Scostare le tende
e vedere il volo delle nuvole
com’è strano
che il cuore sia senza amore,
freddo come queste cose.
Philip Larkin
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Scostare le tende
e vedere il volo delle nuvole
com’è strano
che il cuore sia senza amore,
freddo come queste cose.
Philip Larkin
Vecchio, nuovo, preso in prestito, blu
Il giorno in cui ci siamo incontrati.
Questa busta inaspettata.
La mia maglietta del San Francisco Mime Troupe che
indossavi per gingillarti nell'appartamento, le cui
maniche tagliate si abbinavano
Ai tuoi occhi.
Quella notte senza sonno.
Questa notte senza sonno.
La faccia che indosserò per stringerti la mano ed augurarti il
meglio.
Il modo in cui mi sentirò quando lo faccio.
"Paper Moon". La nostra canzone.
"Jesu, Joy of Man's Desiring".
Il mio Ella Live at Montreux che spero che lui metta su una
notte per sbaglio e ti faccia piangere.
Questa squallida rassegna
Mark Haddon
[QUOTE=Andrea;8324]Vecchio, nuovo, preso in prestito, blu
Il giorno in cui ci siamo incontrati.
Questa busta inaspettata.
La mia maglietta del San Francisco Mime Troupe che
indossavi per gingillarti nell'appartamento, le cui
maniche tagliate si abbinavano
Ai tuoi occhi.
Quella notte senza sonno.
Questa notte senza sonno.
La faccia che indosserò per stringerti la mano ed augurarti il
meglio.
Il modo in cui mi sentirò quando lo faccio.
"Paper Moon". La nostra canzone.
"Jesu, Joy of Man's Desiring".
Il mio Ella Live at Montreux che spero che lui metta su una
notte per sbaglio e ti faccia piangere.
Questa squallida rassegna.
Mark Haddon[/QUOTE] Splendida. Splendida. Splendida.
Anche questa è una storia.
poi ognuno la può adattare alla sua vita, volendo... grazie Andrea! ciao
Rosy
Concordo con Rosy. E' una poesia nuda, semplice. Eppure così vivida nel dipingere
una di quelle situazioni che tutti noi abbiamo vissuto, almeno una volta.
Hymnus ad nocturnum
Ho la calma di un morto:
guardo il letto che attende
le mie membra e lo specchio
che mi riflette assorto.
Non so vincere il gelo
dell'angoscia, piangendo,
come un tempo, nel cuore
della terra e del cielo.
Non so fingermi calme
o indifferenze o altre
giovanili prodezze,
serti di mirto o palme.
O immoto Dio che odio
fa' che emani ancora
vita dalla mia vita
non m'importa più il modo.
(Pier Paolo Pasolini)
Se ci sei
batti un colpo
ma già so
che sentirò
l'inutile bussare
del mio cuore
Sera grigia
Mi duole in petto la bellezza: mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.
Ghiannis Ritsos
Quanto mi piace questo poeta...
Rosy
Mia, corta e senza rima, la pigrizia in poesia ;)
troppo buona :oops:
L'odore del dolore
Che odore ha il dolore?
Come il freddo, la solitudine, la paura
o la morte,
anche il dolore ha un odore.
Tante volte ho provato a decifrarlo
ma si nasconde, si diluisce,
si camuffa. Offre piste fasulle.
Ha qualcosa di canfora, di chiuso, di rancido,
qualcosa di narcotico,
potrebbe essere alcool, adrenalina o mercurio,
come potrebbe essere ammoniaca,
vertigine o nausea.
Porta stimmate di chiarezza ulcerata,
poggia senza essere visto sulle sedie
e oscilla osceno sulle grucce della tristezza.
Poiché esiste, odora; sì, il dolore odora
nelle occhiaie violacee, nei calici dell’insonnia
e nelle cicatrici paonazze dell’attesa
o dell’angoscia.
Odorano i corpi nel dolore,
odorano la febbre e l’ombra
come odorano la stanchezza, la miseria o la fame.
