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DUE PAROLE
All’orecchio questa notte mi hai detto due parole
comuni. Due parole stanche
di essere dette. Parole
che da vecchie si son fatte nuove.
Due parole così dolci, che la luna che passava
filtrando tra i rami
nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci
che una formica mi cammina sul collo e resto immobile
non provo nemmeno a scacciarla.
Due parole così dolci
che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita!
Così dolci e così mansuete
che oli profumati scorrono sul corpo.
Così dolci e così belle
che nervose, le mie dita,
si muovono verso il cielo imitando una forbice.
Vorrebbero le mie dita
tagliare stelle.
Alfonsina Storni
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Eravamo così lontani uno dall'altra
mari c'erano fra noi
montagne e acque
fuoco e vento.
Lunghi anni di oscura disperazione
c'erano fra di noi.
Ma ci incontrammo
nonostante tutto
perchè la vita
lo voleva ciecamente
Otto René Castillo
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La solitudine, i suoi corvi, i suoi cani, i suoi brandelli
Abitami, penetrami.
Il tuo sangue sia uno col mio sangue.
La tua bocca entri nella mia bocca.
Il tuo cuore ingrandisca il mio fino a scoppiare.
Straziami.
Cadi intera nelle mie viscere.
Vadano le tue mani nelle mie mani.
I tuoi piedi camminino nei miei piedi,
i tuoi piedi.
Divampami, bruciami.
Colmami di dolcezza.
Bagnami il palato con la tua saliva.
Stai in me come lo stecchino sta al gelato.
Non posso vivere così, con questa sete
bruciante.
Con questa sete
bruciandomi.
La solitudine, i suoi corvi, i suoi cani, i suoi brandelli.
Juan Gelman
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Come va va
peccato che non sei una bimba di sei anni
che se lo eri ti riempivo di sceme cose di Hello Kitty
ti sparavo il set completo di quaderni forcine gomme profumate
mah… mi sa che ti sei perso i miei regali migliori.
se invece eri un gatto che mi piaceva
ti portavo in casa con me
cazzo, pensa che vita in camera mia
latte Abit e croccantini a tutte le ore
poi ti facevo le voci cretine
tu mi facevi le fusa
era molto facile.
invece tu sei alto con la voce fonda
chi lo sa cosa pensi
non ti masturbi perché sei cattolico
c'hai un sacco di roba lì dentro.
senti, allora direi, di arrangiarci così:
un film dell'orrore a casa mia
un sabato pomeriggio molto casto
senti , poi direi, senza paranoiarci troppo
come va va , no ?
(mi piace il tuo naso).
Francesca Genti
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@Andrea
Troppo carina!!!!!!!!!!!!!!!!! DOVE L'HAI PESCATA? ciao Rosy
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Dalla grande Francesca Genti, poetessa di grande futuro, a mio avviso
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Ah.
E’ questo
E’ questa la cosa da cui
ero tanto infastidito stamattina:
il mio desiderio è tornato,
ti voglio di nuovo.
Stavo così bene,
lo dominavo completamente
Ragazzi e ragazze erano belli
e io ero un uomo vecchio,
che ama tutti
E adesso, di nuovo, voglio te,
voglio la tua totale attenzione,
la tua biancheria che scivola giù in fretta
e resta appesa a un piede,
e nella mia testa niente
se non essere dentro
l’unico luogo
che non ha
un dentro e non ha un fuori.
Leonard Cohen
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Ti voglio.
Te l’ho detto con il vento
come un bruco gioca nella sabbia;
come un organo irato tempestoso;
te l’ho detto con il sole,
che dei giovani indora i corpi nudi
e nelle cose innocenti sorride;
l’ho detto con le nuvole
meste fronti che il cielo sostengono,
tristezze fuggitive;
l’ho detto con le piante
le diafane creature che si coprono
d’improvviso rossore;
te l’ho detto con l’acqua
vita lucente che nasconde l’ombra;
e te l’ho detto con la mia paura
e te l’ho detto con la mia allegria,
e con astio, e tremende parole.
Ma non mi basta:
oltre la vita voglio
dirtelo con la morte;
oltre l’amore voglio
dirtelo con l’oblio.
Luis Cernuda
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L’amore è sconsiderato,
non così la ragione.
