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Discussione: Diritti umani e pena di morte

          
  1. #211
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    LA SOLIDARIETA' NON E' UN REATO


    La "libertà di aiutare gli altri per spirito umanitario, regolare o irregolare che sia il loro soggiorno sul territorio nazionale" va protetta: così si è espresso pochi giorni fa il Consiglio costituzionale francese, correggendo la legge che puniva il cosiddetto delitto di solidarietà verso i migranti e richiamando il principio costituzionale della "Fraternità".
    La Corte costituzionale francese ha stabilito che aiutare i migranti per ragioni umanitarie non può costituire un reato. La decisione emerge dalla sentenza sul caso di Cedric Herrou, un attivista francese che possiede un oliveto in Francia, poco lontano dal confine italiano. Lo scorso agosto Herrou era stato condannato a quattro mesi di carcere per aver accompagnato alcuni migranti dalla frontiera alla sua fattoria. Nella sentenza, la Corte ha scritto: «Il concetto di fraternità conferisce la libertà di aiutare gli altri per scopi umanitari senza tenere conto della legalità o meno della loro permanenza sul territorio nazionale»

    Negli stessi giorni, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione non legislativa in cui si invitano gli Stati Membri a garantire che non siano perseguiti gli individui e le organizzazioni della società civile che assistono i migranti per motivi umanitari.




    Iniziativa dei cittadini europei (ICE) #WelcomingEurope:
    https://petizioni.actionaid.it/campa...tm_campaign=WE

    In migliaia sono stati multati o arrestati solo per aver offerto assistenza umanitaria o, peggio, per aver adempiuto al dovere di soccorrere persone che fuggivano da guerre e persecuzioni. Aiutare il prossimo dovrebbe essere un diritto; soccorrere è un dovere.


    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  2. #212
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    Premio Nobel per la Pace 2018

    Sono il ginecologo congolese Denis Mukwege e la testimone yazida Nadia Murad i vincitori del premio Nobel per la pace 2018.

    Il medico ginecologo congolese Mukwege cura le vittime di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo, mentre Murad è una donna yazida irachena, attivista per i diritti umani, ex schiava sessuale del Daesh.



    Questa la motivazione del premi: «Per i loro sforzi per mettere fino all'uso della violenza sessuale come arma in guerre e conflitti armati».

    "Mukwege e il suo staff hanno curato migliaia di vittime", ha spiegato l'Accademia svedese nelle motivazione del Nobel. Il ginecologo "ha ripetutamente condannato l'impunità per gli stupri di massa e ha criticato il governo congolese e quelli di altri Paesi per non aver fatto abbastanza per fermare l'uso della violenza sessuale contro le donne come arma di guerra". Lo chiamano "l'uomo che ripara le donne".

    Nadia Murad, si legge nella nota degli organizzatori del Nobel, "è stata vittima e testimone degli abusi e ha dimostrato un coraggio raro nel raccontare le proprie sofferenze e parlare a nome di altre vittime.
    E' vittima di crimini di guerra. Ha rifiutato di accettare i codici sociali che impongono alle donne di rimanere in silenzio e vergognarsi degli abusi a cui sono state sottoposte. Ha mostrato un coraggio non comune nel raccontare le sue stesse sofferenze e nel parlare per conto di altre vittime. Fa parte della minoranza yazida del nord dell'Iraq, dove ha vissuto con la sua famiglia nel remoto villaggio di Kocho. Nell'agosto 2014 lo Stato islamico (Isis) ha compiuto un attacco brutale e sistematico ai villaggi del distretto di Sinjar, finalizzato a sterminare la popolazione yazida. Nel villaggio di Nadia Murad sono state massacrate diverse centinaia di persone. Le donne piu' giovani, compresi bambini minorenni, sono state rapite e detenute come schiave del sesso. Prigioniera dell'Isis, Nadia Murad fu ripetutamente oggetto di stupro e altri abusi".
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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