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Discussione: Storie di numeri

          
  1. #1
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Storie di numeri

    Mi piacciono molto i libri sulla storia della matematica. A chi tenta di dissuadermi (cissà poi perché bisognerebbe dissuadere chiunque dal leggere alcunché...) dicendo che la matematica è arida e senza sentimento, ribatto dicendo che la scrittura è nata come strumento contabile e senza la pura poesia dei numeri non esisterebbe neppure la poesia delle parole. Che cosa c'è di più poetico di un numero come π e come eguagliare la bellezza dell'impossibile che non esiste ma finziona, come √-1 ?

    Ognuno ha le passioni che si merita, concordo...

    L'ultimo libro sulla storia dei numeri e della matematica che mi è capitato di sfogliare in libreria e che, naturalmente, due minuti dopo è entrato a far parte dei miei possedimenti è:

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    In realtà non è un grande libro. Devlin, per evitare di essere eccessivamente tecnico non approfondisce troppo gli aspetti matematici e per suo limite personale (è un matematico e mostra poca dimestichezza con il metodo dello storico) non approfondisce gli aspetti più umanistici. Non vorrei essere ingiusto nei suoi confronti, ma da come scrive sembrerebbe che non sia neppure stato in grado di leggere l'originale latino dei testi di cui parla (ribadisco, è solo una mia impressione).
    Si tratta di fatto della non biografia di Leonardo Pisano, detto il Fibonacci, interessante figura di commerciante e matematico vissuto tra XII e XIII secolo, che introdusse in europa la numerazione che oggi chiamiamo araba e con essa i principi essenziali dell'algebra. È una non biografia perché di Leonardo si sa pochissimo, come di molti suoi contemporanei anche geniali o importantissimi. Devlin avrebbe potuto cogliere l'occasione per approfondire l'ambito culturale e l'universo mentale dle XIII secolo... ma non va aldilà di un accenno. Peccato.

    Val comunque la pena leggere il libro, soprattutto se non si posseggono grandi conoscenze sul sistema di calcolo romano e medievale e sull'incredibile innovazione che è stata l'introduzione dell'algebra in occidente.
    Non so se è la lettura ideale sotto l'ombrellone, ma credo che costituisca una valida alternativa per chi vuole uscire per un attimo dalla propria consueta area di caccia delle letture estive.

  2. #2
    Administrator L'avatar di DarkCoffee
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    Sono d'accordo con te, la matematica ha un suo fascino. I numeri hanno un loro fascino ed anche un bel po' di mistero.
    Personalmente mi affascina anche sapere le persone dietro la teoria: chi erano, com'erano, come viveno e in che situazione storica erano. Forse perchè l'ho così maledetti all'inizio della mia carriera universitaria, che ora il mio senso di colpa mi porta a conoscerli meglio.


    Mi hanno parlato molto bene di questo libro:
    Gödel, Escher, Bach. Un'eterna ghirlanda brillante. Una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll

    Tu l'hai letto? Qualcuno l'ha letto? Cosa ne pensate?
    The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.

  3. #3
    Moderator L'avatar di Rupert
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    GEB, così viene generalmente contratto il titolo del libro, è un classico fondementale della saggistica di argomento matematico. Ispirato dalle curiose considerazioni di L. Carrol nei suoi libri che hanno per protagonista Alice, in particolare "Dietro lo specchio e quel che Alice vi trovò", parte in realtà dal principio di incompletezza di Gödel per muovere i passi verso considerazioni più filosofiche che non matematiche (sempre che sia sensato tracciare un confine) e in ogni caso di portata metafisica, nella contemplazione di quale sia la relazione tra realtà animata ed inanimata. Il libro ha vinto un Pulitzer e val sicuramente la fatica di una lettura, anche se non sempre segue un percorso lineare e non sempre è chiaro dove Douglas Hofstadter voglia andare a parare (parere naturalmente personalissimo e discutibile). Non è quindi un testo di storia della matematica strettamente inteso, ma ha esso stesso un discreto ruolo nella storia della comprensione popolare della matematica e certamente costituisce uno dei maggiori successi dell'editoria divulgativa di carattere scientifico mai pubblicati.

