Parallelamente al romanzo poliziesco “psicologico”, in Francia si sviluppò il genere corrispondente all'Hard boiled americano che prese il nome di Polar. Il precursore del nuovo romanzo giallo francese è certamente Leo Malet, giornalista, amico di Breton e del gruppo dei surrealisti (da cui fu espulso proprio per la sua passione per il poliziesco), autore di poesie e romanzi, che nel 1943 inizia la pubblicazione di una serie di romanzi gialli raccolti sotto il titolo collettivo di “Les Nouvaux mystères de Paris” trasparente citazione de “I misteri di Eugene Sue” capolavoro del romanzo d'appendice ottocentesco e chiaro riferimento programmatico per una rifondazione del genere. Il suo primo libro è “120, rue de la gare” dove compare Nestor Burma, detective bohemien, cinico e sfortunato, le cui avventure proseguono con “Un delitto di troppo” e un'altra trentina di romanzi ambientati nei vari arrondissement parigini. Malet è anche autore della Trilogia Nera, composta da “La vita è uno schifo” del 1948, “Il sole non è per noi” del 1949 e “Nodo alle budella” del 1969.
I gialli francesi dell'immediato dopoguerra devono molto alla nascita, nel 1945, di una collezione dedicata al Polar la “Série Noir” diretta da Marcel Duhamel che importando i romanzi classici del “nero” americano di autori come Dashiell Hammett, Raymond Chandler e James Hadley Chase, permise agli scrittori francesi di farsi le ossa traducendo spesso in modo più duro degli originali e usando il particolare gergo della malavita francese l'argot. Il programma che Duhamel propone ai suoi lettori non lascia dubbi: “Ci sono poliziotti più corrotti dei delinquenti che braccano. Il detective simpatico non sempre risolve il mistero. Spesso, non c'è neanche mistero. E a volte non c'è neanche il detective. E allora?... Allora ci sono azione, angoscia violenza sotto tutte le forme, pestaggi e massacri”.
La “Série Noir” fu un fertile vivaio di giallisti come Albert Simonin, autore di “Grisbì”, grande affresco della delinquenza parigina, subito trasferito sul grande schermo in un film che ha come protagonisti Jean Gabin, Jeanne Moreau e Lino Ventura. “Grisbì” fu interamente pensato e scritto in argot, tanto che l'autore fu costretto ad allegare un dizionario dell'argot. Nella “Série Noir” pubblicarono sotto pseudonimo anche altri mostri sacri della cultura francese come Raymond Queneau (Sally Mara) e il cantautore Boris Vian (Vernon Sullivan), traduttore di Chandler e autore del controverso romanzo giallo “Sputerò sulle vostre tombe”. Tra gli altri autori della “Série Noir” sono da ricordare Jean Amila e soprattutto André Hèlena, autore di diversi straordinari romanzi che rievocano la cupa e oppressiva occupazione nazista della Francia. Questa è la bibliografia di André Hèlena, di recente riscoperto e pubblicato da Fanucci e da Aìsara : "Il gusto del sangue", "I viaggiatori del venerdì", "Un uomo qualunque", "I clienti del Central Hotel", "Il buon Dio se ne frega", "La vittima", "Il ricettatore", "Gli sbirri hanno sempre ragione", "Divieto di soggiorno", "Vita dura per le canaglie”, "Il festival dei cadaveri" e "Il bacio della Vedova".
Il più prolifico e autentico rappresentante del romanzo “nero” francese è però Auguste Monfort, nato nel 1913 a Lesleven in Bretagna, conosciuto nel mondo della malavita e del romanzo poliziesco con il nome di battaglia di “Le Breton”. Orfano di guerra e assiduo frequentatore dei riformatori Le Breton conosce a fondo il mondo della delinquenza, da cui esce dopo aver scritto un romanzo autobiografico “Les hauts murs”, primo di una serie molto letta, che, scritto nel 1946 dovrà aspettare sette anni per essere pubblicato ma che alla fine fu un grande successo. Contemporaneamente ai primi libri autobiografici, Le Breton comincia a scrivere anche romanzi di malavita, direttamente in argot, su consiglio di un giornalista di Paris-Soir, Marcel Sauvage. Nasce così nel 1953 “Rififi”, storia di un clamoroso colpo in una gioielleria che finisce in un massacro perché una banda di balordi vuole impadronirsi del bottino. Tra i suoi numerosi Polar è da ricordare “Il clan dei siciliani” portato sullo schermo con Jean Gabin e Alain Delon.
Un altro portabandiera del Polar fu Jean-Patrick Manchette, autore di alcuni notevoli gialli tra il 1970 e il 1995, anno della sua morte. Caratteristica dei suoi lavori - tra cui spiccano “Nada” (1972), “Un mucchio di cadaveri” (1973) e “Piovono morti” (1976) - è la realistica visione della violenza della società moderna che rende nei suoi libri con particolare vividezza.
Un autore che invece si posiziona a metà strada tra Polar e romanzo psicologico è Pierre Magnan che ambienta i suoi romanzi nella provincia francese, sempre ricca di segreti inconfessabili e di intrighi sanguinosi. Tra i suoi romanzi più efficaci si segnalano “Il sangue degli Atridi”, “La polvere della morte”, “Morirai per ultima”, conosciuto anche col titolo “L'incerata nera” e “Messaggi di morte”.
Tra tanti scrittori molto attenti all'aspetto realistico delle trame, si differenzia Sanantonio, pseudonimo di Frédéric Dard che ha costruito un universo umano e filosofico molto intrigante. Protagonista dei suoi gialli è proprio Sanantonio, commisario scanzonato e virile, plasmato sugli archetipi dei più fortunati investigatori americani e talvolta impligliato in vicende surreali ma molti divertenti. Mattatore di più di cento romanzi molto odiati oppure molto amati ("Lei è uno scrittore della mano sinistra: ha creato un nuovo linguaggio, in rilievo”, gli scrisse Jean Cocteau), Sanantonio è riuscito a creare un modo nuovo di scrivere, molto sarcastico, ricco di giochi di parole, di calembour, neologismi, citazioni nascoste che se lo ha reso estremamente popolare in Francia, è molto ostico da tradurre riducendo di molto la sua fortuna all'estero, tranne che in Italia dove è stato tradotto al meglio da alcuni ottimi specialisti. Nato nel 1950 con “Lasciate perdere la ragazza” Sanantonio ha avuto l'onore di una collana italiana edita da Mondadori, completamemente dedicata, “Le inchieste del commissario Sanantonio”.
Più vicini a noi ed estremamente attivi politicamente, Serge Quadruppani e Didier Daeninckx rappresentano la “nouvelle vague” del giallo francese. Quadruppani, traduttore dei più noti scrittori italiani come Andrea Camilleri, Valerio Evangelisti, Marcello Fois e Wu Ming esordisce con il giallo “L'assassina di Belleville” seguito da “La breve estate dei colchici" e da “La notte di Babbo Natale”, romanzi tesi sino allo spasimo e ricchi di impegno sociale. Come Quadruppani, anche il suo amico Daeninickx rappresenta tutti gli orrori della società contemporanea e li porta davanti agli occhi di tutti scavando negli inconfessabili politici come nel romanzo “A futura memoria” che ha vinto nel 1984 il prestigioso Grand prix de litérature policière.
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