stupenda poesia , che non avevo mai sentito. De Luca non mi delude mai.
Grazie di questo gioiello! Ciao
Rosy
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La storia
La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra
carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi.
Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno gliene ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
Eugenio Montale
Un tappeto per la mia ragazza.
Piccolo, a colori vivaci,
perché i suoi piedi si ricordino di me ogni mattina.
Mi è costato meno di tremila pesetas
in un negozio del quartiere vecchio: hand-made in India.
Poi leggo sul giornale
che ho una possibilità su tre che sia stato tessuto
dalle dita agili di un bambino schiavo
capace di star seduto per ore e ore
nella stessa posizione
il che determina incrementi di produttività importanti.
Hand-made in India,
il suo corpo torto,
le mani sfibrate.
Il mondo è diventato
così piccolo che è difficile
serbare la minima distanza d’igiene necessaria
davanti allo sfruttamento
e le nostre digestioni si risentono.
In qualche momento sono stato condannato all’inferno
ma altri scontano la condanna al posto mio.
Casa di molti piani
senza scale, e una cantina sigillata
dove a volte sprofondo per non respirare.
(Jorge Riechmann, in POESIA n. 277, dicembre 2012)
Contro l'usura e l'interesse contro la rendita
contro un tempo di avere più che di essere
contro l'ordine fondato su una compravendita
contro la vita che logora fino a dolere
contro la forza che opprime - là io canto.
E dove amore si cerca e non si trova
dove la vita si misura a tanto e tanto
dove la menzogna impera- là io sono contro.
E perciò disturbo e sono malvisto.
Che se il tempo è di sbarre io resisto
e quando alcuni tacciono io non taccio.
Io sono il renitente il dissidente.
Perciò mi han guardato di mal occhio
e perciò persisto e canto e parlo.
Manuel Alegre
Vedo chiaro il sistema, che è assai noto
in apparenza, ma non lo è però
nell’insieme! Qui c’è gente seduta. Pochi in alto
e molti in basso. E quelli che in alto gridano
a quelli in basso: “Venite su, così
saremo tutti in alto”. Ma se guardi
vedi qualcosa, nascosto
tra quelli in alto e quelli in basso, quasi
una specie di strada; ma non è
una strada. E’ un asse. Ora lo vedi
chiaro, è un’altalena; tutto il sistema
è un’altalena con due capi, l’uno
dipendendo dall’altro, e quelli in alto
sono lassù perché gli altri sono in basso:
ché se quelli venissero su in alto,
gli toccherebbe scendere. Così
debbon volere che gli altri rimangano
eternamente in basso e che mai salgano.
Eppoi in basso, dev’esserci più gente,
sennò l’altalena si muove – perché è un’altalena.
B. Brecht
Ragioni non chiedete, non ne ho,
o ne darò a iosa: lo sappiamo
che le ragioni son parole, tutte nate
dal mite perbenismo che impariamo.
Ragioni non chiedete per capire
la forza di marea che m'empie il petto,
questo star male al mondo e in questa legge:
la legge io non l'ho fatta, il mondo io non l'accetto.
Ragioni non chiedete, né scusanti,
del modo mio d'amare e d'annientare:
quando la notte è troppa arriva l'alba
di primavera che dovrà spuntare.
Josè Saramago
La bambina di Pompei
Poiché l'angoscia di ciascuno è la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l'aria volta in veleno
È filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta è stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull'altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.
Primo Levi 20 novembre 1978
I miglioramenti del regime
1
Se si domanda in giro allora si sente dire: ci sono molti
miglioramenti.
Molti che per lungo tempo non avevano alcun lavoro
Adesso hanno un lavoro. A dire il vero
Continuano ancora ad aver fame come prima. In effetti
I salari non sono scesi, ma gli alimentari sono diventati più cari.
In compenso alcuni macellai
Sono stati trascinati via dai loro negozi e messi in carcere
Dato che avevano rincarato troppo. La farina bianca
Che tra l’altro non si può più toccare
Non è tanto più cara di prima solo che
Per ogni mezzo chilo di farina bianca bisogna anche prendere
mezzo chilo di farina nera
Che non si può impiegare per nulla. D’altra parte
Ci sono fabbriche dove il pranzo
Costa solo venti pfennig ed è abbondante, questo è un grande miglioramento,
Peccato che queste fabbriche siano rare. In ogni modo
Molti conoscono uno o un altro, che lavora
in una fabbrica del genere.
