Questo è solo un anticipo, invece, su quanto verrà pubblicato da Piemme per questo Natale:
Michael Connelly
"L’uomo di paglia"
E siamo al ventesimo: L’uomo di Paglia, titolo originale The Scarecrow. Sono trascorsi tredici anni da quando Jack McEvoy, reporter di nera del Los Angeles Times, ha svelato al mondo l’identità del Poeta (1996). E tredici anni si fanno sentire. Ora Jack è alle prese con un caso di omicidio su cui scrivere l’articolo più importante della sua carriera, un pezzo che lui vuole da Pulitzer, anche perché l’ultimo. Il giornalista, infatti, ha due settimane di tempo per lasciare la redazione in cui era arrivato sette anni fa, salvandosi dalla chiusura del The Rocky Mountain News: taglio dei costi, la causa, sotto la mannaia della crisi della carta stampata e di un certo giornalismo “vecchia maniera”. Non a caso al suo fianco c’è Angela Cook, una “mojo”, come lui la chiama, mobile journalist, fresca di scuola di giornalismo e nuove tecnologie pronta a sostituirlo a basso prezzo. Le ricerche del buon vecchio McEvoy non sfuggono all’assassino, però, l’inquietante uomo di paglia, un ingegnere, un genio dell’informatica che si serve del web per stanare le sue vittime. E che userà le stesse armi per spiarlo e prevenirne ogni mossa, prima che il giornalista gli strappi dalle mani una vendetta covata per anni.
C’è qualcosa di più, infatti - anzi almeno un paio di cose in più -, in questo ventesimo thriller “squisitamente costruito”, come scrive il Washington Post, pubblicato nel 2009 per il mercato anglosassone e subito numero 1 in classifica sul New York Times. Connelly mette in pagina un pezzo d’attualità: la crisi dei giornali americani nell’era di Internet. “Il ritratto che Connelly fa di un quotidiano agli sgoccioli che cerca di continuare a fare del giornalismo di qualità mentre il lavoro sparisce, è fra gli aspetti più affascinanti di questo absorbing thriller”. Lo scrive il Boston Globe mentre lo stesso Connelly ci dice che il libro “è una storia sul lato oscuro della tecnologia, su ciò che funziona per noi e nello stesso tempo, però, può essere anche contro di noi”. Un altro aspetto dello stesso tema: la tecnologia, in effetti, minaccia sia la professione di Jack che la sua vita, nel momento i cui l’assassino-hacker, asserragliato nella “Farm”, sede della società in cui lavora, padroneggia a suo piacimento su un impero di dati e strumenti tutti virtuali. È il potere, anche distruttivo, delle nuove tecnologie.
Unanime successo su New York Times, Los Angelese Times, Boston Globe, Washington Post, WallStreetJournal, The Times e The Mirror in UK , Publishers Weekly, Library Journal, Kirkus Reviews, Examiner, Entertainment Weely, Bookreporter.
Sito ufficiale www.michaelconnelly.it
Sito italiano dell’autore www.michaelconnelly.com
Khaled Hosseini
"Il cacciatore di aquiloni. La graphic novel"
Li abbiamo immaginati, Amir e Hassan. Abbiamo corso con loro nella polvere dell’Afghanistan. Abbiamo condiviso l’indimenticabile storia di un’amicizia che supera ogni barriera e imparato la differenza tra etnia Pashtun e Hazara. Oggi, una graphic novel ci riempie gli occhi di quei volti e di quei paesaggi finora solo pensati. Trent’anni di storia afgana - dalla fine della monarchia all’invasione russa, dal regime dei Talebani fino ai giorni nostri -, rivivono nel tratto e nella sceneggiatura delle pagine a fumetti di Fabio Celoni: fumettista “navigato”, diplomato alla Scuola del fumetto e dell’illustrazione di Milano, da vent’anni collabora con la Walt Disney Company disegnando Topolino, Paperino, Paperinik e “cugini” vari, e con Sergio Bonelli Editore nello staff del fascinoso Dylan Dog, per il quale nel 2005 ha realizzato il suo primo albo completo, “Il vecchio che legge”. Al suo fianco, come colorista e illustratrice, la giovane Mirka Andolfo, già collaboratrice per Geronimo Stilton.
