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Discussione: Raymond Carver

          
  1. #1
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    Raymond Carver

    ATTESA

    Esci dalla statale a sinistra e
    scendi giù dal colle. Arrivato
    in fondo, gira ancora a sinistra.
    Continua sempre a sinistra. La strada
    arriva a un bivio. Ancora a sinistra.
    C'è un torrente, sulla sinistra.
    Prosegui. Poco prima
    della fine della strada incroci
    un'altra strada. Prendi quella
    e nessun'altra. Altrimenti
    ti rovinerai la vita
    per sempre. C'è una casa di tronchi
    con il tetto di tavole, a sinistra.
    Non è quella che cerchi. E' quella
    appresso, subito dopo
    una salita. La casa
    dove gli alberi sono carichi
    di frutta. Dove flox, forsizia e calendula
    crescono rigogliose. E' quella
    la casa dove, in piedi sulla soglia,
    c'è una donna
    con il sole nei capelli. Quella
    che è rimasta in attesa
    fino ad ora.
    La donna che ti ama.
    L'unica che può dirti:
    "Come mai ci hai messo tanto?"

    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  3. #2
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    Felicità

    Talmente presto che fuori è ancora quasi buio.

    Sto alla finestra con il caffè
    E le solite cose della mattina presto
    Che passano per pensieri.
    A un tratto vedo il ragazzo e il suo amico
    Venire su per la strada
    Per consegnare il giornale.
    Portano il berretto e il maglione
    E uno la borsa a tracolla.
    Sono così felici
    Che non dicono niente, questi ragazzi.
    Mi sa che se potessero, si prenderebbero sottobraccio.
    Il mattino è appena sorto
    E stanno facendo questa cosa insieme.
    Avanzano lentamente.
    Il mattino si fa più luminoso,
    anche se la luna pende ancora pallida sul mare.
    Una tale bellezza che per un attimo
    La morte e l’ambizione, perfino l’amore
    Non riescono a intaccarla.
    Felicità. Arriva
    Inaspettata. E va al di là, davvero,
    di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento.

    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  5. #3
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    LA POESIA CHE NON HO SCRITTO

    Ecco la poesia che volevo scrivere
    prima, ma non l’ho scritta
    perché ti ho sentita muoverti.
    Stavo ripensando
    a quella prima mattina a Zurigo.
    Quando ci siamo svegliati prima dell’alba.
    Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
    usciti sul balcone che dominava
    il fiume e la città vecchia.
    E siamo rimasti lì senza parlare.
    Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
    Così felici ed emozionati. Come se
    fossimo stati messi lì
    proprio in quel momento.

    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  7. #4
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    Paura

    Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa.

    Paura di addormentarsi la notte.
    Paura di non addormentarsi.
    Paura del ritorno del passato.
    Paura del presente che fugge.
    Paura del telefono che squilla nel cuore della notte.
    Paura delle tempeste elettriche.
    Paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
    Paura dei cani che mi hanno detto che non mordono.
    Paura dell’ansia!
    Paura di dover identificare il cadavere di un amico.
    Paura di finire i soldi.
    Paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai.
    Paura dei risultati dei test psicologici.
    Paura di essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri.
    Paura della calligrafia dei miei figli sulle buste.
    Paura che muoiano prima di me e che mi sentirò in colpa.
    Paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch’io.
    Paura della confusione.
    Paura che questo giorno finisca su una brutta nota.
    Paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata.
    Paura di non amare o di non amare abbastanza.
    Paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo.
    Paura della morte.
    Paura di vivere troppo.
    Paura della morte.
    L’ho già detta.


    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  9. #5
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    ULTIMO FRAMMENTO

    E hai ottenuto quello che
    volevi da questa vita, nonostante tutto?
    Sì.
    E cos’è che volevi?
    Potermi dire amato, sentirmi
    amato sulla terra.

