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Discussione: La poesia degli "Ultimi"

          
  1. #1
    Master Member L'avatar di Rosy
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    La poesia degli "Ultimi"

    Chi mi conosce da anni, attraverso il forum, sa chi siano gli "ultimi" per me.
    Sono i poveri; i reietti della società; gli sfortunati...tutti quelli , insomma, che su questa terra non...se la passano poi tanto bene.
    Proprio per questo mi sono particolarmente cari.
    Allora perchè non trovare poesie per loro? Adatte alla loro situazione?
    Io ci provo.
    Il solo ricordarli con dei versi, me li fa sentire più vicini.
    Rosy :P :P
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  2. #2
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Inizio con una splendida poesia di Claudio POZZANI.
    E' un poeta genovese, cinquantenne, presidente del Festival della Poesia che si svolge ogni anno a Genova.
    La sua più nota ( e migliore) composizione si intitola "SONO".

    SONO

    Sono l’apostolo lasciato fuori dall’Ultima Cena

    Sono il garibaldino arrivato troppo tardi allo scoglio di Quarto

    Sono il Messia di una religione in cui nessuno crede

    Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto che non cede

    Sono il protagonista che muore nella prima pagina

    Sono il gatto guercio che nessuna vecchia vuol carezzare

    Sono la bestia idrofoba che morde la mano tesa per pietà

    Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto senza età

    Sono l’onda anomala che porta via asciugamani e radioline

    Sono il malinteso che fa litigare

    Sono il diavolo che ha schivato il calamaio di Lutero

    Sono la pellicola che si strappa sul più bello

    Io sono l’escluso, l’outsider, un chiodo nel cervello

    Sono la pallina del flipper che cade un punto prima del record

    Sono l’autorete all’ultimo secondo

    Sono il bimbo che ghigna contro le sberle della madre

    Sono la paura dell’erba che sta per essere falciata

    Io sono l’escluso, l’outsider, questa pagina strappata.

    Claudio Pozzani
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
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  3. #3
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    IL MONDO HA UN OCCHIO SOLO
    di Giovanni Arpino

    Siamo in tanti a non essere stati invitati,
    la tavola è pronta ma noi dietro i vetri
    guardiamo gli altri ridere e star bene.

    Siamo in tanti, in troppi a guardare,
    vorremmo essere li, siamo pronti
    a star bene e anche a pagare il conto
    alla fine, con una mano sul cuore.
    Ma chi è che ha chiuso in principio la porta
    in faccia a gente buona come noi
    cosi buona che non capisce nemmeno le ragioni
    che ci proibiscono di entrare e star bene?
    Questa festa non è né lunga né tranquilla,
    il mondo ha un occhio solo, capite,
    e non si divertiranno le donne ben vestite,
    non dormiranno in pace gli uomini grassi,
    non canteranno le strade ed i bambini
    finchè non entreremo anche noi
    a ridere insieme,
    poi a pagare il conto.

    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  4. #4
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Quello che mi meraviglia
    in questo bambino
    mendicante;
    in questo piccolo cinese di sei anni;
    che pesa poco più d’un pollo al mercato;
    che è vestito con pochi centimetri
    di stoffa;
    che mi prende così poco posto nella strada;
    quello che mi meraviglia
    è che possa contenere una cosa così grande:
    la miseria.
    Guarda, dico, che la miseria,
    la miseria è un gigante.
    La miseria, dico, è un colosseo.
    La miseria è una piramide egizia.
    È un oceano.
    È un Everest, la miseria.
    Tutta in un bambino,
    tutta dentro un uomo, dico,
    che pesa come un pollo al mercato.
    Così niente,
    un pacchetto d’ossa
    come un pacchetto di sigarette,
    contiene il pachiderma della miseria.
    Che sia uno dei soliti
    miracoli di Dio?

    Hong Kong, novembre ’66
    Virgilio Lilli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  5. #5
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Grazie, Danilela.
    Ero certa che tu avresti raccolto l'invito, e CONDIVISO.
    Ciao
    Rosy :P :P
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    M.Medeiros

  6. #6
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Povera Che Dorme Entro I Giornali

    C'è una povera in via Ciovasso
    che non può più camminare,
    e dorme entro i giornali
    nessuno di quelli che stanno
    di sopra
    ha tempo di scendere e salutare.

    Per lei è di troppo
    un po' di scatole per guanciale
    e stare
    nel cuore di Milano.