    Un consiglio per chi volesse affrontare questa lettura, certamente interessante... Da consumare con moderazione e a piccole dosi. Può causare vertigine e smarrimento occasionale... .
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  4. #4
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    Uno dei libri di argmento storico-matematico che ho letto con più piacere, ed anche con un certo "profitto" per la mia comprensione dello sviluppo del pensiero matematico è stato "L'ultimo deorema di Fermat", di Simon Singh.

    Il teorema di Fermat postula che non esistano soluzioni intere e positive diverse da "n=2" all'equazione:

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    che di fatto non è altro che la generalizzazione del caso particolare fornito dal teorema di pitagora.

    Fermat aveva scritto prima di morire che aveva trovato la dimostrazione al suo teorema, ma non ebbe il tempo di scriverla, o almeno di suggerire quale fosse il concetto guida per la dimostrazione. Di fatto i matematici delle seguenti generazioni si sono scervellati per trovare la risposta ad un questito che è soo in apparenza banale ed "evidente".

    È solo nel 1994 che Andrew Wiles ha potuto fornire la dimostrazione del teorema, sfoggiando però tutte le conoscenze di punta della matematica avanzata contemporanea. Resta il dubbio a sapere se Fermat avesse semplicemente trovato un modo alternativo e talmente banale che ci sfugge tutt'ora nella sua lapalissianità, oppure fosse un genio pazzesco che aveva anticipato i progressi di due secoli di ricerca matematica... oppure ancura che avesse miseramente preso un'incredibile cantonata.
    Tutto questo ed i principi matematici che stanno alla base di molti progressi del pensiero scientifico attuale (tranne l'ultimo passaggio che probabilmente risulta incomprensibile anche al divulgatore) è per npiegato, in modo non privo di frizzantezza da Singh nel suo bel libro. Certamente una lettura estiva distensiva, per gli amanti del genere, naturalmente.

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  5. #5
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    Tra i numeri ve ne sono alcuni che amano giocare alla primadonna. Tra questi figurano certamente i numeri primi, ma anche numeri più affascinanti per la loro natura inafferrabile, come √2, π, o ancora φ.

    √2 è il protagonista del libro di Benoit Rittaud, dal titolo: "La favolosa storia della radice quadrata di due"
    Bollati Boringhieri.

    Meno frizzante rispetto il testo di Singh, ha comunque qualche motivo di interesse e sebbene in modo meno lineare Rittaud ripercorre alcune tappe fondamentali della storia dei numeri e della matematica, nonché del pensiero astratto che ha generato e gli uni e l'altra.

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  6. #6
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    Oltre alla saggistica esiste anche una narrativa ispirata ai numeri e all'affascinante mondo della matematica.

    "PopCo" della scrittrice britannica Scarlett Thomas è un esempio piuttosto interessante.



    La solita wikipedia riporta con dovizia di particolari (anche troppi, gli spoiler sono parecchi, quindi chi intendesse leggere il libro eviti di leggere il riassunto) l'essenziale della trama.

    Comincerò col dire che il libro nel suo insieme non mi è piaciuto tantissimo. La trama è da una parte piuttosto scontata, seppur con qualche colpo di scena, e dall'altra un po' squilibrata nelle sue varie parti (opinione personalissima, naturalmente). Ho trovato francamente indigesto il moralismo no-global che emerge alla fine del racconto e la beatificazione no-global, contrapposta alla demonizzazione delle grandi multinazionali, è talmente ingenua da risultare involontariamente comica.
    La parte interessante del libro è quella in cui la Thomas descrive il percorso formativo della protagonista ed illustra la sorgente dell'amore che il personaggio principale prova per i numeri e la matematica. Si tratta di fatto di un libro nel libro, che però a me è risultato bizzarramente molto più gradevole da leggere che non l'impianto narrativo complessivo dell'opera.