    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  11. #6
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    Il dono

    Mi dici che non hai dormito bene. Ti confesso
    che nemmeno io. Hai passato una nottataccia. “Anch’io”.
    Siamo straordinariamente calmi e teneri l’un con l’altro
    come se avvertissimo il nostro traballante stato mentale.
    Come se ognuno sapesse cosa prova l’altro. Anche se,
    naturalmente, non lo sappiamo. Non lo si sa mai. Non importa.
    È la tenerezza che mi preme. È questo il dono
    che mi commuove e mi prende tutto questa mattina.
    Come tutte le mattine.


    Raymond Carver
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  13. #7
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    COMPAGNIA

    Stamattina mi sono svegliato con la pioggia
    che batteva sui vetri. E ho capito
    che da molto tempo ormai,
    posto davanti a un bivio,
    ho scelto la via peggiore. Oppure,
    semplicemente, la più facile.
    Rispetto a quella virtuosa. O alla più ardua.
    Questi pensieri mi vengono
    quando sono giorni che sto da solo.
    Come adesso. Ore passate
    in compagnia del fesso che non sono altro.
    Ore e ore
    che somigliano tanto a una stanza angusta.
    Con appena una striscia di moquette su cui camminare.

    Raymond Carver

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  15. #8
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    Mia moglie

    Mia moglie è scomparsa insieme ai suoi vestiti.
    Si è lasciata dietro due paia di calze di nylon e
    una spazzola per capelli dimenticata dietro il letto.
    Vorrei richiamare la vostra attenzione
    su queste calze formose e sul robusto
    capello scuro impigliato tra le setole della spazzola.
    Lascio cadere le calze nel sacco della spazzatura; la spazzola
    me la tengo e la userò io. È solo il letto
    a sembrare strano e impossibile da spiegare.

    Raymond Carver
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  17. #9
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    Abbi cura

    Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose
    reggendole vicino al fiore per non
    pungersi le dita. Con l'altra mano taglia,
    si ferma epoi taglia ancora, più sola al mondo
    di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà
    lo sguardo, non subito. E' sola
    con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non
    a dire. So bene come si chiamano quei cespugli
    regalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura...
    è quest'ultima la rosa che all'improvviso mi porge, dopo
    essere entrata in casa tra uno sguardo e l'altro. Ci affondo
    il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s'attacchi addosso - profumo
    di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina,
    i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro
    quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo
    affannato dietro l'altro, riesce ancora a raggiungerla.

    RAYMOND CARVER

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  19. #10
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    La finestra

    Stanotte è arrivato un temporale e ha fatto saltare
    l'elettricità. Quando ho guardato fuori
    dalla finestra, gli alberi erano traslucidi....
    Curvi e ricoperti di brina. Una calma enorme
    s'estendeva sull'intera campagna.
    Pur sapendo che non era vero, in quel momento
    avevo la sensazione di non aver mai fatto, in vita
    mia, una falsa promessa né d'aver mai commesso
    neanche un atto impuro. I miei pensieri
    erano pieni di virtù. Più tardi, nella mattinata,
    naturalmente, hanno riattaccato l'elettricità.
    Il sole è uscito da dietro le nuvole
    e ha sciolto la brinata.
    E tutto è tornato come prima.

    Raymond Carver
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  21. #11
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    Il graffio

    Mi sono svegliato con una macchia
    di sangue sopra l'occhio. Un graffio
    in piena fronte.
    Ma dormo da solo in questi giorni.
    Perché al mondo accade che un uomo
    alzi contro di sé la propria mano, anche nel sonno?
    A questa e ad altre domande del genere
    sto cercando la risposta questa mattina.
    Mentre studio il mio viso alla finestra.

    Raymond Carver
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  23. #12
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    Colibrì

    Fai conto che io dica estate,
    scriva la parola “colibrì”,
    la metta in una busta,
    la porti giù per la discesa
    fino alla buca. Quando tu aprirai
    la lettera, ti verranno in mente
    quei giorni e quanto,
    ma proprio tanto, ti amo.


