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In trattoria
In questa trattoria di gente stanca
dove mangiare significa reagire,
dove la grazia d'una dattilografa
si percepisce nel tono delicato
d'un piatto di fagioli chiesto tiepido,
dove un viaggiatore analfabeta
emancipato per via dello stipendio
spiega a una turista anacoreta
che il rialzo dei biglietti ferroviari
dipende tutto da questioni atlantiche -
non ho ragione d'essere contento
se il cameriere lieto della mancia,
leggendo la commedia del mio viso
m'ha detto che ho una maschera da negro?
In questa trattoria di gente ottica
dove non so salvarmi dagli sguardi,
condannato al sentimento della morte,
serrato tra furore e timidezza -
non ho ragione d'essere felice
quando divoro una bistecca che fa sangue?
Il mio complesso è una tragedia antica:
devo scrivere e vorrei ballare.
Massimo Ferretti
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Mi' padre me diceva: fa' attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette
a chi dopo èsse entrato, fa: "permette?";
a chi aribbarta spesso l'opinione
e a quello, co' la testa da cojone,
che nu' la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu' le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ogni occasione
pe' di' de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre "so' d'accordo";
a chi s'atteggia come er più ber fico;
a chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello - er più balordo -
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
Aldo Fabrizi
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Vivendo
Contro il vetro
il disegno di un respiro
- prima e dopo, invisibile.
Donatella Bisutti
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Per distrarsi dal tempo bisogna avere molte occupazioni
obblighi, scadenze, conti da pagare e rimandare
rimandare l'attuazione, finchè tutto finisce
e tutto scade naturalmente inevitabilmente.
Restano fogli di carta spiegazzati, guardati
mille volte e poi buttati. Sembra uno schezo
ma passano gli anni e accompagnati da questa sensazione
di avere qualcosa da fare, molto importante,
molto urgente, si resta sempre
in un eterno l'altro ieri.
Patrizia Cavalli
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Mokarabbia
E' un treno la caffettiera
delle 7.15
in partenza dal primo binario
nella mia cucina
tutte le mattine
festivi compresi
che prendo al volo
fino alla mia stazione
di destinazione
in culo ad un sogno
che bevo.
E poi
torna indietro.
Francesca Pellegrino
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La tenda rossa
Dietro la tenda rossa
uno stanzino:
un gatto
addormentato nella cesta,
le scale strette, senza una finestra,
due porte in alto:
sbarrata quella a destra.
Se sollevi la spranga
e apri la porta
irrompe il cielo nella scala smorta.
Bianca Tarozzi (Bologna, 1941), da La signora di porcellana (Di Felice Edizioni, 2012)
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Quando penso che tutto ciò che cresce
rimane in perfezione appena un’ora,
che questo gran teatro inscena drammi
per il plauso segreto delle stelle;
che l’uomo si sviluppa come pianta
mossa e impedita da uno stesso cielo,
giovane ha linfa, al culmine decresce
ed esce decaduto di memoria.
Ecco se penso a questo stato incerto
ti vedo più che mai ricco di vita,
ma già il Tempo al Declino fa mutare
in notte guasta il tuo giovane giorno.
E in guerra con il Tempo per tuo amore,
quel che ti va togliendo, io pianto ancora.
William Shakespeare
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Io cammino per un bosco di larici
ed ogni mio passo è storia.
Io penso, io amo, io agisco
e questo è storia,
forse non farò cose importanti,
ma la storia è fatta
di piccoli gesti
e di tutte le cose
che farò prima di morire
saranno pezzetti di storia
e tutti i pensieri di adesso
faranno la storia di domani.
Italo Calvino
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La quotidianità, in questo periodo, per alcuni...
Dalla soglia della Cappella Sistina, epilogo
E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina,
si riuniscono i cardinali -
una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.
Giunge proprio qui.
E Michelangelo li avvolge, tuttora, della sua visione.
"In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo... "
Chi è Lui?
Ecco, la mano creatrice dell'Onnipotente Vecchio, diretta verso Adamo...