    David Maria Turoldo
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  7. #7
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    LA FAME

    Io scendo tra le genti come un'ombra,
    Io siedo accanto a ciascuno.

    Nessuno mi vede, ma tutti si guardano in faccia,
    E sanno ch'io sono lì.

    Il mio silenzio è simile al silenzio della marea
    Che sommerge il campo di gioco dei bimbi,

    Simile all'inasprirsi del gelo nelle lente ore notturne,
    Quando gli uccelli al mattino sono morti.

    Gli eserciti travolgono, invadono, distruggono,
    Con tuono di cannoni dalla terra e dall'aria.

    Io Sono più tremenda degli eserciti,
    Io sono più temuta del cannone.

    Re e cancellieri dànno ordini;
    lo non dò ordini a nessuno;

    Ma sono più ascoltata dei re
    E più che non i fervidi oratori.

    lo disdico parole, disfo azioni.
    Le creature ignude mi conoscono...

    Io sono il primo e l'ultimo istinto dei viventi...
    Sono la Fame.

    LAURENCE BINYON
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  8. #8
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    POESIA MALAWI di Jack Mapanje

    Avevo fame e voi avete fondato un club a scopo umanitario e avete discusso della mia fame.

    Ve ne ringrazio.

    Ero in prigione e voi siete entrati furtivamente in chiesa a pregare per la mia liberazione.

    Ve ne ringrazio.

    Ero nudo e voi avete esaminato seriamente le conseguenze della mia nudità.

    Ero ammalato e voi vi siete messi in ginocchio a ringraziare il Signore di avervi dato la salute.

    Ero senza tetto e voi avete predicato le risorse dell'amore di Dio.

    Sembravate tanto religiosi e tanto vicini a Dio.

    Ma io ho ancora fame, sono ancora solo, ammalato, prigioniero, senza tetto.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  9. #9
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    La bestia
    di Manuel Bandeira

    Ho visto ieri una bestia
    Nell'immondizia del cortile
    Che cibo cercava fra i rifiuti.

    Quando trovava qualcosa
    Non l'esaminava né odorava:
    Ingoiava con voracità.

    La bestia non era un cane,
    Non era un gatto,
    Non era un ratto.

    La bestia, mio Dio, era un uomo.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  10. #10
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Il tredicesimo invitato

    Grazie – ma qui che aspetto?
    Io qui non mi trovo. Io fra voi
    sto qui come il tredicesimo invitato,
    per cui viene aggiunto un panchetto
    e mangia nel piatto scompagnato.
    E fra tutti che parlano – lui ascolta.
    Fra tante risa – cerca di sorridere.
    Inetto, benché arda,
    a sostenere quel peso di splendori
    si sente grato se alcuno casualmente
    lo guarda. Quando in cuore
    si smarrisce atterrito «Sto per piangere!»
    E all’improvviso capisce
    che siede un’ombra al suo posto:
    che – entrando – lui è rimasto fuori.

    Fernanda Romagnoli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  11. #11
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Tu

    Tu, che chiamiamo anima. Tu profuga,
    reietta, indesiderabile. Tu transfuga
    dal soffio dell’origine.
    Non ti spetta razione né coperta
    né foglio di reimbarco.
    Per registri e frontiere:
    non esisti.
    Ma in sere come queste, di cangianti
    vaticinii fra i monti,
    ad ogni varco
    può apparire improvvisa la tua faccia
    d’eremita o brigante.
    «Fronda smossa,
    pietra caduta» trasale in sé il passante
    che la tua ombra assilla
    di crinale in crinale,
    mentre corri ridendo nell’occhiata
    del cielo, che ti nomina e sigilla.

    Fernanda Romagnoli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  12. #12
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".

    Quote Originariamente inviato da daniela
    POESIA MALAWI di Jack Mapanje

    Avevo fame e voi avete fondato un club a scopo umanitario e avete discusso della mia fame.

    Ve ne ringrazio.

    Ero in prigione e voi siete entrati furtivamente in chiesa a pregare per la mia liberazione.

    Ve ne ringrazio.

    Ero nudo e voi avete esaminato seriamente le conseguenze della mia nudità.

    Ero ammalato e voi vi siete messi in ginocchio a ringraziare il Signore di avervi dato la salute.

    Ero senza tetto e voi avete predicato le risorse dell'amore di Dio.

    Sembravate tanto religiosi e tanto vicini a Dio.

