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Il primo pranzo senza mia sorella
È orribile il primo pranzo senza la sorella
che amavi, che ti amava,
dalla quale vivevi da quando ti hanno bombardato la casa,
con la quale hai diviso
i quattrocento giorni più difficili della tua vita.
È orribile quel suo posto vuoto a tavola.
Il pranzo è la stessa brodaglia di ieri,
ma non si tratta del pranzo.
Si tratta di quel piatto in meno,
di quel pezzo di pane in meno,
di quel bicchiere d’acqua in meno.
In realtà,
si tratta di un Sarajlic in meno
e del resto eravamo
già in pochi.
Izet Sarajlić
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Confesso
Neruda dice: “Confesso che ho vissuto.”
Io confesso,
che spesso nei versi morivo.
Cercavo forse col verso
di ingraziarmi
la morte
per farla venire, quando sarebbe venuta, prima della tua.
Ahimè,
è successo il contrario.
Izet Sarajlić
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IL VALORE DEL PASSATO
C’è qualcosa di inesatto nei ricordi:
una linea sfuocata fatta d’ombra,
di errore agevolato.
E se la vita
è cifrata in qualcosa,
è in questi ricordi
un poco sbiaditi,
forse modificati dal tempo
con un’arte che implica la finzione, quindi non può
essere vera la vita ricordata.
Eppure
a questo inganno dobbiamo ciò che infine
sarà la vita certa, a questo inganno
dobbiamo la vita stessa.
FELIPE BENITEZ REYES
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Il ricordo non mi lascia
abbandonare il tuo viso
bellissimo, e la tua bocca
dove il mondo si spalanca
come un calice profano.
Se la memoria non fosse così
ostinata, io ti avrei vinto.
Invece il ricordo è un aspro
nemico: è forte come è forte l’infelicità,
come è forte l’amore. E ancora
nelle mie mani
la traccia delle tue si disegna
con dolcezza caparbia,
se per qualche istante il vino e la nostalgia
mi fanno pensare a te.
Josefa Parra
https://ilricordoperduto.files.wordp...ioco.jpg?w=240
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È sorto il giorno senza di lei.
Si sposta appena.
Ricorda.
(I miei occhi, più dolci,
la sognano.)
Come è facile l’assenza!
Sulle foglie del tempo
la goccia del giorno
scivola tremando.
Jaime Sabines
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Amore di lontananza
Ricordo che, quand’ero nella casa
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l’argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c’era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un’aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l’orizzonte;
socchiudevo un po’ gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.
Antonia Pozzi - Milano, 24 aprile 1929
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FINZIONI
Dimmi che è solo un sogno
o al massimo un altro racconto di Borges;
che i sentieri che percorre l’amore
sono labirinti che si biforcano
e si perdono, si biforcano
e si perdono, e che il tuo ricordo
è solo un uccello che attraversa
in volo
gli incerti confini della poesia.
Un altro universo
tra le migliaia di universi possibili.
Un’ultima,
e dolce,
e superba
metafora dell’oblio.
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Illustrazione di Raal Olbinski
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Arrivano ad uno ad uno
— chi in macchina extralusso
e chi lentamente a piedi —
i compagni per la cena di classe
al ristorante sulla piazzetta.
È un incontro evitato per anni.
Riconoscibili e irriconoscibili
mutati nel corpo e nei suoi danni
e identici nel demone privato
che ci agitava, ognuno, da ragazzi,
ci annusiamo prima dei saluti
come animali in campo aperto.
Siamo quello che siamo.
Non è piú possibile cambiare.
Durante la serata
c’è chi si accartoccia muto sullo sfondo
chi chiede frettoloso d’andare
e chi, verboso, estrae dalla manica
il solito stlletto
per farlo risplendere tra le tendine scure
e i cristalli del tavolo.
Si fa la classifica dei successi e delle sventure.
Qualcuno mostra la foto dei figli già grandi
qualcun’altro la foto di gruppo del ’75
e fa il confronto tra ora ed allora
o conta gli assenti e i dispersi.
Che cosa proviamo ad incontrarci?
Gioia no, forse dolore…
Non è una sensazione sola.
