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04-January-2014, 22:12
#1
Master Member
Poesia U.S.A.
Non conosco molte poesie di poeti statunitensi, potrebbe essere interessante cercarne alcune...
Continuità
Niente è mai veramente perduto, o può essere perduto,
Nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo.
Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile;
L'apparenza non deve ostacolare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasto è il Tempo e lo Spazio, vasti i campi della Natura.
Il corpo, lento, freddo, vecchio - cenere e brace dei fuochi d'un tempo,
La luce velata degli occhi tornerà a splendere al momento giusto;
Il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
Alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
Con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
Walt Whitman
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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04-January-2014, 22:17
#2
Master Member
COSÌ PICCOLE MANI
Il tuo più tenue sguardo
facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stessa
come dita
sempre mi apri petalo per petalo
come la primavera fa
toccando accortamente
misteriosamente la sua
prima rosa
e io non so quello che c'è
in te che chiude e apre
solo qualcosa in me
comprende che è più
profonda la luce dei tuoi
occhi di tutte le rose.
Nessuno... neanche
la pioggia ha...
Così piccole mani.
Edward Estlin Cummings
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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04-January-2014, 22:20
#3
Master Member
L'amplesso delle aquile
Lungo la strada che costeggia il fiume (mia pomeridiana passeggiata, mio ristoro),
Alto nell'aria, improvviso, un rumore smorzato, due aquile in amore,
L'impetuoso avido contatto, l'unione alta nello spazio,
Artigli che si afferrano, s'intrecciano, una ruota selvaggia, viva, turbinante,
Quattro ali che battono, due becchi, una massa vorticosa strettamente avvinghiata,
Che cala in cerchi, si rovescia, s'arrotola, cade giù a precipizio,
Finché sul fiume sospesi, ancora uniti, la calma d'un istante,
Un immobile muto bilanciarsi nell'aria, poi il distacco, gli artigli che si sciolgono,
Le ali lente e salde nuovamente piegate verso l'alto, i loro voli diversi, separati,
Lei il suo, lui il suo, seguendo.
Walt Whitman
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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05-January-2014, 11:54
#4
Master Member
Fuori posto
Brucia all’inferno questa parte di me
che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare nel tempo che hanno
posti dove andare insieme
cose da dirsi.
Io sto bruciando all’inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.
Non sono come gli altri
gli altri sono come gli altri.
Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono allegri e soddisfatti
e io sto bruciando all’inferno.
Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.
Non sono come gli altri.
Io sto bruciando all’inferno.
L’inferno di me stesso.
CHARLES BUKOWSKI
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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05-January-2014, 11:56
#5
Master Member
PIOGGIA
Un'orchestra sinfonica.
scoppia un temporale,
stanno suonando un'overture di Wagner
la gente lascia i posti sotto gli alberi
e si precipita nel padiglione
le donne ridendo, gli uomini ostentatamente calmi,
sigarette bagnate che si buttano via,
Wagner continua a suonare, e poi sono tutti
al coperto. vengono persino gli uccelli dagli alberi
ed entrano nel padiglione e poi c'è la Rapsodia
Ungherese n. 2 di Liszt, e piove ancora, ma guarda,
un uomo seduto sotto la pioggia
in ascolto. il pubblico lo nota. si voltano
a guardare. l'orchestra bada agli affari
suoi. l'uomo siede nella notte nella pioggia,
in ascolto. deve avere qualcosa che non va,
no?
è venuto a sentire
la musica.
CHARLES BUKOWSKI
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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05-January-2014, 11:59
#6
Master Member
Sì sì
Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.
CHARLES BUKOWSKI
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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05-January-2014, 12:11
#7
Master Member
L'ultima poesia scritta da Sylvia Plath porta la data del 5 febbraio 1963. Si chiama "Edge", "Limite". Sylvia Plath è sulla soglia. Quella soglia che varcherà la notte tra il 10 e l'11 febbraio, sigillando con lo scotch ogni fessura della cucina nella quale si era chiusa, e posando la testa all'interno del forno, il gas aperto.
