Anche io non l'ho letto, è nella lista "da leggere assolutamente".
Però mi è capitato di leggere solo le prime 50 pagine quando dovevo aiutare una ragazza alle superiori.
Forse per una bambina di 9 anni è un po' presto.
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Anche io non l'ho letto, è nella lista "da leggere assolutamente".
Però mi è capitato di leggere solo le prime 50 pagine quando dovevo aiutare una ragazza alle superiori.
Forse per una bambina di 9 anni è un po' presto.
Io aspetterei ancora qualche anno. Lasciale vivere ancora la sua infanzia con il calore delle sue certezze. C'è tempo per certe crudezze. Comunque si sa che a quell'età (e anche oltre) tendono a imitare i compagni e quindi corri il rischio che sia lei a chiedertelo ora.:reading01
Ciao
D'accordo con Claire!!!!!!!!!!!!! Rosy
Non concordo. Meglio sfruttare la curiosità. Meglio conoscere i fatti e ricordare. Bisogna spiegare, chiaramente. Ma capire? Io la ferocia non la capisco. La Soah non la capisco. La insegno. So spiegare tutti i meccanismi politici, sociologici, amministrativi, militari... Ma non capisco. E sono uno storico. E ho mezzo secolo di vita e d'esperienza del mondo.
A un bambino proporrei "Ani d'infanzia" di Jona Obierski. Ma non lascerei il ragazzino o la ragazzina in balia del libro. Bisogna leggerlo assieme. Discuterne. Rispondere alle domande che scaturiscono. La lettura richiede tempo, energia e fiducia.
È un testo asciutto e crudo, descritto dall'ottica del protagonista bambino. A tratti terribile. Ma è meglio che i ragazzi sappiano che cosa può fare l'uomo e, ancora più importante, che percepiscano che cosa ognuno di noi può permettere che succeda senza che ce ne accorgiamo o addirittura con il nostro tacito consenso. Tenendo sempre presente che la ferocia non è quella degli "altri", ma quella che permettiamo che sia.
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Grazie a tutti e tre per i pareri che mi lasciano nel mio dubbio iniziale ... leggere o non leggere?
Sono d'accordo con Rupert quando dice che non capisce la ferocia, perché nemmeno io riesco a comprendere cosa renda l'uomo tanto simile a una bestia senza averne l'esigenza dato che la ferocia delle bestie è, spesso, istinto di sopravvivenza portato al suo estremo: mors tua, vita mea.
Però forse è proprio questo il mio freno più grande: far leggere a mia figlia qualcosa che non sono in grado di spiegargli, o meglio, che non sono in grado di spiegare a una persona che non dispone di tutti gli strumenti necessari per afferrare il senso di ciò che sta leggendo.
Ho letto Il diario di Anna Frank a 12/13 anni ed è stato per me sconvolgente. E' una ragazzina che parla, ci si identifica molto in lei.
Personalmente lo considero una lettura più adatta alla scuola media, però se tua figlia ha la curiosità di leggerlo potrebbe significare che, con le dovute cautele e con la vicinanza genitoriale, è pronta.
Potresti lasciarla libera di leggere Il diario di Anna Frank, se vuole, restandole vicino, chiedendole le sue impressioni, parlandone insieme. Magari potresti prima raccontarle o farle leggere in Internet qualche notizia su Anna Frank, sulla sua vita, per prepararla.
E' un libro, nonostante tutto, pieno di speranza sull'intima bontà dell'essere umano.
Io glielo farei leggere standole vicino
E' molto giusto quello che dite e la vicinanza dei genitori sarà per lei fondamentale, ma alla fine, parlandone anche con mia moglie, abbiamo deciso di posporre la lettura possibilmente al tempo delle scuole medie perché entrambi abbiamo considerato che il venire a contatto con certe aberrazioni umane è sempre una cosa difficile (io ho letto "Se questo è un uomo" a 16 anni e certi aspetti sono stati duri da digerire), ma è una difficoltà che diminuisce con l'avanzare dell'età e della cultura.
Grazie a tutti dei consigli davvero preziosi. :)
Se soltanto sapessi
Se soltanto sapessi
cosa hai guardato sul punto di morte
un sasso, che aveva già bevuto
molti sguardi estremi, un cieco sasso
meta di altri sguardi ciechi?
Oppure terra, sufficiente
a riempire una scarpa
e già annerita
da tanto addio
e tanta volontà omicida?
O era forse il tuo ultimo cammino
che ti portava il saluto di tutti i cammini
da te percorsi?
Una pozza d'acqua,
un pezzo di metallo luccicante,
forse la fibbia addosso al tuo nemico,
o un altro presagio impercettibile dal cielo?
O forse questa terra
che non congeda nessuno senza amore
ti ha parlato col volo di un uccello
ricordando alla tua anima di quando palpitava
nel corpo riarso dai tormenti?
Nelly Sachs
UOMO DEL MIO TEMPO.
"Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore."
Salvatore Quasimodo.
IL TRAMONTO DI FòSSOLI
Io so cosa vuol dire non tornare.
A traverso il filo spinato
Ho visto il sole scendere e morire;
Ho sentito lacerarmi la carne
Le parole del vecchio poeta:
« Possono i soli cadere e tornare:
A noi, quando la breve luce è spenta,
Una notte infinita è da dormire ».
Primo Levi
7 febbraio 1946.
Fòssoli, presso Carpi, era il campo di sosta e smistamento dei prigionieri destinati alla deportazione.
da “Ad ora incerta”
Alle vittime di Mauthausen
Troverò in paradiso le parole non dette,
capitelli di colonne rimaste a metà.
Scaglie di stelle esplose, private di ogni luce,
antiche fontane secche che ritrovano il canto.
Troverò in paradiso quel macilento tralcio rosa
che a Mauthausen fiorì dietro la baracca quattordici.
Avrà i suoi occhi ogni cosa capace di durare,
miracolata, innocente, ostinata e radiosa.
Troverò in paradiso la tua e la mia pazienza.
Ne faremo un collage con rendez-vous mancanti ,
e velieri arenati, e brandelli di scienza,
bandiere intrise di pianto, ostinate a sventolare.
Primo Levi
Come la morte
Silenzio e oscurità cadono con il peso di un sudario;
leggermente schiocca la brina; duole il fiume mentre schiuma,
tintinna e si smorza; dove il sentiero corre attraverso i boschi
uno specchio perfora i suoi bordi.
Quanto lungo, inverno, quanto lungo? Ossa di amanti, antiche,
belle, sepolte nella fredda terra, nel brivido e nella crepa.
Nel ventre della sua grotta si lamenta lo scompigliato orso;
e la cerbiatta alza il proprio grido,
grida inconsolabilmente; sopra un plumbeo cielo
ombre di nuvole sono spazzate via da un cupo gelo;
un lucore traluce la luna, e un mostro color neve vola,
scuotendoli, fa stormire gli alberi.
Il gioco della brina è lento, serio come la morte:
un fragile fiore di ghiaccio tintinna là fuori, sugli infissi;
penseresti che è solo una ragnatela di pizzo lasciata cadere,
un’umida ragnatela di freddo.
Così la poesia stessa si ferma davanti a voi,
batte leggermente i suoi piedi, s’impenna e poi ricade
come la morte, come la morte; l’immobilità frusciante dell’inverno
prosegue in silenzio.
27 febbraio 1940
Miklòs Radnòti (1909-1944)