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Loro
Lei posta foto su Facebook
Lui commenta l'economia su Twitter
Lei beve un frappuccino
Lui, caffè nero e cornetti
(Entrambi all'Università)
Non si guardano
Perché lui è molto timido
E lei molto miope
Lei vive all'ottavo piano B
Lui al sesto piano A
Dello stesso edificio
Ma non si incontrano mai
A lui piace Dornbusch e a lei
Silvina Ocampo
Se il destino li incrociasse
O loro lo aiutassero
Si innamorerebbero per sempre
Ma temo che questo
Non succederà mai
Marcelo Suárez De Luna
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Fammi rinascere
So cosa pensi di me
perché gli occhi ti frugano dentro
e trattieni sulle labbra
un sorriso che sanguina
Ma sei lontana
e quello che pensi
non può penetrarmi
ti grido Vieni,
apri in due la mia solitudine
e muovi in essa il tuo canto
fai girare questo mondo fermo
Ti dico Vieni,
fammi rinascere sulla terra.
Homero Aridjis
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In una stazione del metrò
Sventurati quelli che hanno scorto
una ragazza nel metrò
e si sono innamorati di colpo
e l’hanno seguita impazziti
e l’hanno persa per sempre tra la folla
Perché saranno condannati
a vagare senza meta per le stazioni
e a piangere sulle canzoni d’amore
che i musicisti ambulanti intonano nei tunnel
E forse l’amore non è che questo:
una donna o un uomo che scende da un vagone
in una stazione del metrò
e brilla per pochi secondi
e si perde senza nome nella sera
Óscar Hahn
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Quote:
Originariamente inviato da
Andrea
In una stazione del metrò
Sventurati quelli che hanno scorto
una ragazza nel metrò
e si sono innamorati di colpo
e l’hanno seguita impazziti
e l’hanno persa per sempre tra la folla
Perché saranno condannati
a vagare senza meta per le stazioni
e a piangere sulle canzoni d’amore
che i musicisti ambulanti intonano nei tunnel
E forse l’amore non è che questo:
una donna o un uomo che scende da un vagone
in una stazione del metrò
e brilla per pochi secondi
e si perde senza nome nella sera
Óscar Hahn
X Andrea
bellissima!( mi è accaduta una volta una cosa del genere, ma non nel metrò...sai, sono una romantica donna!)
Rosy
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Bella la poesia, mi dispiace per il mancato incontro romantico
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IL GABBIANO E LA SOLITUDINE
Quaderno bianco del mare,
il gabbiano o un messaggio
si spiega nel volo
in due fogli di viaggio.
La sua sorella marittima,
la solitudine, lo guarda
e, in una speranza vana,
sulla costa sospira.
Insetti e piante
si impigliano al suolo:
iniziali ritorte
di una nostalgia sotterranea.
Qui, nel mezzo, vivo
con gli uccelli marini,
prigioniero di me stesso,
compagno delle rovine,
e guardando e sentendo
solo la pioggia armata
batto la solitudine
con la sua spada liquida.
Jorge Carrera Andrade
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IL MIO NIENTE ( regalatami da Mara, chi la ricorda?)
Oggi verrei a casa tua,
farei questo lungo viaggio
solo per infilare questi versi
nella fessura sotto la porta,
non potrei rompere
il divieto di rivederci.
Niente, vorrei dirti,
solo questo niente.
Fu detto già tutto.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo,
siamo la rovina di quel tempo.
Ma questo mio niente dopo di te
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con gli anni,
si fa grande, muta la voce,
non vuole più stare con me,
esce sempre più spesso
a cercare altro niente,
inutilmente bello come fui.
I nostri occhi han fissato il sole,
non guardano più,
ricordano di aver visto.
A che servirebbe rivederti ?
Perderei il mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ho sempre scelto una sola,
monco di troppe vite non fatte
tu sei il Niente che mi ha scelto.
E ti appartengo sempre.
(Roberto Pazzi)
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TERRORE
Terrore non è la paura dei Pirati sul Rio Giallo,
Né dei tifoni in mare.
Non è il timore delle schioppettate nella notte,
Nel fiume gremito di giunche e d'inganni;
Né lo spavento degli inforcati,
Al biancore lunare,
Nei rami dei manghi della Sabbia Nera.
Terrore non è l'orrore della guerra,
né della fame, né della peste,
Né delle piaghe dei lebbrosi
nell'isola di S. Giovanni;
Non è sospetto
Della morte che aspetta
Continuamente,
E ci prenderà.
Non è terrore il contagio della tristezza
Quando la sera irrompe
E insanguina l'orizzonte
Il mare di acqua melmosa,
Le terre e il cielo,
Finché l'isole son portate via dall'ombra
E le montagne dallo scuro,
E niente più resta se non il buio,
E i gridi che attraversano la notte,
Giungono non sai donde,
E vanno chissà dove.
Non è paura degli agguati
Né dei pugnali,
Né dei baci rossi che ingannano
E succhiano la vita...
Terrore è questo pensiero che tu parta
E mi lasci solo.
Joaquim Correa Da Silva ( poeta portoghese)
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NON ACCETTARE IL VUOTO...
Capisco la solitudine meglio di chiunque altro al mondo,
ecco perché rispondo alle lettere
e quando mi parli
della pochezza delle gente che ti circonda.
Ricordo i momenti e i posti che non donavano vita.
Devi proprio rimanere li?
Bisognerebbe fare uno sforzo coraggioso
per lasciare i posti vuoti o solitari.
La vita è troppo preziosa.
Guardando al passato mi rendo conto
che siamo noi a creare il nostro destino
e i suoi aspetti negativi con la nostra passività.
Non dovremmo mai accettare la povertà della vita.
So che è difficile affrontare l’ignoto,
trovarsi un altro lavoro,
o un altro modo di vivere
Ma se dipende solo da te,
non accettare il vuoto.
Anais Nin
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1 allegato(i)
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Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno.
Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai.
Cercando di essere gentile con gli altri
spesso mi ritrovo con l’anima a fettucce,
ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali.
Non importa…
Il mio cervello si chiude.
Ascolto.
Rispondo.
E sono troppo ottusi
per rendersi conto
che io non ci sono…
Charles Bukowski
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Quote:
Originariamente inviato da
Andrea
Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno.
Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai.
Cercando di essere gentile con gli altri
spesso mi ritrovo con l’anima a fettucce,
ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali.
Non importa…
Il mio cervello si chiude.
Ascolto.
Rispondo.
E sono troppo ottusi
per rendersi conto
che io non ci sono…
Charles Bukowski
...ma questa sono io. Come faceva Bukowski a saperlo? Mi conosceva, forse?
Rosy:banghead:
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Credo che la buona poesia abbia valenza universale, noi siamo il poeta e il poeta è noi
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Nel deserto della mia solitudine
sono cresciuti
migliaia di alberi solitari.
Abbas Kiarostami
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Per distrarsi dal tempo bisogna avere molte occupazioni,
obblighi, scadenze, conti da pagare e rimandare
rimandare l’attuazione, finché tutto finisce
e tutto scade naturalmente inevitabilmente.
Restano fogli di carta spiegazzati, guardati
mille volte e poi buttati.
Sembra uno scherzo ma passano gli anni
e accompagnati da questa sensazione
di avere qualcosa da fare, molto importante,
molto urgente, si resta sempre
in un eterno l’altro ieri.
Patrizia Cavalli