti e bulloni, martelli e chiavi inglesi.
    Il futuro non è più quello di una volta, è stato scritto
    da una mano anonima, geniale
    su di un muro graffito alla periferia di Udine,
    il futuro è quello che rimane, ciò che resta delle cose convocate
    nello scorrere dei volti chiamati, aggiungo io.
    E qui, mentre intere città si muovono
    sulle piste ramate degli hardware
    e il presente irrompe con la violenza di un tavolo rovesciato,
    mio padre torna per sempre nella sua cerata verde
    bagnata dalla pioggia e schiude ai figli il suo sorridere
    come fosse eternamente schiuso.
    Se siamo ancora cosa siamo stati,
    io sono lo stare di quell'uomo bagnato dalla pioggia,
    che portava in casa un odore di traversine e ghisa
    e, qualche volta, la gola di Chiusaforte allagata dall'ombra
    si raduna nei miei occhi da occidente a oriente, piano piano
    a misura del passo del tramonto, bianco;
    e anche se le voci del mondo si appuntiscono
    e qualcosa divide l'ombra dall'ombra
    meno solo mi pare di andare, premendo un piede
    dopo l'altro, secondo la formula del luogo,
    dal basso all'alto, seguendo una salita.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  8. #7
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    Paul Celan - Fuga Di Morte

    La Voce di Paul Celan.

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  10. #8
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    Dylan Thomas

    Dylan Thomas nella sua Fern Hill




    IL COLLE DELLE FELCI

    Ora io giovane e semplice sotto i rami del melo
    presso la casa sonora e felice come l’erba era verde,
    la notte sulla vallata radiosa di stelle,
    il tempo mi faceva esultare
    e arrampicare d’oro nel rigoglio dei suoi occhi,
    e venerato tra i carri ero principe delle città di mele
    e cerunavolta io, il signore, che alberi e foglie
    faceva scendere con orzo e margherite
    giù per i fiumi di luce donati dal vento.
    E com’ero verde e spensierato, famoso nei granai,
    nell’aia felice, cantando ché la fattoria era casa,
    nel sole che è solo una volta giovane,
    il tempo mi faceva giocare
    e essere d’oro nella grazia dei suoi mezzi,
    e io ero verde e d’oro, cacciatore e pastore, i vitelli
    cantavano al mio corno, le volpi sui colli latravano nitide e fredde,
    e il sabba risuonava lentamente
    sui sassi dei sacri torrenti.

    E per tutto il sole erano corse, era bello, e i campi
    di fieno alti come la casa, i canti dei camini, era aria
    e un gioco bello e acqueo
    e fuoco verde come l’erba.
    E a notte, sotto le semplici stelle
    mentre cavalcavo nel sonno le civette portavano via la casa,
    e per tutta la luna sentivo, felice tra le stalle, i caprimulghi
    che volavano coi mucchi di fieno, e i cavalli
    che balenavano nel buio.

    E poi svegliarsi, e la fattoria, come un viandante bianco
    di rugiada, tornava col gallo in spalla: tutto era
    splendente, era Adamo e vergine,
    il cielo si componeva ancora
    e il sole cresceva tondo proprio quel giorno.
    così dev’essere stato dopo la nascita della luce semplice
    nel primo spazio roteante, gli incantati cavalli caldi al passo
    fuori dalla verde stalla nitrente
    sopra i campi della lode.

    E venerato fra le volpi e i fagiani presso la casa felice
    sotto le nuove nuvole e gioioso per tutto il tempo del cuore,
    nel sole che sorge in eterno,
    percorsi le mie strade spensierate,
    i miei desideri correvano per il fieno alto come la casa
    e nulla m’importava, nei miei traffici azzurro-cielo, che il tempo permette
    in tutte le sue sonore svolte solo poche canzoni del mattino
    prima che i bimbi verdi e d’oro
    lo seguano senza più grazia.

    Non m’importava, nei giorni bianco-agnello, che il tempo
    m’avrebbe condotto su nel solaio fitto di rondini per l’ombra della mia mano,
    nella luna che sempre sta sorgendo,
    né che cavalcando nel sonno
    l’avrei udito volare insieme ai campi alti
    e mi sarei svegliato nella fattoria scomparsa per sempre dalla terra senza bimbi.
    Oh quando ero giovane e semplice nella grazia dei suoi mezzi,
    verde e morente mi trattenne il tempo
    benché cantassi nelle mie catene, come il mare.

