Storia della lingua. Passioni britanniche e frigidità italiche?
Ho letto a breve distanza l'uno dall'altro alcuni testi inglesi di divulgazione a proposito della storia della lingua (inglese, naturalmente) e del linguaggio in generale.
Testi più o meno spigliati, più o meno approfonditi ed ancorati scientificamente, più o meno debitori dell'aneddoto vezzoso. In ogni caso tutti almeno gradevoli e almeno a tratti interessanti.
Tanto che mi sono convinto che in ambito anglofono la storia della lingua ha mercato, viene letta e suscita un certo interesse.
Voltando lo sguardo verso casa nonstra, con una certa invidia, mi sempra di poter dire che....
da noi non è così.
Io, che sono ancorato all'uso atavico degli strumenti di consultazione, sui miei scaffali ho ancora il Migliorini (1960). Sho sfogliato qualche volta il Bruni (Francesco Bruni, L'italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, 1984) e il Marazzini (Claudio marazzini, La lingua italiana: profilo storico, 1994). Dell'ultimo esiste anche una versione compatta comparsa nel 2004, che però non ho mai visto.
Sono tutti testi molto attendibili e scientificamente validi. nessuno di essi è però "accattivante". Insomma la storia della lingua è per gente con interessi accademici o per appassionati molto convinti.
In America ed in Gran Bretagna è un genere a se stante. Un filone della divulgazione con una sua dignità e un suo pubblico. Certo la massa cei lettori anglofoni e anglofili è enorme, ma perché in Italia appassionarsi alla lingua italiana, alla sua storia e alle sue peculiarità è così strano, difficile, inconsueto... Sorge la domanda a sapere sel la lingua italiana sia davvero così priva d'interesse e di sessappiglio.
Vi ribalto la domana, cari co-forumisti...
Nei post seguenti i titoli di cui sopra.