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Discussione: Video/Poesie

          

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  1. #1
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    Forugh Farrokhzad - Mi fa pena il giardino



    Mi fa pena il giardino



    Nessuno pensa ai fiori
    nessuno pensa ai pesci
    nessuno vuole credere
    che il giardino sta morendo,
    che s’infiamma il cuore del giardino
    sotto il sole
    che piano piano si svuota
    la memoria del giardino dei suoi verdi ricordi,
    e i sensi del giardino
    paiono ormai una cosa spoglia
    consumata nel giardino solitario.
    Solo è il cortile di casa nostra
    Il cortile di casa nostra
    adesso sbadiglia
    in attesa che piova da una nuvola
    sconosciuta,
    vuota è la vasca del giardino di casa nostra.
    Le minute stelle inesperte
    crollano al suolo dalle cime degli alberi,
    e a notte, dalle finestre della casa dei pesci,
    risuonano colpi di tosse.
    Solo è il cortile di casa nostra.

    Papà dice che
    è troppo tardi, è troppo tardi,
    è troppo tardi per me
    gravato del mio carico
    ho fatto quel che potevo.

    E nella sua stanza, da mattina a sera,
    legge il Libro dei Re, o il Compendio delle Storie.
    Papà dice a mia madre
    Maledetti pesci e uccelli, cosa importa?
    Quando morirò che differenza fa
    che il giardino resti ancora lì
    o sparisca,
    mi basta la mia pensione.

    Per tutta la vita mia madre
    è stata tappeto di preghiera
    srotolato sulle spaventose bocche
    dell’inferno,
    mia madre, sempre mia madre,
    nel fondo di ogni cosa
    cerca i passi del peccato,
    e crede che il giardino sia macchiato
    dalla miscredenza di una pianta.
    Mia madre prega tutto il giorno,
    mia madre peccatrice di sua natura
    soffia benedizioni su ogni fiore
    e soffia su tutti i pesci
    e soffia
    su se stessa.
    Aspetta mia madre, l’avvento dell’Imam
    Nascosto
    e la grazia che calerà sulla terra.

    Sepolcro, così chiama mio fratello
    Il giardino.
    Mio fratello ride degli steli avviluppati
    E discordi delle erbe,
    e conta le spoglie dei pesci
    che sotto il pelo malsano dell’acqua
    si disfano in grani corrotti.
    Mio fratello si ammala di filosofia
    e non vede altra cura per il giardino
    che la sua distruzione.
    Si ubriaca
    e sfonda porte e pareti
    a pugni stretti,
    e cerca di dire quanto stanco e troppo
    e triste e disperato,
    e porta in strada e al mercato
    il suo sconforto come la carta d’identità
    l’agenda, e il fazzoletto, l’accendino, la sua penna.
    Il suo sconforto
    è così minuto che ogni notte
    si perde tra la folla nelle taverne.

    E mia sorella, che era amica dei fiori,
    e che quando mia madre la picchiava
    raccoglieva per quei fiori gentili e silenziosi
    le parole più pure del suo cuore,
    ogni tanto invitava con i dolci la famiglia dei pesci
    a una festa verso il sole.
    Oggi vive mia sorella all’altro capo della città
    nella sua casa falsa
    con falsi pesci rossi
    raccolta nell’amore del suo marito falso
    sotto i rami di falsi meli,
    e canta false canzoni,
    e mette al mondo figli veri
    mia sorella
    ogni volta che viene a trovarci
    e sporca i lembi della sua gonna
    con la miseria del giardino
    si bagna nell’acqua di colonia,
    mia sorella è gravida,
    ogni volta che viene a trovarci.

    Solo è il cortile di casa nostra
    Solo è il cortile di casa nostra,
    tutto il giorno dalla porta giunge il suono
    di qualcosa che lenta si fa a pezzi
    ed esplode,
    i nostri vicini non seminano fiori nei loro giardini
    granate e mitraglie essi piantano,
    i nostri vicini ricoprono le vasche azzurre
    dei loro orti
    e senza volerlo
    ricolmano di polvere da sparo le vasche loro
    azzurre.
    E i bambini della nostra via riempiono le loro borse
    Con piccole bombe.
    Turbato è il cortile di casa nostra.

    Mi fa paura il tempo
    che disperde il suo cuore.
    Ho paura del vuoto inutile di tutte queste mani,
    ho paura dell’immagine estranea di tutte queste facce.
    Sono sola, io
    come l’allievo che ama follemente
    la sua lezione di geometria
    e penso che si può condurre il giardino all’ospedale
    e penso
    e poi penso
    e penso…
    e s’infiamma il cuore del giardino
    sotto il sole
    e piano piano si svuota
    la memoria del giardino
    dei suoi verdi ricordi.

    Forugh Ferrokhzad

    Traduzione di Domenico Ingenito

    * Questi versi appartengono a una raccolta postuma di sue poesie e pubblicate nel 1974. Una poesia , questa della Forugh Ferrokhzad , ancora terribilmente attuale.
    Il video, realizzato da Anna Lisa Giardina e Hamed Momeni, è stato finalista al Talent Prize del 2011
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  3. #2
    Patrizia
    Guest
    anche se questo video stravolge l'origine dell'ispirazione...