    Dylan Thomas

    traduzione di Andrea Sirotti


    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  11. #9
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    ANCH’IO SONO L’AMERICA
    di Langston Hughes

    A
    nch'io canto l'America
    Sono il fratello più scuro
    Mi mandano a mangiare in cucina
    Quando vengono gli ospiti
    Ma io rido
    e mangio bene
    e divento più forte

    Domani,
    mi siederò al tavolo
    quando vengono gli ospiti
    Nessuno allora oserà dirmi
    'vai a mangiare in cucina'.

    Inoltre,
    vedranno quanto sono bello
    e si vergogneranno
    Anch'io sono l'America.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  13. #10
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    Pier Paolo Pasolini - Il Canto Popolare



    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  14. #11
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    Giorgio Bassani - Rolls Royce


    ROLLS ROYCE

    SUBITO DOPO AVER CHIUSO GLI OCCHI PER SEMPRE
    ECCOMI ANCORA UNA VOLTA CHISSÀ COME
    RIATTRAVERSARE FERRARA IN MACCHINA
    UNA GROSSA BERLINA METALLIZZATA
    DI MARCA STRANIERA DAI GRANDI
    CUPI CRISTALLI FORSE UNA
    ROLLS
    A SCENDERE ANCORA UNA VOLTA
    DAL CASTELLO ESTENSE GIÙ PER CORSO GIOVECCA
    VERSO IL ROSEO GHIRIGORO TERMINALE
    DELLA PROSPETTIVA CHE INTANTO PIANO
    PIANO SI FACEVA GRANDE ENTRO IL CONCAVO
    RETTANGOLO DEL PARABRISE .
    LO CHAUFFEUR D’ALTA E DURA COLLOTTOLA
    SEDUTO A DRITTA DAVANTI
    CERTO LO SAPEVA MOLTO BENE
    DA CHE PARTE DIRIGERSI NÈ IO D’ALTRONDE
    MI SOGNAVO MINIMAMENTE DI RAMMENTARGLIELO
    ANSIOSO COM’ERO DI RICONOSCERE SULLA SINISTRA
    LA CHIESA DI SAN CARLO PIÙ IN LÀ A DESTRA
    QUELLA DEI TEATINI
    A LEI DI CONTRO GIÀ FERMI COSÌ DI BUON’ORA
    IN CROCCHIO SUL MARCIAPIEDE
    DINANZI ALLA PASTICCERIA FOLCHINI
    GLI AMICI DI MIO PADRE QUANDO LUI ERA GIOVANE
    I PIÙ CON LARGHE LOBBIE BIGE IN CAPO
    ALCUNI CON TANTO DI MAZZA
    DAL POMO D’ARGENTO IN PUGNO
    ANSIOSO ANZI SMANIOSO COM’ERO INSOMMA
    DI RIPERCORRERE L’INTERA MAIN STREET DELLA MIA CITTÀ
    IN UN GIORNO QUALSIASI DI MAGGIO-GIUGNO
    ATTORNO ALLA METÀ DEGLI ANNI VENTI
    UN QUARTO D’ORA AVANTI LE NOVE DI MATTINA.
    QUASI SOSPINTA
    DAL SUO STESSO SOFFIO LUSSUOSO
    INFINE LA ROLLS SVOLTAVA
    LAGGIÙ PER VIA MADAMA E DI LÌ A POCO
    IN VIA CISTERNA DEL FOLLO
    E A QUESTO PUNTO ERO IO
    NON PIÙ CHE DECENNE
    LE GUANCE DI FUOCO PER IL TIMORE
    D’ARRIVAR TARDI A SCUOLA
    A USCIRE IN QUEL PRECISO ISTANTE
    COI LIBRI SOTTOBRACCIO
    DAL PORTONE NUMERO UNO

