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Discussione: Storia della lingua. Passioni britanniche e frigidità italiche?

          
  1. #1
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Storia della lingua. Passioni britanniche e frigidità italiche?

    Ho letto a breve distanza l'uno dall'altro alcuni testi inglesi di divulgazione a proposito della storia della lingua (inglese, naturalmente) e del linguaggio in generale.
    Testi più o meno spigliati, più o meno approfonditi ed ancorati scientificamente, più o meno debitori dell'aneddoto vezzoso. In ogni caso tutti almeno gradevoli e almeno a tratti interessanti.
    Tanto che mi sono convinto che in ambito anglofono la storia della lingua ha mercato, viene letta e suscita un certo interesse.
    Voltando lo sguardo verso casa nonstra, con una certa invidia, mi sempra di poter dire che....
    da noi non è così.

    Io, che sono ancorato all'uso atavico degli strumenti di consultazione, sui miei scaffali ho ancora il Migliorini (1960). Sho sfogliato qualche volta il Bruni (Francesco Bruni, L'italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, 1984) e il Marazzini (Claudio marazzini, La lingua italiana: profilo storico, 1994). Dell'ultimo esiste anche una versione compatta comparsa nel 2004, che però non ho mai visto.
    Sono tutti testi molto attendibili e scientificamente validi. nessuno di essi è però "accattivante". Insomma la storia della lingua è per gente con interessi accademici o per appassionati molto convinti.

    In America ed in Gran Bretagna è un genere a se stante. Un filone della divulgazione con una sua dignità e un suo pubblico. Certo la massa cei lettori anglofoni e anglofili è enorme, ma perché in Italia appassionarsi alla lingua italiana, alla sua storia e alle sue peculiarità è così strano, difficile, inconsueto... Sorge la domanda a sapere sel la lingua italiana sia davvero così priva d'interesse e di sessappiglio.

    Vi ribalto la domana, cari co-forumisti...

    Nei post seguenti i titoli di cui sopra.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  2. #2
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Storia della lingua inglese piuttosto vezzosa. Piuttosto pendente verso l'aneddotico ad ogni costo, ma non priva d'interesse, soprattutto per chi non si è ancora mai addentrato veramente nella storia della lingua inglese e vuole scoprire le origini delle principali caratteristiche lessicografiche ed etimologiche della parlata che fi di Shakespeare.

    Testo accattivante ma non profondissimo.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  3. #3
    Moderator L'avatar di Rupert
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    John McWhorter ha un approccio decisamente più scientifico rispetto a Bryson. Sintassi e morfologia acquistano un ruolo centrale e sono affrontate in modo cronologico unitamente allo sviluppo delle singole parole, ma in modo da carpire le linee evolutive principali della lingua e i meccanismi di creazione linguistica e di adattamento alla realtà comunicativa dei parlanti.
    Insomma, gradevole, ma impegnativo. È necessaria qualche nozione di base e la lingua inglese utilizzata da McWhoter non è quella semplificata delle novelle per giovani adulti.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  4. #4
    Moderator L'avatar di Rupert
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    L'oggetto delle indagini di Guy Deutscher non è la lingua inglese o un lingua in particolare ma la facolté dell'essere umano di comunicare e lo sviluppo del linguaggio, partendo da una bizzarra constatazione: il linguaggio è la più formidabile invenzione dell'umanità... salvo che nessuno l'ha inventato.
    Molti misteri, ma anche qualche spiraglio antropologico e linguistico molto interessante.

    In realtà sono solo all'inizio di questa lettura. A seguire...
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  5. #5
    Master Member L'avatar di Elvira Coot
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    Sono tutti testi molto attendibili e scientificamente validi. nessuno di essi è però "accattivante". Insomma la storia della lingua è per gente con interessi accademici o per appassionati molto convinti.
    ...
    Sorge la domanda a sapere sel la lingua italiana sia davvero così priva d'interesse e di sessappiglio.
    Sì, per molti ne è effettivamente priva. A me interessa, ma non condivido con quasi nessuno che conosco (a parte Sir e una mia zia). Però mi ricordo che quando c'era quel programma con Luciano Rispoli "Parola mia" era molto seguito! Potenza della TV! se facessero qualche altro bel programma del genere .... sì, lo so, è un'illusione, e se lo fanno come minimo è alle tre di notte

  6. #6
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Di linguistica all'università ricordo di aver letto un libro di Serianni, ma non ricordo il titolo, era sottile però. e poi un Coletti, storia dell'italiano letterario (di questo so il titolo perchè è ancora nella mia libreria)
    Inglese? Sono praticamente analfabeta, non posso contribuire in alcun modo.