Odora il dolore e ci opprime
la bocca uno spago,
una spugna nella gola,
quando riconosciamo nitido, pungente,
riconoscibile e insieme indecifrabile,
il suo aroma.
Xulio L. Valcárcel
Mezza vita
Nella cena mi avanza
mezza pizza.
Che sensazione strana.
Dietro al vetro, la notte, il mare, agosto.
Che tristezza
mi avanza mezza notte,
mi avanza mezza luna,
mezzo mare: la parte
che spettava a te di quel nostro noi.
E mi avanza e mi manca mezzo io
perché mi manchi tu, mia mezza vita.
Miguel D'Ors
Ragazzo di Taino
di Giovanni Testori (1976)
I
E poi bisognerà un giorno,
ragazzo di Taino, scendere giù
ben oltre la riva dorata di Luino
e sulla sponda giungere
dove non appaiono più barche
se non stipate d’ombre e vane;
bisognerà, cespo di pavone,
non avere più amore, non avere più pane;
stendersi insieme o soli
nell’impossibile gelo della Città di rame
o traghettare l’antica mestizia dello Stige
a una tomba attraccare
e sentirsi staccare, ora per ora,
in piccolissima dimora,
la carne amata e disperata,
la baciata, adorata carne
ed i capelli, l’ossa…
Nessuno riaprirà mai la porta,
- a noi che importa?-
chiusa su te, su me.
Ma quando? Un giorno,
ragazzo dagli occhi assediati dal carbone,
volo e luce d’ultima rondine,
tu, mio povero rondone,
quando sarà caduta a grani
dalla clessidra la sabbia nelle mani,
rotto per empietà divina, il cristallo delicato…
Non ci sarà più freddo,
non ci sarà più fuoco.
Ma quel giorno, in silenzio,
nella spera infinita della pace
o nel suo nulla,
sarò io la tua culla?
Rispondi, ladro di teschi di Taino,
sarai tu il mio cuscino?
II
Se ti vedrò sporgere
di là dal tuo silenzio
ora che mia madre lentamente muore,
non chiamerò più amore:
sudario forse della mia già iniziata
ultima stazione
anche se lunga o brevissima forse,
tenerezza scontrosa mia carissima
-ora che lei distesa guarda
per l’ultime volte i muri
e oltre la finestra il mondo
e chiedere sembra
cosa siano i giorni
e cosa mai lo spazio
tanto è passato in luce
il suo materno, umile strazio-
ti dirò di sederti a me vicino
e non chiedere, no
non chiedere niente, cuore.
La tua pupilla lascerà che si sciolga
dentro il suo negro ardore
il mio smarrito, povero dolore.
Silenzioso e stanco vado.
Stanco e solo. Mi risveglio
dalla terra, e l'umidità,
oggi mi attanaglia le dita.
Di quello che ero prima,
non mi restano che ricordi.
Perciò non devo sognare
soavi bagliori di specchi,
il capovolgersi delle stelle
o il ritorno dell'inverno.
Qui morì la mia canzone,
offrendo il suo volto al vento,
poiché nessuno l'avrebbe vista
intraprese lontano il suo volo.
Uccello di rara inquietudine,
trovò solo silenzio.
Adalberto Ortiz
Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all’ostilità della fortuna,
... piegami
non essere l’ultimo colpo
che arriva all’improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall’inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.
William Shakespeare
E' meravigliosa, dani. D'altronde cosa aspettarsi dal Bardo?;)
Per caso sai che sonetto è? Il numero, intendo. Vorrei cercarlo
in lingua originale.
Dovrebbe essere il sonetto nr. 90.
Ho trovato in Internet questa versione in inglese:
Sonnet 90 Then hate me when thou wilt, if ever, now
Then hate me when thou wilt; if ever, now;
Now, while the world is bent my deeds to cross,
Join with the spite of fortune, make me bow,
And do not drop in for an after-loss:
Ah, do not, when my heart hath 'scoped this sorrow,
Come in the rearward of a conquer'd woe;
Give not a windy night a rainy morrow,
To linger out a purposed overthrow.
