Quando le parole i suoni e le immagini si mescolano insieme emozionandoci.
Alda Merini - Ogni Mattina
http://www.youtube.com/watch?v=9eJzmWvvjAY
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Quando le parole i suoni e le immagini si mescolano insieme emozionandoci.
Alda Merini - Ogni Mattina
http://www.youtube.com/watch?v=9eJzmWvvjAY
Questa è una poesia che mi fa IM-PAZ-ZI-RE.
La leggo, l'ascolto.
E' di Beppe Costa, ANCHE ORA CHE LA LUNA.
Qui è recitata da uno splendido Arnoldo Foà.
[youtube:3b62d8bj]http://www.youtube.com/watch?v=yLge9TVpZVA[/youtube:3b62d8bj]
Anche ora che la luna...
a che serve se quando tu c’eri
lei era già andata via
Anche ora che la luna c’è non ci sei tu
e mi domando se anche le stelle giocano con te
come te e ancora mi domando se nella terra
dove sei voluta andare c’è la stessa luna e lo stesso mare
Anche ora che la luna torna
tu forse se tornerai, tu ritornerai diversa
non sarai più con me che non ho luce
e non ho stelle in universi andati
avevo speso i miei pensieri tutti per te
E non ne trovo altri, cerco invano prima
che la luna torni mentre non ci sei
Non sei più e mi chiedo se la luna ha trucchi
e inganni se ha complici o tiranni d’amore
quella luna che non c’è
Ed io qui seduto davanti la soglia
e tu a guardare altro cielo altro mare
dove la luna che qui non c’è
lì c’è!
Beppe Costa
Rosy :P :P
La pioggia nel pineto
di Gabriele D'Annunzio
musica di Enya in sottofondo
http://www.youtube.com/watch?v=S85XkeWsZ5g
Una poesia di Alda Merini
[youtube:155lehy1]http://www.youtube.com/watch?v=s2rNWipnxGY[/youtube:155lehy1]
Erri De Luca.
http://www.youtube.com/watch?v=8i7oWR8ZXJI
http://www.youtube.com/watch?v=dyP9sut7clM
SE TU MI DIMENTICHI, di Pablo Neruda
( letta da ferruccio Amendola).
Rosy:p:p
L'originale, con sottotitoli
http://www.youtube.com/watch?v=94ZpoBI7qYM
La traduzione di Ceronetti.
http://www.youtube.com/watch?v=9luBecqfHOw
Poesia civile ispirata alla poesia di Primo Levi "se questo è un uomo"
http://www.youtube.com/watch?v=aDXczaINWxc
Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwi e arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che ha due ciabatte di scorta,
Una domanda d’asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia,
E le nasconde sotto i cartoni,
E dorme sotto i cartoni della Rognetta,
sotto un tetto d’amianto,
O senza tetto,
Fa il fuoco con la mondezza,
Che se ne sta al posto suo,
In nessun posto,
E se ne sbuca, dopo il tiro a segno,
“Ha sbagliato!”,
Certo che ha sbagliato,
L’Uomo Nero,
Della miseria nera,
Del lavoro nero, e da Milano,
Per l’elemosina di un’attenuante,
Scrivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
Braccato dai loro cani,
Che invidia i nostri cani,
Che invidia la galera,
(un buon posto per impiccarsi)
Che piscia coi cani,
Che azzanna i cani senza padrone,
Che vive tra un no e un no,
Tra un Comune commissariato per mafia,
E un centro di ultima accoglienza
E quando muore, una colletta
Dei suoi fratelli a un euro all’ora
Lo rimanda oltre il mare, oltre il deserto
Alla sua terra – “A quel Paese”
Meditate che questo è stato,
Che questo è ora,
Che Stato è questo,
Rileggete i Vostri saggetti sul Problema,
Voi che adottate a distanza,
Di sicurezza in Congo, in Guatemala,
E scrivete al calduccio, né di qua né di la,
Né bontà, roba da Caritas, né Brutalità, roba da affari interni,
Tiepidi come una berretta da notte,
E distogliete gli occhi da questa,
Che non è una donna,
Da questo che non è un uomo,
Che non ha una donna,
E i figli, se ha i figli, sono distanti
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi
Una mia videopoesia: Nuovo (sempre come prima) :-) un saluto a tutti
http://www.youtube.com/watch?v=byjoQNEJh70&list=PL3F95999D33CA56FF&am p;index= 1&feature=plpp_video
Bella! mi piace. Appena ho un respiro( =leggi vacanze di natale) vado a leggere anche il resto.
