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Discussione: La poesia del dolore

          

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  1. #1
    Master Member L'avatar di daniela
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    Definitivo, come tutto ciò che è semplice.
    Il nostro dolore non deriva dalle cose vissute,
    ma dalle cose che sogniamo e che non si realizzano.
    Perché soffriamo tanto per amore?
    Sarebbe meglio che la gente non soffrisse,
    e ringraziasse anche solo per aver conosciuto una persona tanto buona,
    che generò in noi un sentimento intenso
    che ci ha accompagnato per un tempo ragionevole,
    un tempo felice.
    Perché soffriamo ?
    Per tutti i baci cancellati, per l’eternità.
    Soffriamo, non perché il nostro lavoro è stressante e paga poco,
    ma per tutte le ore libere
    che non abbiamo avuto per andare al cinema,
    per conversare con un amico,
    per nuotare, per innamorarci.
    Perché automaticamente dimentichiamo quello che abbiamo goduto
    e cominciamo a soffrire per i nostri progetti irrealizzati,
    per tutte le città che avremmo potuto conoscere a fianco del nostro amore,
    per tutti i figli che avremmo avuto piacere ad avere vicino,
    per tutti gli show, i libri e i silenzi che avremmo gradito condividere,
    Soffriamo, non perché nostra madre è impaziente con noi,
    ma per tutti i momenti in cui le avremmo potuto confidare
    le nostre più profonde angosce
    e fosse interessata a comprenderci.
    Soffriamo, non perché la nostra squadra ha perso,
    ma per l’ euforia soffocata.
    Soffriamo non perché invecchiamo,
    ma perché il futuro è da noi confiscato,
    impedendo così che ci accadano mille avventure,
    tutte quelle con le quali sogniamo e
    mai tentiamo di sperimentare.
    Come alleviare il dolore di ciò che non fu vissuto?
    La risposta è semplice come un verso:
    Avere meno illusioni e vivere di più!!!
    Ogni giorno che vivo,
    mi convinco sempre più
    che lo spreco della vita
    è nell’amore che non diamo,
    nelle forze che non usiamo,
    nella prudenza egoista che non rischia mai,
    e che, schivando la sofferenza,
    fa perdere anche la felicità.
    Il dolore è inevitabile.
    La sofferenza è un accessorio extra.

    di Carlos Drummond de Andrade
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  2. #2
    Master Member L'avatar di daniela
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    Nel mio dolore nulla è in movimento
    Di quello che io stesso sono stato
    Attendo nessuno verrà
    Né di giorno né di notte né mai più
    I miei occhi si sono separati dai tuoi occhi
    Perdono fiducia perdono la luce
    La mia bocca si è separata dalla tua bocca
    La mia bocca si è separata dal piacere
    E dal senso dell’amore e dal senso della vita
    Le mie mani si sono separate della tue mani
    Le mie mani lasciano sfuggire tutto
    I miei piedi si sono separati dai tuoi piedi
    Non avanzeranno più non ci sono più strade
    Non conosceranno più né il peso né il riposo
    Mi è concesso di veder finire la mia vita
    Con la tua
    La mia vita è in tuo potere
    che ho creduto infinita
    E l’avvenire la mia sola speranza è il mio sepolcro
    Identico al tuo circondato da un mondo indifferente
    Ero così vicino a te che ho freddo vicino agli altri.

    Paul Eluard
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #3
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile Dimenticare un amore

    Dimenticare un amore

    A dimenticare un amore,
    non si inizia il giorno dopo.

    Bisogna cominciare da prima.
    Da prima di iniziare a parlare.
    Prima di dire: “E’ finita”.

    A dimenticare il dolore,
    dopo aver dimenticato un amore,
    non si inizia il giorno dopo.

    Non importa quante volte
    hai detto “mi dispiace”.

    Il rimpianto è un segugio,
    implacabile,
    indomabile,
    instancabile,
    insaziabile.

    E’ capace di aspettare giorni e giorni.

    Per dimenticare il tuo viso,
    avrei dovuto….