    Shakespeare

  4. #3
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    Veleta - Federico García Lorca

    Veleta (Libro de Poemas, 1921)
    Heitor Villa-Lobos – Melodia Sentimental




    Banderuola

    Vento del sud,
    bruno, ardente,
    scendi sulla mia carne
    e porti semi
    di sguardi
    brillanti col profumo
    d’aranceti.
    Fai arrossire la luna
    e singhiozzare
    i pioppi prigionieri, ma vieni
    troppo tardi!
    Ho già deposto la notte del mio racconto
    nello scaffale.
    Senza vento,
    credimi,
    gira, cuore;
    gira, cuore.
    Vento del nord,
    orso bianco del vento!
    Scendi sulla mia carne
    tremante d’aurore boreali
    col tuo strascico di spettri capitani
    e ridendo di Dante.
    O pulitore di stelle!
    Ma vieni
    troppo tardi.
    La casa dell’anima è coperta di muschio
    e ho perso la chiave,
    Senza vento,
    credimi,
    gira, cuore;
    gira, cuore.
    Brezze, gnomi e venti
    di nessun luogo.
    Zanzare della rosa
    di petali a piramide.
    Alisei filtrati
    fra gli alberi rudi,
    flauti nella burrasca
    lasciatemi!
    Il mio ricordo
    trascina pesanti catene
    e l’uccello è prigioniero
    quando disegna di trilli
    la sera.
    Le cose che se ne vanno non tornano piú,
    tutti lo sanno,
    e fra l’illustre moltitudine dei venti
    è inutile lamentarsi.
    Non è vero, pioppo, maestro di brezza?
    È inutile lamentarsi.
    Senza vento,
    credimi,
    gira, cuore;
    gira, cuore.

    Fuente Vaqueros, Granada, luglio 1920
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  6. #4
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    Ode al primo giorno dell'anno - Pablo Neruda

    Oda al primer día del año, Tercer libro de odas, Terzo libro delle odi, 1957


    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  8. #5
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    Discorso all'Ufficio oggetti smarriti - Wislawa Szymborska






    Discorso all’Ufficio oggetti smarriti


    Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,
    e anche molti dei per via dall’Est all’Ovest.
    Mi si e’ spenta per sempre qualche stella, svanita.
    Mi e’ sprofondata nel mare un’isola, e un’altra.
    Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,
    chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.
    Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva
    e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.
    Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,
    me ne uscivo di senno piu’ e piu’ volte.
    Da tempo ho chiuso su tutto cio’ il mio terzo occhio,
    ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.

    Perduto, smarrito, ai quattro venti se n’e’ volato.
    Mi stupisco io stessa del poco di me che e’ restato:
    una persona singola per ora di genere umano,
    che ha perso solo ieri l’ombrello sul treno.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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    Les Roses de Saadi di Marceline Desbordes-Valmore



    Les Roses De Saadi

    J'ai voulu ce matin te rapporter des roses ;
    Mais j'en avais tant pris dans mes ceintures closes
    Que les nœuds trop serrés n'ont pu les contenir.

    Les nœuds ont éclaté. Les roses envolées
    Dans le vent, à la mer s'en sont toutes allées.
    Elles ont suivi l'eau pour ne plus revenir ;

    La vague en a paru rouge et comme enflammée.
    Ce soir, ma robe encore en est tout embaumée…
    Respires-en sur moi l'odorant souvenir.

    Marceline Desbordes-Valmore (1786-1859)

    .................

    Volevo portarti delle rose questa mattina
    ma ne avevo raccolte così tante nel mio corsetto
    che i nodi troppo stretti non hanno potuto contenerle.

    I nodi sono esplosi. Le rose sono volate via
    nel vento e al mare sono tutte arrivate..
    Hanno seguito l’acqua per non tornare più;


    l'onda è apparsa rossa, come in fiamme.
    Stasera il mio vestito ancora ne è profumato.
    Respirane su di me l'odoroso ricordo.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  12. #7
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    Una delle mie preferite: ANCHE ORA CHE LA LUNA , di Beppe Costa, letta da Arnoldo foà.



    ( Foto del Salento, parole splendide e tristi)

    ANCHE ORA CHE LA LUNA…

    Anche ora che la luna...
    a che serve se quando tu c’eri
    lei era già andata via
    Anche ora che la luna c’è non ci sei tu
    e mi domando se anche le stelle giocano con te
    come te e ancora mi domando se nella terra
    dove sei voluta andare c’è la stessa luna e lo stesso mare

    Anche ora che la luna torna
    tu forse se tornerai, tu ritornerai diversa
    non sarai più con me che non ho luce
    e non ho stelle in universi andati
    avevo speso i miei pensieri tutti per te
    E non ne trovo altri, cerco invano prima
    che la luna torni mentre non ci sei
    Non ci sei più e mi chiedo se la luna ha trucchi
    e inganni se ha complici o tiranni d’amore
    quella luna che non c’è

    Ed io qui seduto davanti la soglia
    e tu a guardare altro cielo altro mare
    dove la luna che qui non c’è
    lì c’è!
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  14. #8
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    Cesare Pavese - In the morning you always come back






    Lo spiraglio dell'alba
    respira con la tua bocca
    in fondo alle vie vuote.
    Luce grigia i tuoi occhi,
    dolci gocce dell'alba
    sulle colline scure.
    Il tuo passo e il tuo fiato
    come il vento dell'alba
    sommergono le case.
    La città abbrividisce,
    odorano le pietre -
    sei la vita, il risveglio.

