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Discussione: La poesia della quotidianità

          

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  1. #1
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    Insomma, quotidiana... più o meno



    At Lunchtime


    Quando il bus frenò all'improvviso
    per evitare di metter sotto
    una madre e il suo bambino per strada,
    la signorina col cappello verde seduta lì davanti,
    fu scaraventata su di me
    e per non perdere l'occasione
    cominciai a farle il filo


    All'inizio resistette,
    disse che era mattina presto,
    e che aveva mangiato da poco,
    e che comunque mi trovava repellente.
    Ma quando le spiegai
    che vivendo in un'età nucleare
    il mondo sarebbe finito all'ora di pranzo,
    si tolse il cappello verde,
    mise il biglietto del bus in tasca,
    e accettò le avances.


    I passeggeri,
    e ce n'erano parecchi,
    erano allibitiesorpresi,
    e divertitieinfastiditi.
    Ma quando circolò la voce
    che il mondo stava per finire all'ora di pranzo,
    misero l'orgoglio in tasca
    insieme ai biglietti del bus
    e cominciarono a pomiciare.
    E perfino il controllore,
    sentendosi escluso,
    salì in cabina,
    e cominciò una specie di movimento con l'autista.


    Quella notte,
    sull'autobus al ritorno,
    eravamo tutti un po' imbarazzati.
    soprattutto io e la signorina col cappello verde.
    E tutti cominciammo a dire
    in modi diversi
    di come eravamo stati sciocchi e affrettati.
    Ma allora, da pezzodifurbo quale son sempre stato,
    mi alzai e dissi che era un peccato
    che il mondo non finisse quasi a ogni ora di pranzo,
    e che potevano sempre far finta che accadesse.
    E poi successe...


    Veloci comeun fulmine
    tutti cambiammo partner,
    e subito il bus divenne un fremito
    di bianchi corpi dismessi (sotto naftalina) che facevano cosacce.


    E il giorno dopo
    e ogni giorno
    su tutti i bus
    in ogni strada
    in ogni città
    in ogni paese


    la gente finse
    che il mondo stesse per finire all'ora di pranzo.
    Ancora non è successo.
    Anche se in qualche modo sì.


    Roger McGough
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  2. #2
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    Stai vicino alla finestra mentre le luci ammiccano
    lungo la strada.




    Da qualche parte un tram, che porta
    a casa commesse e impiegati, passa sferragliando in questa


    sera del Sabbath.




    Un gatto nel cortile piange
    perché trova il bidone dell’immondizia chiuso;




    gli strilloni iniziano il loro giro che trasforma omicidi in penny.
    Siamo chiusi in casa, per un po’ al sicuro, salvi


    fino a domani.




    Ti sfili il vestito, ti arrotoli le calze, attenta a non smagliarle.
    Nuda ora,
    soffice luce su soffice carne,




    ti fermi un attimo; ti volti di fronte a me –
    sorridi come sanno fare solo le donne


    che hanno giaciuto a lungo con il loro amante


    uscendone più vergini.


    La nostra cena è semplice, ma noi siamo meravigliosi.


    Kenneth Patchen
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  4. #3
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    I ricordi mi vedono

    Una mattina di giugno in cui era troppo presto
    per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
    devo uscire nel verde che è colmo
    di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
    Non si vedono, si fondono completamente
    al paesaggio, perfetti camaleonti.
    Sono così vicini che li sento respirare
    benché il canto degli uccelli dia stupore.

    Tomas Tranströmer
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  6. #4
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    Gli amanti


    E chi li vede che se ne vanno per la città
    se tutti sono ciechi?
    Loro si prendono per mano: qualcosa parla
    fra le dita, dolci lingue lambiscono
    l’umido palmo, corrono per le falangi,
    e sopra sta la notte piena d’occhi.
    Sono gli amanti, la loro isola fluttua alla deriva
    verso morti di cespuglio, verso porti
    che fra lenzuola si aprono.
    Si disordina tutto attraverso gli amanti,
    tutto trova la sua cifra giocata;
    loro, però, neppure sanno che
    mentre rotolano nell’amara arena
    che è loro c’è una pausa nell’opera del nulla,
    e che il tigre è un giardino che gioca.
    Albeggia nei carri dell’immondizia,
    cominciano a uscire i ciechi,
    il ministero apre i suoi portoni.
    Gli amanti arresi si guardano e si toccano
    una volta di più prima di fiutare il giorno.
    E già sono vestiti, già se ne vanno per la strada.
    Ed è solo allora
    quando sono morti, quando sono vestiti,
    che la città li recupera ipocrita
    e gli impone i doveri quotidiani.