Aveva in precedenza sigillato la camera dei bimbi, perchè il gas non arrivasse fin lì, e lasciato accanto ai loro lettini il latte e il pane con il burro per la colazione.
Limite
La donna ora è perfetta
Il suo corpo
morto ha il sorriso della compiutezza,
l'illusione di una necessità greca
fluisce nei volumi della sua toga,
i suoi piedi
nudi sembrano dire:
Siamo arrivati fin qui, è finita.
I bambini morti si sono acciambellati,
ciascuno, bianco serpente,
presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota.
Lei li ha raccolti
di nuovo nel suo corpo come i petali
di una rosa si chiudono quando il giardino
s'irrigidisce e sanguinano i profumi
dalle dolci gole profonde del fiore notturno.
La luna, spettatrice nel suo cappuccio d'osso,
non ha motivo di essere triste.
E' abituata a queste cose.
I suoi neri crepitano e tirano.
Sylvia Plath
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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06-January-2014, 11:41
#8
Master Member
UNA CAPANNA NELLA RADURA
Nebbia
Quelli che in questa casa riposano, non credo
sappiano dove sono.
Fumo
Sono stati qui a lungo,
hanno respinto il bosco che circondava casa,
l’hanno diviso in due tracciandovi un sentiero.
Nebbia
Però dubito ancora sappiano dove vivono.
Mai, temo, lo sapranno. Il sentiero è un conforto,
per questo lo mantengono: possono visitare
altri che come loro sono smarriti e ai quali
sentirsi vicini, non nello spazio ma nelle difficoltà.
Fumo
Io sono lo spettro vigile del fumo
che uscendo dal camino si piega in un verso
o nell’altro alla luce delle stelle.
Non voglio che si disperi della loro felicità.
Nebbia
Nessuno – non io, certo – li darebbe per persi
solo perché non sanno dove sono.
Io, la copia più umida del fumo, a notte esalo
dal suolo del giardino, ma non salgo più in alto
delle piante. Solo ovatto il paesaggio. Ecco
chi sono. Non più estranea di te al loro destino.
Fumo
Avranno ormai imparato la lingua dei nativi.
Perché non domandano a loro dove sono?
Nebbia
Lo fanno spesso, ma nessuno
ne sa più di loro. Lo chiedono perfino
ai filosofi che li osservano dal pulpito.
Domandano a chiunque si possa domandare –
con la profonda fede che l’esperienza fatta
prenderà fuoco a illuminare il mondo.
Apprendere fu parte della loro religione.
Fumo
Se verrà mai il giorno che sapranno chi sono
capiranno anche meglio dove sono.
Ma chi sono è difficile da credere –
per loro e per il mondo che li guarda.
Sono troppo improvvisi per essere credibili.
Nebbia
Ascoltali, nel buio bisbigliano parlando di domani
e di quel che sarà. Hanno spento la luce,
non i loro pensieri. Fingiamo che le gocce
di rugiada stillanti dalla gronda siamo noi
che origliamo la loro insonnia inquieta –
nebbia e fumo che origliano una bruma –
e forse riusciremo a distinguere il basso dal soprano.
Meglio di fumo e nebbia chi potrebbe apprezzare
lo spirito affine di una bruma interiore?
Robert Frost
Traduzione di Francesco Dalessandro
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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06-January-2014, 19:05
#9
Master Member
Ragazza ignota in reparto maternità
Bimbo, la corrente del respiro ha sei giorni.
Piccola nocca t'accoccoli sul letto bianco,
piccolo e forte, come una chiocciola rattratto
ti rannicchi al seno.
Le labbra sono animali, sei nutrito con amore.
All'inizio la fame non è errore.
Tentennano le cuffiette le infermiere,
su ceste a rotelle sei pascolato
con la nidiata dei senza nido,
lungo corridoi inamidati.
La tua testa al mio tocco s'inclina,
vacilla piano come una tazzina.
Senti l'appartenenza.
Ma questo è un letto istituzionale.
Non farai per molto la mia conoscenza.
I dottori sono smaltati.
Vogliono sapere i fatti.