ciao
Rosy
Se tu mi dimentichi - Pablo NERUDA
con la voce di Ferruccio Amendola
http://www.youtube.com/watch?v=dyP9sut7clM
http://www.youtube.com/watch?v=zyfT9mB2CCA&feature=related
Nel suo libro “Maori Games and Haka”, lo studioso Alan Armstrong descrive la Haka così:
“La Haka è una composizione suonata con molti strumenti. Mani, piedi, gambe, corpo, voce, lingua, occhi… tutti giocano la loro parte nel portare insieme a compimento la sfida, il benvenuto, l’esultanza, o il disprezzo contenute nelle parole. È disciplinata, eppure emozionale. Più di ogni altro aspetto della cultura Maori, questa complessa danza è l’espressione della passione, del vigore e dell’identità della razza. È, al suo meglio, un messaggio dell’anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti.”
Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kino
Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, a hupane
A hupane, kaupane whiti te ra!
Hi!
Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro
fino in alto, IL SOLE SPLENDE!
Quando morrò, di Pablo Neruda
http://www.youtube.com/watch?v=y9CdrWlqd8o
Ti aspetto di Alda Merini
http://www.youtube.com/watch?v=1SeCZ_SYWLY&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=AFxZg0KqvKM
La mia donna dai capelli di fuoco di legna
Dai pensieri a lampi di calore
Dalla vita di clessidra
La mia donna dalla vita di lontra tra i denti della tigre
La mia donna dalla bocca a coccarda e a mazzolino di stelle
d’ultima grandezza
Dai denti a impronta di topo bianco sulla terra bianca
Dalla lingua d’ambra e vetro strofinati
La mia donna dalla lingua a ostia pugnalata
Dalla lingua di bambola che apre e chiude gli occhi
Dalla lingua di pietra incredibile
La mia donna dalle ciglia ad aste di scrittura infantile
Dalle sopracciglia a bordo di nido di rondine
La mia donna dalle tempie d’ardesia di tetto di serra
E di vapore che appanna i vetri
La mia donna dalle spalle di champagne
E a fontana con teste di delfini sotto il ghiaccio
La mia donna dai polsi di fiammiferi
La mia donna dalle dita d’azzardo e d’asso di cuori
Dalle dita di fieno tagliato
La mia donna dalle ascelle di martora e di faggiuola
Di notte di San Giovanni
Di ligustro e di nido di scalari
Dalle braccia di schiuma di mare e di chiusa
E di miscuglio del grano e del mulino
La mia donna dalle gambe a razzo
Dai movimenti d’orologeria e di disperazione
La mia donna dai polpacci di midollo di sambuco
La mia donna dai piedi a iniziali
Dai piedi a mazzi di chiavi dai piedi a calafati che bevono
La mia donna dal collo d’orzo imperlato
La mia donna dalla gola di Val d’Or
Di appuntamenti nel letto stesso del torrente
Dai seni di notte
La mia donna dai seni di cunicolo marino
La mia donna dai seni di ganga di rubino
Dai seni di spettro della rosa sotto la rugiada
La mia donna dal ventre ad apertura di ventaglio dei giorni
Dal ventre ad artiglio gigantesco
La mia donna dalla schiena d’uccello che fugge in verticale
Dalla schiena d’argento vivo
Dalla schiena di luce
Dalla nuca a sasso levigato e a gesso bagnato
E a caduta di bicchiere nel quale s’è appena bevuto
La mia donna dalle anche di navicella
Dalle anche a lampadario e a penne di freccia
E a nervature di piume di pavone bianco
A equilibrio insensibile
La mia donna dal culo di gres e d’amianto
La mia donna dal culo di dorso di cigno
La mia donna dal culo di primavera
Dal sesso a gladiolo
La mia donna dal sesso a giacimento aurifero e ad ornitorinco
La mia donna dal sesso d’alga e di dolciumi d’un tempo
La mia donna dal sesso di specchio
La mia donna dagli occhi pieni di lacrime
Dagli occhi a panoplia violetta e ad ago calamitato
La mia donna dagli occhi di savana
La mia donna dagli occhi d’acqua da bere in prigione
La mia donna dagli occhi di bosco sempre sotto l’ascia
Dagli occhi di livello dell’acqua di livello d’aria di terra
e di fuoco.