If thou wilt leave me, do not leave me last,
When other petty griefs have done their spite
But in the onset come; so shall I taste
At first the very worst of fortune's might,
And other strains of woe, which now seem woe,
Compared with loss of thee will not seem so.
Grazie! Ho preso nota...:)
Se l'ora in cui la faccia più infallibile
Se l'ora in cui la faccia più infallibile
è traversata da una cruda smorfia:
s'è svelata per poco una pena invisibile.
Ciò non vede la folla nell'affollato corso.
Voi, mie parole, tradite invano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.
Eugenio Montale
Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.
Patrizia Cavalli
Abbandono
Apposta quando mi hai piantato
non hai preso
il segno che ha lasciato
la tua testa
sul cuscino?
Eppure
nel nostro amore confidavo
quanto nell’orologio
al molo dei battelli,
o alla stazione dei treni.
E come te,
anche mia madre mi aveva abbandonato
e mi sta nell’ombelico
il segno,
lasciato
dalla sua mancanza
Sunay Akin
IL MIO NIENTE
Oggi verrei a casa tua,
farei questo lungo viaggio
solo per infilare questi versi
nella fessura sotto la porta,
non potrei rompere
il divieto di rivederci.
Niente, vorrei dirti,
solo questo niente.
Fu detto già tutto.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo,
siamo la rovina di quel tempo.
Ma questo mio niente dopo di te
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con gli anni,
si fa grande, muta la voce,
non vuole più stare con me,
esce sempre più spesso
a cercare altro niente,
inutilmente bello come fui.
I nostri occhi han fissato il sole,
non guardano più,
ricordano di aver visto.
A che servirebbe rivederti ?
Perderei il mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ho sempre scelto una sola,
monco di troppe vite non fatte
tu sei il Niente che mi ha scelto.
E ti appartengo sempre.
Roberto Pazzi.
:-P:-P
C'è una perdita in questa poesia; non si comprende se si tratti di una morte improvvisa, di malattia, di addio. Io propendo per la prima.
Certo è che gli oggetti, i luoghi , sono rimasti come pietrificati nel tempo, in attesa. Bellissima.
TRACCE
Adesso forse mi rimane Dio
insieme alle scarpe e ai tuoi vestiti vecchi
- perchè di colpo ciò che fu tuo è vecchio,
anche le calze che non hai mai indossato
e trattengono integri sotto l'etichetta il filo di Scozia e i colori -
Invano un'azzurra camicia
pende spiegazzata dal bordo della sedia
e pazientissime cose pongono intorno mute domande.
Dovrei avere Dio
come non l'ho avuto mai.
Solo l'assenza assoluta
mi appartiene e mi rappresenta.
In ogni luogo
tracce di Dio accecanti e misere
come la tazzina di caffè che hai appena posato sul tavolino della
terrazza sul mare
- nella fotografia -
e le patatine non finite
rimaste nel piatto
in quel ristorante,
quando la tua mano impugnava normalmente
una forchetta.
Erminia Gallo
:-P:-P
VENGANO INFINE...
Vengano infine le alte allegrie,
le ardenti aurore, le notti calme,
venga la pace agognata, le armonie,
e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime.
Che vengano, amor mio, perché questi giorni
son di stanchezza mortale,
di rabbia e agonia
e nulla.
Josè Saramago
:-P:-P
Di che cosa soffri?
Come se si svegliasse nella casa senza rumore
l’ascendente di un volto
che uno specchio agro avesse raggelato…
Come se tu murassi,
mentre il tuo amore dorme,
il portale sovrano e la via che vi penetra.
Di che cosa soffri?
Dell’irreale intatto dentro il reale devastato.
René Char
Il dolore di un distacco
non è altro che il taglio di un rasoio su una vena.
Se sopravvivi ci penserai persino con sentimento:
e così diventerà un taglio nell’anima.
La prima ferita si rimarginerà,
la seconda sanguinerà per sempre.
Dorothy Parker
In queste tenebrose camere, dove vivo
giorni grevi, di qua di là m'aggiro
per trovare finestre (sarà
scampo se una finestra s'apre). Ma
finestre non si trovano, o non so
trovarle. Meglio non trovarle forse.
