Javier Marìas (Madrid 1951) tradotto in tutto il mondo, è anche traduttore di importanti autori anglosassoni, saggista, giornalista storico di El Paìs.
Gli innamoramenti (2011)
"Maria Dolz è una donna di circa trent'anni che lavora per una casa editrice. La mattina, prima di entrare in ufficio, è solita recarsi in un bar, sempre il solito, dove vede sempre la stessa coppia, un uomo e una donna, due innamorati che ama osservare. Le piace, in particolare, la felicità che sembra sprigionarsi dai due, una gioia contagiosa che consente a Maria di sopravvivere alla noia delle abitudini. Un giorno però qualcosa cambia, la monotonia si spezza. I due non si presentano al bar."
Grazie all'input di Patrizia provo ad avvicinarmi a questo autore, Javier Marìas, che non conosco e che mi dicono essere un grande.
Dai commenti che ho letto in rete, vedo che Marìas è paragonato a Italo Svevo, un Italo Svevo madrileno, per l'introspezione psicologica.
Il primo impatto mi ha decisamente spiazzato e mi sono arenata: non mi aspettavo questo stile di scrittura, fatto di frasi lunghe e riflessioni al limite del maniacale, e l'andirivieni ossessivo del pensiero.
Il libro esplora la psiche umana, si sofferma (e quanto si sofferma! ) sugli stati d'animo dei personaggi, inizia come una storia di sentimenti e da lì si sviluppa, diventando un noir intrigante che si sviluppa tra le vie di Madrid.
Ora lo riprenderò, grazie al supporto psicologico di poterne condividere la lettura.
"In genere si pensa all'innamoramento come qualcosa di positivo e chi non l'ha provato gli manca - spiega Marìas - è considerato qualcosa che rende più nobili, migliori, e questo può darsi, ma può essere esattamente il contrario: alcuni innamoramenti diventano per esempio meschini, addirittura violenti e troppo spesso l'amore è valutato come un alibi, una scusante. Vi è una lunga tradizione nella letteratura di tante cose brutte fatte anche per amore, e questo nel romanzo c'è".
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