http://www.youtube.com/watch?v=8nv1LMCuhxg
IO SONO VERTICALE
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.
Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
http://www.youtube.com/watch?v=KguQ8IFRUn4
l'ultima che scrisse prima di andarsene.
ANCHE TU SEI L'AMORE
Anche tu sei l'amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole - cammini
in attesa. L'amore
è il tuo sangue - non altro
http://www.youtube.com/watch?v=XtdmVjFGZvk
la poesia sussurata di Cesare Pavese
http://www.youtube.com/watch?v=ncZ-5zirRIM
Il genio della massa - Charles Bukowski
Pedro Salinas, letto da Fabio Volo...
http://www.youtube.com/watch?v=AzMlUuYckgM
:-P:-P
VORREI SAPERE QUANDO TI HO PERSO.. di joyce LUSSU.
http://www.youtube.com/watch?v=pCqn_Vk8Ch0&feature=related
:-P:-P Rosy
Vorrei sapere quando ti ho perso
Vorrei sapere quando ti ho perso
in quale data in che momento
forse quel martedì ch’ero triste
o un mese prima d’averti visto
forse quella domenica pomeriggio
ch’ero allegra e parlavo troppo di me
forse in una data remota
inesplicabile e ignota
come il tre marzo del millenovecentotré
Vorrei sapere dove ti ho perso
in che punto preciso della città
forse davanti ad un semaforo
forse in un bar o in una stanza
forse dentro ad un sorriso
forse lungo una lacrima
che colava giù per una guancia
forse tra le aureole gialle dei lampadari
sospese nella nebbia dei viali.
Vorrei sapere perché ti ho perso
il motivo la necessità dell’errore
forse perché non c’è tempo
o perché c’è stato l’inverno
e adesso viene la primavera
ma con tanto poco sole
tra i muri d’acciaio e cemento
che tremano per il rumore
delle macchine,delle fabbriche,degli ascensori.
Ma non voglio sapere che ti ho perso
che ti ho perso e dove e quando e perché.
Joyce Lussu
Grazie Claire.
In primo luogo grazie per avermi ricordato una poetessa che da tempo non incrociavo più e che ha scritto componimenti bellissimi come questo.
Grazie anche perché, forse involontariamente, o magari espressamente, hai postato un testo alternativo a quello letto nel video, ma altrettanto corretto e affascinante. È un bell'esempio di come la traduzione poetica offra un'uncredibile varietà di interpretazioni e sfaccettature, non solo semantiche, poiché in poesia non esistono sinonimi e la portanza fonica di una parola contribuisce a produrre senso.
Grazie infine perché grazie a quell'alchimia insondabile tra suono e parola, il testo letto assume un'altra dimensione e la lettura che hai trovato e scelto per noi mi ha regalato più di un brivido di consonanza: quasi n'oscillazione della mente per simpatia (enfatizzando un po' il concetto).
Insomma grazie,
Rupert.
Bellissima!!!
Non conoscevo la traduzione di Lussu. I versi sono veramente toccanti e di fatto mi toccano ogni volta che li leggo o li sento.