    Julio Cortàzar
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  8. #5
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    Chiodi di cielo

    Quel primo giorno, per mettermi sotto,
    i miei compagni induriti
    mi spedirono saltellante come una scimmietta
    dalla ringhiera più alta

    giù alla baracca del caposquadra
    a chiedere un sacchetto di chiodi di cielo.
    Il caposquadra si chiese quale sfumatura
    di azzurro avessi in mente, esattamente.

    Ne ho bisogno ancora oggi di quei chiodi di cielo
    con la loro filettatura impercettibile
    e la capocchia indistruttibile

    capaci di inchiodare ogni cosa
    al nulla
    e farcelo stare.

    Jamie McKendrick
    (tratto da Poesia Marzo 2014)
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  9. #6
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    GIRASOLI

    Eccola sulla tangenziale
    la fame dei giorni.

    Passato Vimercate
    nel cerchio blu delle montagne
    un prato brilla di rugiada
    superato ha ormai
    l’irto delle stoppie.

    Al margine
    un girasole dimenticato
    si gode il mondo.

    Giancarlo Consonni
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  11. #7
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    Un sabato di giugno

    Il tempo non preme col muso sui vetri
    appannati delle finestre
    ora entra direttamente in casa
    invisibile trasparente
    come l’aria.
    Già siamo al passaggio tra una stagione
    e l’altra nuova
    tra la primavera e l’estate
    (ma non era ieri inverno?
    e il prossimo inverno... già mi chiedo).
    Mattina, la casa mi accoglie
    in pigiama
    apro le finestre
    la pausa del sabato non sarà questa
    (cosa fare tra le mille cose
    che aspettano inquiete e aspettano?).
    Io mi butto sul computer veloce
    a scrivere sul tempo cha passa
    come la belva che deve
    deve bloccare la preda.

    8 giugno 2012

    Gabriella Sica
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  13. #8
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    Gli scacchi


    E il re cortese, il sinistro alfiere
    la regina irriducibile, la rigida torre, l'accorto pedone
    sopra questo spazio bianco e nero
    si cercano e si scelgono
    in una muta accanita battaglia.


    Non sanno che la mano precisa di un giocatore
    governa quel destino
    non sanno che una legge ineluttabile
    decide il loro prigioniero capriccio.
    Ma anche il giocatore (Omar Khayyam lo ricorda)
    e' prigioniero di un'altra scacchiera
    di notti nere e di accecanti giorni.


    Dio muove il giocatore
    che muove il pezzo.
    Ma quale dio, dietro Dio,
    questa trama ordisce
    di polvere e di tempo, di sogno e di agonia?


    Jorge Luis Borges
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  15. #9
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    SOCIETÀ DEI CONSUMI


    Camminiamo mano nella mano nel supermercato
    tra le file di cereali e detersivi

    Procediamo di scaffale in scaffale
    fino a raggiungere i barattoli di conserva

    Esaminiamo il nuovo prodotto
    pubblicizzato dalla televisione

    E all’improvviso ci guardiamo negli occhi
    e sprofondiamo l’uno nell’altra

    e ci consumiamo


    ÓSCAR HAHN

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  17. #10
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    La differenza

    Una canzone bellissima, ascoltata in auto
    
alla fine del giorno. Ci sono
    
le mie sere uguali in città
    
nei rientri, l’asfalto bagnato
    
e triste col sacchetto della spesa,
    
il cibo della famiglia,

    quando poi il tempo che mi aspetta

    è scandito dai racconti dei figli,

    dalle notizie del mondo, la partita,

    l’intervallo dei pensieri.
    Fermarsi

    davanti al cancello di casa, un secondo

    nel freddo vero,
soli da millenni, conoscendo attese,

    e percepire la silenziosa
    
soglia del tempo e la minima differenza
    
fra le mie mani e la loro assenza.

    Gabriel Del Sarto (1972)
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  19. #11
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    BALLATA TERMINALE