    Raymond Carver
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  25. #13
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    Le dita del piede

    Questo piede non mi dà altro
    che guai. Il tallone,
    l'arco, la caviglia… v'assicuro
    che mi fa male quando cammino. Ma
    sono soprattutto queste dita
    che mi preoccupano. Queste
    "articolazioni terminali" come sono
    altrimenti note. Com'è vero!
    Per loro non c'è più il piacere
    di tuffarsi a capofitto
    in un bagno caldo o
    in un calzino di cashmere. Calzini di cashmere
    o niente calzini, pantofole, scarpe o cerotti
    Ace, ormai è tutto uguale
    per queste stupide dita.
    Hanno perfino un aspetto assente
    e depresso, come se
    qualcuno le avesse imbottite
    di torazina. Se ne stanno lì rannicchiate,
    mute e attonite… oggetti
    scialbi e senza vita. Ma che diavolo succede?
    Che razza di dita sono queste
    che non gliene frega più niente di niente?
    Ma sono ancora le mie
    dita? Si sono forse scordate
    i vecchi tempi, che cosa voleva dire
    esser vive allora? Sempre in prima
    fila, sempre le prime a scendere sulla pista da ballo
    appena attaccava la musica.
    Le prime a saltellare.
    E adesso, guardatele. Anzi, no.
    Non vorrete certo guardarle,
    'ste lumache. È solo a prezzo di dolore
    e con difficoltà che riescono a rievocare
    i tempi d'una volta, i tempi d'oro.
    Forse, quel che vogliono in realtà
    è tagliare tutti i collegamenti
    con la vita di una volta, ricominciare,
    darsi alla clandestinità, vivere da sole
    in una casa di riposo principesca
    da qualche parte della valle di Yakima.
    Eppure c'era un tempo
    che si tendevano
    per il desiderio,
    che veramente bastava la minima provocazione
    per farle inarcare
    di piacere.
    Sfiorare con la mano
    una gonna di seta, per esempio.
    Una bella voce, un tocco
    sulla nuca, addirittura
    uno sguardo di sfuggita. Qualsiasi cosa!
    Il rumore di occhielli
    sganciati, di corsetti
    sbottonati, di vestiti lasciati cadere
    sul parquet freddo.

    Raymond Carver
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  26. #14
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    Orientarsi con le stelle

    Fiume Nanches. Appena sotto le cascate.
    A venti miglia da qualsiasi città. Una giornata
    di densa luce solare
    greve degli odori dell’amore.
    Quanto tempo abbiamo?
    Già il tuo corpo, asprezza da Picasso, si asciuga all’aria dell’altipiano.
    Ti strofino la schiena e i fianchi
    con la mia maglietta.
    Il tempo è un puma.
    Ridiamo per un nonnulla
    e quando ti sfioro i seni
    perfino gli scoiattoli restano
    abbacinati.


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  27. #15
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    FOTOGRAFIA DI MIO PADRE A VENTIDUE ANNI

    Ottobre. Qui in questa fetida, estranea cucina
    studio la faccia di mio padre imbarazzata da giovane.
    Un sorrisetto timido, in una mano tiene una sfilza
    di persici gialli e spinosi, nell’altra
    una bottiglia di birra Carlasbad.
    In jeans e camicia di tela, sta appoggiato
    contro il paraurti anterior di una Ford del 1934.
    Gli piacerebbe avere un’aria spavalda e cordiale per i posteri,
    portare il suo vecchio cappello inclinato su un orecchio.
    Per tutta la vita mio padre ha voluto essere un duro.
    Ma gli occhi lo tradiscono, e le mani
    che mostrano senza convinzione quella sfilza di persici morti
    e la bottiglia di birra. Padre, ti voglio bene,
    ma come posso dirti grazie, io che pure non reggo l’alcol,
    e che non conosco nemmeno i posti buoni per pescare?

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