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23-October-2012, 11:45
#1
Master Member
Forugh Farrokhzad - Mi fa pena il giardino
Mi fa pena il giardino
Nessuno pensa ai fiori
nessuno pensa ai pesci
nessuno vuole credere
che il giardino sta morendo,
che s’infiamma il cuore del giardino
sotto il sole
che piano piano si svuota
la memoria del giardino dei suoi verdi ricordi,
e i sensi del giardino
paiono ormai una cosa spoglia
consumata nel giardino solitario.
Solo è il cortile di casa nostra
Il cortile di casa nostra
adesso sbadiglia
in attesa che piova da una nuvola
sconosciuta,
vuota è la vasca del giardino di casa nostra.
Le minute stelle inesperte
crollano al suolo dalle cime degli alberi,
e a notte, dalle finestre della casa dei pesci,
risuonano colpi di tosse.
Solo è il cortile di casa nostra.
Papà dice che
è troppo tardi, è troppo tardi,
è troppo tardi per me
gravato del mio carico
ho fatto quel che potevo.
E nella sua stanza, da mattina a sera,
legge il Libro dei Re, o il Compendio delle Storie.
Papà dice a mia madre
Maledetti pesci e uccelli, cosa importa?
Quando morirò che differenza fa
che il giardino resti ancora lì
o sparisca,
mi basta la mia pensione.
Per tutta la vita mia madre
è stata tappeto di preghiera
srotolato sulle spaventose bocche
dell’inferno,
mia madre, sempre mia madre,
nel fondo di ogni cosa
cerca i passi del peccato,
e crede che il giardino sia macchiato
dalla miscredenza di una pianta.
Mia madre prega tutto il giorno,
mia madre peccatrice di sua natura
soffia benedizioni su ogni fiore
e soffia su tutti i pesci
e soffia
su se stessa.
Aspetta mia madre, l’avvento dell’Imam
Nascosto
e la grazia che calerà sulla terra.
Sepolcro, così chiama mio fratello
Il giardino.
Mio fratello ride degli steli avviluppati
E discordi delle erbe,
e conta le spoglie dei pesci
che sotto il pelo malsano dell’acqua
si disfano in grani corrotti.
Mio fratello si ammala di filosofia
e non vede altra cura per il giardino
che la sua distruzione.
Si ubriaca
e sfonda porte e pareti
a pugni stretti,
e cerca di dire quanto stanco e troppo
e triste e disperato,
e porta in strada e al mercato
il suo sconforto come la carta d’identità
l’agenda, e il fazzoletto, l’accendino, la sua penna.
Il suo sconforto
è così minuto che ogni notte
si perde tra la folla nelle taverne.
E mia sorella, che era amica dei fiori,
e che quando mia madre la picchiava
raccoglieva per quei fiori gentili e silenziosi
le parole più pure del suo cuore,
ogni tanto invitava con i dolci la famiglia dei pesci
a una festa verso il sole.
Oggi vive mia sorella all’altro capo della città
nella sua casa falsa
con falsi pesci rossi
raccolta nell’amore del suo marito falso
sotto i rami di falsi meli,
e canta false canzoni,
e mette al mondo figli veri
mia sorella
ogni volta che viene a trovarci
e sporca i lembi della sua gonna
con la miseria del giardino
si bagna nell’acqua di colonia,
mia sorella è gravida,
ogni volta che viene a trovarci.
Solo è il cortile di casa nostra
Solo è il cortile di casa nostra,
tutto il giorno dalla porta giunge il suono
di qualcosa che lenta si fa a pezzi
ed esplode,
i nostri vicini non seminano fiori nei loro giardini
granate e mitraglie essi piantano,
i nostri vicini ricoprono le vasche azzurre
dei loro orti
e senza volerlo
ricolmano di polvere da sparo le vasche loro
azzurre.
E i bambini della nostra via riempiono le loro borse
Con piccole bombe.
Turbato è il cortile di casa nostra.
Mi fa paura il tempo
che disperde il suo cuore.
Ho paura del vuoto inutile di tutte queste mani,
ho paura dell’immagine estranea di tutte queste facce.
Sono sola, io
come l’allievo che ama follemente
la sua lezione di geometria
e penso che si può condurre il giardino all’ospedale
e penso
e poi penso
e penso…
e s’infiamma il cuore del giardino
sotto il sole
e piano piano si svuota
la memoria del giardino
dei suoi verdi ricordi.
Forugh Ferrokhzad
Traduzione di Domenico Ingenito
* Questi versi appartengono a una raccolta postuma di sue poesie e pubblicate nel 1974. Una poesia , questa della Forugh Ferrokhzad , ancora terribilmente attuale.