    Avrei dovuto cominciare prima.
    Prima di scriverti.
    Prima di illudermi di poter guarire.
    Prima…

    Prima di incontrare te.
    ????( ANONIMO)
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  4. #4
    Master Member L'avatar di Rosy
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    QUESTEI I VERSI MIGLIORI....

    Ogni giorno che vivo,
    mi convinco sempre più
    che lo spreco della vita
    è nell’amore che non diamo,
    nelle forze che non usiamo,
    nella prudenza egoista che non rischia mai,
    e che, schivando la sofferenza,
    fa perdere anche la felicità.
    Il dolore è inevitabile.


    Bellissima.
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  5. #5
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    Il Flauto di Vertebre

    Prologo

    A voi tutte che siete piaciute o piacete,
    che conservate icone nell’antro dell’anima,
    come coppa di vino in un brindisi,
    levo il cranio ricolmo di canti.
    Sempre più spesso mi chiedo
    se non sia meglio mettere un punto
    d’un proiettile sulla mia sorte.
    Oggi darò
    in ogni caso,
    un concerto d’addio.
    Memoria!
    Raduna nella sala del cervello
    le schiere inesauribili delle amate.
    Da un occhio all’altro effondi il sorriso.
    D’antiche nozze travesti la notte.
    Di corpo in corpo effondete la gioia.
    Che nessuno dimentichi una simile notte.
    Oggi io suonerò il flauto
    sulla mia colonna vertebrale.

    1.
    Miglia di strade i miei passi calpestano.
    Dove andrò a nascondere il mio inferno?
    Da quale Hoffmann celeste
    sei stata concepita, maledetta?
    Sono anguste le strade per una tempesta di gioia.
    Gente adorna la festa senza posa attingeva.
    Penso.
    I pensieri, grumi di sangue,
    infermi e rappresi strisciano via dal cranio.
    Io,
    taumaturgo di ogni tripudio,
    non ho con chi andare alla festa.
    Cadrò di schianto, supino,
    sfracellandomi il cranio sulle pietre del Nevski!
    Ho bestemmiato.
    Ho urlato che Dio non esiste,
    e lui ha tratto dal fondo dell’inferno
    una donna che farebbe tremare una montagna,
    e mi ha comandato:
    amala!
    Dio è soddisfatto.
    Nell’erta sotto il cielo
    un uomo tormentato s’è inselvatichito e spento.
    Dio si strapiccia le mani.
    Dio pensa:
    aspetta, Vladimir!
    L’ha escogitato lui, lui,
    per non farmi scoprire il tuo mistero,
    di darti un marito vero
    e di porre sul pianoforte note umane.
    Se furtivo m’accostassi alla soglia della tua alcova,
    per far la croce sulla nostra coperta,
    lo so,
    si sentirebbe puzzo di lana bruciata
    e fumo solfureo si leverebbe dalla carne del diavolo.
    Ma invece fino all’alba
    l’orrore che tu fossi condotta ad amare
    m’ha sconvolto,
    e le mie grida
    ho sfaccettato in versi,
    gioielliere già in preda alla follia.
    Giocare a carte!
    Sciacquare
    nel vino la rauca gola del cuore!
    Non ho bisogno di te!
    Non voglio!
    Non importa,
    lo so
    che creperò fra breve.
    Se è vero che esisti,
    o Dio
    o mio Dio,
    se hai intessuto il tappeto di stelle,
    se questo tormento,
    moltiplicato ogni giorno,
    è, Signore, una prova mandata giù da te,
    indossa la toga del giudice.
    Aspetta la mia visita.
    Sono puntuale,
    non tarderò di un giorno.
    Ascolta, altissimo inquisitore!
    Serrerò la bocca.
    Non udranno un grido
    dalle labbra morse.
    Legami alle comete, come alle code dei cavalli,
    trascinami,
    squarciandomi sulle punte delle stelle.
    Oppure,
    quando l’anima mia sloggerà
    per venire al tuo tribunale,
    accigliandoti ottusamente,
    come una forca
    distendi la Via Lattea,
    e subito impiccami come un criminale.
    Fa’ quello che ti pare.
    Squartami, se vuoi.
    Io stesso, giusto, ti laverò le mani.
    Però,
    ascolta!
    Portati via la maledetta,
    che m’hai comandato d’amare!
    Miglia di strade i miei passi calpestano.
    Dove andrò a nascondere il mio inferno?
    Da quela Hoffmann celeste
    sei stata concepita, maledetta?

