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L'origine di snob, allora, sarebbe differente dall'uso che se ne fa attualmente. Indica, la parola, mancanza di nobiltà (per censo, per casta o per attitudine mentale e del cuore) e non già (come si pensa erroneamente) distacco sociale per presunta superiorità.
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L'amico Zio Fred, nei suoi auguri, fa riferimento al Geniale Pier Lambicchi, gioia di noi ragazzi spensierati (ma quanti anni son passati?)
Lambicchi deriva da alambicco,ossìa uno strumento usato in chimica per distillare una sostanza da un liquido che ne contiene più di una (se c'è un chimico che mi legge, abbia pietà di me per questa spiegazione)
Alambicco [A-lam-bic-co] trae dall'arabo: [al-ambiq] bottiglia e, a sua volta, dal greco [ambix] vaso.
Nel medioevo le scienze provenienti dall'Arabia proposero gli alambicchi - strumenti di vetro, legno e metallo che presentavano tubi, ampolle e serpentine di raffreddamento mediante i quali si separavano, si distillavano sostanze a partire da composti più complicati chimicamente.
L'alambicco, da allora, è sinonimo della complessità. Però si dice anche che una persona si "lambicca il cervello" nel senso che le sue idee si attorcigliano per trovare una soluzione a qualcosa di complesso .
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Quanto mi piace leggere questi tuoi interventi, Sir!
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Originariamente inviato da
Sir Galahad
L'origine di snob, allora, sarebbe differente dall'uso che se ne fa attualmente. Indica, la parola, mancanza di nobiltà (per censo, per casta o per attitudine mentale e del cuore) e non già (come si pensa erroneamente) distacco sociale per presunta superiorità.
Bisogna però anche riconoscere che superbia e presunzione non corrispondono propriamente a nobile virtù...
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anche a me piace.
Ciao
Rosy
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Originariamente inviato da
Pandora
Bisogna però anche riconoscere che superbia e presunzione non corrispondono propriamente a nobile virtù...
Si, certo. La nobiltà può essere data da un'origine storica, legata ad un casato che abbia scritto, ad esempio, una pagina memorabile; oppure, come avvertiva Dante -e tanti altri ancora - da una precipua disposizione del cuore. Anzi, per il Poeta è questa la vera nobiltà.
Superbia e presunzione, così come sono intese, sono la negazione della nobiltà d'animo, anche - e soptattutto- quando provengano da persone accreditate come nobili di cuore.
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Non è una parola di origine classica ma è molto particolare l'origine del nome del Quark, la particella subatomica diventata familiare per merito di Piero Angela e del suo splendido programma di divulgazione scientifica. Il nome di questo mattone fondamentale della materia deriva da una frase di "Finnegans Wake" di James Joyce, romanzo sperimentale ritenuto testo intraducibile per i numerosissimi giochi di parole, calembour e frasi idiomatiche tipicamente inglesi. Quark è ritenuta la crasi di question mark:
Three quarks for Muster Mark!
Sure he has not got much of a bark
And sure any he has it's all beside the mark
Oltre ad avere questa particolare onomastica il quark può avere diverse varianti chiamate Sapori che hanno i nomi italiani di Su, Giù, Incantevole, Strano, Cima, Fondo. E per complicare ancor di più la questione possono avere anche una carica di colore, che non ha niente a che fare con i colori cromatici. Per cui un quark, componente infinitesimale della materia, può avere un sapore incantevole ed un colore verde.
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Grazie, Chomsky. Ricordo di aver letto qualcosa a proposito del Quark e dei suoi attributi fisici su Le Scienze. La materia mi è ostica, tuttavia.:shock::shock::shock:
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La materia giuridica, in sede penale, contempla il reato di abigeato.
Ora che i nostri governi hanno fatto di tutto per distruggere l'agricoltura, fonte prima di benessere e di comunione con la terra che ci ha dato vita e ci ospita gratuitamente, questo reato ha contravventori che sono ridotti al lumicino. Comunque, il lemma significa furto di bestiame.
Deve la sua origine al termine latino ab-agere, spingere avanti, con evidente riferimento al fatto che i ladri spingono avanti (sembra di vederli ) le mandrie, spesso con il favore delle tenebre.
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Originariamente inviato da
Sir Galahad
L'origine di snob, allora, sarebbe differente dall'uso che se ne fa attualmente. Indica, la parola, mancanza di nobiltà (per censo, per casta o per attitudine mentale e del cuore) e non già (come si pensa erroneamente) distacco sociale per presunta superiorità.
