Dalla quarta di copertina:
"Un vagabondaggio, un'allucinazione, uno scongiuro.
Un requiem che è un congedo dai fantasmi di una donna, di un padre,
di un amico, di un poeta, di una casa , di una città.

In uno stato a metà tra la coscienza e l'incoscienza, l'esperienza del reale e la percezione del sogno, un uomo si trova a mezzogiorno, senza sapersi spiegare come, nella Lisbona deserta e torrida dell'ultima domenica di luglio. Sa di avere delle azioni da compiere, soprattutto l'incontro con un personaggio illustre e scomparso, ma non ha idea di come compierle. Si affida così al flusso del caso e seguendo le libere associazioni dell'inconscio si trova a seguire un percorso che lo porta a ricordare (a vivere il ricordo nell'attualità di quella giornata) alcune tappe fondamentali della sua vita, spingendolo a cercare di sciogliere i nodi irrisolti all'origine del suo stato allucinatorio. Il romanzo è stato scritto in portoghese."

Commento:
Immergersi nella lettura di Requiem significa per il lettore che ama Tabucchi assaporare alcuni temi fondamentali che permeano la sua opera. E’ un procedere tra realtà e sogno in un percorso interiore in cui i personaggi del presente e del passato danno libero sfogo all’irrazionalità dell’anima e alla razionalità dell’inconscio.
C’era bisogno dell’amato Portogallo per riuscire a sviscerarsi definitivamente. L’omaggio di Tabucchi al paese adottivo è la continuazione del suo viaggio interiore , già introdotto con Notturno indiano e approfondito in un percorso, secondo me, solo apparentemente casuale, ma in realtà finalizzato ad affrontare situazioni e personaggi del proprio vissuto ricorrenti nella sua vita e nelle sue storie.
Il requiem personale di Tabucchi è quindi un divenire, quasi un passaggio obbligato verso il futuro, in cui si riconosce il bisogno non solo di chiudere semplicemente con i nodi del passato, ma di renderli sogni (non incubi o angosce) con l’aiuto di una realtà tutta personale, immersa nella bellezza e nell’essenza del Portogallo, di cui si sente parte integrante.

Alla fine tutto ciò avviene, consapevolmente, nello stile dell’Autore, della sua anima latina che ha imparato a dialogare con il suo inconscio.