Ho letto le prime righe di 'La separazione del maschio' di Francesco Piccolo oggi da Feltrinelli e ho riso da sola (vergognandomi un po'). Non c'è bisogno di aggiungere che il libro l'ho portato subito alla cassa.

Ecco l'incipit:

"Qualche anno fa, a qualcuno è venuta l'idea di spruzzare della polvere di cacao nel cappuccino. Come se il cappuccino così com'era non bastasse più. L'idea si è diffusa rapidamente. Dopo poco tempo, quando abbiamo ordinato un cappuccino, il barista ha cominciato a chiederci: un po' di cacao?, con una specie di saliera obesa in mano, già in posizione, e bastava un cenno di assenso per veder ruotare l'angolazione di pochissimo e una spruzzata di cacao sarebbe piovuta sulla schiuma del nostro cappuccino. Io ho semrpe risposto: no, grazie. Mi piaceva il cappuccino così com'era (mi bastava, appunto). Ma è evidente che siamo stati in pochi a dire no, visto che questa storia della spruzzata di cacao è dilagata come un'epidemia vertiginosa. A tal punto che è diventata un automatismo. Se vai in un bar e chiedi il cappuccino, te lo fanno e ti spruzzano il cacao dentro. Senza più chiedertelo. Sei tu che devi dire che lo vuoi senza cacao. In poco tempo, l'evoluzione della polvere di cacao nel cappuccino è stata la seguente: prima non la mettevano; poi hanno cominciato a chiederti se potevano metterla; adesso devi essere tu a dire che non la vuoi. Sei costretto a stare in allerta fin dal primo momento, a non parlare più con nessuno fino a quando il cappuccino non sia stato servito senza cacao, come richiesto - altrimenti vale la legge del silenzio-assenso. Non puoi più fare colazione un po' assonnato, perchè ti ritrovi la polvere di cacao nel cappuccino."