  7. #7
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Inglese? Sono praticamente analfabeta, non posso contribuire in alcun modo.
    Non preoccuparti, non c'è nessun esame in vista e non sarò certo io a imporre questo o quel sapere.

    La questione che pongo è un'altra, ovvero perché in Italia la sensibilità e l'amore per la propria lingua, che pure e una delle più illustri, musicali e certamente espressie al mondo, è così trascurata e negletta? Perché nelle librerie anglofone si trovano a palate del tipo di quelli che ho elencato, mentre nelle librerie italiche si trovano solo volumi strapaludati e piuttosto polverosi? Perché loro la trovano divertente e qui mortalmente noiosa?

    È questo lo iato di cui non vedo il fondo e che come tutto ciò che è misterioso mi incuriosisce assai .
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  8. #8
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Gli esami di linguistica e storia della lingua sono stati per me gli esami più difficili. Mi sono ritrovata a studiare cose a memoria perchè non le capivo, secondo me c'è una differenza tra aneddoti e curiosità e la preparazione che richiede la linguistica, la glottologia ecc.

  9. #9
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Sì, per molti ne è effettivamente priva. A me interessa, ma non condivido con quasi nessuno che conosco (a parte Sir e una mia zia). Però mi ricordo che quando c'era quel programma con Luciano Rispoli "Parola mia" era molto seguito! Potenza della TV! se facessero qualche altro bel programma del genere .... sì, lo so, è un'illusione, e se lo fanno come minimo è alle tre di notte
    ti invito subito subito a formare un club di cui saremo probabilmente co presidenti, caasieri, segretari e unici membri, ma tutto questo discutendo di lingua animatamente e probabilmente divertendoci pure .

    Vero quanto dici sulla televisione. Tutto ciò che puzza di cultura e si fa senza urlare come deficienti e con i vestiti addosso è relegatonelle ore-dimenticatoio, probabilmente trasmesso per puro obbligo costituzionale o contrattuale .
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  10. #10
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Gli esami di linguistica e storia della lingua sono stati per me gli esami più difficili. Mi sono ritrovata a studiare cose a memoria perchè non le capivo, secondo me c'è una differenza tra aneddoti e curiosità e la preparazione che richiede la linguistica, la glottologia ecc.
    Su questo non ci piove. Ma perché non possono esistere e gli uni e gli altri. E poi forse c'è qualcosa che non va se alla fine degli studi questi argomenti sono venut a uggia a tutti gli studenti. In tutte le facoltà ci sono materie tecniche che richiedono mnemonizzazioni forzate e ripetizioni pappagallesche. Lasciatelo dire da uno stotico che di date ha dovuto mandarne a memria quantità incredibili. Eppure continuo ad amare la storia.
    dev'essere che linguisti e glottologi debellano meglio e più radicalmente la passione dei loro stutenti.
    mi verrebbe da dire "Missione compiuta". Ma non è un po' peccato?
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  11. #11
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Perchè, per me, se studi a memoria senza capire non ha senso nè mi diverto.
    Non è come se imparassi a memoria i nomi delle ossa della mano o i sintomi di una malattia, le proprietà di un'erba... si tratta di studiare cose che ti passano come comprensibili, logiche... Ma che a te sfuggono. È Frustrante.

    Non me la sento di dare la colpa ai miei prof. o forse dovrei? Poverini.

  12. #12
    Master Member L'avatar di Elvira Coot
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    Quand'ero a scuola, italiano era di una noia mortale. Storia, poi, non ne parliamo. Da uccidere qualunque tipo di interesse uno potesse nutrire. E dire che io ero già una forte lettrice, figuriamoci quelli che non amavano leggere.
    In realtà le altre materie non è che fossero poi così divertenti, credimi. Nemmeno quelle suscitavano grande interesse

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  14. #13
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Anche Einstein si annoiava a scuola!

  15. #14
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    Credo che potrei agevolmente scrivere un trattato di 500 pagine sulla noia che ho subito e su quella che mi capita probabilmente di infliggere ai miei allievi.
    ma in raltà credo che la scuola in questo contesto c'entri piuttosto poco. Quanti milioni di bambini hanno sudato e sofferto sulle tabelline? Eppure la matematica continua continua ad affascinare studenti che la studiano.
    Lo stesso Einstein non ha desistito dallo studio della matematica nonostante la noia scolastica.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  16. #15
    Master Member L'avatar di Elvira Coot
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    Piacerebbe anche a me capire perchè gli inglesi amano la loro lingua e gli italiani no. Che c'entri lo scarso patriottismo che purtroppo riscontro fra i miei connazionali? Magari gli inglesi sono più felici e più orgogliosi di essere inglesi e di conseguenza sono più interessati alla loro lingua?

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