Al principio Dio ha creato...
Costui che vede tutto...
La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore:
Tu es Petrus - udì Simone, il figlio di Giona.
"A te consegnerò le chiavi del Regno".
La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,
si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,
da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato -
Era così nell'agosto e poi nell'ottobre, del memorabile anno dei due conclavi,
e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza dopo la mia morte.
All'uopo, bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo.
"Conclave": una compartecipata premura del lascito delle chiavi, delle chiavi del Regno.
Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine,
tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio.
È dato all'uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio!
Una finale trasparenza e luce.
La trasparenza degli eventi -
La trasparenza delle coscienze -
Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo -
Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.
Tu che penetri tutto - indica!
Lui additerà...
Giovanni Paolo Ii
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Lasciami venire con te.
Questa casa mi soffoca. Anzi la cucina
è come il fondo del mare. I bricchi appesi brillano
come grossi occhi tondi di incredibili pesci,
i piatti si muovono lenti come meduse,
alghe e conchiglie mi si impigliano tra i capelli – non riesco
piú a staccarle,
non riesco a risalire in superficie –
il vassoio mi cade di mano senza rumore, – mi accascio
vedo salire, salire le bolle del mio respiro,
tento di svagarmi guardandole
e mi chiedo cosa direbbe chi dall’alto vedesse queste bolle,
forse che qualcuno annega, o che un sommozzatore esplora
gli abissi?
(Ghiannis Ritsos, "La sonata al chiaro di luna", Crocetti Editore)
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Spelling
Lo spelling della parola bacio
è un bacio sulla bocca.
Di giovinezza,
lo spazio di manovra
delle tue unghie rosse.
Lo spelling di mezzogiorno
ha a che fare con l'ora di punta
e con l'ombra delle statue antiche.
Lo spelling di cinciallegra
è un ciclamino.
Il modo più gustoso
di venire a sapere le cose
è col cucchiaio.
Il modo più veloce per venirne a capo,
scavare tutto intorno.
I Tropici sono in perenne disputa
tra grandi piogge e solleone,
scrittori come Marquez sanno mediare.
Cancellate e muri, ruggine contraria.
Lo spelling della parola fiaba
sono le illustrazioni.
La parola corpo, turismo di fianchi
per mani e monti.
Il reggimento delle ossa
va incontro alla disfatta
dell'artrite.
La tua voce, arrembaggio celeste,
spicchio di crostata a colazione.
Di fiore in fiore,
la felicità rientrò nell'arnia
di un verso sciolto.
Svita la parola casa dal rimario,
lutto di grammatiche migrare.
Non c'è tassa o ghetto che cancelli
l'indebitamento della storia
coi più deboli.
Lo spelling di menzogna, ennesima bugia.
Lo spelling di bugia, un millepiedi.
Lo spelling di samba,
una sparatoria di fianchi
al sambodromo di Rio.
Di eternità, la corsa di levrieri
nel supersincrotrone di Ginevra.
Scandalosamente
il mio Dio fa solo finta
di non essere il tuo
Ennio Cavalli
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I grandi amori non si baciano subito
Andiamo al cinema o a cena?
o al cinema e a cena?
o prima cinema e poi cena?
o niente cinema, solo cena?
o evitiamo sia cena sia cinema?
evitiamo?
o vuoi che ci baciamo subito?
tanto sappiamo che ci baciamo, no?
tanto sappiamo che si va a cena e cinema così solo per rompere il ghiaccio ma poi
ci baciamo?
