E' scorrevole, ma anche a me fa quest'effetto, forse perchè è "slegato".
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ok. cercherò di raggiungervi... i due uccelli o me li sono dimenticati o devo ancora avvistarli.
Io sono arrivata qui (mi sono fermata da un po' al capitolo 60 per aspettarvi):
Allegato 2688
Allegato 2686
"Raggiunsi la città più a sud del mondo. Ushuaia era sorta nel 1869, quando il reverendo W.H. Stirling aveva fatto costruire, vicino alle capanne degli indios Yaghan, l'edificio prefabbricato della Missione. Per sedici anni anglicanesimo, orti e indios avevano prosperato."
Allegato 2687
Allegato 2689
Ho trovato un altro libro di Chatwin sulla Patagonia, condivido l'informazione nel caso a qualcuno potesse interessare approfondire.
«Patagonia» dicevano Coleridge e Melville, per significare qualcosa di estremo. «Non c’è più che la Patagonia, la Patagonia, che si addica alla mia immensa tristezza» cantava Cendrars agli inizi di questo secolo.
Allegato 2691
Nel 1985, Chatwin e Theroux (che pure aveva pubblica un volume sulla Patagonia, L'ultimo treno della Patagonia) composero, in una storia di contrappunto a due voci, "Ritorno in Patagonia", dove entrambi tornano sulle tracce della loro passione nonché delle voci e delle storie disparate che sono connesse a quella terra.
«Paul ed io siamo andati in Patagonia per motivi diversissimi. Ma se mai siamo dei viaggiatori, siamo viaggiatori letterari. Un’associazione o un riferimento letterario possono entusiasmarci quanto una pianta o un animale raro; accenneremo dunque ad alcuni esempi di come la Patagonia abbia colpito la fantasia letteraria».
«La Patagonia era quindi la promessa di un paesaggio sconosciuto, l’esperienza della libertà, la parte più a sud del mio paese, la destinazione perfetta;
[…] E quando finalmente vi arrivai, ebbi la sensazione di essere approdato al nulla, a un non-luogo. Ma la cosa più sorprendente era che mi trovavo ancora nel mondo, pur avendo viaggiato per mesi verso sud. Il paesaggio aveva un aspetto desolato, eppure dovevo ammettere che i suoi tratti erano leggibili e che io esistevo in esso. Questa era una scoperta: il suo aspetto. Pensai: Un non-luogo è un luogo.[…]
Qui non c’erano voci. C’era quello che vedevo e basta;[…]
Solo il paradosso patagonico: minuscoli fiori in uno spazio immenso; per stare qui bisognava essere miniaturisti, oppure provare interesse per enormi spazi vuoti. Non c’era un campo intermedio di studio. O l’enormità del deserto o la vista di un piccolissimo fiore. In Patagonia si deve scegliere fra il minuscolo e l’immenso».
sono a pagiana 62. che palle!
Io vi sto aspettando a Ushuaia, a me non dispiace questo libro, lo sto leggendo volentieri.
A parte la "freddezza" e il fatto che è "slegato", non ho altri appunti negativi da fare.
Avevo capito pagina 60! Invece è il capitolo! Ops! Quanta roba!
Domani mi violento un po'... Oggi non ho voglia.
bah, per adesso voglia di andare in Patagonia: Zeroooooo!
ieri leggendo mi ė venuta in mente la Manzotin o Simmenthal. C'era uno che parlava di allevamento non ho capito se era veramente Cassidy. Ero un po' distratta. Avevo fame!
Io sono al capitolo 26.
Daniela, scusa della mia (posso dire nostra?) rilenta lettura.
Per quanto mi riguarda Chatwin scrive bene, è che forse racconta troppo i fatti in maniera impersonale.
E' come se sto leggendo tra le notizie delle riviste dell'epoca.
Questo distacco mi allontana un po' dal libro.
Una cosa positiva è che questo reportage lo vedrei bene in versione cinematografica :)
Non preoccuparti per i tempi di lettura, questo libro si presta ad essere letto con varie interruzioni, mi pare che non perda nulla anche se nel frattempo ho letto altro.
E' un pretesto per raccontare alcune storie attorno al tema comune che è la Patagonia e la Terra del Fuoco, ma non vi è un vero e proprio filo conduttore. Mi pare adatto a una lettura frammentata, perchè è già frammentato di suo!