Forse sarà la luce altra tortura.
Chi sa che cose nuove mostrerà.
Costantino Kavafis
PAROLE SUPERFLUE
A tradimento ho deciso oggi,
martedì 24 giugno,
di assassinare alcune parole
Amicizia è condannata
al rogo, per eresia;
la forca spetta
ad Amore per illeggibile;
non sarebbe male il vile randello,
per apostasia, per Solidarietà;
la ghigliottina come un lampo,
deve fulminare Fratellanza;
Libertà morirà
lentamente e con dolore;
la tortura è il suo destino;
Uguaglianza merita la forca
per essersi prostituita
nel peggior bordello;
Speranza è già morta;
Fede soffrirà la camera a gas;
il supplizio di Tantalo, perché disumana,
se lo prende la parola Dio.
Fucilerò senza pietà Civiltà
per la sua barbarie;
berrà la cicuta Felicità.
Resta la parola Io. Per essa,
per la tristezza, per la sua atroce solitudine,
decreto la peggiore delle pene:
vivrà con me fino
alla fine.
MARÍA MERCEDES CARRANZA
È come a un uomo battuto dal vento,
accecato di neve - intorno pinge
un inferno polare la città -
l'aprirsi, lungo il muro, di una porta.
Entra. Ritrova la bontà non morta,
la dolcezza di un caldo angolo. Un nome
posa dimenticato, un bacio sopra
ilari volti che più non vedeva
che oscuri in sogni minacciosi.
Torna
egli alla strada, anche la strada è un'altra.
Il tempo al bello si è rimesso, i ghiacci
spezzano mani operose, il celeste
rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa
che ogni estremo di mali un bene annunci.
Umberto Saba
Amore, dobbiamo separarci: non lasciare che sia
disastroso e amaro. In passato
c’è stato troppo chiaro di luna, troppa autocommiserazione:
smettiamola: perché mai più di adesso (finalmente)
il sole ha attraversato il cielo con coraggio,
mai cuori ebbero più desiderio di essere liberi,
di buttar giù mondi a calci, di sferzare foreste; tu ed io
non li dominiamo più; siamo gusci, che vedono
il grano schizzar via per un uso diverso.
C’è rimpianto. Il rimpianto c’è sempre.
Ma è meglio che le nostre vite si sciolgano,
come due grandi navi, dominate dal vento, bagnate di luce,
lasciano un estuario per rotte stabilite,
e, vele sventolanti, si dividono
e, vele sventolanti, scendono all’orizzonte.
Philip Larkin
Un motivo
Lasciami un motivo per comprendere la tua assenza,
questa tua mancanza che viene a farmi compagnia
questa noia che mi assale e non mi lascia più.
Dammi un motivo per smettere di sperare
di ritrovare ció che vedevo in te
e che ancora ora sento dentro di me.
Dammi un motivo per spogliarmi dei tuoi ricordi,
ma non lasciare che sia il silenzio a farmi male.
Bissen Gange
Potrebbe rientrare benissimo nel topic delle poesie sulla morte o sulla solitudine,
ma nel dubbio la pubblico qua.
Purtroppo è molto difficile trovare poesie di Nichita Stanescu (romeno) tradotte in italiano, quindi questa che
leggete è una traduzione della traduzione (dall'inglese).
Canto d'amore triste
Solo la mia vita morirà per me, in verità,
un giorno.
Solo l'erba conosce il sapore della terra.
In verità, solo il mio sangue sente la mancanza
del mio cuore, quando se ne va.
L'aria è alta, tu sei alta,
la mia tristezza è alta.
Arriva un momento in cui i cavalli muoiono.
Arriva un momento in cui le macchine invecchiano.
Arriva un momento in cui cadono piogge fredde,
e ogni donna ti logora la testa -
e gli abiti.
Arriva anche un enorme uccello bianco
e depone la luna nel cielo.
Nichita Stanescu
Bellissima.
Rosy:-P