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Discussione: Diritti umani e pena di morte

          
  1. #136
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    Usa, giustiziato a 14 anni nel 1944. È lui il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo.
    Dopo 70 anni la verità: era innocente


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    George Stinney ucciso sulla sedia elettrica a 14 anni, ragazzo di colore condannato nel 1944 per l'uccisione di due bambine bianche, dalle autorità del South Carolina. Dopo 70 anni un giudice dimostra che era innocente.

    Una sentenza sbagliata, che però è stata eseguita a sole 12 settimane dall'arresto e ha portato alla morte del giovane.
    Oggi però a 70 anni di distanza, la giustizia restituisce a George almeno l'innocenza, se non la vita.

    http://www.huffingtonpost.it/2014/12...n_6347290.html

    http://www.corriere.it/esteri/14_dic...549a5a23.shtml
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #137
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    Esecuzioni programmate in Texas per i prossimi mesi:

    519) Richard Vasquez, January 15, 2015 (280th and Last Execution Under Gov Perry)
    520) Arnold Prieto, January 21, 2015 (First Execution Under Gov. Abbott)
    521) Garcia White, January 28 ,2015
    522) Robert Ladd, January 29, 2015
    523) Donald Newbury, February 4, 2015
    524) Lester Bower, Jr, February 10, 2015
    525) Rodney Reed, March 5, 2015
    526) Manuel Vasquez, March 11, 2015
    527) Randall Mays, March 18, 2015
    528) Kent Sprouse, April 9, 2015
    529) Manuel Garza, April 15, 2015
    530) Robert Pruett, April 28, 2015
    531) Charles Derrick, May 12, 2015

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    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  4. #138
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    Usa, giustiziato a 14 anni nel 1944. È lui il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo.
    Dopo 70 anni la verità: era innocente


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    George Stinney ucciso sulla sedia elettrica a 14 anni, ragazzo di colore condannato nel 1944 per l'uccisione di due bambine bianche, dalle autorità del South Carolina. Dopo 70 anni un giudice dimostra che era innocente.

    Una sentenza sbagliata, che però è stata eseguita a sole 12 settimane dall'arresto e ha portato alla morte del giovane.
    Oggi però a 70 anni di distanza, la giustizia restituisce a George almeno l'innocenza, se non la vita.

    http://www.huffingtonpost.it/2014/12...n_6347290.html

    http://www.corriere.it/esteri/14_dic...549a5a23.shtml
    Questo post me l'ero perso ... non è che oggigiorno negli States la situazione sia cambiata poi molto comunque, nonostante Obama.
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

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  6. #139
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    Questo post me l'ero perso ... non è che oggigiorno negli States la situazione sia cambiata poi molto comunque, nonostante Obama.
    Obama è favorevole alla pena di morte, la giustifica per i crimini più efferati.
    Pur sostenendo che non vi sia evidenza che la pena di morte sia un deterrente efficace contro gli omicidi, ufficialmente è favorevole per i crimini più violenti. (ma è un argomento che evita, per non perdere consensi). Pronunciarsi sulla pena di morte può far vincere o perdere un'elezione, per questo Obama è cauto.

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    Costretto a esprimersi dopo il dramma dell'Oklahoma, quando un condannato a morte ci ha messo 43 minuti per spirare dalla prima iniezione, che ha definito "un episodio profondamente preoccupante", Obama ha detto che "gli americani dovrebbero porsi domande difficili e profonde intorno al tema della pena di morte".

    Obama ha aggiunto che la pena capitale è giustificata nei casi più gravi, ma che dovrebbe essere rivista, in particolare quando presenta problemi come la discriminazione razziale o l'innocenza scoperta in ritardo di alcuni condannati.

    Credo che questo sia il "massimo" che il cauto Obama abbia detto contro la pena di morte!

    Un Presidente democratico può sicuramente influenzare l'andamento della pena di morte: i giudici della Corte Suprema sono nominati a vita. Il Presidente può sostituire con un democratico il primo che si dimette o muore, cambiando per i prossimi trent’anni la composizione della Corte. Dove una maggioranza liberale potrebbe prendere atto della tendenza abolizionista degli Stati e rendere anticostituzionale la pena di morte, anche per motivi economici, perché mantenere un detenuto è più economico che ucciderlo. I bracci della morte, tra massima sicurezza e spese legali, costano moltissimo.


    http://www.bbc.com/news/world-us-canada-27265443

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    Dalai Lama e Sister Helen Prejean

    Contrariamente a quanto si può pensare, anche alcuni familiari delle vittime sono contro la pena di morte, e alcuni lo testimoniano pubblicamente, nonostante il dolore e nonostante la brutalità del crimine:
    “I knew, absolutely knew, my brother would never want somebody’s life taken because his life was taken,” Healy said. “It’s not our role, it’s not our place, to take somebody’s life.”