    So che pare poco ortodosso, ma è un libro che consiglio di leggere solo per le parti che effettivamente risultano interessanti e per il resto può essere sfogliato diagonalmente. Ho infatti avuto la netta impressione che l'autrice abbia avuto qualche lampo di genuina ispirazione e che l'abbia poi cucito assieme gli scampoli interessanti inserendoli in una struttura scritta certo con "mestiere", ma con poca reale convinzione. Traspare invece una reale passione per tutto ciò che attiene alla crittologia, alla crittoanalisi e alla matematica in genere.

    Scrivendo il presente trafiletto mi sorge il dubbio che la passione per i numeri fosse in realtà la mia e che il libro, trattando in parte di numeri, l'abbia solo rinfocolata. Comunque sua... Quella parte mi è piaciuta. Il rsto meno.
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  7. #7
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    Non so se e quando il libro di Amir Alexander verrà mai tradotto in italiano, se però masticate l'inglese e nutrite qualche interesse per i numeri e, insospettabilmente, per la storia della politica, della filosofia, della democrazia, delle istituzioni, della religione... insomma per la vita vissuta dalle persone, questa è la vostra prossima lettura.
    Ho trovato molto edificante e anche di grande intrattenimento l'affresco che Alexander restituisce pennellata dopo pennellata, delle incredibili e ramificatissime implicazioni di quella che a prima vista potrebbe sembrare una discussione squisitamente specialistica sulla natura dei numeri. E progredento con la lettura si scopre che c'entra sempre tutto e che un monarca può combattere una teoria matematica perché mette in crisi la natura del proprio potere sovrano o che si può essere tepubblicani o monarchici se si ritiene valida una teoria piuttosto che un'alra... ma tutto può cambiare e le parti invertirsi se ci si trova a Londra piuttosto che a Parigi o a Roma e che per questoni di numeri si può essere vilipesi e perseguitati o ingiustamente lodati e vaforiti o giustamente apprezzati ma non capiti... Insomma la commedia umana al suo massimo splendore... numeralmente.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  8. #8
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    Quote Originariamente inviato da Rupert Visualizza il messaggio
    Uno dei libri di argmento storico-matematico che ho letto con più piacere, ed anche con un certo "profitto" per la mia comprensione dello sviluppo del pensiero matematico è stato "L'ultimo deorema di Fermat", di Simon Singh.

    Il teorema di Fermat postula che non esistano soluzioni intere e positive diverse da "n=2" all'equazione:

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    che di fatto non è altro che la generalizzazione del caso particolare fornito dal teorema di pitagora.

    Fermat aveva scritto prima di morire che aveva trovato la dimostrazione al suo teorema, ma non ebbe il tempo di scriverla, o almeno di suggerire quale fosse il concetto guida per la dimostrazione. Di fatto i matematici delle seguenti generazioni si sono scervellati per trovare la risposta ad un questito che è soo in apparenza banale ed "evidente".

    È solo nel 1994 che Andrew Wiles ha potuto fornire la dimostrazione del teorema, sfoggiando però tutte le conoscenze di punta della matematica avanzata contemporanea. Resta il dubbio a sapere se Fermat avesse semplicemente trovato un modo alternativo e talmente banale che ci sfugge tutt'ora nella sua lapalissianità, oppure fosse un genio pazzesco che aveva anticipato i progressi di due secoli di ricerca matematica... oppure ancura che avesse miseramente preso un'incredibile cantonata.
    Tutto questo ed i principi matematici che stanno alla base di molti progressi del pensiero scientifico attuale (tranne l'ultimo passaggio che probabilmente risulta incomprensibile anche al divulgatore) è per npiegato, in modo non privo di frizzantezza da Singh nel suo bel libro. Certamente una lettura estiva distensiva, per gli amanti del genere, naturalmente.

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    Ho visto sfogliando il Corriere della Sera che prossimamente questo libro e altri di argomento matematico saranno allegati a buon prezzo a un'edizione del quotidiano:

    http://sognandoleggendo.net/il-corri...me-un-romanzo/
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  9. Thanks Claire thanked for this post

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