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Discussione: GdL libero II° - Lolita di Vladimir Nabokov

          
  1. #31
    Administrator L'avatar di DarkCoffee
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    Quindi anche a te piace più la prima parte?

    @donnadelfaro in effetti la frammentazione non l'ho vista, ho visto l'indurimento di Lolita, la testardaggine di Humbert, il mondo intorno che vive la sua vita senza toccarli... che tristezza

      Spoiler

    Il finale non mi è piaciuto. La morte di quell'uomo, boh, secondo me poteva finire con lo stesso stile dell'intero romanzo
    The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.

  2. #32
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    F I N I T O

    forse perchè ho ripreso in mano la lettura sono rimasta sorpresa dall'entrata di quel personaggio di cui, io sinceramente, non ricordavo.
    sono contenta di aver letto la prefazione alla fine, credendola una prefazione critica e non una prefazione stile Coscienza di Zeno redatta dal dott. S.
    ho letto anche il commento di Nabokov, e mi rendo conto che nel romanzo pur non avendo voluto offrire su un vassoio d'argento una morale vi è un fil rouge (Humbert mi ha contagiata con il francese), vi è una visone straniante introdotta dal tono ironico, dalla invasiva cultura del protagonista.
    Una passione torbida che insozza l'amore (amore-malattia) e una cultura che vivacchia nella mediocrità. Il tutto condito da una misantropia latente.

    Humbert:
      Spoiler
    innamorato? Per buona parte del romanzo sarei portata a dire di no, perchè la sua passione, frenesia nei confronti di Lolita è del tutto egoista e priva di sentimento. Se penso alla poverina che piange dopo ogni orgasmo, il suo chiodo fisso nell'abusare del suo corpo con i suoi misurati 30 cm, mi vengono i brividi; e poi c'è la riflessione finale in cui rivede il proprio rapporto con lei, rivede le sue lacrime, e in qualche modo sente la sofferenza che le ha inflitto, il male che le ha fatto. E rilegge quell'apatico, indolente modo di Lolita di approcciarsi alla vita, ai rapporti umani, il suo modo di mettere a fuoco non le cose, non le persone, ma il vuoto. che tristezza.

    E poi c'è l'incorntro con Lolita, e lì mi è parso di percepire amore, un amore senza lieto fine, gravato dal tradimento (la scoperta del'altro pedofilo) e la consapevolezza di non essersi guadagnato neppure un briciolo d'affetto nella suo ruolo di carceriere.


    mah, l'impressione finale è quella di uno sguardo sull'umanità in cui fa breccia una malcelata misantropia. Non perchè i personaggi siano cattivi (e l'abuso di un minore potrebbe portare a una troppo facile interpretazione in tal senso) ma perchè in fondo ognuno di loro è solo.

    La sensazione è quella di personaggi, uomini che tentano si vincere una solitudine che però appare quasi ontologica.

    E la fine che attende Lolita me lo fa pensare sempre di più.
      Spoiler
    l'idea che Lolita muoia durante il parto e con lei la sua bambina, mi ha lasciato una sensazione ineluttabile di fallimento e l'idea che sian vano ogni nostro tentativo di darci la felicitã, poichè questa appare davvero un'illusione

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  4. #33
    Administrator L'avatar di DarkCoffee
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    Siccome è passato un po' di tempo da quando l'ho finito, posso dire di aver letto "a freddo" la tua opinione.

    Effettivamente il romanzo mi ha lasciato dentro molte cose, ed ora riesco a capire perchè è diventato un cult.
    Noi uomini riusciamo a fare veramente cose orrendo.

    Hai ragione kaipirissima: che tristezza...
    The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.

  5. #34
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Non credo che si debba leggere il romanzo in chiave "pedofilia-orrore" credo che la pedofila sia uno strumento che usa l'autore per trasformare l'amore, la passione amorosa in una malattia. Da sempre la malattia è una metafora letteraria.
    Credo che il significato dell'opera vada visto nella lacerante impossibilità di essere felici, e nella desolante solitudine "cosmica" che fa parte del nostro essere.

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