Però biroccio ė d'uso. Abbrividire mai sentito nel parlato comune.
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Però biroccio ė d'uso. Abbrividire mai sentito nel parlato comune.
Per ogni donna stanca di fingere debolezza
esiste un uomo stanco di dover dimostrare la sua forza.
Per ogni donna stanca di fingersi stupida
esiste un uomo stanco di dover sempre agire da modello.
Per ogni donna stanca di essere tenuta a piangere per dimostrare d’essere donna
esiste un uomo che non può esprimere i propri sentimenti.
Per ogni donna sportiva la cui femminilità viene messa in discussione
esiste un uomo costretto a competere per dimostrare la propria virilità.
Per ogni donna stanca di essere considerata solo per il suo corpo
esiste un uomo preoccupato di essere giudicato solo per le sue prestazioni sessuali.
Per ogni donna a cui non è concesso un salario dignitoso
esiste un uomo costretto a lavorare di più per poterla sfamare.
Per ogni donna che non sa cambiare una ruota
esiste un uomo che non riesce a cucinare nemmeno un uovo.
Per ogni donna che cammina verso la sua libertà
esiste un uomo che ne riscopre il vero significato.
L’umanità è un uccello con due ali,
una è femminile, l’altra maschile.
Fino a che le due ali non potranno spiegarsi in maniera uguale,
l’umanità non sarà mai in grado di volare.
B. Boutros Ghali
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QUALCHE INGENUITÀ
Giorni tranquilli con molti alberi.
Ti dona questa brezza intorno alle labbra.
Ti dona questo fiore che guardi.
Allora non sono una menzogna il mare, il tramonto
e questa barca che galleggia nel roseto color crepuscolo
e che ha come unico passeggero
una ragazza e una chitarra triste.
Lascia che sia io a manovrare i remi
come se manovrassi due raggi purpurei dimenticati.
GHIANNIS RITSOS
Karlòvasi, 29.VI.87
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Somma dolorosa
Quante ore della notte servono al giorno
per nascere
quanto buio
perche' splenda il bagliore quante gallerie di dolore bisogna attraversare
per giungere alla quiete di un sorriso,
quante radici amare di schiavitu'
perche' dia frutto la dolce liberta'.
Lena Pappa'
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L’entroterra degli occhi
Pensa che si muore
e che prima di morire tutti hanno diritto
a un attimo di bene.
Ascolta con clemenza.
Guarda con ammirazione le volpi,
le poiane, il vento, il grano.
Impara a chinarti su un mendicante,
coltiva il tuo rigore e lotta
fino a rimanere senza fiato.
Non limitarti a galleggiare,
scendi verso il fondo
anche a rischio di annegare.
Sorridi di questa umanità
che si aggroviglia su se stessa.
Cedi la strada agli alberi.
Franco Arminio
Dedicata a Kaipirissima:
Ho veduto solo una volta
un sole cosí insanguinato.
E poi mai piú.
Scendeva funesto sull’orizzonte
e sembrava
che qualcuno avesse sfondato la porta
dell’inferno.
Ho domandato alla spécola
e ora so il perché.
L’inferno lo conosciamo, è dappertutto
e cammina su due gambe.
Ma il paradiso?
Può darsi che il paradiso non sia null’altro
che un sorriso
atteso per lungo tempo,
e labbra
che bisbigliano il nostro nome.
E poi quel breve vertiginoso momento
quando ci è concesso di dimenticare velocemente
quell’inferno.
Jaroslav Seifert
Mi dici che non hai dormito bene. Ti confesso
che nemmeno io. Hai passato una nottataccia. “Anch’io”.
Siamo straordinariamente calmi e teneri l’un con l’altro
come se avvertissimo il nostro traballante stato mentale.
Come se ognuno sapesse cosa prova l’altro. Anche se,
naturalmente, non lo sappiamo. Non lo si sa mai. Non importa.
È la tenerezza che mi preme. È questo il dono
che mi commuove e mi prende tutto questa mattina.
Come tutte le mattine.
Raymond Carver
Non insistere, il fiore non sboccia
prima del giusto tempo.
Neanche se lo implori,
neanche se provi ad aprire i suoi petali,
neanche se lo inondi di sole.
La tua impazienza ti spinge a cercare
la primavera;
quando avresti solo bisogno
di abbracciare il tuo inverno.
Ada Luz Màrquez
Che fortuna che ho
È sul divano, raccolta
come un uovo. Parla
con sua madre al telefono.
Ride. Poi corruga appena
la fronte. Cose così.
Io la guardo soltanto:
c’è luce in lei, anima, vita,
mi piace osservarla, ascoltare
la sua voce. Talvolta non
posso fare a meno di dirmelo:
Che fortuna che hai, scemo!
