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IL PANE
Ogni volta ti induce in tentazione di diventare un signore
Che si nutre con le briciole sotto la tavola del servitore.
Ti invita a fargli male, di accoltellarlo, di tagliarlo
In pezzi, di consumare ancora caldo il suo corpo.
Senza pudore ti si mostra nudo come alla creazione.
È un perverso. Ti provoca con la sua sobrietà.
Ma tu gli dai e ti concedi a lui incessantemente. E
Ogni mattina e ogni sera ripeti il farinoso gioco.
Ti ha creato come l'inceneritore della sua colpa. Quando ti
Sazia, alzi subito la voce affermando di avere ancora più fame.
Sì, sì, ti ama, per questo anche adesso accoglie in sé il tuo coltello.
Sa che tutte le sue ferite si riducono in briciole tra le tue mani.
Aleš Šteger
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IL RAGAZZO SELVAGGIO
All’ultimo banco in classe un ribelle
Vede la lingua rossa dell’autunno
Leccare il vetro. Colerà del sangue
Nel vicolo dove rotolano le arance.
Un libro aperto vola con fruscio d’ali.
Il dito nell’inchiostro disegna mostri
Sul legno scuro dove sono incisi
Nomi d’allievi addormentati nel tempo.
Una cancellatura lo acquieta appena
Perché vede i gridi verdi d’erbe folli.
Vagabonda in se stesso, poi si dedica
Alle gesta dell’imperatore cosmonauta.
Si tinge una guancia d’inchiostro malva
E lo raggiungono le tribù indiane.
Questo inventore d’altre cosmogonie
Sarà costretto ad amare la sua vita.
Qual è la parola che strappa le labbra
E fa esplodere le lodi perdute?
Primavera, Primavera... ripete il barbaro,
Primavera, Primavera, come chi chiama una tigre.
Nessuno risponde. Una volta vincitore
Era chi portava il cappello d’asino,
Masticando gomma e sognando vendette
Nell’angolo fiorito di ragnatele.
Scricchiola la pagina al ritmo dei dettati.
Stanco di balbettare vecchie mongolfiere,
Il ragazzo vola sulla città
Per bruciarsi le ali al sole.
Robert Sabatier
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Canzone della mela
Cielo della sera in miniatura:
giallo, verde, rosso,
con una stella di zucchero
e nuvolette di raso,
mela di seno duro
con nevi morbide al tatto,
fiumi dolci al gusto,
cieli fini per l’olfatto.
Simbolo della conoscenza.
Portatrice di un messaggio superiore:
La legge della gravitazione
o quella del sesso innamorato.
Ricordo del paradiso
è la mela nelle nostre mani.
Un minuscolo cielo: nel suo tornio
un angelo di profumo sta volando.
Jorge Carrera Andrade
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Bisogna fare attenzione
C’è un po' di terra sul davanzale,
una manciata di polvere secca.
Non si capisce da dove sia caduta,
se siano fiori di ruggine o le magre
feci di un uccello.
Ho deciso di lasciarla lì e che sia il caso
a spazzarla via dopo averla portata.
Ma ho pensato freddamente che nulla
accade se proprio non deve.
Bisogna fare attenzione a queste cose
che diventano idee di cose: una finestra
aperta sul cielo di novembre,
i moti dell’aria in su e in giù,
che finiscono in polvere.
Paolo Lanaro
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Poesia e monnezza n° 2
Mia nonna coltivava viole e basilico
accudiva i polli e i vitelli nella stalla
parlava con l’asino che scappava
scalciando e trascurando
tutti quelli che volevano acchiapparlo.
Lei lo chiamava, lo chiamava col suo nome
quello che ormai riconosceva al primo fiato.
Ogni volta dopo il viaggio dal campo o al campo santo
lei lo ringraziava staccandogli il carretto dalla schiena.
Non spendeva parole mia nonna
le sue sillabe erano semi da spargere nell’orto
il latte il pane la farina il burro ricotta e
conserva ogni giorno da curare
da governare tutto il regno di dio e tutto dentro una mano
vecchissima e leggera. Non c’era cosa che lei non amasse
non rispettasse: una gemma di filo, un tutolo di frumento
un legnetto, un rocchetto, una tazza sbeccata
un bottone in madreperla e quell’altro fatto a fiocco di metallo.
Li conservo in una scatola di latta con il proposito
fermo e sicuro di donarli a mia figlia: il nostro piccolo tesoro.
E la monnezza: era un reame dove d’inverno prendevano vita i pomi: d’oro, lucenti del sangue di mia nonna
che intanto invecchiava: si facevano muffe i suoi capelli
muschi le mani incolte eppure
non c’è cosa che dentro la mia bocca
non sia intera la sua lingua.
Fernanda Ferraresso
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INCONTRO IN ASCENSORE
Entrammo nella cabina ed eravamo lì solo noi due.
Ci guardavamo senza fare altro.
Due vite, un istante, la pienezza, la felicità...
Al quinto piano lei scese e io, che continuavo a salire,
compresi che non l’avrei più rivista,
che era un incontro di una volta per sempre
e che, anche se l’avessi seguita, l’avrei fatto come un morto,
e che, se lei si fosse voltata verso di me,
avrebbe potuto farlo solo da un altro mondo.