    "Sapevo, sapevo con certezza che mio fratello non avrebbe mai voluto prendere la vita di qualcuno perché la sua vita era stata presa", ha detto Healy. "Non è il nostro ruolo, non è il nostro posto, prendere la vita di qualcuno."

    http://globalsistersreport.org/news/...re-death-17436
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  7. #140
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    « Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio. » Cesare Beccaria 1764

    « La nuova evangelizzazione richiede ai discepoli di Cristo di essere incondizionatamente a favore della vita. La società moderna è in possesso dei mezzi per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di redimersi. La pena di morte è crudele e non necessaria e questo vale anche per colui che ha fatto molto del male. » Giovanni Paolo II

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    WASHINGTON (USA): CHIEDERE LA PENA DI MORTE AGGIUNGE 1 MILIONE DI DOLLARI AI COSTI DELL’ACCUSA

    7 gennaio 2015: la Seattle University ha pubblicato i risultati di uno studio di sette mesi sui costi della pena di morte nello Stato di Washington rilevando che i casi capitali costano un milione di dollari in più rispetto a casi analoghi in cui la pena capitale non è richiesta.

    Lo studio quantifica il costo extra della pena capitale di 147 casi di omicidio aggravato di primo grado rubricati nello Stato di Washington dal 1997.
    Combinando tutte le voci di costo, i ricercatori hanno trovato il costo medio di un procedimento e condanna capitale essere poco più di 3 milioni di dollari, mentre se la pubblica accusa non chiede la pena di morte e ottiene la condanna all’ergastolo costa allo Stato circa 2 milioni di dollari.

    Il futuro della pena di morte a Washington rimane poco chiaro. Lo scorso febbraio, il Governatore Jay Inslee ha stabilito una moratoria sulla pena finché rimane in carica. Il suo mandato scade alla fine del 2016, a meno che non sia rieletto.

    http://www.nessunotocchicaino.it/new...mento=19300207
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  9. #141
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    Amnesty International Azione urgente

    Raif Badawi in carcere solo per aver creato un sito web e aver espresso le sue opinioni. Rischia anche la fustigazione. La sua famiglia è in Canada mentre lui sta scontando la sua condanna in Arabia Saudita.

    "Perché sei in carcere papà? Me lo chiedo ogni giorno" dice suo figlio Doudi in questa lettera struggente.




    Amnesty International ha appreso che venerdì 9 gennaio l'attivista dell'Arabia Saudita Raif Badawi è stato sottoposto alle prime 50 delle 1000 frustate cui è stato condannato, oltre che a 10 anni di carcere e a una multa di un milione di rial sauditi (poco meno di 200.000 euro), per nient'altro che aver esercitato il suo diritto alla libertà d'espressione.

    Il 1° settembre 2014 la corte d'appello di Gedda ha giudicato Badawi colpevole di aver creato e amministrato il forum di discussione "Liberali dell'Arabia Saudita" e aver insultato l'Islam.

    Le 50 frustate sono state somministrate in pubblico a Gedda dopo la preghiera del venerdì, all'esterno della moschea di al-Jafali. Le restanti 950 frustate saranno eseguite nelle 19 settimane successive.

    Amnesty International continua a sollecitare le autorità saudite a non procedere all'esecuzione della pena e a rilasciare immediatamente e senza condizioni Raif Badawi, che è un prigioniero di coscienza.

    L'organizzazione per i diritti umani ricorda che le frustate, così come altre forme di sanzione corporale, sono vietate dal diritto internazionale.

    Qui si può firmare:

    http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita...line_apostasia
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  11. #142
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    Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, la sessione di 50 frustate ai danni di Raif Badawi prevista oggi in Arabia Saudita non ha avuto luogo per motivi di salute.

