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Dicembre 1944. L'armata rossa sta per completare l'accerchiamento di Budapest. L'antivigilia di Natale una ragazza di venticinque anni, Erzsébet, che giŕ da mesi vive braccata, sotto falsa identitŕ, riesce a trovare un nascondiglio per il padre: il vecchio, un celebre scienziato a cui gli squadroni fascisti delle croci frecciate danno la caccia, verrŕ murato, insieme ad altre cinque persone, in una cantina grande quanto una dispensa. Erzsébet, invece, scenderŕ nello scantinato del palazzo dove vive, insieme a tutti gli abitanti di quello e di altri palazzi dei dintorni. Ci rimarranno per quattro settimane, quanto durerŕ il terribile assedio, mentre sopra le loro teste infuriano i combattimenti. In quel mondo sotterraneo maleodorante e caotico, in una "promiscuitŕ da porcile", mentre fra la gente ammassata sui materassi si scatenano tensioni sempre piů acute, Erzsébet aspetta "qualcosa". Qualcosa che si riassume in una parola: liberazione. Tra poco i russi saranno qui, pensa, e tutto cambierŕ. Finalmente, nella notte fra il 18 e il 19 gennaio, vedrŕ la sagoma del primo russo stagliarsi sotto la porta: ma quell'incontro sarŕ ben diverso da come se l'era immaginato. Scritto in meno di tre mesi nell'estate del 1945 e rimasto inedito fino al 2001, il romanzo č una testimonianza bruciante dell'orrore che un'intera cittŕ ha vissuto nei mesi dell'assedio dei sovietici, dei bombardamenti degli Alleati, sottoposta ai rabbiosi rastrellamenti degli sconfitti.