La ragione cerca il proprio vantaggio.
L’amore è impetuoso,
brucia se stesso, indomito.
Pure in mezzo al dolore,
l’amore avanza come una macina;
dura la sua superficie, procede diritto.
Morto all’egoismo,
rischia tutto senza chiedere niente.
Può giocarsi e perdere ogni dono elargito da Dio.
Senza motivo, Dio ci diede l’essere,
senza motivo rendiglielo.
Mettere in gioco se stessi e perdersi
è al di là di qualunque religione.
La religione cerca grazie e favori,
ma coloro che li rischiano e li perdono
sono i favoriti di Dio:
non mettono Dio alla prova
né bussano alla porta di guadagno e perdita.
Jalāl ad-Dīn Muhammad Rūmī
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Dopo l'amore
E dopo, la ricomposizione.
I corpi riprendono i loro confini.
Queste gambe, ad esempio, mie.
Le tue braccia ti riportano in te.
I cucchiai delle nostre dita, le labbra
riconoscono il loro possessore.
Le lenzuola sbadigliano, una porta
insensatamente sbatte
e nel cielo, cantilenando
un aereo scende.
Niente è cambiato, tranne che
c'è stato un momento in cui
il lupo, il lupo mercante
che sta fuori dal sé
si è sdraiato sereno, e si è messo a dormire.
Maxine Kumin
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Quote:
Originariamente inviato da
Andrea
Dopo l'amore
E dopo, la ricomposizione.
I corpi riprendono i loro confini.
Queste gambe, ad esempio, mie.
Le tue braccia ti riportano in te.
I cucchiai delle nostre dita, le labbra
riconoscono il loro possessore.
Le lenzuola sbadigliano, una porta
insensatamente sbatte
e nel cielo, cantilenando
un aereo scende.
Niente è cambiato, tranne che
c'è stato un momento in cui
il lupo, il lupo mercante
che sta fuori dal sé
si è sdraiato sereno, e si è messo a dormire.
Maxine Kumin
Straordinaria! Con poche parole e molta originalità una bellissima poesia...
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ti amo tanto (bellissimo tesoro)
più di chiunque sulla terra e
mi piaci più d'ogni cosa nel cielo
-luce del sole e canti ti accolgono quando vieni
anche se l'inverno può essere ovunque
con tanto silenzio e tanto buio
nessuno può davvero indovinare
(eccetto la mia vita) la vera stagione dell'anno-
e se ciò che si chiama mondo avesse
la fortuna di udire tali canti (o di scorgere
tal sole mentre balza altissimo nel cuore
di qualcuno sempre più lieto per ogni tua
vicinanza) tutti certo crederebbero
(bellissimo tesoro) in null'altro che l'amore
ee cummings
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Ingiustissimo Amor, perché sì raro
corrispondenti fai nostri desiri?
Onde, perfido, avvien che t'è sì caro
il discorde voler ch'in duo cor miri?
Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
e nel più cieco e maggior fondo tiri:
da chi disia il mio amor tu mi richiami,
e chi m'ha in odio vuoi ch'adori et ami.
Ludovico Ariosto,
Orlando furioso, canto II
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E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo
Amo ogni tuo ciglio, ogni tuo capello, ti combatto in candidi corridoi
dove si giocano le fonti della luce,
ti discuto in ogni nome, ti strappo con delicatezza di cicatrice,
a poco a poco ti metto nei capelli cenere di lampo e nastri
assopiti nella pioggia.
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia esattamente
quello che viene dietro la tua mano,
perché l’acqua, pensa all’acqua, e ai leoni quando si
sciolgono nello zucchero della fiaba,
e ai gesti, architettura del nulla,
le loro lampade accese a metà dell’incontro.
Ogni domani è l’ardesia su cui ti invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, non sei così, neppure con quei capelli lisci,
quel sorriso.
Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere in cui il vino si fa
luna e specchio,
cerco quella linea che fa tremare un uomo
nella sala di un museo.
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.
Julio Cortazar
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Assai prima del corpo.
Nell'epoca dell'anima.
Quando tu apristi nella fronte non coronata,
del cielo,
la prima dinastia del sogno.
Allorché,
contemplandomi nel nulla,
inventasti la prima parola.
Allora,
il nostro incontro.
Rafael Alberti