    Questa mattina, Badawi è stato trasferito dalla sua cella alla clinica del carcere per un controllo. Il medico ha verificato che le lacerazioni causate dalle 50 frustate ricevute il 9 gennaio non si erano ancora cicatrizzate e che il detenuto non avrebbe potuto sopportarne un’ulteriore serie.
    Il medico ha raccomandato che la sessione di frustate sia rinviata almeno di una settimana. Non è chiaro se le autorità saudite si comporteranno di conseguenza.

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    “Non solo questo rinvio per motivi di salute mostra la profonda brutalità di questa punizione, ma ne sottolinea anche l’oltraggiosa inumanità. L’idea che a Badawi sia concesso di riprendersi in modo da poter soffrire di nuovo è macabra e vergognosa” – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

    “Le frustate sono proibite dal diritto internazionale insieme ad altre forme di pena corporale. La punizione di Badawi pare per il momento sospesa ma non c’è modo di sapere se le autorità saudite accetteranno la raccomandazione del medico. Badawi corre ancora il rischio di essere frustato” – ha sottolineato Boumedouha.
    Per Raif Badawi si sono mobilitate tantissime persone nel mondo, compresi gli attivisti di Amnesty International.

    Amnesty International Italia ha promosso un appello online che può essere firmato all’indirizzo http://j.mp/1yd9ZTD e ogni giovedì manifesterà di fronte all’ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma per chiedere la fine delle frustate e la liberazione di Badawi, che l’organizzazione per i diritti umani considera un prigioniero di coscienza.

    Fino a quando la fustigazione pubblica di Badawi andrà avanti, Amnesty International Italia protesterà, alla vigilia di ogni nuova sessione di frustate, di fronte all'ambasciata dell'Arabia Saudita.
    Prossimo appuntamento giovedì 22 gennaio, ore 11, via G.B. Pergolesi 9 Roma.


    http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/...ina/6154/P/100

    http://www.amnesty.it/Rinvio-frustat...esta-punizione
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  12. #143
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  14. #144
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    In questo caso la mobilitazione internazionale potrebbe servire, Raif non ha ucciso nessuno, ha solo aperto un blog e espresso le sue opinioni.
    E non è detto che sopravviva a quella che somiglia a una sorta di esecuzione capitale a puntate (1.000 frustate, 50 ogni settimana per 20 settimane).

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    L’Arabia Saudita ha condannato l’attacco contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, «colpevole» di aver offeso l’Islam con le sue vignette.Lo stesso paese ha condannato a 1000 frustate e 10 anni di carcere un uomo «colpevole» di aver offeso l’Islam coi suoi post. Raif Badawi è un prigioniero di coscienza, il cui unico ‘reato’ è stato quello di esercitare il diritto alla libertà d’espressione fondando un blog.

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    Le frustate sono proibite dal diritto internazionale. L’esperienza delle frustate, oltre a essere degradante (a maggior ragione quando, come in questo caso, avviene in pubblica piazza, di fronte a una folla festante), è devastante dal punto di vista fisico. La pelle si apre e non basta una settimana a cicatrizzare le ferite.

    E anche qualora questo terribile castigo verrà sospeso, occorrerà proseguire la campagna per l’annullamento della condanna a 10 anni di carcere.
    Raif è detenuto dal 17 giugno 2012 nel carcere di Briman, a Gedda. Il suo avvocato, Waleed Abu al-Khair, è anche egli stesso in carcere per scontare una condanna a 15 anni per il suo attivismo pacifico.

    http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita...line_apostasia
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  15. #145
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    Orribile l'uccisione del pilota giordano, ma le esecuzioni per vendetta non sono la risposta

    La crudele uccisione sommaria del pilota giordano Muath al-Kasasbeh, bruciato vivo in una gabbia dal gruppo armato Stato islamico, è per Amnesty International un crimine di guerra e un'efferata azione contro i principi più elementari di umanità.Muath al-Kasasbeh, pilota d'aviazione, era stato catturato nel dicembre 2014 quando il suo aereo si era schiantato al suolo nei pressi di Raqqa, in Siria, nel corso di un'operazione militare contro lo Stato islamico.

    In quello che è apparso in tutta evidenza un atto di vendetta, il 4 febbraio 2015 le autorità giordane hanno messo a morte due cittadini iracheni legati ad al-Qaeda, Sajida al-Rishawi e Ziad al-Karbouli.