tanto vale, penso io
che siccome che tutti e due
dentro di noi ci vogliamo baciare
dico io, tanto vale, baciamoci subito
poi magari sì, che si va a cena
che poi sarà più bello mangiare
sapendo che ci siamo già baciati
che non ci sarà più quella tensione
che a me viene la tensione
e penso
accidenti speriamo che ci baciamo
che se poi non ci baciamo, che brutto
invece così tutto sarà più buono, più saporito, più digeribile
e poi anche al cinema
il film sarà più bello
senza tutta quella tensione
che la tensione mi fa mica seguire bene la trama
che non c’è nulla di peggio per me
essere al cinema con una ragazza che vorrei baciare
ma non è ancora mai successo
e non riesco a seguire la trama
perché, mi dico, tutti si baciano al cinema
sia in sala, sia sullo schermo
e allora, mi dico, magari forse lei, la ragazza che vorrei baciare
lei si aspetta che la bacio adesso
ma per me baciarsi la prima volta al cinema è una roba
difficilissima
scomodissima
che non so mai la tecnica
tipo io la guardo fisso insistente
ma lei non si gira, che guarda lo schermo
magari le piace il film
lei non se la perde mica la trama, lei
come faccio se lei non si gira?
come faccio?
le do un bacio sulla guancia?
o le piglio la testa con le mani e la giro?
o mi estrofletto tutto da trovarmi
con la mia faccia davanti la sua?
o le metto un braccio intorno le spalle
che quello l’ho proprio visto al cinema
sia sullo schermo, sia in sala?
che comunque
una volta una mi ha detto che
i grandi amori non si baciano subito
che per noialtri lenti
è una bella consolazione
Guido Catalano
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Povero nord
Fa freddo, la neve è alta,
il vento sbatte nella sua gabbia di piante,
le nuvole paiono stracci sozzi e laceri per l’uso,
e gli storni becchettano il ghiaccio.
È il nord, povero nord. Niente va bene.
Il capofamiglia è andato al lavoro,
vende sedie e sofà in un negozio che sta per fallire.
La moglie sta a casa e fissa dalla finestra le piante,
cerca di ricordare la vita che ha perso, anche se non era un granché.
Fiori bianchi di brina sbocciano sul vetro.
È quasi sera. Anatre e oche canadesi dormono
sulle acque della baia di Saint Margaret.
Marito e moglie passeggiano: guardate come si piegano
controvento; alzano il bavero
e i minuscoli sbuffi del loro respiro volano via.
Mark Strand
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Volevo appenderla a un muro della stanza.
Ma l’umidità del cassetto l’ha guastata.
Non la metto in un quadro questa foto.
Dovevo conservarla con piú cura.
Queste le labbra, questo il viso –
ah, per un giorno solo, per un’ora
solo tornasse quel passato.
Non la metto in un quadro questa foto.
Mi fa soffrire vederla cosí guasta.
Del resto, se anche non fosse guasta,
che fastidio badare a non tradirmi –
una parola o il tono della voce –
se mai qualcuno mi chiedesse chi era.
Costantino Kavafis
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Un antenato
Adesso accendo la luce e faccio la doccia.
Fintanto che c’è. Mi accendo persino la stufetta.
Poi scendo dal cinese a lasciargli i maglioni,
sarà un mattino terso.
Andrò a vedere al cantiere se hanno bisogno,
mi hanno detto che cercavano.
Sembro più vecchio di quello che sono, forse.
Questo è certo, l’attesa segna.
La colazione: al bar.
Il cameriere con il ghigno correrà tra i tavoli,
io farò sempre attenzione alle solite pagine degli annunci,
poi la spesa. Se è bello vado al parco
a vedere i cigni. Magari mi fumo un sigaro.
lo dico che prima o poi arriverà una lettera.
Credere al destino non logora mai.
Il destino di questa casa, mi copre,
ma non sa quanto mi costa.
Questo soffitto bianco è la pace raggiunta,
le formiche irretite nel loro tran tran…
le spugne erano animali che respiravano?
La luce l’ho accesa, ora alzarsi, fare la doccia.
Tutto intorno gli amici sottratti alle cure terrene:
la bici sul balcone, le maniglie consunte, la stessa
pattumiera, gli interruttori
nella loro mandorla di nume domestico.
Solo che non hanno una figlia loro.
Smetterla di cercare lavoro
spegnere la luce.
Jacopo Galimberti (Pavia, 1981) da Senso comune 2004 – 2009 (Le Voci della Luna, 2011)