Nella Recherche Proust descrive molto bene il personaggio snob = sine nobilitate, in effetti lo snob è equivalente al "parvenu" ed alla "parvenue" cioè è una persona che si atteggia a nobile senza esserlo. Il tipico esempio è Madame Verdurin.
Oggigiorno, praticamente spariti i nobili, sono rimasti solo gli snob, loro caricature .
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Arcigno [ar-ci-gno]: corrugato, riferito spessissimo a viso (ma anche a carattere, ad azione repellente, ecc.
I più lo vogliono derivato per metatesi da acrigno
Troviamo in Trancia:
Gli è mansovieto, dabbene, e binigno,
non è alcun bizzoco, e arcigno.
E il Lasca, sonetto 173:
Quel canto, che gli pare aspro e arcigno
Comunque, l'etimo è incerto. Alcuni lo vogliono derivato dal francese antico rechignier (moderno rechigner) ‘torcere la bocca, fare un viso severo’.
Sinonimi: accigliato, burbero, duro, irritato, severo, torvo
Contrari: sereno
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Traguardo [tra-guar-do] ,da trans- (apocope) e guardare. Guardare al di là di qualcosa. Quindi, indica bene il fine, lo scopo di un'azione: che è la mira (il traguardo) di un'azione.
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considerare [con-si-de-ra-re]: valutare con attenzione.
dal latino: [considerare] osservare gli astri, composto dalla particella [con] insieme ( da cum) e [sidus, gen. sideris] stella.
Considerare qualcosa o qualcuno significa esaminare con attenzione come si farebbe con gli astri da cui gli antichi Caldei, Greci, Fenici solevano trarre un auspicio.
Si può considerare, come una lettura delle stelle, un elemento importante per la nostra vita; se si considera una scelta da fare per noi i i nostri cari, è come se leggessimo il destino in una costellazione benedetta; una considerazione sulle nostre scelte di vita è simile alla lettura nel destino; la considerazione della nostra stessa vita a volte ci pare scritta nel Cielo, benedetto o no.
E qui,il pensiero va - naturalmente -al Divino Poeta:
« "O frati," dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza". » |
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(Inferno, vv. 112-120) |
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Sacro [sa-cro]
deriva dal latino dotto, sac-ru(m), a sua volta derivante viene dalla radice sac- o sak-, della lingua indoeuropea e che ha il significato di separazione, recinto. Riferito anche, in linguaggio dotto, all'hortus conclusus, luogo di delizie impenetrabile ai più. Nelle etimologie baroniane i termini sacerdum o sacrum hanno una base etimologica in sacer, ovvero bosco sacro, indicante un luogo impenetrabile, oscuro. Il sacro è un concetto fondante, puro, non contaminato, luogo dell’assoluto e del divino, separato dal resto, schierato come “unico” al di qua del recinto. L’essere del sacro è l’essenza pura
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1 allegato(i)
Plesso [ples - so]
dal latino: [plexus] intrecciato, parallelo al greco [pleko] intreccio.
Parola usata in Anatomia, in Architettura, nella Scuola
Da esso originano:
complesso, amplesso, perplesso.
La parola perplesso non ha un verbo corrispondente. In realtà, ci sarebbe, ma è bene evitarlo, tanto è brutto e insignificante. Corrisponde ad un neologismo inventato negli anni novanta da Guzzanti, nella trasmissione "Avanzi", alla TV. Tale personaggio, se ben ricordo, avrebbe detto "la cosa mi perplime", inventando di sana pianta un nuovo verbo, perplimere. Brutto, senz'altro. E da evitare. Ve llo immaginate il passato remoto? Suonerebbe così: Io perplimetti, tu perplimesti, egli perplimette, noi perplimettemmo, voi perplimetteste, essi perplimisero.
No, no, no.:evil: Roba da voto zero
Meglio adoperare il lemma [perplesso] e dire: io resto perplesso; oppure: io sono perplesso.
Allegato 528( una lavoratrice perplessa: riuscirò ora ad andare in pensione?)
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Casa
L'etimo di casa va ricercato in castello, a sua volta derivato dal latino castellum, diminutivo di castrum (probabilmente si ebbe lo sviluppo: castrellum> castellum, con apocope). La casa è quindi una personale, familiare visione del castello . Da esso deriva anche cassero, la parte più alta e più forte di un castello, a forma di torrione, e il castello di poppa della nave.