Saluto ai supersonici - Wislawa Szymborska
Oggi più veloci del suono
dopo domani della luce
muteremo il suono in tartaruga
e la luce in lepre.
Di antica parabola
onorati animali
nobile coppia in gara
da sempre.
Correvate, correvano
per questa bassa terra
provate a gareggiare
in alto nel cielo.
Via libera. Non vi saremo
d'intralcio nella corsa
per inseguire noi stessi
prima ci alzeremo in volo
Sorrisi - Wislawa Szymborska
Il mondo vuol vedere la speranza sul viso.
Per gli statisti diventa l’obbligo il sorriso.
Sorridere vuol dire non darsi allo sconforto.
Anche se il gioco è complesso, l’esito incerto,
gli interessi contrastanti – è sempre consolante
che la dentatura sia bianca e ben smagliante.
Devono mostrare una fronte rasserenata
sulla pista e nella sala delle conferenze.
Un’andatura svelta, un’espressione distesa.
Quello dà il benvenuto, quest’altro si accomiata.
È quanto mai necessario un volto sorridente
Per gli obiettivi e tutta la gente lì in attesa.
La stomatologia in forza alla diplomazia
garantisce sempre un risultato impressionante.
Canini di buona volontà e incisivi lieti
non possono mancare quando l’aria è pesante.
I nostri tempi non sono ancora così allegri
perché sui visi traspaia la malinconia.
Un’umanità fraterna, dicono i sognatori,
trasformerà la terra nel paese del sorriso.
Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero,
non dovrebbero sorridere il giorno intero.
Solo a volte: perché è primavera, tanti i fiori,
non c’è fretta alcuna, né tensione in viso.
Gli esseri umani sono tristi per natura.
È quanto mi aspetto, e non è poi così dura.
Dalla raccolta La gioia di scrivere , a cura di Pietro Marchesani. Adelphi Edizioni. Milano, 2009.
Pietà - Wislawa Szymborska
Nella cittadina, dove è nato l'eroe,
guardare il monumento, lodarne la grandezza,
cacciare due galline dalla soglia del museo deserto,
chiedere dove abita la madre,
bussare, spingere la porta che cigola.
Si mantiene dritta, capelli lisci, sguardo limpido.
Dire che si è arrivati dalla Polonia.
Salutare. Fare domande a voce alta e chiara.
Si, lo amava molto. Si, era sempre stato così.
Si, lei allora si trovava sotto il muro della prigione.
Si, aveva sentito la scarica.
Dispiacersi di non aver portato un registratore
e una cinepresa. Si, conosce questi arnesi.
Ha letto alla radio la sua ultima lettera.
Ha cantato alla TV le ninnenanne d'un tempo.
Ha perfino preso parte a un film, in lacrime
per via dei riflettori. Si, la memoria commuove.
Si, è un poco stanca. Si passerà.
Alzarsi. Ringraziare. Accomiatarsi. Uscire,
incrociando nell'atrio i turisti successivi.