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Discussione: Erri De Luca

          
  1. #1
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    Erri De Luca

    Dopo il thread su De Luca scrittore, non poteva mancare quello su De Luca poeta.
    Anche in questo campo, come nei romanzi, Erri De Luca si rivela speciale: usa un linguaggio poetico , secondo me, diverso dagli altri, inconfondibile.
    La sua poesia più nota - ed inizierei con quella - è anche una delle mie due sue preferite:

    CONSIDERO VALORE.

    Considero valore ogni forma di vita,

    la neve, la fragola, la mosca.

    Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

    Considero valore il vino finchè dura il pasto,

    un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,

    due vecchi che si amano.

    Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente,

    e quello che oggi vale ancora poco.

    Considero valore tutte le ferite.


    Considero valore risparmiare acqua,

    riparare un paio di scarpe,

    tacere in tempo,

    accorrere a un grido,

    chiedere permesso prima di sedersi,

    provare gratitudine senza ricordarsi di che.

    Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord,

    qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.

    Considero valore il viaggio del vagabondo,

    la clausura della monaca,

    la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

    Considero valore l’uso del verbo amare

    e l’ipotesi che esista un creatore.


    Molti di questi valori non ho conosciuto.

    ERRI DE LUCA

    [youtube:3vw80i30]http://www.youtube.com/watch?v=1y-BC1uJxUc[/youtube:3vw80i30]
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  2. #2
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    Re: Erri De Luca

    Mamm'Emilia

    In te sono stato albume, uovo, pesce,
    le ere sconfinate della terra
    ho attraversato nella tua placenta,
    fuori di te sono contato a giorni.

    In te sono passato da cellula a scheletro
    un milione di volte mi sono ingrandito,
    fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.

    Sono sgusciato dalla tua pienezza
    senza lasciarti vuota perché il vuoto
    l’ho portato con me.

    Sono venuto nudo, mi hai coperto
    così ho imparato nudità e pudore
    il latte e la sua assenza.

    Mi hai messo in bocca tutte le parole
    a cucchiaini, tranne una: mamma.
    Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
    quella l’insegna il figlio.

    Da te ho preso le voci del mio luogo,
    le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
    da te ho ascoltato il primo libro
    dietro la febbre della scarlattina.

    Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
    a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
    a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
    e ho macchiato la tavola,
    non ti ho messo un nipote sulle gambe
    non ti ho fatto bussare a una prigione
    non ancora,
    da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
    a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
    non sono stato figlio.
    Da te ho preso gli occhi chiari
    non il loro peso
    a te ho nascosto tutto.

    Ho promesso di bruciare il tuo corpo
    di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
    fratello del vulcano che ci orientava il sonno.

    Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
    all’ora dell’arcobaleno
    che ti faceva spalancare gli occhi.
    C'è una piega in ogni cosa

  3. #3
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    Re: Erri De Luca

    "Io te vurria vasà"

    "Io te vurria vasà", sospira la canzone
    ma prima e più di questo io ti vorrei bastare,
    io te vurria abbastà,
    come la gola al canto come il coltello al pane
    come la fede al santo io ti vorrei bastare.
    E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
    in nessun altro odore addormentare,
    io ti vorrei bastare,
    io te vurria abbastà.

    "Io te vurria vasà", insiste la canzone
    ma per un po' di meno di questo io ti vorrei mancare
    io te vurria mancà,
    più del fiato in salita
    più di neve a Natale
    di benda su ferita
    più di farina e sale.

    E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
    in nessun altro odore addormentare,
    io ti vorrei mancare
    io te vurria mancà.
    C'è una piega in ogni cosa

  4. #4
    Senior Member L'avatar di mancinerie
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    Re: Erri De Luca

    Elogio dei piedi

    Perché reggono l'intero peso.
    Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
    Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
    Perché portano via.
    Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
    Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
    Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
    Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
    Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
    Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
    Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
    Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
    Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
    Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
    Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
    Perché sono stati crocefissi.
    Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l'appoggio.
    Perché, come le capre, amano il sale.
    Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
    C'è una piega in ogni cosa

  5. #5
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    Smile Dopo

    Dopo


    Non quelli dentro il bunker.
    non quelli con le scorte
    alimentari, nessuno città,
    si salveranno insios, balti, masai,
    beduini
    protetti dal vento, mongoli su cavalli,
    e poi uno di Napoli nascosto nel
    Vesuvio,
    un ebreo avvolto in uno sciame di parole,
    per tradizione illesi
    dentro fornaci ardenti.
    Si salveranno più donne che uomini,
    più pesci che
    mammiferi,
    sparirà il rock and roll, resteranno le preghiere,
    scomparirà
    il denaro, torneranno le conchiglie.
    L'umanità sarà poca, meticcia,
    zingara
    e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita
    la più grande ricchezza
    da trasmettere ai figli.