    2.
    Il cielo,
    fumoso, immemore d’azzurro
    e le nubi a brandelli come profughi
    rischiarerò nell’alba del mio ultimo amore,
    vivido come l’incarnato di un tisico.
    La mia gioia ricoprirà il ruggito
    dell’ammasso, dimentico
    del tepore domestico.
    Uomini,
    ascoltate!
    Uscite dalle trincee.
    Combatterete dopo.
    Anche se dura la battaglia,
    ubrica di sangue e vacillante come Bacco,
    le parole d’amore non sono vane.
    Cari tedeschi!
    Io so
    che avete sul labbro
    la Margherita di Goethe.
    Muore il francese
    sulla baionetta sorridendo,
    cone un sorriso si schianta l’aviatore ferito,
    se ricorda
    il bacio della tua bocca,
    Traviata.
    Ma a me che importa
    della rosea polpa,
    che i secoli masticheranno?
    Oggi stendetevi ad altri piedi!
    canto te,
    imbellettata,
    fulva.
    Forse di questi giorni,
    orrendi come aguzze baionette,
    quando i secoli avranno canuta la barba,
    resteremo soltanto
    tu
    ed io,
    che t’inseguirò di città in città.
    Sarai mandata di là dal mare,
    ti celerai nel covo della notte:
    ti bacerò attraverso la nebbia di Londra
    con le labbra di fuoco dei lampioni.
    In lente carovane percorrerai i torrdi deserti,
    dove stanno leoni in agguato:
    per te
    sotto la polvere, strappata dal vento,
    sarà un Sahara la mia guancia ardente.
    Con un sorriso sulle labbra guardami,
    vedrai
    che torero che io sono!
    E d’improvviso
    getterò sul tuo palco la mia gelosia
    come l’occhio morente del toro.
    Se portando il tuo passo distratto sul ponte,
    penserai
    che si sta bene laggiù,
    sarò io
    sotto il ponte la corrente della Senna,
    e ti chiamerò,
    digrignando i putridi denti.
    Con un altro incendierai nel fuoco dei cavalli
    Strelka o Sokolniki.
    Io starò in alto a farti soffrire
    come un’ignuda luna in attesa.
    Sono forte,
    avranno bisogno di me
    e mi ordineranno:
    muori in battaglia!
    Il tuo nome
    sarà l’ultimo
    rappreso sul mio labbro lacerato dal proiettile.
    Finirò sul trono?
    o a Sant’Elena?
    Dominati i flutti tempestosi della vita,
    sarò ugualmente candidato
    al regno dell’universo
    e al lavoro forzato.
    Se è mio destino d’essere re,
    il tuo viso
    ordinerò di coniare al mio popolo
    nell’oro vivo dell mie monete!
    O laggiù,
    dove si scolora il mondo nella tundra,
    dove traffica il fiume col vento del nord,
    sul ferro graffierò il tuo nome, Lilia,
    e le catene bacerò nel buio della galera.
    Ascoltate, immemori dell’azzurro cielo,
    irsuti,
    come bestie feroci.
    Al mondo, forse,
    questo ultimo amore
    è un’alba vivida come l’incarnato di un tisico.

