ANTONELLO VENDITTI: RICORDATI DI ME.
Struggente.
http://www.youtube.com/watch?v=Eo2Lb5d2dRc
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ANTONELLO VENDITTI: RICORDATI DI ME.
Struggente.
http://www.youtube.com/watch?v=Eo2Lb5d2dRc
Come non citare quel famoso passo del primo volume della Recherche proustiana? "Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva ? Che senso aveva ? Dove fermarla ? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere all'infinito, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità…retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…."
(Marcel Proust, Dalla parte di Swann) PS: Purtroppo ho reperito il brano via web, spero che non ci siano inesattezze.
Eheheheh, Indigo, dopo il volo pindarico di Proust cosa proporre? Il discorso potrebbe anche chiudersi qui :-P
✻
Mi piace molto la dedica di Springsteen alla madre, al ricordo di lei, grato per il sostegno ricevuto nella realizzazione del suo sogno.
http://www.youtube.com/watch?v=uPnxc-u1kfY
Se si parla di ricordi...come dimenticare questo brano di Claudio Lolli?Acoltato mille e mille e più volte.
http://youtu.be/mphGpYAriDc
di un poeta in cui mi sono imbattuta da poco.
Ricordo
Dunque, per quel che attiene agli anni settanta,
sarò breve.
Il servizio informazioni era sempre occupato.
La prodigiosa moltiplicazione dei pani
si limitava a Düsseldorf e dintorni.
La terribile notizia corse sui fili della telescrivente,
se ne prese atto e fu archiviata.
Senza opporre resistenza, tutto sommato,
si sono inghiottiti da soli, mandando di traverso il boccone,
gli anni settanta,
senza garanzie per quelli nati dopo,
per i turchi e i disoccupati.
Che qualcuno si ricordasse di loro con indulgenza
sarebbe pretendere troppo.
Hans Magnus Enzensberger
ANCHE SE TU QUI NON SEI, I MIEI OCCHI
Anche se tu qui non sei, i miei occhi
di te, di tutto, son pieni.
Non sei nato solo a un'alba,
solo a un tramonto non son morto.
Il mondo è pieno di te
e nutrito il cimitero
da me, con tutte le cose,
da noi due, con tutto il paese.
Nelle strade io ora lascio
qualcosa che ora raccolgo:
brandelli di vita mia
perduti molto lontano.
Son libero nell'agonia
e carcerato mi trovo
sulle raggianti soglie,
raggianti per le nascite.
Tutto è pieno di me,
di qualcosa ch'è tuo e ricordo
smarrito, eppure scoperto
qualche volta, un tempo.
Tempo che rimane indietro
decisamente nero,
indelebilmente rosso,
dorato sopra il tuo corpo.
Tutto è pieno di te,
trafitto dalle tue chiome:
da qualcosa che non ho colto
e cerco fra le tue ossa.
Miguel Hernandez
NON TORNARE A PADOVA
Dovessi tornare a Padova
in un giorno di pioggia
non ti sognare di scendere
nella cripta del Santo
Non lo fare ti prego
C'è un volo d'airone
sospeso nel vento
Davanti a una candela accesa
c'è il mio pianto
e poi nell'aria volano ricordi
come farfalle dalle ali grigie
E non voglio che si sappia.
Gianni Grillo
Allegato 1674Forse il film non era poi un capolavoro, ma l'argomento è in tema, no? Rosy
Allegato 1675Chi lo sa, che cosa sta ricordando , questa malinconica figura di donna che guarda lontano?
Come sapete frequento poco la sezione Poesia, ma questa in tema di ricordo ...
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
Allegato 1676
È l'unica cosa che il poveretto "RICORDA" (il suo nome)
Il ricordo: La persistenza della memoria di Salvator Dalì.
http://ilsassonellostagno.files.word...oria.jpg?w=500
In quanto a me,...
ho le mie giornate sì
e le mie giornate no.
Quando arrivano quelle no,
penso alle giornate sì,
che ho già vissuto.
La memoria è una gran benedizione.
Paul Auster
Una mattina di giugno in cui era troppo presto
per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
devo uscire nel verde che è colmo
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono completamente
al paesaggio, perfetti camaleonti.
Sono così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli dia stupore.
Tomas Tranströmer