    ERRI DE LUCA
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  6. #6
    Master Member L'avatar di Claire
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    Volti

    Chi ha steso braccia al largo
    battendo le pinne dei piedi
    gli occhi assorti nel buio del respiro,
    chi si è immerso nel fondo di pupilla
    di una cernia intanata
    dimenticando l’aria, chi ha legato
    all’albero una tela e ha combinato
    la rotta e la deriva, chi ha remato
    in piedi a legni lunghi: questi sanno
    che le acque hanno volti.
    E sopra i volti affiorano
    burrasche, bonacce, correnti
    e il salto dei pesci che sognano il volo.

    Erri De Luca
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  7. #7
    Senior Member L'avatar di galloway
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    In un blog che ho abbandonato, ma che è ancora in rete, scrissi il il 10/2/2007 alle 21:49 quanto segue:

    "Ho seguito l’intervista che Erri De Luca ha concesso alla 7TV nella trasmissione “Le invasioni barbariche”. Sono rimasto davvero colpito dalle parole di questo scrittore e poeta napoletano, da quello che ha detto e da come l’ha detto. Ne è venuto fuori il ritratto di un uomo duro, arcigno, implacabile prima con se stesso e poi con il mondo, ma leale, forte e sincero. La telecamera ha scavato in quel volto asciutto, grinzoso, rugoso, sofferto e doloroso. Le sue parole erano davvero pietre che facevano rumore e pesavano mentre fendevano il video, mettendo in evidenza l’evanescenza della chiacchiera della intervistatrice che lo guardava con gli occhi sempre più stupefatta per quello che lui diceva ma, soprattutto, per come lo diceva. Ex sessantottino, muratore, scalatore, scrittore, poeta, non rinnegava nulla del suo passato, ma con grande dignità affermava il suo diritto al cambiamento, nel presente e negava il perdono, sul suo passato, prima a se stesso e poi agli altri. Quanti sessantottini, passati dall’altra parte, anzi dalle “altre parti”, impunemente, come se niente fosse, dovrebbero imparare da lui! E poi, pensandoci bene, qui mi pare che fossero tutti “sessantottini” una trentina di anni fa, e ora ce li troviamo tutti sistemati alla meglio. Tranne Erri che ha scelto i “valori”. Onore al merito!"

    Grazie Rosy!
    Le mie aree virtuali unideadivita.blog --- facebook --- anobii --- poesiadelmondo

  8. #8
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    Smile Anch'io...

    Anch'io, Antonio, ho avuto la possibilità - e l'onore, dico - di ascoltarlo dal vivo in una delle sue serate di poesia e musica. Indimenticabile.
    Mi ha lasciato lo stesso ricordo, con le sua poesia, con i suoi racconti di vita, la stessa impressione tua: anche se tu lo sai dire meglio di me!
    Ma importante è , ciascuno a modo suo, AMARE lo stesso poeta. ciao
    Rosy
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  9. #9
    Master Member L'avatar di Claire
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    Questa è l'ultima intervista che ha rilasciato a che tempo fa. Bellissima.



    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  10. #10
    Outsider Member L'avatar di Tregenda
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    CONSIDERO VALORE.

    Considero valore ogni forma di vita,

    la neve, la fragola, la mosca.

    Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

    Considero valore il vino finchè dura il pasto,

    un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,

    due vecchi che si amano.

    Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente,

    e quello che oggi vale ancora poco.

    Considero valore tutte le ferite.


    Considero valore risparmiare acqua,

    riparare un paio di scarpe,

    tacere in tempo,

    accorrere a un grido,

    chiedere permesso prima di sedersi,

    provare gratitudine senza ricordarsi di che.

    Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord,

    qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.

    Considero valore il viaggio del vagabondo,

    la clausura della monaca,

    la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

    Considero valore l’uso del verbo amare

    e l’ipotesi che esista un creatore.