Qualche volta anche per Natale viene all’improvviso
in una fabbrica
Buttato denaro, tutti ne ricevono, allora si dice
È stato il Führer a volere questo.
2
Il Führer vigila anche sui prezzi. Solo per questo motivo
Si può per esempio avere un mantello ancora con il prezzo vecchio
anche se
Non dura così tanto come quelli di una volta. Senza il Führer
Sarebbe diventato però più caro. Senz’altro
Il Führer deve fare le pulci ai capitalisti.
Naturalmente
Questi si sono aumentati i dividendi, ma significa
Che i capitalisti si mettono in tasca i loro profitti
Ancora soltanto pieni di timore ed essi devono
Perlomeno una volta l’anno, il Primo Maggio, pubblicamente
Su ordine dello Stato levarsi il cappello davanti ai manovali
Che fanno per loro i lavori duri.
….
4
E così ci sono dappertutto miglioramenti e il discorso su di essi
Riempie anche all’affamato la bocca, se
Invece di una goccia adesso ne cadono due sulla pietra scottante
Non è questo un miglioramento? Non tutti riconoscono
Che quello che è stato migliorato è solo il sistema dello sfruttamento
Che solo le ruberie sono migliorate e solo i metodi
Della oppressione vengono ogni giorno migliorati.
Bertolt Brecht
Di un pò, ma come hai
fatto
a diventare Presidente?
Beh, un metodo ce l’ho,
sono suadente!
Convinco le persone
(che sanno poco o niente)
a pensar bene di me,
che sono un gran fetente.
Tu non ci crederai,
l’effetto è sorprendente…
Presto sarò rieletto,
atteso e venerato e anche
rimborsato…
da tutta questa brava gente.
Maria Grazia Nigi
1989
chi dice che i morti possono abbracciare?
come cavalli meravigliosi
criniere grigio argento
stando fuori della finestra nella gelida luce lunare
i morti vengono sepolti nei giorni del passato
in giorni passati da poco
i pazzi furono legati ai letti
rigidi come chiodi di ferro
a bloccare il legname dell’oscurità
il coperchio della bara ogni giorno
serrando in questo modo
chi dice che i morti sono morti e andati?
i morti
avvolti nel vagabondaggio dei loro giorni estremi
sono sempre i padroni
quattro loro volti su quattro mura
tuttavia ancora macelleria
sangue
è ancora l’unico paesaggio famoso
a dormire nella tomba furono fortunati
ma si risvegliarono in
un domani gli uccelli temono persino di più
questo senza dubbio è un anno perfettamente ordinario
Yang Lian
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.
La spada mia, pesante in braccia stanche,
l’ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell’anticamera, rotti in mille pezzi.
La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.
La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.
Fernando Pessoa
Alle fontane i vecchi
le donne con i secchi lungo il fiume
e l’aria fischiettava di proiettili e schegge,
la banda musicale degli assedi, insieme alle sirene.
Danubio, Sava, Drina, Neretva, Miljacka, Bosna,
ultimi fiumi aggiunti alle guerre del millenovecento,
gli eserciti azzannavano le rive, sgarrettavano i ponti,
luci della città, Chaplin, le luci di quelle città
erano tutte spente.
L’Europa intorno prosperava illesa.
Altre madri in ginocchio attingono alle rive,
dopo che il Volga fermò a Stalingrado la sesta armata di von Paulus
e la respinse indietro e l’inseguì fino all’ultimo ponte sulla Sprea,
affogando Berlino.
Acque d’Europa specchiano ancora incendi.
La Vistola al disgelo illuminata dalle fiamme del ghetto:
non poteva bastare al novecento.
L’acqua in Europa torna a costare l’equivalente in sangue.
Erri De Luca da Opera sull’acqua e altre poesie
Alla bandiera rossa
Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961
I partigiani
Non per ragioni di gloria
andammo in montagna
a far la guerra.
Di guerra eravamo stufi
di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere,
i piedi, gli occhi, le orecchie;
lasciateci dormire nel fienile
con una ragazza.
Per questo abbiamo sparato
ci siamo fatti impiccare
siamo andati al macello
piangendo nel cuore
con le labbra tremanti.
Ma anche così sapevamo
che di fronte ad un boia fascista,
noi eravamo persone
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non abbiano a perdere anche loro
la giovinezza
Nino Pedretti
Questa poesia mi ...toglie il respiro. Grazie. Rosy