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TI DOMANDI SE MI SENTO SOLA......
Ti domandi se mi sento sola:
Ok allora, si’, mi sento sola
come un aereo vola solo e orizzontale
sulla sua onda radio, puntando
oltre le Montagne Rocciose
verso le piste recinte di blu
di un aeroporto sull’oceano.
Mi vuoi chiedere, mi sento sola?
Bene, certo, sola
come una donna che attraversa il paese guidando
giorno dopo giorno, lasciandosi dietro
miglio dopo miglio
piccole citta’ dove avrebbe potuto fermarsi
a vivere e morire, da sola.
Se mi sento sola
dev’essere la solitudine
di svegliarsi per prima, di respirare
il primo respiro freddo dell’alba sulla citta’
di essere l’unica che e’ sveglia
in una casa avvolta nel sonno.
Se mi sento sola
e’ come la barca chiusa nel ghiaccio della riva
nell’ultima luce rossa dell’anno
che sa che cos’e’, che sa che non e’
ghiaccio ne’ fango ne’ luce d’inverno
ma legno, con quel dono di poter bruciare
Adrienne Rich
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La mia vita
È un esilio senza ritorno.
Non ebbe casa
la mia errante infanzia perduta,
non ha terra
il mio esilio.
La mia vita navigò
su vascelli di nostalgia.
Vissi sulle rive del mare
guardando l’orizzonte
verso la mia casa sconosciuta
pensavo salpare un giorno
e il presente viaggio
mi lasciò ad altro porto di speranza.
E’ l’amore, forse,
la mia ultima baia?
Oh braccia che mi fecero prigioniera,
senza darmi riparo…
Anche dal crudele abbraccio
volli sfuggire.
Oh braccia fuggitive
che invano cercarono le mie mani …
Incessante fuga
e desiderio incessante
l’amore non è porto sicuro.
E non c’è terra promessa
per la mia speranza.
Alaide Foppa – Traduzione di Mario Sigfrido Metalli
https://ilricordoperduto.files.wordp...pg?w=500&h=376
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Cerco riparo
nella voce nuda,
nell’insegnamento del soffio,
chiedo rifugio
nel legame delle foglie,
la conta dei sassi,
il silenzio
che brucia nella corsa.
Faccio monastero
nel petto acceso di respiro,
nell’origine e nella fine
di una sillaba,
nella compagnia del passo
che allaccia a terra.
Ho vento,
ho ossa,
come muri del tempio,
ho mani.
La notte soffia
spegne la candela
insegna a uscire.
Mi cucio al passo
mi navigo nel respiro
mi sposo.
Chandra Livia Candiani
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Ho messo un abito scollato e non so se ritorni,
ma le parole sono pronte sulle labbra come
segreti imperfetti o germogli di acqua custoditi per
l’estate. E, se di notte le ripeto in sordina, nel silenzio
della stanza, prima di addormentarmi, è come se all’improvviso
gli uccelli fossero già arrivati a sud e tu ritornassi
in cerca di questi antichi messaggi lavati dal tempo:
Andiamo a casa? Il sole dorme sui tetti la domenica
e c’è un intenso odore di lino sparso sui tetti.
Possiamo rivoltare i sogni al rovescio, dormire dentro il pomeriggio
e lasciare che il tempo si occupi dei gesti più piccoli.
Andiamo a casa. Ho lasciato un libro aperto a metà sul pavimento
della stanza, sono sole nella scatola le vecchie foto
del nonno, c’erano le tue mani strette con forza, quella
musica che eravamo soliti ascoltare d’inverno. E io voglio rivedere
le nuvole ritagliate nelle finestre rosse del crepuscolo;
e voglio andare di nuovo a casa. Come le altre volte.
E così mi preparo per il sonno, notte dopo notte, dipanando la lenta
matassa dei giorni per scontare l’attesa. E, quando la nidiata
allontanerà alla fine le ali della chiglia al suo primo volo,
di certo mi troverò ancora qui, ma potrò dire che, per lo
meno qualche volta, già inviai i messaggi, già dalla mia
bocca udii queste parole, che tu ritorni o non ritorni.
Mari'a Do Rosario Pedreira
(da La casa e l’odore dei libri, Librati Edizioni, 2000 – Trad. Mirella Abriani)
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Certe notti, la paura
Certe notti, mi addosso
al tuo calore sotto le coperte
come un bambino spaventato.
Ho bisogno di toccarti
con urgenza. Ho bisogno
di sapere che sei qui,
che ci sarai per sempre. Sentire
che ho accanto un essere umano,
e che non sono così solo.
Karmelo C. Iribarren
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SERVABO
Lo stoicismo ha chiesto a noi armi troppo potenti contro il buio: la neve s’è portata via il freddo, la calma e le tue sciarpe (mettere ordine in casa, appendere i quadri, gettar via cartacce esige rassegnata ostinazione) e tu chissà dove sei. Bugie con gli inchiostri, inganni, inadempienze. Come quando abbiamo abbandonato il corteo perché gli scioperi pesavano così tanto sulle nostre mancanze e tu mi hai comprato dei fiori, ricordi?
L’abbiamo persa la nostra rivoluzione, la fiducia che si possa cambiare, nella vita, qualcosa: ho almeno lasciato una traccia, io, nel tuo cuore?
Daniela Gentile
da Nulla sanno le parole, Raccolta in prosa poetica.
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Cade la notte
E dopo la notte, il buio
E dopo il buio
Gli occhi
Le mani
I respiri, i respiri…
E il rumore dell’acqua
Che gocciola dal rubinetto
Dopo due punti rossi
Due sigarette accese
Il tic-tac dell’orologio
Due cuori
E due solitudini
Forough Farrokhzad