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    Al-Rishawi era stata condannata a morte per aver preso parte, nel 2005, a un attentato nella capitale giordana Amman, che aveva provocato 60 morti. Il suo avvocato difensore aveva inutilmente chiesto una perizia psichiatrica. Secondo un rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, che nel 2006 aveva visitato la Giordania, la detenuta era stata torturata nel corso di un mese di interrogatori ad opera dei servizi d'intelligence del paese.

    Al-Karbouli era stato condannato a morte per appartenenza a un'organizzazione illegale, possesso di esplosivi che avevano causato la morte di una persona e omicidio. Secondo il suo avvocato, era stato torturato per costringerlo a confessare."Le autorità giordane hanno tutto il diritto di provare orrore per l'uccisione del loro pilota, ma la pena di morte è la sanzione più estrema, una punizione crudele, disumana e degradante che, per di più, non dovrebbe mai essere usata come strumento di vendetta" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

    "L'uccisione di Muath al-Kasasbeh ha mostrato di quanta e quale ferocia sia capace un gruppo come lo Stato islamico. Ma non dovrebbe essere permesso alle sue brutali tattiche di alimentare un ciclo sanguinoso di esecuzioni per vendetta" - ha aggiunto Luther.
    Dopo otto anni di sospensione, nel dicembre 2014 la Giordania aveva ripreso a usare la pena capitale, mettendo a morte 11 prigionieri. Amnesty International ha sollecitato il governo a istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni in vista dell'abolizione della pena di morte.

    http://www.amnesty.it/Giordania-risp...con-esecuzioni
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  16. #146
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    USA, MANCANO I FARMACI LETALI PER LE ESECUZIONI, SI TORNA A PARLARE DI FUCILAZIONE E SEDIA ELETTRICA


    Il Senato dello Utah ha approvato una legge che autorizza la fucilazione dei condannati a morte nel caso in cui non siano disponibili i farmaci da usare per l'iniezione letale. Se verrà firmata dal governatore Gary Herbert, lo Utah sarà il primo Stato americano a far tornare in auge il 'plotone di esecuzione' come risposta alla penuria di pentobarbital, il barbiturico per anni usato per le iniezioni letali fino a quando recentemente la UE ne ha vietato l'esportazione negli Stati Uniti proprio per impedirne l'uso nelle esecuzioni.

    In realtà, lo Utah rischia di precedere di poco il Wyoming dove nel gennaio scorso una analoga legge è stata approvata dal Senato e ora è al vaglio della Camera, mentre il Tennessee nel maggio dello scorso anno ha deciso di rimettere in funzione la sedia elettrica di fronte alle difficoltà di poter procedere con l'iniezione letale.

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    Lo Utah ha vietato la morte per fucilazione nel 2004, anche se i detenuti che erano già stati condannati a morte avevano potuto scegliere la modalità della loro esecuzione. L’ultima condanna a morte per fucilazione è avvenuta nel 2010: Ronnie Lee Gardner, 49 anni, decise di essere fucilato nel carcere di Salt Lake City.

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    La postazione nella prigione dello stato dello Utah dov’è stato ucciso Ronnie Lee Gardner, fucilato nel 2010. Sono visibili i fori dei proiettili.


    Il governatore Herbert non ha comunque ancora reso noto se firmerà la legge, limitandosi a ribadire che l'ineizione letale rimane il metodo preferito ma ha ammesso che lo Stato ha difficoltà ad ottenere i farmaci necessari per portare a termine le esecuzioni.

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    Questo dimostra che la pena di morte è una sorta di necessità della società americana.
    Necessità irrinunciabile al punto tale da preferire il ritorno a metodi barbari vecchi di due secoli (la sedia elettrica) o anche di più (la fucilazione) pur di non farne a meno.
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

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    Questo dimostra che la pena di morte è una sorta di necessità della società americana.
    Necessità irrinunciabile al punto tale da preferire il ritorno a metodi barbari vecchi di due secoli (la sedia elettrica) o anche di più (la fucilazione) pur di non farne a meno.
    Credo che essere favorevole alla pena di morte sia un cavallo di battaglia elettorale molto potente, pochi politici possono permettersi di ignorarlo.

    L'iniezione letale appare un metodo più "pulito" rispetto alla Old Sparky (la sedia elettrica) o alla fucilazione, ma personalmente credo sia un metodo orrendo al pari degli altri.