Il video, realizzato da Anna Lisa Giardina e Hamed Momeni, è stato finalista al Talent Prize del 2011
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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18-January-2013, 20:53
#2
anche se questo video stravolge l'origine dell'ispirazione...
Shakespeare
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Master Member
Veleta - Federico García Lorca
Veleta (Libro de Poemas, 1921)
Heitor Villa-Lobos – Melodia Sentimental
Banderuola
Vento del sud,
bruno, ardente,
scendi sulla mia carne
e porti semi
di sguardi
brillanti col profumo
d’aranceti.
Fai arrossire la luna
e singhiozzare
i pioppi prigionieri, ma vieni
troppo tardi!
Ho già deposto la notte del mio racconto
nello scaffale.
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Vento del nord,
orso bianco del vento!
Scendi sulla mia carne
tremante d’aurore boreali
col tuo strascico di spettri capitani
e ridendo di Dante.
O pulitore di stelle!
Ma vieni
troppo tardi.
La casa dell’anima è coperta di muschio
e ho perso la chiave,
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Brezze, gnomi e venti
di nessun luogo.
Zanzare della rosa
di petali a piramide.
Alisei filtrati
fra gli alberi rudi,
flauti nella burrasca
lasciatemi!
Il mio ricordo
trascina pesanti catene
e l’uccello è prigioniero
quando disegna di trilli
la sera.
Le cose che se ne vanno non tornano piú,
tutti lo sanno,
e fra l’illustre moltitudine dei venti
è inutile lamentarsi.
Non è vero, pioppo, maestro di brezza?
È inutile lamentarsi.
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Fuente Vaqueros, Granada, luglio 1920
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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31-December-2013, 21:48
#4
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Ode al primo giorno dell'anno - Pablo Neruda
Oda al primer día del año, Tercer libro de odas, Terzo libro delle odi, 1957
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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01-February-2014, 22:20
#5
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Discorso all'Ufficio oggetti smarriti - Wislawa Szymborska
Discorso all’Ufficio oggetti smarriti
Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,
e anche molti dei per via dall’Est all’Ovest.
Mi si e’ spenta per sempre qualche stella, svanita.
Mi e’ sprofondata nel mare un’isola, e un’altra.
Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,
chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.
Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva
e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.
Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,
me ne uscivo di senno piu’ e piu’ volte.
Da tempo ho chiuso su tutto cio’ il mio terzo occhio,
ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.
Perduto, smarrito, ai quattro venti se n’e’ volato.
Mi stupisco io stessa del poco di me che e’ restato:
una persona singola per ora di genere umano,
che ha perso solo ieri l’ombrello sul treno.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Les Roses de Saadi di Marceline Desbordes-Valmore
Les Roses De Saadi
J'ai voulu ce matin te rapporter des roses ;
Mais j'en avais tant pris dans mes ceintures closes
Que les nœuds trop serrés n'ont pu les contenir.
Les nœuds ont éclaté. Les roses envolées
Dans le vent, à la mer s'en sont toutes allées.
Elles ont suivi l'eau pour ne plus revenir ;
La vague en a paru rouge et comme enflammée.
Ce soir, ma robe encore en est tout embaumée…
Respires-en sur moi l'odorant souvenir.
Marceline Desbordes-Valmore (1786-1859)
.................
Volevo portarti delle rose questa mattina
ma ne avevo raccolte così tante nel mio corsetto
che i nodi troppo stretti non hanno potuto contenerle.
I nodi sono esplosi. Le rose sono volate via
nel vento e al mare sono tutte arrivate..
Hanno seguito l’acqua per non tornare più;
l'onda è apparsa rossa, come in fiamme.
Stasera il mio vestito ancora ne è profumato.
Respirane su di me l'odoroso ricordo.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Una delle mie preferite: ANCHE ORA CHE LA LUNA , di Beppe Costa, letta da Arnoldo foà.
( Foto del Salento, parole splendide e tristi)
ANCHE ORA CHE LA LUNA…
Anche ora che la luna...
a che serve se quando tu c’eri
lei era già andata via
Anche ora che la luna c’è non ci sei tu
e mi domando se anche le stelle giocano con te
come te e ancora mi domando se nella terra
dove sei voluta andare c’è la stessa luna e lo stesso mare
Anche ora che la luna torna
tu forse se tornerai, tu ritornerai diversa
non sarai più con me che non ho luce
e non ho stelle in universi andati
avevo speso i miei pensieri tutti per te
E non ne trovo altri, cerco invano prima
che la luna torni mentre non ci sei
Non ci sei più e mi chiedo se la luna ha trucchi
e inganni se ha complici o tiranni d’amore
quella luna che non c’è
Ed io qui seduto davanti la soglia
e tu a guardare altro cielo altro mare
dove la luna che qui non c’è
lì c’è!
