IL CAMILLERI DI MONTALBANO: Una lama di luce
Com'è possibile? mi sono detta.
Com'è possibile che ancora non avessimo parlato di Montalbano, del suo straordinario e prolifico autore, delle emozioni che in questi anni ci ha, mi ha dato, con i suoi gialli?
Ho terminato stamattina la lettura della sua ultima fatica, protagonista il mitico Salvo: UNA LAMA DI LUCE.
Bel romanzo, da leggere in un baleno.
Con la giusta dose di battute divertenti, di situazioni esilaranti (leggi Catarella); di tristezza, di dolore.
E' il diciannovesimo, ma il personaggio Montalbano non mi stanca mai: si arricchisce sempre di nuovi aspetti, di sfumature diverse.
Come già nelle ultime storie lasciava trapelare una malinconia sottile, quasi un'angoscia sotterranea per il tempo passato, per tutto ciò che era andato perduto,anche in questa vicenda l'atmosfera ricalca le precedenti.
La storia non è originalissima, ma parte da un fatto di ordinaria normalità-un'aggressione a mano armata con violenza carnale, che si apre poi- come i cerchi nell'acqua- in molteplici risvolti: traffico di armi, commercio clandestino di opere d'arte, qualche comparsa di mafia...
E poi, le donne: donne affascinanti, forti, decise.
Qui sulla scena ce ne sono almeno tre, di una delle quali, manco a dirlo, s'innamora il nostro poliziotto, perdendo completamente la testa!
Una chicca.
Un giorno Montalbano sta aspettando con smania una sua telefonata. Squilla finalmente il telefono.E' lei, Marian.
"...Pronto -fici col sciatone.
-Ciao Commissario...
Sintì campane che sonavano, aciddruzzi che cantavano, chitarri a concerto, scoppi di mortaretti.
Nzumma, un burdellu che lo 'ntronò."
Qui scopriamo proprio l'uomo Montalbano, ben diverso dal poliziotto. Tanto il secondo è pronto, dotato di intuizioni geniali, tanto il primo è goffo, impacciato, incerto nelle sue decisioni.
Mentre Mimì Augello, il suo vice, prosegue secondo il suo clichè di rubacuori, e sa sempre come agire e come arrivare ...in porto, Salvo è fragile, talvolta disarmato .
Quando va a fare la sua passeggiata "molo molo", si siede sullo scoglio e ragiona dei suoi problemi,in presenza del "grancio"( lui crede che sia sempre lo stesso, o al massimo suo fratello...).
Quando attacca uno dei suoi improbabili dialoghi con Catarella, che lo sfiniscono, ma gli sono d'aiuto, data la bravura con il "computel" del suo sottoposto.
Quando deve sopportare gli estenuanti alberi genealogici di Fazio, o coprire le storie del malandrino Augello...
Le storie che si compongono da tutti questi tasselli sono sempre speciali- anche se nel numero ce ne sono state alcune meno intriganti - e fanno di Camilleri un autore straordinario.
Qui , in special modo, si mescolano egregiamente la vicenda poliziesca e quella personale ed umana, struggente, che ci porta ad un finale ( per me) assolutamente inaspettato e doloroso.
Non so che cosa accadrà in seguito, se leggeremo ancora storie di Montalbano; certo è che da questo momento in poi niente sarà più come prima.
Se volete sapere perchè, vi invito a leggerlo.
Rosy
