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L'acrobata
Da trapezio a
a trapezio, nel silenzio dopo
dopo un rullo di tamburo di colpo muto, attraverso
attraverso l'aria stupefatta, più veloce del
del peso del suo corpo che di nuovo
di nuovo non ha fatto in tempo a cadere .
Solo. O anche meno che solo,
meno, perché imperfetto, perché manca di
manca di ali, gli mancano molto,
una mancanza che lo costringe
a voli imbarazzanti su una attenzione
senza piume ormai soltanto nuda.
Con faticosa leggerezza,
con paziente agilità,
con calcolata ispirazione. Vedi
come si acquatta per il volo? Sai
come congiura dalla testa ai piedi
contro quello che è? Lo sai, lo vedi
con quanta astuzia passa attraverso la sua vecchia
forma e
per agguantare il mondo dondolante
protende le braccia di nuovo generate?
Belle più di ogni cosa proprio in questo
proprio in questo momento,
del resto già passato.
Wislawa Szymborska
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Utopia
Isola dove tutto si chiarisce.
Qui ci si può fondare su prove.
L'unica strada è quella d'accesso.
Gli arbusti fin si piegano sotto le risposte.
Qui cresce l'albero della Giusta Ipotesi
con rami districati da sempre.
Di abbagliante linearità è l'albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque E' Così.
Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la valle dell'Evidenza.
Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.
L'eco prende la parola senza che la si desti
e chiarisce volenterosa i misteri dei mondi.
A destra una grotta in cui giace il Senso.
A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la verità e lieve viene a galla.
Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull'Essenza delle Cose.
Malgrado le sue attrattive l'isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.
Come se da qui si andasse soltanto via,
immergendosi irrevocabilmente nell'abisso.
Nella vita inconcepibile.
Wislawa Szymborska
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Scorcio di secolo
Doveva essere migliore degli altri il nostro XX secolo.
Non farà più in tempo a dimostrarlo,
ha gli anni contati,
il passo malfermo,
il fiato corto.
Sono ormai successe troppe cose
che non dovevano succedere,
e quel che doveva arrivare,
non è arrivato.
Ci si doveva avviare verso la primavera
e la felicità, fra l’altro.
La paura doveva abbandonare i monti e le valli,
la Verità doveva raggiungere la meta
prima della menzogna.
Certe sciagure
non dovevano più accadere,
ad esempio la guerra
e la fame, e così via.
Doveva essere rispettata l’inermità degli inermi,
la fiducia e via dicendo.
Chi voleva gioire del mondo
si trova di fronte a un compito irrealizzabile.
La stupidità non è ridicola.
La saggezza non è allegra.
La speranza
non è più quella giovane ragazza
eccetera, purtroppo.
Dio doveva finalmente credere nell’uomo
buono e forte,
ma il buono e il forte
restano due esseri distinti.
Come vivere? - mi ha scritto qualcuno,
a cui io intendevo fare
la stessa domanda.
Da capo e allo stesso modo di sempre,
come si è visto sopra,
non ci sono domande più pressanti
delle domande ingenue.
Wislawa Szymborska
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Le rime sono più noiose delle
dame di San Vincenzo: battono alla porta
e insistono. Respingerle è impossibile
e purchè stiano fuori si sopportano.
Il poeta decente le allontana
(le rime), le nasconde, bara, tenta
il contrabbando. Ma le pinzochere ardono
di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde)
bussano ancora e sono sempre quelle.
Eugenio Montale
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1 allegato(i)
Grazia Deledda 1871 – 1936
Allegato 544
Premio Nobel per la Letteratura nel 1926.
"Siamo proprio come canne al vento.
Siamo canne, e la sorte è il vento”.
CADE UNA FOGLIA
Cade una foglia che pare
tinta di sole, che nel cadere
ha l’iridescenza di una farfalla;
ma appena giunta a terra
si confonde con l’ombra, già morta.
GRAZIA DELEDDA
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La primavera
L'inverno aveva rinfrescato anche
il colore delle rocce. Dai monti scendevano,
vene d'argento, mille rivoletti silenziosi,
scintillanti tra il verde vivido dell'erba.
Il torrente sussultava in fondo alla valle tra
i peschi e i mandorli fioriti, E tutto era puro,
giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.
Grazia Deledda
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Pagina di libro notturno
Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.
Salii piano un pendìo
nella daltonica notte
mentre pietre bianche
segnalavano alla luna.
Uno spazio di tempo
lungo qualche minuto
largo cinquantotto anni.
E dietro di me
oltre le plumbee acque luccicanti
c’era l’altra costa
e i dominatori.