Si chiedono dell'uomo che mi ha lasciato,
un'anima pendolo che viene e che va
e come sempre ti lascia piena di bambino.
Ma la nostra cartella clinica rimane vuota.
Ti ho lasciato crescere, non ho fatto altro.
Ora siamo qui, guardati da tutto il reparto.
Hanno pensato che fossi strana
Anche se non ho detto una parola.
Sono esplosa e svuotandomi di te
ti ho lasciato imparare cos'è l'aria.
I dottori fanno grafici d'indovinelli.
Volgo la testa altrove. Io non lo so.
È tua la sola faccia che riconosco.
Ossa da ossa mi bevi le risposte.
Sei volte al giorno soddisfo il tuo bisogno,
le tue labbra animali,
il tepore della pelle che si fa paffuta.
Vedo schiudersi le tendine degli occhi.
Sono pietre blu, il muschio va sparendo.
Sbatti le palpebre stupito,
e mi chiedo cosa vedi
strano parente che turbi il mio silenzio.
Sono un riparo di menzogne.
Dovrei di nuovo imparare a parlare,
o senza speranza di salute mentale
potrò toccare un viso che riconosco?
Nel corridoio ritornano le ceste.
Le mie braccia ti calzano a pennello,
avvolgono le lanose infiorescenze
dei tuoi salici piangenti,
l'arnia ronzante d'api dei tuoi nervi,
i muscoli e le grinze dei primi giorni.
La tua faccia da vecchino
disarma le infermiere.
I dottori mi rimproverano ancora.
Parlo allora. È a te che il mio silenzio nuoce.
Dovevo saperlo. Devo far scrivere qualcosa.
La voce s'allarma nella gola:
''Nome del padre: nessuno''.
Ti tengo fra le braccia e ti nomino bastardo.
E anche questa è fatta. Non ho più
niente da dire, niente da perdere.
Altre hanno già trafficato vita
e non potevano parlare.
Mi rattrappisco per evitare
i tuoi occhi gufigni, mio fragile ospite.
Sfioro le tue guance come fiori. Al contatto
illividisci. Ci disconosciamo. Sono
l'insenatura che t'accoglie, lo scoglio
contro cui ti frangi. Ti stacchi. Scelgo
l'unica via per te, piccolo erede,
e ti do via, squassando i noi stessi che perdiamo.
Va' bimbo che non sei nulla più d'un mio peccato.
Anne Sexton
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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08-January-2014, 22:41
#10
Master Member
Le isole desiderabili
Per tempesta le raggiungi e dalle tempeste ti liberi.
Di lontano intraviste, la prima è cupa di tinta,
ma, da vicino, verde; e sulla costa il mare
fa un tuono basso e una nebbia di rugiada prismatica.
Ma entroterra, dove il sonno che avvolge le colline
un sonno più sognante istilla, il rapimento di Dio,
su altopiani alonati, nel deliquio di brezze vagabonde,
palme lente ondeggianti salutano il cipresso d'amore
giù per la valle dove ruscelli ciottolosi modulano
un canto per lenire ogni gioia e ogni dolore.
Mirti muschi son qui in molte vallate,
dove, a greggi, che miriadi giacciono dalle guance infuocate
che il sogno increspa: affatto inconsapevoli dormono,
mentre senza fine le onde sulle spiagge muoiono.
Herman Melville
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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08-January-2014, 22:53
#11
Master Member
L'ULTIMA ROSA DELL'ESTATE
Ecco l’ultima rosa dell’estate
che va via sfiorendo da sola.
Tutte le sue graziose compagne
sono già appassite e scomparse.
Nessun fiore della sua famiglia,
nessun bocciolo di rosa le è vicino
a riflettere il lieve arrossire
a dare un sospiro per un sospiro.
Io non ti lascerò sola
mentre langui sul tuo stelo
Fino a che l’amore dorme,
va e dormi con loro.
Così gentilmente cospargo
con i tuoi petali il letto
dove gli sposi del tuo giardino
giacciono senza profumo e inerti.
