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Discussione: Sándor Márai - Liberazione

          

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  1. #1
    Master Member L'avatar di maureen
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    Sándor Márai - Liberazione

    Nome:   marai.jpg
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    Dicembre 1944. L'armata rossa sta per completare l'accerchiamento di Budapest. L'antivigilia di Natale una ragazza di venticinque anni, Erzsébet, che giŕ da mesi vive braccata, sotto falsa identitŕ, riesce a trovare un nascondiglio per il padre: il vecchio, un celebre scienziato a cui gli squadroni fascisti delle croci frecciate danno la caccia, verrŕ murato, insieme ad altre cinque persone, in una cantina grande quanto una dispensa. Erzsébet, invece, scenderŕ nello scantinato del palazzo dove vive, insieme a tutti gli abitanti di quello e di altri palazzi dei dintorni. Ci rimarranno per quattro settimane, quanto durerŕ il terribile assedio, mentre sopra le loro teste infuriano i combattimenti. In quel mondo sotterraneo maleodorante e caotico, in una "promiscuitŕ da porcile", mentre fra la gente ammassata sui materassi si scatenano tensioni sempre piů acute, Erzsébet aspetta "qualcosa". Qualcosa che si riassume in una parola: liberazione. Tra poco i russi saranno qui, pensa, e tutto cambierŕ. Finalmente, nella notte fra il 18 e il 19 gennaio, vedrŕ la sagoma del primo russo stagliarsi sotto la porta: ma quell'incontro sarŕ ben diverso da come se l'era immaginato. Scritto in meno di tre mesi nell'estate del 1945 e rimasto inedito fino al 2001, il romanzo č una testimonianza bruciante dell'orrore che un'intera cittŕ ha vissuto nei mesi dell'assedio dei sovietici, dei bombardamenti degli Alleati, sottoposta ai rabbiosi rastrellamenti degli sconfitti.

  2. #2
    Master Member L'avatar di daniela
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    Sembra molto interessante, un altro da aggiungere alla lista...
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #3
    Master Member L'avatar di daniela
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    Ho finito di leggere Liberazione, il mio primo Sándor Márai.
    Libro molto interessante, profondo e godibile.
    Mi ha meravigliato lo stile di Sándor Márai, molto ripetitivo ed estremamente lento, forse per meglio trasmettere l'attesa e la lentezza di quegli interminabili momenti, nascosti in uno scantinato in una cittŕ sotto assedio. Si respira l'angoscia e la speranza che il nuovo, cioč i Russi, possa essere meglio del vecchio, dei nazisti, una speranza che il primo, duro contatto della protagonista Erszebet con gli invasori rivelerŕ vana e trasformerŕ le sue riflessioni nell'attesa della liberazione, prima speranzose e poi amare.
    Scritto di getto nel '45, e letto con gli occhi di oggi, direi che il libro č profetico e molto realista.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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