Uomini con futuro
invece di volti.
T. Tranströmer
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Nelly Sacks
Berlino 1891 - Stoccolma 1970
http://www.swedenabroad.com/uploadX/...elly_sachs.jpg
Premio Nobel per la Letteratura 1966
"[...] Io credo in un universo invisibile nel quale inscriviamo ciò che abbiamo inconsapevolmente compiuto. Sento l'energia della luce che fa scaturire la musica dalle pietre e soffro per la freccia della nostalgia la cui punta ci colpisce subito a morte e ci spinge al di fuori, la dove l'insicurezza inizia a sciacquare via ogni cosa.
Se soltanto sapessi
Se soltanto sapessi
cosa hai guardato sul punto di morte
un sasso, che aveva già bevuto
molti sguardi estremi, un cieco sasso
meta di altri sguardi ciechi?
Oppure terra, sufficiente
a riempire una scarpa
e già annerita
da tanto addio
e tanta volontà omicida?
O era forse il tuo ultimo cammino
che ti portava il saluto di tutti i cammini
da te percorsi?
Una pozza d'acqua,
un pezzo di metallo luccicante,
forse la fibbia addosso al tuo nemico,
o un altro presagio impercettibile dal cielo?
O forse questa terra
che non congeda nessuno senza amore
ti ha parlato col volo di un uccello
ricordando alla tua anima di quando palpitava
nel corpo riarso dai tormenti?
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Perchè mai questa tristezza?
Questo completo defluire del mondo
Perchè nei tuoi occhi
gocce di luce,
la luce di cui si compone il morire
Leggeri scivoliamo giù per questa ripida roccia dell'orrore
essa ci guarda con le morti pregne di stelle
con queste placente irrigidite nella polvere
nelle quali fluiva il canto degli uccelli
mentre il labbro seppelliva il vino del linguaggio
O raggio che ci hai risvegliato:
come hai potuto prendere tra le tue braccia
che sempre più oscurano ogni patria
il nostro farci-stanchi
come hai potuto poi lasciarci soli nella notte
Nelly Sacks
Inviata al suo amico poeta Paul Celan
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Protetti sono gli amanti
Protetti sono gli amanti
sotto il cielo murato.
Un elemento misterioso gli dà il fiato
e fanno vivere le pietre
e tutto ciò che cresce
trova ormai una patria solo in loro.
Protetti sono gli amanti
e solo per loro gli usignoli continuano a cantare
e non sono morti nella sordità
e la quiete leggera del bosco, i caprioli,
soffrono per loro in mansuetudine.
Protetti sono gli amanti,
vedono il dolore nascosto del tramonto
sanguinare sul ramo di un salice
e di notte si esercitano sorridendo alla morte,
la quieta morte,
con ogni fonte che stilla in nostalgia.
Nelly Sachs
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Luminosità rientra nel verso scuro
sventola col vessillo ragione
Nel grigio mi tocca cercare
Trovare è altrove.
Nelly Sachs
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Creature di nebbia
andiamo di sogno in sogno
sprofondiamo attraverso mura di luce
dai sette colori.
Ma infine scoloriti, muti,
elemento di morte
nella conca cristallina dell'eternità
spogliati dalle ali notturne
di ogni mistero.
Nelly Sachs
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1 allegato(i)
Heinrich Böll (1917-1985)
Allegato 582
"Sono un clown e faccio raccolta di attimi"
E' considerato uno dei massimi esponenti della letteratura tedesca del secondo dopoguerra e fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1972.
Preghiera del clown
Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono;
ma non importa, io li perdono, un pò perchè essi non sanno,
e un pò perchè hanno pagato il biglietto.
Se le mie buffonate servono per alleviare le loro pene,
rendi pure questa mia faccia ancor più ridicola,
ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.
C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità,
noi dobbiamo soffrire per divertirla.
Manda su questo mondo, qualcuno capace di far ridere me
come io faccio ridere gli altri …..
Heinrich Böll
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PARADISO
Distesa lamina d’oro
e nell’adagiarsi dorato
due corpi come gomitoli d’oro;
un corpo glorioso che
ascolta e un corpo
glorioso che parla nel
prato in cui nulla parla;
un respiro che va al respiro e
un volto che trema d’esso, in un prato in cui nulla trema.
Ricordarsi del triste tempo in
cui entrambi avevano
Tempo e da esso vivevano
afflitti,
nell’ora del chiodo d’oro
in cui il Tempo restò alla
soglia
come i cani vagabondi…
Gabriela Mistral
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Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.
Tomas Tranströmer