    3.
    Scorderò l’anno, la data, il giorno.
    Mi chiuderò solo con un foglio di carta.
    Avverati, magia sovrumana,
    delle parole illuminate di pianto!
    Oggi, appena entrato nella tua casa,
    mi sono sentito
    a disagio.
    Tu celavi qualcosa nell’abito di seta
    e s’effondeva nell’aria un profumo d’incenso.
    Sei felice?
    Hai risposto un freddo:
    “Molto.”
    L’inquietudine ha rotto l’argine della ragione.
    Accumulo disperazione, nel delirio della febbre.
    Ascolta,
    tannto non ci riesci
    a celare il cadavere.
    Scagliami in viso la parola terribile.
    Ogni tuo muscolo urla
    lo stesso
    come in un megafono:
    è morto, è morto, è morto.
    No,
    rispondi.
    Non mentire!
    (Come farò a tornare indietro così?)
    Come due tombe
    ti si scavano gli occhi nel viso.
    Le due fosse si inabissano.
    Non se ne vede il fondo.
    Mi sembra
    di crollare sul palco dei giorni.
    Come una fune, ho teso l’anima sul precipizio
    e vi ho fatto l’equilibrista, giocoliere di parole.
    Lo so,
    ormai l’ha consunto l’amore.
    Da tanti segni indovino la noia.
    Fammi tornare giovane nell’anima.
    La gioia del corpo fa’ di nuovo conoscere al cuore.
    Lo so,
    per una donna sempre si paga.
    Non fa niente,
    se intanto,
    non ti vestirò conl’elegante abito di Parigi
    ma soltanto col fumo della sigaretta.
    Il mio amore,
    come un apostolo d’età remote,
    diffonderò per mille e mille strade.
    Da secoli è pronta per te una corona,
    ove sono incastonate le mie parole:
    arcobaleno di spasimi.
    Come fecero vincere Pirro
    gli elefanti con passi di due quintali,
    così io ho sconvolto il tuo cervello col passo del genio.
    Invano.
    Non potrò piegarti.
    Gioisci,
    gioisci
    d’avermi finito!
    Ora è tale l’angoscia che desidero
    soltanto fuggire al canale
    e il capo cacciare nell’acqua digrignante.
    Mi hai offerto le labbra.
    Con quanta indifferenza.
    Le ho sfiorate e m’hanno ghiacciato.
    M’è parso di baciare in penitenza
    un monastero intagliato nella fredda pietra.
    Hanno sbattuto
    la porta.
    É entrato lui,
    rorido della gaiezza delle strade.
    Io
    come un gemito mi sono spezzato in due.
    Gli ho gridato:
    “Va bene!
    Me ne andrò!
    Va bene!
    Rimarrà tua.
    Ricoprila di stracci,
    le sete appesantiscono le sue timide ali.
    Bada che non s’involi.
    Appendile al collo
    come una pietra collane di perle!”
    Oh, questa
    che notte!
    Ho spremuto a non finire la mia disperazione.
    Al mio pianto e al mio riso
    il muso della stanza s’è torto in una smorfia d’orrore.
    E come una visione sorse a te il tuo sembiante,
    sul suo tappeto effondevi l’aurora dei tuoi occhi,
    quasi un sogno evocasse un nuovo Bialik
    un’abbagliantte regina ebraica di Sion.
    Nel tormento ho piegato i ginocchi
    dinanzi a colei che non è più mia.
    A mio paragone
    re Alberto,
    arresosi con tutte le sue fortezze,
    è un festeggiato ricolmo di regali.
    Indoratevi al sole, fiori ed erbe!
    Dilagate in primavera, vita di tutti gli elementi!
    Io un solo veleno desidero:
    bere e bere sempre versi.
    Tu che hai saccheggiato il mio cuore,
    privandolo di tutto,
    e nel delirio m’hai lacerato l’anima,
    accogli, cara, il mio dono,
    forse più nulla io potrò inventare.
    Ornate a festa la data di oggi.
    Avverati,
    magia simile alla passione di Cristo.
    Vedete,
    sulla carta sono trafitto
    con i chiodi delle parole


    Vladimir Majakovskij
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  6. #6
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    Canzone delle teste bianche

    L'amor nostro era puro
    come neve sui monti,
    e bianco come luna
    che appare tra le nuvole.
    Mi van dicendo
    che i tuoi pensieri
    sono doppi. Ed ecco
    son venuta per rompere.
    Oggi berremo
    una coppa di vino;
    doman ci lasceremo
    lungo il Canale.
    Cosí, camminando
    lungo il Canale
    fin dove biforca
    Levante, Ponente.
    Ohimè, ohimè
    e ancora ohimè!
    Cosí pianger deve
    una fanciulla
    quando è sposata,
    se non ha trovato
    uno dal cuor sincero,
    uno che non la lasci
    finché ha bianchi i capelli.