    Ma io ho ancora fame, sono ancora solo, ammalato, prigioniero, senza tetto.
    Questa, Daniela, è sicuramente la più VERA.
    E' quello che io "tento" di spiegare a ad alcune mie amiche - direi più...conoscenti- che si ritengono grandi benefattrici andando il sabato sera in lamè alle cene del LION'S, a parlare dei problemi suddetti e a dare il ricavato per queste cause...
    Intendiamoci: io non ho nulla contro questo tipo di associazioni!
    Come dicono qua: CI STA BENE TUTTO!ma credo ci sia diversità nel fare del bene concretamente- con del lavoro, calandosi in una realtà -piuttosto che passare serate mondane e piacevoli, lontani anni luce da ciò di cui si sta parlando.
    O NO?
    baci e grazie per il contributo prezioso.
    Rosy :P :P
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  13. #13
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    I poveri alla stazione delle corriere


    I poveri viaggiano. Alla stazione delle corriere
    allungano il collo come anatre per guardare
    le insegne dei pullman. E i loro sguardi
    sono quelli di chi ha paura di perdere qualcosa:
    la valigia che custodisce una radio a pile e un giaccone
    che ha il colore del freddo in un giorno senza sogni,
    il panino di mortadella in fondo alla borsa,
    e il sole di suburbio e polvere oltre i viadotti.
    Fra il rumore degli altoparlanti e l’ansare delle corriere
    hanno paura di perdere la loro corsa
    nascosta nella nebbia degli orari.
    Quelli che sonnecchiano nelle panche si svegliano spaventati,
    sebbene gli incubi siano un privilegio
    di coloro che nutrono le orecchie e il tedio degli psicanalisti
    in studi asettici come il cotone che chiude il naso dei morti.
    Nelle file i poveri assumono un’aria grave
    che unisce timore, impazienza e sottomissione.
    Come sono grotteschi i poveri! E come i loro odori
    ci infastidiscono anche da lontano!
    E non hanno la nozione delle convenienze, non sanno stare in pubblico.
    Il dito sporco di nicotina strofina l’occhio irritato
    che del sogno ha trattenuto solo la cispa.
    Dal seno cadente e turgido un filo di latte
    scorre in una piccola bocca abituata al pianto.
    Alla stazione vanno e vengono, scavalcano e stringono valigie e pacchi,

    fanno domande inopportune agli sportelli, sussurrano parole misteriose
    e contemplano le copertine delle riviste con l’aria stupita
    di chi non sa la strada del bel salone della vita.
    Perché questo andare e venire? E questi vestiti stridenti,
    questi gialli d’olio di dendê che fanno male agli occhi delicati
    del viaggiatore obbligato a sopportare tanti odori fastidiosi,
    e questi rossi aggressivi di fiere e mercatini?
    I poveri non sanno viaggiare né sanno vestirsi.
    Tanto meno sanno abitare: non hanno la nozione del comfort
    sebbene alcuni di loro posseggano persino la televisione.
    In realtà i poveri non sanno neppure morire.
    (Quasi sempre hanno una morte brutta e inelegante.)
    E in qualsiasi parte del mondo danno fastidio,
    viaggiatori importuni che occupano i nostri posti
    anche quando siamo seduti e loro viaggiano in piedi.

    LEDO IVO.

    Rosy
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    M.Medeiros

  14. #14
    Master Member L'avatar di daniela
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    Quote Originariamente inviato da Rosy Visualizza il messaggio
    E in qualsiasi parte del mondo danno fastidio,
    viaggiatori importuni che occupano i nostri posti
    anche quando siamo seduti e loro viaggiano in piedi.
    Questa poesia è veramente molto reale, trovo sia straordinariamente efficace nel descrivere gli stati d'animo
    Avviene esattamente tutto come descritto, è sufficiente prendere un autobus, un treno, per vivere la situazione così ben descritta in questa poesia.
    Ultima modifica di daniela; 08-November-2011 a 22:10
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  15. #15
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    La semplicità

    La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
    E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
    Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
    di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
    Non ci esponiamo mai.
    Perché ci manca la forza di essere uomini,
    quella che ci fa accettare i nostri limiti,
    che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,
    in forza appunto.

    Io amo la semplicità che si accompagna con l'umiltà.
    Mi piacciono i barboni.
    Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
    sentire gli odori delle cose,
    catturarne l'anima.
    Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
    Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.

    Alda Merini
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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