Concordo in pieno sul racconto dei fatti in maniera impersonale che genera distacco nel lettore, e fatico a trovarlo un pregio, come ho letto su alcune recensioni in Internet.
Non posso non paragonarlo a TransEuropa Express, dove Paolo Rumiz racconta in modo passionale il suo viaggio e mi spiace per Chatwin, ma io preferisco quella che lui definisce "la tirannia del viaggiatore", cioè l'anima, la sensibilità e la passione del viaggiatore che trabocca e influenza il racconto.
Si, anche io preferisco Rumiz. Il racconto di un viaggio, personalmente, DEVE essere passionale!
Altrimenti è come se aprissi una guida turistica od un libro di geografia storica.
Anche se Trans Europa Express è frammentato posso vederci e sentirci tutti i sapori dei luoghi visitati, le storie delle persone incontrate e le tradizioni. Con In Patagonia, anche se ha molte più storie da raccontare, non riesco a sentire nulla sulla pelle, figuriamoci sotto la pelle!
Mi dispiace per Chatwin, ma non credo sarà uno dei mie scrittori preferiti.
P.S.: Comunque, ringrazio sempre chi ha proposto il libro (che ora non ricordo chi è stato. Andrò a controllare) ;)
Oggi piove magari mi ci metto un po'. Il fatto è che non riesco a leggere tante pagine insieme perché dopo un po' mi sembrano fine a se stesse. La cominità gallese aveva, comunque, un suo centro nell'esposizione. Perchè a distanza di giorni me lo ricordo ancora un po'.
Chatwin fotografo
"La vera casa dell'uomo non è una casa, è la strada.
La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”.
Allegato 2696
Marocchini
“Perché gli uomini, invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”- (Chatwin a Tom Maschler, 1969 – da Le vie dei Canti, 1987).
Allegato 2697
Fabbricato
Molte mostre di fotografie di Chatwin hanno avuto luogo in Italia, anche con alcuni suoi oggetti simbolo, dall’inseparabile zaino, realizzato artigianalmente su suo disegno da un sellaio inglese, al martelletto con cui batteva le aste alla Sothebys, ad alcuni dei preziosi pezzi acquistati da Bruce nei luoghi dove sono nati i suoi libri. L'urna cineraria acquistata in Argentina (Patagonia), la porcellana di Meissen (Utz), le manette in miniatura nel Benin (ll viceré di Ouidah).
Allegato 2698
Relitto
Il volume L’occhio assoluto (Adelphi) è una raccolta di fotografie che sintetizzano e descrivono la sua filosofia di viaggio, quell’eterno viaggiare che ha guidato ogni passo di Bruce Chatwin.
Allegato 2702
Miniera
Chatwin non girava il mondo fissando sulla pellicola magnifiche opere d’arte, edifici straordinari, paesaggi pittoreschi o bizzarri costumi locali.
Spesso i dettagli su cui si soffermava sarebbero passati inosservati agli occhi di chiunque altro.
Allegato 2700
Piroga
"I climbed a path and from the top looked up-stream towards Chile. I could see the river, glinting and sliding through the bone-white cliffs with strips of emerald cultivation either side. Away from the cliffs was the desert. There was no sound but the wind, whirring through thorns and whistling through dead grass, and no other sign of life but a hawk, and a black beetle easing over white stones.”
colto e terribilmente britannico Chatwin non è l'autore da cui aspettarsi travolgenti vibrazioni passionali. E, lo ammetto, a volte ho saltato qualche pagina perché mi ci ero impantanato. Ma passaggi limpidi e quasi metafisici come quello che ho postato sono semplicemente stupendi e si trovano quasi come piccole sorprese un po' sparpagliati tra le pagine... E, credo, valgano da soli la lettura del libro. ;) :reading01
Basta, ho deciso di abbandonare, a malincuore, questo ciclo.
Il libro non mi attira, non ricordo nulla del 32% che ho letto fin'ora, e secondo me è come un'enciclopedia di fatti e storie che purtroppo non riesco a trovare un nesso tra loro.
Ho capito che se mi ostino ad andare avanti mi comporterà la completa astinenza dalla lettura.
Forse lo riprenderò, ma per ora, mi dispiace, passo.