La proposta di impartire esclusivamente in lingua inglese l'insegnamento nel biennio di specializzazione in alcune facoltà scientifiche italiane ha suscitato grande interesse e preoccupazione ancora maggiore presso i letterati dell'Accademia della crusca. I colti accademici si chiedono se l'insegnamento in una lingua altra dall'italiano no leda le competenze linguistiche degli studenti.
Ecco un'intervista alla professoressa Maraschio, presidente dell'Accademia della crusca.
http://www.edizionidicrusca.it/downl...DF/308_209.pdf
Mi permetto di delineare il mio punto di vista.
Ho frequentato una facoltà umanistica in lingue diverse dalla mia. I corsi che ho seguito erano impartiti in francese o tedesco ed ho ottenuto una laurea bilingue. Il mio italiano ne è risultato diminuito? Alterato? Acciaccato?
Onestamente non lo so. So che le competenze linguistiche di molti italofoni di formazione accademica sono paragonabili alle mie. Quello di cui invece sono certissimo è che le mie competenze in tedesco e francese ne hanno tratto grande giovamento.
Sono dunque un grande sostenitore dell'insegnamento plurilingue e non solo all'Università. Mi chiedo invece: Non c'è forse un'inspiegabile resistenza all'apprendimento e all'uso di lingue seconde in Italia? L'unità nazionale è così strettamente avviticchiata all'unità e all'unicità linguistica da rendere difficile un'apertura?
Che poi questa lingua seconda debba per forza essere l'inglese è altra questione...
Segnalibri