Questa è un'interpretazione, che cerco di fare in tutta umiltà.
Dante, come tutti i Grandi, ha veramente da insegnarci molto. Accontentiamoci di leggerlo, di ascoltarlo, di meditarlo.
1: No, assolutamente! Dante lo pone in un punto ben preciso (quando, nella vita di ciascuno, l'uomo si ritrae a considerare il proprio passato) ed in un luogo ben preciso (Il vVenerdì di Pasqua, morte del Redentore, sua discesa agli Inferi e Risurrezione al Cielo; per traslazione, morte di ognuno, riconsiderazione dei peccati dell'Umanità ed ascesa al premio finale, il Cielo). Come non leggere così questi passi? Non si capiscono?
2: Dante esprime un proprio cammino interiore di catarsi. Infatti, uscito dalla Selva, non può salire sul "dilettoso monte che mena l'altrui per ogni calle". Va va capito, in questo momento, che il percorso di Dante è e sarà il percorso di tutti. Il peccato ha preso tutti, e Dante si preoccupa di inserirsi in questo contesto storico.

Ciao e a rileggerci (se vorrai)

Sir