K. Iribarren
Senza esserci mai visti
ci riconoscemmo
le nostre impronte furono una coppia
le nostre vene forgiarono figli
piangemmo insieme le nostre tristezze
insieme conoscemmo cieli limpidi
e oggi
seduti uno di fronte all’altro
ci guardiamo
senza sapere che dirci
Maybell Lebron
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foto presa dal web
Mi arrendo.
La religione la mafia
la politica e il calcio
l’esercito e la moda
muovono più gente di me.
Sono milioni o pochi
ma totalmente decisi
al tutto per tutto.
Ho a che fare solo
con le piccole folle
di un cinema notturno
con la solitudine dei giocatori
che officiano una partita di scacchi
con il tepore di alcune donne
Leggo
torno a vedere un vecchio film
faccio notte con Coltrane
e allungo il braccio e accarezzo la mia bella
che mi invita fumando.
Mario Trejo
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foto presa dal web
VECCHIAIA
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie.
Molti avevano preso parte a quella storia –
uomini, animali, bambini, fiumi, alberi,
ragazzi e ragazze con motociclette, due papere bianche,
il matto silenzioso con una cicca e una fetta biscottata;
ed era allora un mezzogiorno estivo d’oro e sventolavano
le piume della gallina sgozzata luccicando in aria,
e la zia Evanghelìa in cucina puliva i cornetti greci,
e una grossa farfalla si posò sulla saliera.
Nessuno, ma nessuno ha mai saputo
che il temporaneo passa nel mito. Alla stazione del treno
venne a sedersi su una panchina una vecchia vestita di nero
che teneva sul grembiule un cesto d’uova come fosse
l’unica cosa che aveva al mondo. S’addormentò lì.
Qualcuno che passava le rubò il cesto. E cadde la notte.
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie e i ricordi degli eroi.
GHIANNIS RITSOS
Karlòvasi, 23.VII.87
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Come zucchero
Ventiquattr'ore. Anche oggi ho inghiottito
la cucchiaiata amara e dolce. Vanno
insensibili in cielo le nubi.
Sarà dolce domani quell'amaro
e viceversa. In battaglioni fitti
come nel terzo assalto a Waterloo
si perdono i neuroni lungo il fiume
del sangue. Sarà inutile contarli.
Ricatturarli, un sogno. Giovinezza
si scioglie come zucchero.
Maria Luisa Spaziani
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Felicità in Cornovaglia
Sua moglie era morta e lui era invecchiato
tra il cimitero e la porta di casa.
Camminava con un passo caratteristico.
Le spalle curve. Non si curò più
dei suoi vestiti e i capelli lunghi gli s’imbiancarono.
I figli gli trovarono qualcuno.
Una donnona di mezza età con
gli scarponi che sapeva
spazzare, passare la cera, spolverare, fare la spesa
e portar dentro la legna. Che poteva dormire
in una stanza sul retro della casa.
Cucinare i pasti. E piano
piano riportare in vita il vecchio,
fargli ascoltare poesie che gli leggeva
la sera davanti al fuoco nel
caminetto. Tennyson, Browning,
Shakespeare, Drinkwater. Uomini
con un nome che prende spazio
in una pagina. Lei gli faceva da maggiordomo,
da cuoca, da governante. E dopo
un po’, oh, non si sa e non importa
quando, cominciarono a vestirsi bene
la domenica e a passeggiare insieme in città.
Lei sottobraccio a lui.
Sorridenti. Lui fiero e contento
e con la mano sulla mano di lei.
Nessuno li rifiutava
o cercava di sminuire questo fatto
in alcun modo. La felicità è
una cosa così rara! La sera lui
ascoltava poesie, poesie, poesie
davanti al fuoco.
Di quella vita non ne aveva mai abbastanza.
Raymond Carver
Post scriptum
E non ti ho parlato ancora del
deterioramento della posta in questa oscura provincia
dell’impero.
L’impiegato grugnisce unicamente
sdraiato contro un calendario dell’anno precedente
(uno sfondo eccessivo di fiori, vacche e montagne)
ma adesso si è innamorato delle destinazioni delle mie lettere,
sorride – qualche volta –
e posso scommettere che pensa a me
quando attraversa i ponti diretto al suo cuscino.
Ci si può impadronire dei sogni degli altri
per non morire, si può accettare la vita come una
rappresentazione del desiderio.
Così senza turbolenze, invento false
lettere da scrivere –
esotici mittenti nel mattino che trema –
e quell’uomo e io
torniamo a essere porosi, invincibili,
per un momento.
Paulina Vinderman