    Molti di questi valori non ho conosciuto.
    Questa è splendida, da pelle d'oca. Io non so niente di Erri De Luca, se l'ho conosciuta è stato grazie a Mara, che me l'aveva inviata tanto tempo fa. Peccato davvero che da quando si è tramutata in un'orsa polare Mara non parli più.

  11. #11
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    Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
    cucina, albergo, radio, fonderia,
    in mare, su un aereo, in autostrada,
    a chi scavalca questa notte senza un saluto,
    bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
    a chi fa una promessa, a chi l'ha mantenuta,
    a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
    a chi non è invitato in nessun posto,
    allo straniero che impara l'italiano,
    a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
    a chi si è alzato per cedere il posto,
    a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
    a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
    a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
    a chi ha perduto tutto e ricomincia,
    all'astemio che fa uno sforzo di condivisione,
    a chi è nessuno per la persona amata,
    a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
    a chi scorda l'offesa, a chi sorride in fotografia,
    a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
    a chi restituisce da quello che ha avuto,
    a chi non capisce le barzellette,
    all'ultimo insulto che sia l'ultimo,
    ai pareggi, alle ics della schedina,
    a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
    a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
    infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
    e tra questi non ha trovato il suo.
    C'è una piega in ogni cosa

  12. #12
    Master Member L'avatar di Rosy
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    DOVE HAI TROVATO, FRANCESCO, QUESTO GIOIELLO?
    ieri sera sono rientrata all'una, l'ho letta , poi riletta ad alta voce a mio marito...
    E' meravigliosa. GRAZIE.
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  13. #13
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    E' vero, è splendida. Allora mi ci metto dentro anch'io tra quelli che non hanno trovato il proprio come... A chi da anni ogni mezzanotte del 1 gennaio è abbracciato stretto stretto al suo cane che trema come una foglia terrorizzato dai botti.

    Ciao
    Alice

  14. #14
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
    cucina, albergo, radio, fonderia,
    in mare, su un aereo, in autostrada,
    a chi scavalca questa notte senza un saluto,
    bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
    a chi fa una promessa, a chi l'ha mantenuta,
    a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
    a chi non è invitato in nessun posto,
    allo straniero che impara l'italiano,
    a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
    a chi si è alzato per cedere il posto,
    a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
    a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
    a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
    a chi ha perduto tutto e ricomincia,
    all'astemio che fa uno sforzo di condivisione,
    a chi è nessuno per la persona amata,
    a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
    a chi scorda l'offesa, a chi sorride in fotografia,
    a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
    a chi restituisce da quello che ha avuto,
    a chi non capisce le barzellette,
    all'ultimo insulto che sia l'ultimo,
    ai pareggi, alle ics della schedina,
    a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
    a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
    infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
    e tra questi non ha trovato il suo.
    Le migliori, per me.
    Ciao!
    Rosy
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  15. #15
    Master Member L'avatar di Rosy
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    I balconi del millenovecento

    I balconi del millenovecento
    Prima dei telefoni i balconi,
    si usciva fuori e si mandava a dire.
    Erano lo sfogo della casa,
    le ragazze non uscivano a spasso
    tranne per la funzione, la domenica.
    Però stavano in vista sul balcone,
    passava il giovanotto, un fiore conficcato nell'occhiello,
    una sbirciata a scippo, l'intesa fulminata,
    telegramma spedito con le ciglia.
    Al balcone tra i vasi la ragazza dipanava un gomitolo,
    ricamava a telaio, fingeva di pungersi con l'ago
    per liberare gli occhi messi in giù.
    Mia nonna si fidanzò al balcone.
    E mia madre, d'estate, dopoguerra,
    con altri amici esce sul balcone per il fresco
    e un uomo, ventottanni, sedutosi vicino le chiede
    di sposare.
    Provengo dall'incontro di loro due là fuori, a Mergellina,
    col cielo giocoliere del tramonto.
    Ma da un altro balcone s'era affacciato pure l'impettito
    a dichiarare guerra, sporgendosi rapace e pappagallo
    sulla folla ubriaca di se stessa.
    Era meglio se usciva alla finestra
    e meglio ancora se teneva chiuso, così non si guastava
    la storia dei balconi e dell'Italia del millenovecento.



    -Erri De Luca, da "L'ospite incallito"-
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