    Cho Wen Kiun
    (II sec. a. C)

    Fu amica del poeta Ssuma Siangyu e visse al tempo della Dinastia dei Han (206 a. C.,220 d.C.). Disperata perché l'amante voleva abbandonarla, essendo divenuto celebre e ricco, compose la "Canzone delle teste bianche". Ssuma Siangyu, commosso, la sposò.
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  7. #7
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile Il mio niente

    Il mio niente

    Oggi verrei a casa tua,
    farei questo lungo viaggio
    solo per infilare questi versi
    nella fessura sotto la porta,
    non potrei rompere
    il divieto di rivederci.
    Niente, vorrei dirti,
    solo questo niente.
    Fu detto già tutto.
    Da quando ci siamo separati
    sopravviviamo,
    siamo la rovina di quel tempo.
    Ma questo mio niente dopo di te
    mi sostiene e si rafforza,
    cresce bene con gli anni,
    si fa grande, muta la voce,
    non vuole più stare con me,
    esce sempre più spesso
    a cercare altro niente,
    inutilmente bello come fui.
    I nostri occhi han fissato il sole,
    non guardano più,
    ricordano di aver visto.
    A che servirebbe rivederti ?
    Perderei il mio niente.
    Di tutte le cose che potevo fare
    ho sempre scelto una sola,
    monco di troppe vite non fatte
    tu sei il Niente che mi ha scelto.
    E ti appartengo sempre.

    (Roberto Pazzi)

    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  8. #8
    Master Member L'avatar di Claire
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    DENTRO

    Gli occhi miei grandi, incollati


    all'aria, son gli occhi del cielo.


    Guardano profondi, mi guardano,


    mi stanno guardando dentro.


    Io, assorto, senz'occhi,


    con le palpebre aperte,


    tanto dolore dissimulo


    quanta sventura rivelo.


    L'aria mi sta guardando


    e piange nel mio corpo oscuro;


    il suo pianto è sepolto in carne,


    mi va nel sangue e nell'ossa,


    si fa limo, e radici cerca


    con cui spuntare dal suolo.


    Gli occhi miei grandi, incollati


    all'aria, son gli occhi del cielo.


    Nella memoria dell'aria


    staranno le mie sofferenze.


    Manuel Altolaguirre
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  9. #9
    Master Member L'avatar di daniela
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    "Le parole a volte guardano
    in su
    sfidandomi beffarde
    perché scrivo,
    mettendomi dei dubbi
    che dentro non avevo."


    Ascoltare ogni giorno
    per ore
    il ticchettìo della bomba
    nel cuore
    e veder dallo specchio di fronte
    cadere
    la muta slavina del corpo
    che muore.
    Sapere l’attrito
    che accende il carbone
    e fa di diamante
    la nostra passione d’amore.

    Bruno Lauzi - I mari interni
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  10. #10
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile Il futuro

    Ho voluto sistemare questi versi nel thread del dolore.
    Poi, rileggendola per la millesima volta ( mi piace molto) mi sono resa conto che avrebbe potuto stare benissimo nel thread IL LUNGO ADDIO. Potrebbe ...raccontare la morte, il dopo...
    Ma per me questo è il posto migliore.

    IL FUTURO

    E so molto bene che non ci sarai.
    Non ci sarai nella strada,
    non nel mormorio che sgorga di notte
    dai pali che la illuminano,
    neppure nel gesto di scegliere il menù,
    o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
    nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.