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    Intanto il Texas, lo stato che nel 1982 ha inventato l'iniezione letale, è rimasto a corto di dosi. Entro la fine di aprile ne sono programmate sei, ma il pentobarbital a disposizione è sufficiente solo per una esecuzione, ed è sempre più difficile reperirlo.
    Sullo sfondo c'è la battaglia legale relativa all'obbligo di divulgazione del fornitore della sostanza per le iniezioni letali ordinata dal un giudice lo scorso anno e contro la quale è stato fatto ricorso in appello.

    Alcuni stati, come l'Oklahoma e l'Ohio, hanno cominciato a usare farmaci alternativi che nei mesi scorsi hanno trasformato alcune esecuzioni in orribili agonie dei condannati, provocando choc e proteste in tutto il mondo. Tanto che ora la Corte Suprema dovrà pronunciarsi sull'uso di questi farmaci.
    I giudici di Washington decideranno entro l'inizio dell'estate su protocolli improvvisati e adottati stato per stato, a pelle di leopardo, da quando il boicottaggio delle case farmaceutiche ha reso difficile, quasi impossibile, procurarsi nuove scorte.
    La Georgia e la Pennsylvania hanno invece imboccato la strada della moratoria. Lo stesso è successo in Virginia.

    La Santa Sede lancia un nuovo appello al mondo per “una moratoria globale sull'uso della pena di morte” in vista della sua abolizione, in quanto appare evidente che al giorno d'oggi ci sono altri mezzi che non siano la pena di morte "per difendere le vite umane dall'aggressore e per proteggere l'ordine pubblico e la sicurezza”. Inoltre esorta a “migliorare le condizioni di detenzione, al fine di garantire il rispetto della dignità umana delle persone private della loro libertà”.
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  21. #149
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    Perfetta !
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Grandezza:  3.7 KBEsecuzioni in calo nel 2014, ma aumentano le condanne a morte.

    Nel suo consueto rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, Amnesty International rileva due fenomeni contrastanti.
    Da un lato, il numero dei paesi che nel 2014 hanno eseguito condanne a morte è rimasto basso (22, lo stesso del 2013).

    La pena capitale rimane un’eccezione nel mondo odierno ed è concentrata soprattutto in Medio Oriente e Asia: Iran, Iraq e Arabia Saudita sono stati responsabili del 72 per cento delle esecuzioni a livello globale e, se avessimo a disposizione i dati sulla Cina, la percentuale di questi quattro paesi potrebbe ampiamente superare il 90 per cento.

    Dall’altro, rispetto al 2013 il numero delle condanne a morte è notevolmente aumentato: almeno 2466 rispetto a 1925. L’incremento si deve essenzialmente agli sviluppi in Egitto e Nigeria, dove centinaia di persone sono state condannate alla pena capitale nel tentativo, futile e di corto respiro, di contrastare in questo modo le minacce alla sicurezza, l’instabilità politica e il terrorismo.

    La Cina, che da sola esegue più condanne a morte che il resto del mondo (si stima siano migliaia ogni anno) continua a circondare la pena di morte col segreto di stato ed è impossibile avere informazioni attendibili sull’uso della pena capitale in Corea del Nord.

    Inoltre, il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni, l’Iran, ne ha ammesse 289 mentre secondo altre fonti attendibili il totale sarebbe di 743, una media di due al giorno.

    L’elenco dei cinque principali esecutori di condanne a morte si completa con l’Arabia Saudita (almeno 90 esecuzioni), l’Iraq (almeno 61) e gli Stati Uniti d’America (35), unico paese del continente americano ad eseguire condanne a morte. In Usa le esecuzioni hanno avuto luogo in sette stati (erano stati nove nel 2013) e quattro di questi (Texas, Missouri, Florida e Oklahoma) sono stati responsabili dell’89 per cento delle esecuzioni.

    Quanto all’Europa, la Bielorussia si conferma l’unico paese della regione a eseguire condanne a morte.

    La preoccupante tendenza a combattere le minacce alla sicurezza interna ricorrendo alla pena di morte è stata visibile in ogni parte del mondo. In Cina, in Arabia Saudita, Corea del Nord e Iran, i governi hanno continuato a usare la pena di morte come strumento per sopprimere il dissenso politico.



    tratto da: http://lepersoneeladignita.corriere....o-le-condanne/


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    (in blu i paesi che hanno votato a favore della moratoria universale della pena di morte)
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  24. Thanks Rosy, Claire thanked for this post
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