Ho fatto molta fatica a stabilire il tempo in cui si svolge il libro, non so perchè mi sembrava che fosse ambientato a fine ottocento, primi novecento ..... niente di più sbagliato, i nostri marinai si trovano nel 1995, appena vent'anni fa.
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Ho fatto molta fatica a stabilire il tempo in cui si svolge il libro, non so perchè mi sembrava che fosse ambientato a fine ottocento, primi novecento ..... niente di più sbagliato, i nostri marinai si trovano nel 1995, appena vent'anni fa.
No, a me non ha dato la sensazione che fosse così lontano nel tempo, però Diamantis e Abdul Aziz mi sembrano dei marinai figli di un'altra epoca. Le cose mutano in fretta e la crisi muove gli uomini alla ricerca di lavoro al di là della "poesia" del lavoro stesso. Chi lavora nelle navi crociera o nei cargo non credo viva filosoficamente come questi due marinai il mare. Tra cartine geografiche, tra padri ammirati, tra "Ulissi vagabondi" e "Penelopi sempre in attesa...". Insomma un racconto nostalgico su un mestiere che non c'è più, tra marinai naufraghi nell'esistenza. L'unica cosa che regge gli anni sembra Marsiglia, città di portuale, quando, invece, credo che anche i grandi porti di mare siano destinati a scomparire. L'unica cosa che non cambia e cambierà mai è il mare, e, forse, è proprio questo il suo fascino.
Facce da film. Avevo un po' di timore, (temevo violassero l'immagine che questi personaggi hanno dato vita nella mia mente e nel mio cuore) me li ero immaginata un po' diversi, ma ci può stare.
http://www.filmtv.it/film/36853/marinai-perduti/cast/
Sono arrivata alla fine del terzo capitolo. Confesso che ho cominciato con una certa titubanza ma pian piano sto cominciando a entrare nelle storie dei diversi personaggi. Diventai marinai e viaggiare per i mari sembra una malattia che ti entra dentro e che non ti lascia più. Più forte di tutto, più forte degli affetti...Andar per mare diventa distacco dalla terra e da tutto quanto comporta. Ma è vera libertà o fuga? Belle le tante riflessioni del comandante Abdul e del suo secondo Diamantis che a un tratto, parlando di se, cita versi del poeta Ghiannis Ritsos perseguitato dal regime greco.
Stessa fatica pure io e mi stavo proponendo di fare alcune ricerche. E' ambientata nel 1995? Caspita! Credo pure che mi urge una cartina geografica...
Ad un certo punto ho trovato questa frase:
"... Avevano viaggiato senza parlare, ascoltando un cantautore italiano che lei aveva scoperto ultimamente. Gianmaria Testa. La canzone che preferiva era "Come le onde del mare" .... "
Ho guardato su internet e questa canzone è del 1995.
Elvira, che mente! Super detective!
Sono a pagina 30. Quindi lascerò solo questa citazione per ora.
"Sul giornale di quel giorno l'odio traboccava da tutte le parti. In Bosnia, in Rwanda, in Cecenia, in Irlanda. C'era sempre qualcuno che si riteneva superiore a qualcun altro".
Questa frase mi è piaciuta molto, soprattutto dopo il discorso che Diamantis ha avuto con suo cugino Dimitri sui grigi e sulle origini.
Odio i razzisti!
Sei morti. "Ma" il giornalista aveva rassicurato i telespettatori, "non c'è più alcun rischio la tempesta si è allontanata dalle coste perdendosi al largo".
"Al largo" di tutte le coste, quelle migliaia di uomini non esistevano più. Nemmeno per le loro moglie. Anche come mariti, tornavano a esistere solo quando si ripresentavano a casa. Nel loro letto. Diamantis alzò gli occhi.
Questa frase, di pagina 54, mi ha fatto pensare a tutti i morti che il telegiornale non dice solo perchè li reputi minori. Minori di chi? Di cosa? Non siamo tutti essere umani?
Come Diamantis che ragiona sul fatto che i marinai al largo non vengono contati, considerati e neanche citati....
Bella questa frase...
Allegato 3549
Il limite tra il verosimile e l'inverosimile...
Allegato 3548
Ho finito ora di leggere il libro. Commento a caldo.
A parte alcune frasi interessanti, complessivamente il libro non mi è piaciuto. Troppe parolacce, troppo incentrato sul sesso e quindi in alcuni punti ripetitivo. Il finale troppo forzato.
Sempre donne donne ed ancora donne. Mi sono chiesta, ma stiamo leggendo un libro d'amore o le storie di marinai.
Boh. Ci dormo su e vedo se cambio idea.
Comunque ringrazio chi l'ha proposto e votato perché non avevo mai letto nulla di
Jean-Claude Izzo.
Interessante... Sai Darky a me il sesso invece piaceva. Da una parte era duro, carnale, fisico, dall'altra c'era l'idealizzazione dell'amore. E poi donne, donne, le uniche in grado di assumere la funzione di ponte, in grado di unire i bisogni della carne a quelli dell'anima. Un po' una metafora...per il marinaio che parte resta nel cuore l'idea del ritorno, altrimenti il suo sarebbe un errare e non un navigare (mi pare ci sia una poesia che parla appunto di questo). E per il marinaio, sempre per mare, la donna è il tramite-ponte tra l'infinito e il finito.
le facce? Anch'io tutte diverse.
Il film invece non so se sia in grado ci ricreare il mondo interiore dei personaggi, ho paura che sia più trama che altro, ma forse sarebbe interessante vedere come ha "visto" il regista i vari personaggi.
Itaca, Kavafis
...
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
...
per quanto questi marinai sembrino apolidi la casa, la loro terra, è lì sempre presente nei loro ricordi. Libano, Turchia, Grecia e tre donne... in fondo la terra è di genere femminile. :)