Possa io seguirti presto
quando gli amici partiranno
e le gemme cadranno dal cerchio brillante di luce.
Quando i veri cuori sono appassiti
e quelli affettuosi sono gonfi
Chi potrebbe abitare questo buio mondo, da solo?
Gertrude Stein
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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09-January-2014, 08:38
#12
Senior Member
Gli Alieni
puoi pure non crederci
ma c’è della gente
che attraversa la vita con molto poco
attrito o angoscia.
vestono bene, mangiano bene, dormono bene.
sono soddisfatti della loro vita familiare.
hanno momenti di dolore
ma tutto sommato nessuno li disturba
e spesso stanno decisamente bene.
e quando muoiono
è una morte facile, solitamente nel sonno.
puoi pure non crederci
ma la gente così esiste.
anche se io non sono uno di loro.
eh no, io non sono uno di loro.
non ci vado nemmeno vicino
a essere uno di loro
però loro sono lì
e io sono qui.
Charles Bukowski
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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09-January-2014, 08:39
#13
Senior Member
Siate cauti con le parole,
anche con quelle miracolose.
Per le miracolose facciamo del nostro meglio,
a volte sciamano come insetti
e non lasciano una puntura ma un bacio.
Possono essere buone come dita.
Possono essere sicure come la roccia
su cui incolli il culo.
Ma possono essere margherite e ferite.
Io sono innamorata delle parole.
Sono colombe che cadono dal tetto.
Sono sei arance sacre sedute sul mio grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, il suo volto appassionato.
Ma spesso non mi bastano.
Ci sono così tante cose che voglio dire,
tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non sono abbastanza buone,
quelle sbagliate mi baciano.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali di un passero.
Ma cerco di averne cura
e di essere gentile con loro.
Le parole e le uova devono essere maneggiate con cura.
Una volta rotte
sono cose impossibili da aggiustare.
Anne Sexton
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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09-January-2014, 08:46
#14
Senior Member
Morirò sotto il sole di Miami,
In un giorno in cui il sole splenderà,
Un giorno come i giorni che ricordo, un giorno come gli altri,
Un giorno che nessuno riconosce o ricorda più,
E allora il sole splenderà sugli occhiali scuri degli stranieri
E sugli occhi dei pochi amici dell’infanzia
E dei cugini ancora vivi attorno alla tomba,
Mentre i becchini, da parte, sotto l’ombra ferma delle palme,
Fumeranno appoggiati alle loro pale,
Parlando sottovoce in spagnolo, per rispetto.
Credo sarà una domenica come oggi,
Eccetto che ci sarà il sole e non pioverà più
Né soffierà il vento che oggi piegava i cespugli;
E credo sarà una domenica perché oggi,
Quando ho tirato fuori questa carta per scrivere,
Mai niente mi è sembrato così vuoto: la mia vita,
Queste parole, la carta, la domenica grigia;
E il mio cane tremava sotto il tavolo
Per il temporale, guardandomi senza capire,
E mio figlio leggeva in silenzio, e mia moglie dormiva.
Donald Justice è morto. Una domenica il sole è uscito fuori,
Splendeva sulla baia, sugli edifici bianchi,
Le macchine passavano lente come sempre, così tante,
Alcune con i fari accesi nonostante il sole,
E più tardi i becchini con le loro pale
Sono tornati alla tomba sotto il sole
E uno ha ficcato la sua pala nella terra
Per spostare qualche zolla, la marna
Nera di Miami, e ha disperso la terra, e ha sputato,
Voltando le spalle bruscamente, per rispetto.
Donald Justice
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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09-January-2014, 08:58
#15
Senior Member
MOLTI ZERO
Senza voce l'insegnante si alza davanti a una classe
di pallidi bambini dalle labbra serrate.
La lavagna alle sue spalle tanto nera quanto il cielo
che dista anni luce dalla terra.
È il silenzio che l'insegnante ama,
il gusto dell'infinito che trattiene.
Le stelle come le impronte di denti sulle matite dei bambini.
Ascoltatelo, dice felice.
CHARLES SIMIC
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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