Mi capita di tanto in tanto di andare al cimitero di Fluntern a Zurigo, vicino allo Zoo. È un luogo appartenente ad un'altra dimensione, non so se grazie alla presenza di Joyce e di Canetti o semplicemente perché è allo stesso tempo terribilmente normale e terribilmente sublime... Se un giorno ti capita di passare da Zurigo, devi assolutamente fare una sosta in quel luogo. Anche pochi inuti ti trasportano in un mondo parallelo trascendente e un po' fatato. Questa almeno è la mia sensazione, ma sono di parte. Sono originario del canton Zurigo e quindi mi lascio trasportare emotivamente...
Rupert
Ci andrò.
A me è "accaduta" la stessa profonda emozione, nel camminare nell'atmosfera tutta particolare del cimitero ebraico di Praga, non quello vecchio, che pur suggestivo è un insieme quasi disordinato di tombe vecchie e vecchissime...ma quello nuovo, dove c'è tra le altre la tomba di Kafka.
Diverso da tutti.
ciao!
Rosy
Giovanni Nuti canta Alda Merini dall'album Rasoi di Seta
Il Bacio con la voce recitante di Alda Merini
http://www.youtube.com/watch?v=iBmHo3OppYs&feature=related
Un brano tratto da "Il Profeta" di Khalil Gibran. Una grande verità.
http://www.youtube.com/watch?v=MHib595hEr8
Un piccolo gioiello.
http://youtu.be/QeRcjuYZbR4
Poesia tratta da "Le spezie della Terra".
http://www.youtube.com/watch?v=GnMhVclM-0w&feature=share&list=PLF0876DB69F261368
N.B.: Basta chiudere gli occhi e ascoltare...questo un video che ognuno può personalizzare.
http://youtu.be/5WPjM6vzfdc
Mi fa pena il giardino
Nessuno pensa ai fiori
nessuno pensa ai pesci
nessuno vuole credere
che il giardino sta morendo,
che s’infiamma il cuore del giardino
sotto il sole
che piano piano si svuota
la memoria del giardino dei suoi verdi ricordi,
e i sensi del giardino
paiono ormai una cosa spoglia
consumata nel giardino solitario.
Solo è il cortile di casa nostra
Il cortile di casa nostra
adesso sbadiglia
in attesa che piova da una nuvola
sconosciuta,
vuota è la vasca del giardino di casa nostra.
Le minute stelle inesperte
crollano al suolo dalle cime degli alberi,
e a notte, dalle finestre della casa dei pesci,
risuonano colpi di tosse.
Solo è il cortile di casa nostra.
Papà dice che
è troppo tardi, è troppo tardi,
è troppo tardi per me
gravato del mio carico
ho fatto quel che potevo.
E nella sua stanza, da mattina a sera,
legge il Libro dei Re, o il Compendio delle Storie.
Papà dice a mia madre
Maledetti pesci e uccelli, cosa importa?
Quando morirò che differenza fa
che il giardino resti ancora lì
o sparisca,
mi basta la mia pensione.
Per tutta la vita mia madre
è stata tappeto di preghiera
srotolato sulle spaventose bocche
dell’inferno,
mia madre, sempre mia madre,
nel fondo di ogni cosa
cerca i passi del peccato,
e crede che il giardino sia macchiato
dalla miscredenza di una pianta.
Mia madre prega tutto il giorno,
mia madre peccatrice di sua natura
soffia benedizioni su ogni fiore
e soffia su tutti i pesci
e soffia
su se stessa.
Aspetta mia madre, l’avvento dell’Imam
Nascosto
e la grazia che calerà sulla terra.
Sepolcro, così chiama mio fratello
Il giardino.
Mio fratello ride degli steli avviluppati
E discordi delle erbe,
e conta le spoglie dei pesci
che sotto il pelo malsano dell’acqua
si disfano in grani corrotti.
Mio fratello si ammala di filosofia
e non vede altra cura per il giardino
che la sua distruzione.
Si ubriaca
e sfonda porte e pareti
a pugni stretti,
e cerca di dire quanto stanco e troppo
e triste e disperato,
e porta in strada e al mercato
il suo sconforto come la carta d’identità
l’agenda, e il fazzoletto, l’accendino, la sua penna.