    Nei miei sogni non ci sarai,
    nel destino originale delle parole,
    nè ci sarai in un numero di telefono
    o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
    Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
    e non per te comprerò dolci,
    all'angolo della strada mi fermerò,
    a quell'angolo a cui non svolterai,
    e dirò le parole che si dicono
    e mangerò le cose che si mangiano
    e sognerò i sogni che si sognano
    e so molto bene che non ci sarai,
    nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
    nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
    Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
    e quando ti penserò, penserò un pensiero
    che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

    JULIO CORTAZàR ( DA LE RAGIONI DELLA COLLERA).

    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  11. #11
    Master Member L'avatar di Claire
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    Canzone d'autunno


    Oggi sento nel cuore
    un vago tremore di stelle,
    ma il mio sentiero si perde
    nell'anima della nebbia.
    La luce mi spezza le ali
    e il dolore della mia tristezza
    bagna i ricordi
    alla fonte dell'idea.
    Tutte le rose sono bianche,
    bianche come la mia pena,
    e non sono le rose bianche,
    perché ci ha nevicato sopra.
    Prima ci fu l'arcobaleno.
    Nevica anche sulla mia anima.
    La neve dell'anima ha
    fiocchi di baci e di scene
    che sono affondate nell'ombra
    o nella luce di chi le pensa.
    La neve cade dalle rose,
    ma quella dell'anima resta
    e l'artiglio degli anni
    ne fa un sudario.
    Si scioglierà la neve
    quando moriremo?
    O ci sarà altra neve
    e altre rose più perfette?
    Scenderà la pace su di noi
    come c'insegna Cristo?
    O non sarà mai possibile
    la soluzione del problema?
    E se l'amore c'inganna?
    Chi animerà la nostra vita
    se il crepuscolo ci sprofonda
    nella vera scienza
    del Bene che forse non esiste
    e del Male che batte vicino?
    Se la speranza si spegne
    e ricomincia Babele
    che torcia illuminerà
    le strade della Terra?
    Se l'azzurro è un sogno,
    che ne sarà dell'innocenza?
    Che ne sarà del cuore
    se l'Amore non ha frecce?
    Se la morte è la morte,
    che ne sarà dei poeti
    e delle cose addormentate
    che più nessuno ricorda?
    O sole della speranza!
    Acqua chiara! Luna nuova!
    Cuori dei bambini!
    Anime rudi delle pietre!
    Oggi sento nel cuore
    un vago tremore di stelle
    e tutte le rose sono
    bianche come la mia pena.

    Federico Garcia Lorca
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  12. #12
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile Non una poesia...

    Non è una poesia, ma spero mi perdonerete, per una volta...
    E' un piccolo brano da Isciallah.

    Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.

    Insciallah, Oriana Fallaci
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  13. #13
    old crone L'avatar di Indigowitch
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    E' un brano meraviglioso, Rosy. Questo distinguo tra il dolore fisico e quello dell'anima ha ancora più senso se si pensa
    che la Fallaci, in quanto giornalista, qualche pallottola se l'è beccata davvero, e sapeva cosa si provava.
    Ho questo libro in casa da sempre, non l'ho mai aperto. Mi hai dato un buon input.
    La vita morde forte alle spalle e quando sorride ti fa solo del male (Mauro Berchi)

  14. #14
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile

    Quote Originariamente inviato da Indigowitch Visualizza il messaggio
    E' un brano meraviglioso, Rosy. Questo distinguo tra il dolore fisico e quello dell'anima ha ancora più senso se si pensa
    che la Fallaci, in quanto giornalista, qualche pallottola se l'è beccata davvero, e sapeva cosa si provava.
    Ho questo libro in casa da sempre, non l'ho mai aperto. Mi hai dato un buon input.
    Posso confessarti la stessa cosa, Indigo? eppure ho letto altro della Fallaci! e' un buon input anche per me.
    cioa! Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  15. #15
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    Scostare le tende
    e vedere il volo delle nuvole
    com’è strano
    che il cuore sia senza amore,
    freddo come queste cose.

    Philip Larkin
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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