di Philip Roth


Ho fatto un po' fatica ad arrivare alla fine, era da anni che volevo leggerlo, ma è piuttosto pesante. A metà, mi sono presa una pausa e ho letto altri libri, prima di riprenderlo.

E' il sogno americano che va in frantumi.
Seymour Levov, detto Lo Svedese, vive una vita apparentemente perfetta: grande atleta, affermato imprenditore, impeccabile marito della bellissima Miss New Jersey e padre felice di Merry, ebreo dalla famiglia perfetta che incarna il sogno americano realizzato.
E poi tutto si frantuma e si sgretola, tutto crolla improvvisamente.

Risulta piuttosto pesantuccio, sia per la tristezza del crollo, sia perchè la scrittura utilizza un linguaggio parlato, insiste molto su dettagli ripetuti fino alla nausea, il protagonista riflette non solo con analisi minuziose, ma si fa "seghe mentali" infinite.

A parte questa "pesantezza", sono contenta di averlo letto, trasmette molto bene il sogno dell'americano conformista e realizzato, l'illusione della raggiunta stabilità, e poi il crollo.
Lo Svedese si era conformato automaticamente a regole che si presentavano naturali, necessarie, giuste, le uniche possibili. Aveva rispettato quell'imperativo sociale che lo obbligava ad essere un buon marito, un buon padre, un ottimo uomo d'affari. Ma poi tutto gli crolla addosso, non si salva nulla di ciò che aveva realizzato. E lui rimane stupito e si chiede dove ha sbagliato.

E' molto ben descritto il rapporto tra genitori e figli, il susseguirsi delle generazioni, l'abisso tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo, la solitudine in questa provincia americana e il fatto che le nostre certezze possono essere smantellate in un soffio.

Consigliato, ma ci vuole un po' di pazienza per coglierne la grandezza.