Il suo sconforto
è così minuto che ogni notte
si perde tra la folla nelle taverne.
E mia sorella, che era amica dei fiori,
e che quando mia madre la picchiava
raccoglieva per quei fiori gentili e silenziosi
le parole più pure del suo cuore,
ogni tanto invitava con i dolci la famiglia dei pesci
a una festa verso il sole.
Oggi vive mia sorella all’altro capo della città
nella sua casa falsa
con falsi pesci rossi
raccolta nell’amore del suo marito falso
sotto i rami di falsi meli,
e canta false canzoni,
e mette al mondo figli veri
mia sorella
ogni volta che viene a trovarci
e sporca i lembi della sua gonna
con la miseria del giardino
si bagna nell’acqua di colonia,
mia sorella è gravida,
ogni volta che viene a trovarci.
Solo è il cortile di casa nostra
Solo è il cortile di casa nostra,
tutto il giorno dalla porta giunge il suono
di qualcosa che lenta si fa a pezzi
ed esplode,
i nostri vicini non seminano fiori nei loro giardini
granate e mitraglie essi piantano,
i nostri vicini ricoprono le vasche azzurre
dei loro orti
e senza volerlo
ricolmano di polvere da sparo le vasche loro
azzurre.
E i bambini della nostra via riempiono le loro borse
Con piccole bombe.
Turbato è il cortile di casa nostra.
Mi fa paura il tempo
che disperde il suo cuore.
Ho paura del vuoto inutile di tutte queste mani,
ho paura dell’immagine estranea di tutte queste facce.
Sono sola, io
come l’allievo che ama follemente
la sua lezione di geometria
e penso che si può condurre il giardino all’ospedale
e penso
e poi penso
e penso…
e s’infiamma il cuore del giardino
sotto il sole
e piano piano si svuota
la memoria del giardino
dei suoi verdi ricordi.
Forugh Ferrokhzad
Traduzione di Domenico Ingenito
* Questi versi appartengono a una raccolta postuma di sue poesie e pubblicate nel 1974. Una poesia , questa della Forugh Ferrokhzad , ancora terribilmente attuale.
Il video, realizzato da Anna Lisa Giardina e Hamed Momeni, è stato finalista al Talent Prize del 2011
anche se questo video stravolge l'origine dell'ispirazione...
http://www.youtube.com/watch?v=oXLIZGOe0uI
Shakespeare
Veleta (Libro de Poemas, 1921)
Heitor Villa-Lobos – Melodia Sentimental
http://youtu.be/kQa_IvxSmA4
Banderuola
Vento del sud,
bruno, ardente,
scendi sulla mia carne
e porti semi
di sguardi
brillanti col profumo
d’aranceti.
Fai arrossire la luna
e singhiozzare
i pioppi prigionieri, ma vieni
troppo tardi!
Ho già deposto la notte del mio racconto
nello scaffale.
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Vento del nord,
orso bianco del vento!
Scendi sulla mia carne
tremante d’aurore boreali
col tuo strascico di spettri capitani
e ridendo di Dante.
O pulitore di stelle!
Ma vieni
troppo tardi.
La casa dell’anima è coperta di muschio
e ho perso la chiave,
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Brezze, gnomi e venti
di nessun luogo.
Zanzare della rosa
di petali a piramide.
Alisei filtrati
fra gli alberi rudi,
flauti nella burrasca
lasciatemi!
Il mio ricordo
trascina pesanti catene
e l’uccello è prigioniero
quando disegna di trilli
la sera.
Le cose che se ne vanno non tornano piú,
tutti lo sanno,
e fra l’illustre moltitudine dei venti
è inutile lamentarsi.
Non è vero, pioppo, maestro di brezza?
È inutile lamentarsi.
Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.
Fuente Vaqueros, Granada, luglio 1920
Oda al primer día del año, Tercer libro de odas, Terzo libro delle odi, 1957
http://youtu.be/LBIJJhnY5VA