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Cesare Pavese - In the morning you always come back
Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre -
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro -
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
20 marzo 1950
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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22-September-2014, 09:53
#9
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Cristina Campo - "È rimasta laggiù, calda, la vita" di Cristina Campo
È rimasta laggiù, calda, la vita
È rimasta laggiù, calda, la vita,
l'aria colore dei miei occhi, il tempo
che bruciavano in fondo ad ogni vento
mani vive, cercandomi...
Rimasta è la carezza che non trovo
più se non tra due sonni, l'infinita
mia sapienza in frantumi. E tu, parola
che tramutavi il sangue in lacrime.
Nemmeno porto un viso
con me, già trapassato in altro viso
come spera nel vino e consumato
negli accesi silenzi...
Torno sola
tra due sonni laggiù, vedo l'ulivo
roseo sugli orci colmi d'acqua e luna
del lungo inverno. Torno a te che geli
nella mia lieve tunica di fuoco.
Cristina Campo
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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27-December-2014, 12:45
#10
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Mark Strand - Nevicata
Nevicata
Se guardi la neve che scende a coprire
la terra,
coprire se stessa e tutto ciò che tu
non sei, vedrai
che è la deriva gravitazionale della luce
sul rumore dell'aria che cancella l'aria
è il cadere dell'attimo nell'attimo,
la sepoltura
del sonno, il piumino dell'inverno, il
negativo della notte.
Mark Strand
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27-December-2014, 20:55
#11
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TI HO SEMPRE SOLTANTO VEDUTA
di Cesare Pavese
Ti ho sempre soltanto veduta,
senza parlarti mai,
nei tuoi istanti più belli.
Ma ho l'anima ormai tanto tesa,
schiantata dalla tua figura,
che non trovo più pace
al suo brivido atroce.
E non posso parlarti,
nemmeno avvicinarmi,
ché cadrebbero tutti i miei sogni.
Oh se tale è il tremore orribile
che ho nell'anima questa notte,
e non ti conoscerò mai,
che cosa diverrebbe il mio povero cuore
sotto l'urto del sangue,
alla sublimità di te?
Se ora mi par di morire,
che vertigine folle,
che palpiti moribondi,
che urli di voluttà e di languore
mi darebbe la tua realtà?
Ma io non posso parlarti,
e nemmeno avvicinarmi:
nei tuoi istanti più belli
ti ho sempre soltanto veduta,
sempre soltanto sognata.
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Maram al-Masri - Le donne come me
Le donne come me
non sanno parlare;
la parola rimane loro di traverso in gola
come una lisca
che preferiscono inghiottire.
Le donne come me
sanno soltanto piangere
a lacrime restie
che improvvisamente
rompono e sgorgano
come una vena tagliata.
Le donne come me
sopportano gli schiaffi,
senza osare renderli.
Tremano di rabbia
e la reprimono.
Come leoni in gabbia,
le donne come me
sognano
di libertà...
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Tomas Tranströmer - La Radura
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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"Ascolta, un viale avevo" di Silvia Bre
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Mario Benedetti - Volto di te
Ho una solitudine
così affollata
così piena di nostalgie
e di volti di te
di congedi passati
o baci benvenuti
alla prima occasione
e in ultimo termine
ho una solitudine
così affollata
che posso organizzarla
come fosse un corteo
per colori
misure
e promesse
per epoche
per tatto
e per sapore …..
senza esitare
mi abbraccio alle tue assenze
che vengono e mi assistono
col mio volto di te
sono pieno di ombre
di notti e desideri
di molte risa e qualche
disappunto
i miei ospiti accorrono
giungono come sogni
con i loro rancori
l’assenza di purezza
io metto una scopa
dietro la porta
perché voglio stare solo
col mio volto di te
ma il volto di te
guarda da un’altra parte
con gli amorosi occhi
che non m’amano più
come viveri
che cercano la fame
guardano e guardano
e spengono il mio giorno
i muri se ne vanno
resta la notte
la nostalgia va via
non resta nulla
il mio volto di te
ormai chiude gli occhi
ed è una solitudine
tanto desolata.
Mario Benedetti
Paso de los Toros, 14 9 1920 – Montevideo, 17 5 2009
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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