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Esigenze dell’età
Dicono che l’ultima cosa che si perde è la speranza,
ma se hai perso il senso dell’umorismo,
a che ti serve la speranza?
Ho il doppio dei tuoi anni
dormo la metà di te
fumo tre volte di più
ogni giorno guadagno la pazienza che ogni giorno tu perdi,
e credi ancora che noi siamo anime gemelle…?
Dopo l’amore arriva sempre il sonno
e mentre tu russi io divoro sigarette,
la tua ansia ha un limite
la mia una fine.
Quando perderai il sonno
scoprirai che l’amore è sempre
un’altra cosa,
ciò che per te è un mito
per me è solo una leggenda.
E’ l’età quella che non perdona
non ammette crediti, restituzioni o cessioni,
possiamo condividere una vita
ma della morte dovremo ridere da soli.
Uberto Stabile (Valencia, 1959), da Cien días de mayo (Ed. Homoscriptum – México, 2006)
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Questa mi tocca profondamente!
ciao
Rosy
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Lei è all’orizzonte.
Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e
l’orizzonte si sposta
dieci passi più in là.
Per quanto io cammini,
non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia?
Serve proprio a questo: a camminare.Eduardo Hughes Galeano
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Avvenire
Ti chiamano avvenire
perché non vieni mai.
Ti chiamano: avvenire,
e aspettano che tu arrivi
come un animale mansueto
a mangiare dalle loro mani.
Ma tu rimani
al di là delle ore,
rintanato chissà dove.
...Domani!
E domani sarà un altro giorno tranquillo
Un giorno come oggi, giovedì o martedì,
o qualunque altra cosa ma non quello
che continuiamo ad aspettare, ancora, sempre.
Angel Gonzàles
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Anni fa, una persona mi fece innamorare, inconsapevolmente, mandandomi questi versi. Conosco solo questo componimento del poeta in questione, me ne vergogno. Volevo condividerlo con voi.
ehi mi senti. mi senti. sono vivo. / per questo non mi senti. non è il cuore. / è questa carne qui che fa rumore. / come corresse. attesa dal suo arrivo. / intanto nelle tempie. mentre scrivo / di quanto assordo. assorto nel motore / che sanguina. la vita. col vigore / di sempre. e mio malgrado recidivo. / ma quanta forza. e quanta furia intesse. / questa materia intenta a trattenersi. / che il varco di chi va mai non recide. / e se non senti. è solo perché spersi / il tuo silenzio. in quanto ancora stride / di me vivo di queste vite smesse Gabriele Frasca
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Non so se l'ho capita.
parla di morte e reincarnazione?
Oppure che il corpo è la macchina dell'esistenza che ci strascina nella vita e che non vuole cedere alla morte?
ma se non è il cuore a fare rumore chi è che parla? l'anima?
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Be' ho sempre sentito questi versi ermetici e complessi, perciò mi sono affidata all'intuito. Mi viene da pensare che si parli dell'energia vitale che, nonostante tutto, pulsa e continua a spingere alla vita. E questo malgrado le ferite, malgrado un cuore che non riesce a farsi sentire (forse ammutolito dalle delusioni?) e la stanchezze delle "vite smesse". Sarebbe interessante leggere un commento dell'autore stesso, anche perché ogni interpretazione è puramente personale. :)
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Non saprei dare un'interpretazione; a pelle ti dico che sono bellissimi versi. Ciao Indigo,
Rosy
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Curioso l'utilizzo dei punti, dà il senso di un ingranaggio che gira a fatica, di un flusso che si interrompe e poi riprende a scorrere.
Ho visto che insegna all'Università di Salerno, è scrittore e traduttore: magari Annamaria lo conosce...
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Per la verità più che una poesia è una filastrocca:)...ma è così carina.
Dall'uovo di Pasqua
Dall'uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: "Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio".
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
"Viva la pace,
abbasso la guerra".
Gianni Rodari
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Ritratto interiore
Non sono dei ricordi
a trattenerti in me;
né ti fa mia la forza
di un bel desiderio.
Quanto ti fa presente
è quella curva ardente
che una lenta tenerezza
descrive nel mio sangue.
Io non sento il bisogno
di vederti apparire;
è bastato nascessi
per perderti un po' meno.
Rainer Maria Rilke
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Quote:
Originariamente inviato da
Andrea
Ritratto interiore
Non sono dei ricordi
a trattenerti in me;
né ti fa mia la forza
di un bel desiderio.
Quanto ti fa presente
è quella curva ardente
che una lenta tenerezza
descrive nel mio sangue.
Io non sento il bisogno
di vederti apparire;
è bastato nascessi
per perderti un po' meno.
Rainer Maria Rilke
Mi permetto di postare anche l'originale francese (e non tedesco come ci si aspetterebbe) del bellissimo ritratto interiore di Rilke, perché -come sempre- nella traduzione (per altro ben fatta) sono andate smarrite alcune sfumature che i nostri non pochi forumisti francofili saranno felici di poter recuperare.
Grazie per aver scelto questo bellissimo componimento.;)
Portrait intérieur
Ce ne sont pas des souvenirs
qui, en moi, t’entretiennent ;
tu n’es pas non plus mienne
par la force d’un beau désir.
Ce qui te rend présente,
c’est le détour ardent
qu’une tendresse lente
décrit dans mon propre sang.
Je suis sans besoin
de te voir apparaître ;
il m’a suffi de naître
pour te perdre un peu moins.R. M. Rilke, Vergers.
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Ogni volto fotografato
è un immagine bellica,
il punto di tangenza
tra l’aereo nemico e la nave
nell’attimo che precede l’esplosione.
Fermo nell’istantanea,
nel contatto flagrante tra due sguardi
immolato, ripreso
mentre le fiamme covano già
nella fusoliera crescendo
dentro i suoi tratti, vive
soltanto il tempo necessario
a compiere la missione del ricordo.
Valerio Magrelli (Roma, 1957), da Nature e venature (Mondadori, 1987)
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E intanto era aprile
E intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un’intera parete appena alzata, il muro
principesco di un’ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce.
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità.
Pier Paolo Pasolini
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Quote:
Originariamente inviato da
Claire
E intanto era aprile
E intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un’intera parete appena alzata, il muro
principesco di un’ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce.
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità.
Pier Paolo Pasolini
Che bella! Meraviglia!