Un dolceamaro sapore
ci corre giú nella gola
Enrico Testa
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http://www.liceogalvani.it/uploads/i.../254_large.jpg
foto presa dal web e puramente indicativa
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Senza una data da ricordare
Senza una data da ricordare
né un luogo ben preciso da indicare
ecco che arriva la dimenticanza.
Silenziosa
come un morto che galleggia sul fiume,
lontana, ineluttabile
come può essere solo il destino:
come un’ampia zona buia,
o una scultura perfetta,
come una faccia senza lineamenti,
senza sguardo. E’ così che arriva.
Si crea una sera, all’improvviso,
lasciandoci stupefatti,
senza un’esclamazione, senza un grido.
Ci rendiamo conto semplicemente che è nata.
E ora mi chiedo:
in quale istante, fra i molti istanti,
in quale giorno, fra i molti giorni
tu mi hai dimenticato?
Eduardo Mitre
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EAU DE PARFUM
Dell’infanzia, l’odore
del muschio nei fossi,
del fango, delle more
e l’estrema violenza di imparare.
Del mare, l’ultima nota
dell’ultima onda vista
prima di tornare e convincerci
che non arriveranno sirene.
Della notte, le leggere sfumature
di un profumo italiano
ancora di moda.
Del tuo corpo, l’aroma
di un libro di avventure
letto ancora una volta;
ma anche di oleandri
desolati in fiamme.
Odora di vita bruciata.
AURORA LUQUE
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Ti ho sognata
Quando nuova sposa
Uscirai per la città il mattino
Sola e felice, nel sole d’autunno...
Ti ho sognata
Matura e stanca signora
In una villetta agiata
(Come il caro Laforgue diceva
Nella sua giovinezza)
Spalancare finestre,
Godere del sole in vestaglia,
Un po’ trasandata.
Ma gli occhi erano quelli di una volta
Piccoli e ridenti,
Di quando eri una ragazza con il corto paltò rosso.
Attilio Bertolucci
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Mi chiedo che posso farmene di te
adesso che sono passati tanti anni,
sono caduti gli imperi,
la piena ha travolto i giardini,
si sono cancellate le foto
e nei luoghi sacri dell’amore
sorgono negozi e uffici
(con nomi in inglese naturalmente).
Mi chiedo che posso farmene di te
e faccio una pseudopoesia
che tu mai leggerai
– o se la leggi,
invece di una fitta di nostalgia,
provocherà il tuo sorrisetto critico.
JOSÉ EMILIO PACHECO
(da Andrai e non tornerai, 1973 - Traduzione di Emilio Coco)
https://maytheartbewithyou.files.wor...pg?w=300&h=199
Dipinto di Rob Gonsalves
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GIOTTO (PASTELLI)
Le matitine erano dodici
pari ai colori dei mesi
portavano scritto il suo nome,
chissà ancora
per quanti secoli a venire.
Per chi coniasse medaglie
e fosse senza idee d'effigie,
sulla scatola è raffigurato di profilo.
Il resto: nelle sembianze di un pastorello
che disegna a carboncino
un agnellino che posa mansueto.
Alle sue spalle la discreta figura di gentiluomo,
quel Cimabue pittore, la cui fama,
in seguito egli avrebbe velato.
Da accorti discepoli di Giovanni Morelli,
il Battista della semiologia pittorica,
non ci pasceremo di alcun dipinto
attribuito a Giotto
senza prima raffrontarne il tratto
all'originale ovino della scatolina.
Valentino Zeichen
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Abito nella tua assenza come in un paese straniero
ogni notizia che giunga da te
abbatte aerei, rovina raccolti
la dura sostanza del limite
costruisce mura tutt’intorno al cielo bucato
ho foto, miniature preziose
ho grammatiche della confessione pronte al macero
il nostro orizzonte verticale erano i cardini della porta
i tarli hanno risparmiato solo loro
ma noi così immobili
come potevamo rinunciare
al nostro essere porta infinita
passaggio per l’inverno
noi la cecità degli ancora vivi
finestre sul buio incandescente.
Carmen Gallo
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foto presa dal web
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Tu non ricordi
ma in un tempo
così lontano che non sembra stato
ci siamo dondolati
su un’altalena sola
Che non finisse mai quel dondolio
fu l’unica preghiera in senso stretto
che in tutta la mia vita
io abbia levato al cielo.
Michele Mari
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/i...yNDk3AvCL_GA&s
foto presa dal web