Interamente pensata e realizzata in Italia la grapic novel de Il cacciatore di aquiloni è già stata venduta in 10 Paesi, tra cui gli Stati Uniti. Dal bestseller internazionale di Khaled Hosseini, ormai diventato un classico con una storia editoriale che è una vera e propria case history nell’editoria contemporanea – oltre 2milioni di copie vendute e 100 settimane in classifica solo in Italia, tradotto in 30 Paesi, 1° nella classifica bestseller del New York Times per 51 settimane e 1° in quella del Publishers Weekly per 49, portato sul grande schermo dalla Dreamworks -, il romanzo a fumetti che ritrae su tavole a colori la cultura di una paese martoriato dalla violenza e dai conflitti che ancora lotta per la pace.
Conor Grennan
"Sette fiori di senape"
Conor Grennan era un ragazzo normale, un bravo ragazzo ma come ce ne sono tanti: niente aneliti da supereroe ne’ da missionario. Soltanto un giro intorno al mondo di un anno, si era detto, un po’ annoiato da otto anni di lavoro all’EastWest Institute (EWI) prima a Praga e poi a Bruxelles. Tre mesi iniziali di volontariato per far tacere chi gli dava dell’incosciente e poi via in un vagabondaggio senza meta. Era il 2004. Ma il Nepal, o meglio i diciotto ragazzi della Little Princes Children’s House, un orfanotrofio pochi kilometri a sud di Kathmandu, hanno stravolto i suoi piani.
Sette fiori di senape è la loro storia: di Conor e di quei ragazzi della remotissima provincia di Humla che in realtà orfani non erano, ma bambini trafficati da profittatori della guerra in un Nepal devastato dalla guerra civile (1996-2006) tra la monarchia e le truppe dei ribelli maoisti. Portati via con la menzogna a genitori poverissimi convinti a pagare di fronte alla promessa di una qualche salvezza per i loro figli. E poi abbandonati. Questa è la scoperta che sciocca Grennan e lo riporta in Nepal un anno dopo. Questa è la molla che lo spinge a cercare fondi e a fondare una Ong, Next Generation Nepal, per restituire quei bambini alla loro infanzia e ai loro genitori.
Acquistato per oltre un milione di dollari (New York Observer) dall’editore William Morrow (Harperscollin) che lo ha pubblicato negli Usa, Little Princes, questo il titolo originale, è una memoir “piena di humour, emozionante e ispiratrice insieme” scrive Publishers Weekly; “un libro che funziona – scrive invece Usa Today -, perché Grennan descrive i bambini come individui ossessionati da questioni pressanti (come il perché lui non sia sposato) piuttosto che come vittime della povertà del terzo mondo”.
Con recensioni su Los Angeles Times, Usa Today, San Francisco Chronicle, Publishers Weekly, Indiebound, Huffington Post e accolto dalla critica come la nuova Città della gioia, Sette fiori di senape è in corso di pubblicazione in ben 13 paesi.
Quando varca il cancello dell’orfanotrofio, Conor non sa ancora che la sua vita sta per cambiare per sempre. In realtà il suo primo pensiero di fronte a quel branco festante è la fuga. Ma con il passare dei giorni si accorge che di quei bambini non può più fare a meno. Mesi dopo, appena tornato in America, Conor riceve una mail devastante. Sette bambini di cui si era preso cura sono scomparsi. Rapiti. Forse per farne bambini soldato. Forse destinati al mercato delle adozioni illegali, o addirittura del traffico d’organi. In un istante prende una decisione. Deve tornare in Nepal e ritrovare quei bambini, a qualunque costo. Sfidando connivenze e omertà e rischiando la sua stessa vita, Conor si mette sulle loro tracce lungo i sentieri dell'Himalaya.
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