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Discussione: La TV salverà i libri e la cultura?

          
  1. #1
    Moderator L'avatar di Rupert
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    La TV salverà i libri e la cultura?

    Su l'Espresso della scorsa settimana ho letto il corsivo di Roberto Saviano nella sua rubrica, L'antitaliano. l'articolo, intitolato Le vittime dell'ignoranza schiave di chi governa lo scrittore partenopeo traccia un ritratto impietoso della scuola italiana e della cultura dei giovani italici, che a suo dire non sono in grado di leggere, scrivere e far di conto se non in modo estremamente frammentario e rudimentale. Egli individua la causa di tale inettitudine alla mancanza di lettura. Con un salto logico che onestamente mi è sfuggito, l'opinionista partenopeo ritiene che possa essere la televisione l'ancora di salvezza e basterebbe proporre i titoli da leggere nelle trasmissioni del piccolo schermo per renderli diffusi, concupiti e popolari. Ho qualche dubbio in proposito e mi permetto umilmente di dissentire dal pur illustre, apprezzabile e certamente serio Saviano.

    In quanto uomo di scuola, interessato all'insegnamento e all'apprendimento non solo per motivi professionali, il ritrattino culturale dell'Italia, che si mutua dalla lettura del pezzo di Saviano mi fa accapponare la pelle. Ma è veramente messa così male la scuola in Italia? Tanto gravemente ferita da dover riporre le speranze di salvezza nella più sbracata delle televisioni? (perdonate la franchezza, ma probabilmente una cortese gentilezza formale porterebbe a fraintendimenti).

    Ecco il testo di Saviano:

    http://espresso.repubblica.it/opinio...denti-1.138701
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  2. Thanks Mauro thanked for this post
  3. #2
    Administrator L'avatar di Mauro
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    La scuola italiana, caro Rupert, non è affatto messa così male, almeno questo è quello che ricavo dalla mia personale percezione di genitore di due bimbe che fanno le elementari, poi abbiamo fra noi validi esponenti del corpo docente che potranno sicuramente argomentare meglio eventuali pareri in un senso o nell'altro, ma io credo di poter dire che la scuola dà ai bambini ciò di cui hanno bisogno per diventare persone ben lontane dal quadro disastroso che si ricava dallo studio citato da Saviano.

    Però lo studio c'è, e quel quadro disastroso non è per nulla lontano dalla realtà, però se la colpa non è della scuola allora a chi la dobbiamo attribuire? Probabilmente alla sbracatissima (il superlativo è d'obbligo) televisione italiana, che altro non è che una fabbrica di disinformazione e anticultura volta proprio a creare quella specie di cittadino che De Mauro dice, giustamente, essere quello che vota non di testa ma di pancia e non credo sia un caso che il maggior imprenditore televisivo nazionale sia quello che spesso vince le elezioni perché, come detto da eserciti di analisti, "sa parlare alla pancia del Paese".

    E in questo contesto la scuola è, a mio parere, una sorta di moderno Don Chisciotte che per trasmettere istruzione e cultura è costretto a lottare contro i mulini a vento rappresentati al meglio da una Tv becera e volgare dispensatrice di falsi valori che hanno la prerogativa di essere assai affascinanti specie se instillati in menti che non contengono alcun anticorpo culturale.

    La cosa triste è che Saviano mostra a tutti una verità incontrovertibile quando dice che basta portare un libro in Tv per proiettarlo in cima alle classifiche di vendita, specie se "sponsorizzato" da un personaggio famoso come lui, ma anche qui si ritorna al pericolo per la cultura rappresentato dalla TV ... se ci pubblicizziamo solo il libro con le barzellette di Totti siamo punto a capo e, spesso purtroppo, è così.
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

  4. #3
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Grazie Mauro. La tua risposta mi rincuora.
    Io ho frequentato le elementari e parte delle medie in Lombardia, come svizzero all'estero e quando sono rimpatriato ho potuto constatare con mano quanto vantaggio avessi sui miei compagni per alcune materie, in particolare nell'ambito umanistico. Dico questo perché ricordo con grande affetto e con grande orgoglio la mia scuola brianzola che non aveva assolutamente niente da invidiare a quella che poi ho trovato in patria.
    Purtroppo amici e colleghi che insegnano in quella che noi chiamiamo "la vicina penisola", si lamentano per le condizioni di lavoro disastrose e per la pochissima stima che la società civile ha per la scuola e per la professione docente. Trovo la loro resistenza eroica. ma perché, mi chiedo, è necessario comportarsi eroicamente per sopperire alle mancanze di Autorità politiche così miopi da non vedere che la cultura e la formazione sono le più formidabili forme di investimento per il futuro del Paese?

    Non posso che essere infinitamente grato ai colleghi eroici sperando che sia possibile fare qualcosa perché la loro azione sia più giustamente valorizzata e perché si possa convincere qualche politico a investire nella cosa più fruttuosa per qualsiasi stato, in particolare uno stato democratico con una tradizione culturale che ha portato i Meucci, i Peano, i Marconi e tanti altri a sviluppare il loro sapere di caratura mondiale ed epocale...

    Quanto alla TV... .
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

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