Le frequenti geremiadi con cui periodicamente ci intratteniamo e ci angustiamo vicendevolmente a proposito della scarsa attrattività globale del nostro amatissimo forum forse mancano il loro obiettivo: ci fustighiamo perché pochi lettori decidono di visitarci, leggerci ed offrirci i loro interventi, ma forse, e dico solo forse, il vero problema è altrove. Un articolo diventato famoso e compaso su "La Repubblica" definisce "generazione 20 parole" la nostra gioventù (a scanso d'equivoci sottolineo che le frontiere nazionali in questo fenomento non rivestono alcuna importanza significativa) dispone di un bagaglio lessicale che definire indigente è ancora un complimento. Pare che il quindicenne standard disponga di una repertorio lessicale di 800 vocaboli. Se si considera che i promissimi testi, quelli semplificati con un vocabolario espressamente limitato che si propongono ai ragazzini che imparano una nuova lingua poggiano su un "capitale" di 800-1200 parole, si intuisce quanto sia indigente la competenza linguistica dei quindicenni.
mi capita spesso che i miei allievi si lagnino perché "parlo difficile". La cosa sorprendente è che nessuno sforzo da parte mia sembra riuscire ad incrementare la ricchezza del vocabolario degli allievi, che invece si arroccano su una stantia lagnanza volta a ridurre il mio lessico a 800 parole piuttosto che essere indotti loro a imparare l'ottocentoeunesima. Chiedo loro spesso quale sia la loro lingua madre, poiché l'italiano pare chiaramente essere la loro lingua seconda o terza. Vi lascio immaginare le risposte...

L'articolo citato addita le nuove tecnologie come colpevoli della disintegrazione lessicale in corso. Non ci credo, anzi sono fermamente convinto che non sia vero. lo sproloquio che sto scrivendo ne è la prova provata. Credo piuttosto che la responsabilità stia nella famiglia. La famiglia non è più in grado di impartire le norme essenziali della socializzazione, della convivenza civile, dell'educazione e -perché dovrebbe essere diversamente- delle competenze linguistiche e lessicali.

In moltissime famiglie non c'è più il momento del pasto condiviso. Non si impara più ad utilizzare la forchetta. non si impara più ad apprezzare il gusto di un manicaretto che non sia precucinato e preconfezionato e non si discute più. Sul piano linguistico la perdita netta va ben oltre l'acquisizione mancata del lessico fondamentale. Vanno perse anche le competenze del dialogo, dell'argomentazione, della logica intriseca al discorso.

Ecco gli articoli di riferimento:

http://www.repubblica.it/scuola/2010...arole-1913023/

http://insuafavella.blogspot.ch/2013...cabolario.html