VLADIMÍR HOLAN
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Mi fermo un momento a guardare
Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
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Marmellata inglese
Sulla credenza, nel vasetto, mi guarda
dolce e aspra al contempo, lucida e ambigua,
preparata secondo la ricetta
- raccolti i semi, tagliate le scorze ... -
per il piacere opprimente di avvolgervi le labbra
nel mutevole scorrere dei giorni.
Maria Victoria Atencia
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IL MATTINO
Di mattina
Alle 5
La secca
Eco metallica
Dopo che i camion carichi
Hanno fatto a pezzi le porte del sonno.
E l’«addio» finale al giorno prima
E gli ultimi passi sulle piastrelle umide
E la tua ultima lettera
Nel quaderno di aritmetica della tua infanzia
Come la griglia della finestrella
Che fa salire il corteo del gioioso sole
Del mattino con nere linee perpendicolari.
MANOLIS ANAGNOSTAKIS
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Mattino
grigiastro e secco. Ad una sporca corda
vinto è un cavallo - e non sa più se c'era
verde sui prati. Un ragazzino piscia
contro un albero magro - e corre via.
Il malato moriva. Per la strada
un ciclista batteva contro un uomo.
Cadevano i biscotti. Li mangiava
ugualmente un ragazzo - e poi correva.
Sandro Penna
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La posto qui, perchè quotidiana è la paura..
Paura
Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa.
Paura di addormentarsi la notte.
Paura di non addormentarsi.
Paura del ritorno del passato.
Paura del presente che fugge.
Paura del telefono che squilla nel cuore della notte.
Paura delle tempeste elettriche.
Paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
Paura dei cani che mi hanno detto che non mordono.
Paura dell’ansia!
Paura di dover identificare il cadavere di un amico.
Paura di finire i soldi.
Paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai.
Paura dei risultati dei test psicologici.
Paura di essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri.
Paura della calligrafia dei miei figli sulle buste.
Paura che muoiano prima di me e che mi sentirò in colpa.
Paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch’io.
Paura della confusione.
Paura che questo giorno finisca su una brutta nota.
Paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata.
Paura di non amare o di non amare abbastanza.
Paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo.
Paura della morte.
Paura di vivere troppo.
Paura della morte.
L’ho già detta.
Raymond Carver
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Ode alla ciabatta
Sposta con un piede i sassi.
Da qui a lì. Per niente.
Si guarda la ciabatta.
Fermo sui suoi passi.
Deve avere vent'anni lei, bianca
di plastica lisa
e quell'altra sua sodale di sempre.
Stavano da anni nello stesso angolo di casa.
Gli viene un quello, devono
essere di suo padre
ma lui non l'ha mai visto spostare i sassi
da un punto all'altro del mondo
nella strada secondaria di Pinarella -
suo padre lavorava molto, un uomo
è il suo lavoro, diceva
la voce diventava bassa, bella
e no, non l'aveva
mai visto. O forse una sera
sullo stradino, in canottiera
non gli vedeva i piedi, eppure sembrava
lentamente ballare
non gli vedeva gli occhi
erano bassi
come le barche quando stanno
rovesciate sulla spiaggia.
Le ciabatte non sono male
anche se sono passate di moda
direi irrimediabilmente,
per il materiale, la foggia.
Ma non le butterà,
per spostare i sassi
e fare altre cose inutili
sono davvero le migliori
a volte poi son le ciabatte
che fan ballare i cuori.
Davide Rondoni
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La farfalla nella corriera
Nella corriera
vola
una farfalla.
Sarà entrata dalla portiera
quando l’abbiamo aperta a qualche fermata.
La corriera ha finestrini che non si aprono
e corre a tutta velocità
a 120 chilometri l’ora.
La farfalla crede di volare in un giardino,
ma in realtà sta viaggiando sull’espresso
per Pusan.
E io da quando
sto viaggiando verso la meta
su un espresso chiamato
tempo?
So che la farfalla
se si apre la portiera, troverà fiori.
E io? Io che cosa troverò alla fine?
Viaggio con la farfalla.
Hwang Kem Chan
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Affascinata dalla praticità
Affascinata dalla praticità osservai un
uomo usuale senza curve portare lievemente un materasso
rosa sulle spalle, mentre ridendo come pulcinella ricordavo
che v'eri. E non finì male la serata, se non che tu esistevi
oltre ogni riflessione, e fuori d'ogni previsione. Tornata
a casa dopo tante e tante insegne luminose v'eri ancora
e ancora e ancora. Ancorata a te la tua immagine in me
non si disfa, tu la proteggi: I'immagine che disfaceva
giornate e giornate e giornate ritornava con te, senza di
te per te nella solitudine di questa primavera che gal-
leggia in pieno inverno, la mia anima!
Amelia Rosselli
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il vino
rosso all’occhio/dolcezza al bevitore/
il suo corpo arde in Spagna/
il suo aroma tocca l’India/
langue nella caraffa/attende
di scioglierti la bocca/di illuminarti il palato/
di celebrare un mistero nella tua testa/
il disgraziato che ha ancora cuore/
sangue nel cuore/mescolato
a lacrime/solleva
la caraffa/proibisce le pene
col sangue di un popolo di grappoli/
gira la caraffa/passa
da una mano al calore di altra mano/
come se ogni amico
lustrasse una faccia del diamante/
Juan Gelman