    ERO IO CHE PUR CONTINUANDO A CORRERE
    MI GIRAVO INDIETRO
    VERSO LA MAMMA SPENZOLATA
    DALLA FINESTRA DI SOPRA
    A RACCOMANDARMI QUALCOSA
    ERO IO PROPRIO IO
    CHE UN ATTIMO PRIMA DI SPARIRE
    ALLA VISTA DI LEI RAGAZZA DIETRO L’ANGOLO
    LEVAVO IL BRACCIO SINISTRO IN UN GESTO
    D’INSOFFERENZA E INSIEME
    D’ADDIO.
    AVREI VOLUTO GRIDARE ALT AL RIGIDO
    CHAUFFEUR E SCENDERE MA LA ROLLS
    SOBBALZANDO MOLLEMENTE GIÀ LUNGHEGGIAVA
    IL MONTAGNONE ANZI ORMAI FUORI PORTA
    GIÀ VOLAVA PER STRADE AMPIE E DESERTE
    PRIVE AFFATTO DI TETTI AI LATI
    E AFFATTO SCONOSCIUTE.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  15. #12
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    Mario benedetti - todavia


    La voce di Mario Benedetti.



    Ancora

    Non ci credo ancora
    stai arrivando accanto a me
    e la notte è un pugno
    di stelle e di allegria
    palpo gusto ascolto e vedo
    il tuo volto il tuo passo lungo
    le tue mani e tuttavia
    ancora non ci credo
    il tuo ritorno ha tanto
    a che vedere con te e con me
    che per cabala lo dico
    e per i dubbi lo canto
    nessuno mai ti rimpiazza
    e le cose più triviali
    si trasformano in fondamentali
    perché stai tornando a casa
    tuttavia ancora
    dubito di questa fortuna
    perché il cielo di averti
    mi sembra fantasia
    però vieni ed è sicuro
    e vieni col tuo sguardo
    e per questo il tuo arrivo
    rende magico il futuro
    e ancorché non sempre abbia capito
    le mie colpe e i miei disastri
    invece so che nelle tue braccia
    il mondo ha senso
    e se bacio l'audacia
    e il mistero delle tue labbra
    non ci saranno dubbi né cattivi sapori
    ti amerò di più
    ancora.

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  16. #13
    Master Member L'avatar di Claire
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    Mario Benedetti - La colpa è di uno



    Forse è stata un’ecatombe di speranze
    un crollo in qualche modo previsto
    ah, però la mia tristezza ha avuto solo un senso

    tutte le mie intuizioni si sono affacciate
    per vedermi soffrire
    e di sicuro m’hanno visto

    fin qui avevo fatto e rifatto
    i miei tragitti con te
    fin qui avevo puntato
    a inventare la verità
    però tu hai trovato la maniera
    una maniera così tenera
    e insieme implacabile
    di dare per spacciato il mio amore

    con un solo auspicio l’hai tolto
    dai sobborghi della tua vita possibile
    l’hai avvolto in nostalgie
    l’hai portato per strade e strade
    e lentamente

    senza che l’aria notturna lo avvertisse
    semplicemente l’hai lasciato lì
    da solo con la sua fortuna
    che non è molta

    credo che tu abbia ragione
    la colpa è di uno quando non fa innamorare
    e non dei pretesti
    né del tempo

    è da tanto tantissimo
    che non mi confrontavo
    come stanotte con lo specchio
    ed è stato implacabile come te
    ma non è stato tenero

    ora sono solo
    francamente solo

    si fa sempre un po’ di fatica
    a iniziare a sentirsi disgraziato

    prima di tornare
    ai miei lugubri quartieri d’inverno

    con gli occhi ben asciutti
    casomai

    guardo come vai addentrandoti nella nebbia
    e comincio a ricordarti.


    MARIO BENEDETTI
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  17. #14
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    Il futuro - Julio Cortázar


    La Voce di Julio Cortázar





    Il futuro

    E so molto bene che non ci sarai.
    Non ci sarai nella strada,
    non nel mormorio che sgorga di notte
    dai pali che la illuminano,
    neppure nel gesto di scegliere il menù,
    o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
    nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.

    Nei miei sogni non ci sarai,
    nel destino originale delle parole,
    nè ci sarai in un numero di telefono
    o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
    Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
    e non per te comprerò dolci,
    all'angolo della strada mi fermerò,
    a quell'angolo a cui non svolterai,
    e dirò le parole che si dicono
    e mangerò le cose che si mangiano
    e sognerò i sogni che si sognano
    e so molto bene che non ci sarai,
    nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
    nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
    Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
    e quando ti penserò, penserò un pensiero
    che oscuramente cerca di ricordarsi di te.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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