    L’impiegato F. Pasquale (ufficio via Andrea Doria)
    mentre si gratta il pacco con una flemma australe
    e la folla inferocita si accalca allo sportello
    con suprema stizza e sorriso tutto boria
    annuncia: “si è bloccato il terminale”
    scatenando l’ira di due vecchie impellicciate
    (una nella foga si sputa la dentiera
    e l’altra si fa aria con le raccomandate)
    e la crisi isterica di un trans nipponico
    che scaglia a terra un pacco di Natale
    che si sfascia e rivela confezioni
    di pasta Rummo, Agnesi e Buitoni.
    La ragazza con la spesa e il passeggino
    cerca di sedare il suo bambino
    che urla come un’aquila preistorica
    perché pretende per la cifra modica
    di euro diciannove e novanta
    che la madre gli compri una ghirlanda
    di caramelle colorate tipo Smarties
    da sgranocchiare durante l’odissea
    che li separa dallo sportello C
    dove la madre arriverà stremata
    col colorito bianco come un cero
    e davanti alla mora da pagare
    caccerà il suo classico urlo nero.
    Il cingalese con le rose rosse
    chiede ragguagli a una vecchia pensionata
    che ha un problema di mascella deragliata
    e parla in una lingua incomprensibile
    che cerca di ovviare con gesti universali
    - esperanto di esperienze solidali -
    così alla fine anche lui capisce
    che non c’è trippa né permessi di soggiorno
    perché oltre al terminale si è bloccato
    anche quel coso che distribuisce i numeri
    (per questo tutti quanti danno i numeri).
    Il bimbominkia al postamat all’ingresso
    armeggia con destrezza al cellulare
    mentre sceglie da pantheon assortiti
    i santi e le madonne da scagliare
    contro quei vecchi rincoglioniti
    che non sanno ancora adoperare
    la carta prepagata postepay
    e per concludere le loro operazioni
    (e quindi poi levarsi dai coglioni)
    ci mettono dai cento ai mille eoni.
    Le due zingare all’angolo di fuori
    guardano la falce della luna
    che nel mattino azzurro adamantino
    sembra il sorriso allegro di un bambino…

    Francesca Genti
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  21. #12
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    Di meteorologia
    noi non sappiamo niente,
    assolutamente:
    ignoriamo il tempo delle semine,
    e quando s’accoppiano
    i maschi con femmine
    in guisa che accompagni
    la volontà delle stagioni:
    ignoriamo i segni
    per cui si scelgono le terre,
    che riesca fecondo e certo
    il gesto della semina.
    Per cui noi si vive a caso
    per lo più disgraziatamente –
    ma senza malizia delle cose.
    L’errore fu nascere sotto lo Scorpione,
    o in opposizione di pianeti infausti:
    o forse l’errore fu nascere, nient’altro.


    Ci insegnarono qualcosa:
    che il sale rovesciato porta male,
    che di venere e di marte
    non si sposa e non si parte;
    ma per cinque giorni
    non ci assistettero dogmi né proverbi.
    Sempre ci sgomentò al sopraggiungere
    il tuono d’una nascita,
    e giunse a noi imprevedibile la morte.


    Cercheremo, un giorno, il mago, il guaritore,
    la donnetta che legge nelle carte?
    Ci verrà meno
    la disperazione onesta?


    Giorgio Manganelli
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  23. #13
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    Gerico

    È raro sentire cantare in strada
    molto più raro sentire fischiare
    o fischiettare
    se qualcuno lo fa
    l’aria sembra fargli spazio
    ti sembra che un refolo muova
    la flora dei tuoi pensieri
    ti metta dove prima non eri;
    ma come passa chi fischia
    la noia stende le vertebre al sole
    e tu rientri dov’eri
    dietro il douglas dei serramenti
    dentro il livore
    degli appartamenti
    al tango delle dita sul tavolo ti chiedi
    da quali trombe scosse
    scrollate le mura
    per quali brecce potremo vedere
    – fresca –
    come un sogno appena sbucciato
    la terra che calpesteremo, allegri.

    Pierluigi Cappello
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  25. #14
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    La mia vita la immagino come una città:
    da qualche parte nel terzo mondo, o forse nel secondo.
    E voglio essere una turista,
    nella città della mia vita.

    Voglio passeggiare in shorts e un cappello da baseball, con le mappe giuste e una macchina fotografica al collo.
    Voglio scoprire cose per la prima volta.
    Oh guarda, sono state messe lì apposta per me!
    Voglio una stanza con tende un po’ ammuffite.
    Dalla finestra, una vista su discariche e marmaglia.
    Voglio stare male per il cibo straniero, voglio traffico e polvere,
    il sibilo della miseria altrui.
    Lasciatemi essere una turista nella città della mia vita.
    Datemi una tazza di caffè a prezzi da rapina in piazza,
    lasciatemi visitare in fretta il mausoleo del passato
    e fotografare la sua mummia,
    datemi le fogne a cielo aperto, i sogni capovolti,
    la gioia delle rovine, i lebbrosi, i cani randagi,
    fatemi dei segni in una lingua che non conosco e che non dovrò imparare. Prendete i miei soldi e lasciatemi andare.

    Kapka Kassabova
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  27. #15
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    Palpitazione
    Sono le cose semplici
    che non ci fanno dormire:
    una palpitazione,
    l'afferrare una mano,
    un guardarsi intorno con stupore.
    Non gli arzigogoli della mente,
    non le strane fantasticherie,
    non il gioco di maschere
    della verità.
    Michael Kruger
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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