    Stella sperduta
    nella luce dell'alba,
    cigolio della brezza,
    tepore, respiro -
    è finita la notte.
    Sei la luce e il mattino.

    20 marzo 1950

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  16. #9
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    Cristina Campo - "È rimasta laggiù, calda, la vita" di Cristina Campo





    È rimasta laggiù, calda, la vita

    È rimasta laggiù, calda, la vita,
    l'aria colore dei miei occhi, il tempo
    che bruciavano in fondo ad ogni vento
    mani vive, cercandomi...
    Rimasta è la carezza che non trovo
    più se non tra due sonni, l'infinita
    mia sapienza in frantumi. E tu, parola
    che tramutavi il sangue in lacrime.
    Nemmeno porto un viso
    con me, già trapassato in altro viso
    come spera nel vino e consumato
    negli accesi silenzi...
    Torno sola
    tra due sonni laggiù, vedo l'ulivo
    roseo sugli orci colmi d'acqua e luna
    del lungo inverno. Torno a te che geli
    nella mia lieve tunica di fuoco.


    Cristina Campo
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  18. #10
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    Mark Strand - Nevicata




    Nevicata

    Se guardi la neve che scende a coprire
    la terra,
    coprire se stessa e tutto ciò che tu
    non sei, vedrai
    che è la deriva gravitazionale della luce
    sul rumore dell'aria che cancella l'aria
    è il cadere dell'attimo nell'attimo,
    la sepoltura
    del sonno, il piumino dell'inverno, il
    negativo della notte.

    Mark Strand



    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  20. #11
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    TI HO SEMPRE SOLTANTO VEDUTA
    di Cesare Pavese




    Ti ho sempre soltanto veduta,
    senza parlarti mai,
    nei tuoi istanti più belli.
    Ma ho l'anima ormai tanto tesa,
    schiantata dalla tua figura,
    che non trovo più pace
    al suo brivido atroce.
    E non posso parlarti,
    nemmeno avvicinarmi,
    ché cadrebbero tutti i miei sogni.
    Oh se tale è il tremore orribile
    che ho nell'anima questa notte,
    e non ti conoscerò mai,
    che cosa diverrebbe il mio povero cuore
    sotto l'urto del sangue,
    alla sublimità di te?
    Se ora mi par di morire,
    che vertigine folle,
    che palpiti moribondi,
    che urli di voluttà e di languore
    mi darebbe la tua realtà?
    Ma io non posso parlarti,
    e nemmeno avvicinarmi:
    nei tuoi istanti più belli
    ti ho sempre soltanto veduta,
    sempre soltanto sognata.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  22. #12
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    Maram al-Masri - Le donne come me



    Le donne come me
    non sanno parlare;
    la parola rimane loro di traverso in gola
    come una lisca
    che preferiscono inghiottire.
    Le donne come me
    sanno soltanto piangere
    a lacrime restie
    che improvvisamente
    rompono e sgorgano
    come una vena tagliata.
    Le donne come me
    sopportano gli schiaffi,
    senza osare renderli.
    Tremano di rabbia
    e la reprimono.
    Come leoni in gabbia,
    le donne come me
    sognano
    di libertà...
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  24. #13
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    Tomas Tranströmer - La Radura

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  25. #14
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    "Ascolta, un viale avevo" di Silvia Bre

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  27. #15
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    Mario Benedetti - Volto di te



    Ho una solitudine
    così affollata
    così piena di nostalgie
    e di volti di te
    di congedi passati
    o baci benvenuti
    alla prima occasione
    e in ultimo termine
    ho una solitudine
    così affollata
    che posso organizzarla
    come fosse un corteo
    per colori
    misure
    e promesse
    per epoche
    per tatto
    e per sapore …..
    senza esitare
    mi abbraccio alle tue assenze
    che vengono e mi assistono
    col mio volto di te
    sono pieno di ombre
    di notti e desideri
    di molte risa e qualche
    disappunto
    i miei ospiti accorrono
    giungono come sogni
    con i loro rancori
    l’assenza di purezza
    io metto una scopa
    dietro la porta
    perché voglio stare solo
    col mio volto di te
    ma il volto di te
    guarda da un’altra parte
    con gli amorosi occhi
    che non m’amano più
    come viveri
    che cercano la fame
    guardano e guardano
    e spengono il mio giorno
    i muri se ne vanno
    resta la notte
    la nostalgia va via
    non resta nulla
    il mio volto di te
    ormai chiude gli occhi
    ed è una solitudine
    tanto desolata.


    Mario Benedetti
    Paso de los Toros, 14 9 1920 – Montevid
    eo, 17 5 2009
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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