Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Inizio con una splendida poesia di Claudio POZZANI.
E' un poeta genovese, cinquantenne, presidente del Festival della Poesia che si svolge ogni anno a Genova.
La sua più nota ( e migliore) composizione si intitola "SONO".
SONO
Sono l’apostolo lasciato fuori dall’Ultima Cena
Sono il garibaldino arrivato troppo tardi allo scoglio di Quarto
Sono il Messia di una religione in cui nessuno crede
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto che non cede
Sono il protagonista che muore nella prima pagina
Sono il gatto guercio che nessuna vecchia vuol carezzare
Sono la bestia idrofoba che morde la mano tesa per pietà
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto senza età
Sono l’onda anomala che porta via asciugamani e radioline
Sono il malinteso che fa litigare
Sono il diavolo che ha schivato il calamaio di Lutero
Sono la pellicola che si strappa sul più bello
Io sono l’escluso, l’outsider, un chiodo nel cervello
Sono la pallina del flipper che cade un punto prima del record
Sono l’autorete all’ultimo secondo
Sono il bimbo che ghigna contro le sberle della madre
Sono la paura dell’erba che sta per essere falciata
Io sono l’escluso, l’outsider, questa pagina strappata.
Claudio Pozzani
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
IL MONDO HA UN OCCHIO SOLO
di Giovanni Arpino
Siamo in tanti a non essere stati invitati,
la tavola è pronta ma noi dietro i vetri
guardiamo gli altri ridere e star bene.
Siamo in tanti, in troppi a guardare,
vorremmo essere li, siamo pronti
a star bene e anche a pagare il conto
alla fine, con una mano sul cuore.
Ma chi è che ha chiuso in principio la porta
in faccia a gente buona come noi
cosi buona che non capisce nemmeno le ragioni
che ci proibiscono di entrare e star bene?
Questa festa non è né lunga né tranquilla,
il mondo ha un occhio solo, capite,
e non si divertiranno le donne ben vestite,
non dormiranno in pace gli uomini grassi,
non canteranno le strade ed i bambini
finchè non entreremo anche noi
a ridere insieme, poi a pagare il conto.
Rosy :cry: :cry:
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Quello che mi meraviglia
in questo bambino
mendicante;
in questo piccolo cinese di sei anni;
che pesa poco più d’un pollo al mercato;
che è vestito con pochi centimetri
di stoffa;
che mi prende così poco posto nella strada;
quello che mi meraviglia
è che possa contenere una cosa così grande:
la miseria.
Guarda, dico, che la miseria,
la miseria è un gigante.
La miseria, dico, è un colosseo.
La miseria è una piramide egizia.
È un oceano.
È un Everest, la miseria.
Tutta in un bambino,
tutta dentro un uomo, dico,
che pesa come un pollo al mercato.
Così niente,
un pacchetto d’ossa
come un pacchetto di sigarette,
contiene il pachiderma della miseria.
Che sia uno dei soliti
miracoli di Dio?
Hong Kong, novembre ’66
Virgilio Lilli
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Grazie, Danilela.
Ero certa che tu avresti raccolto l'invito, e CONDIVISO.
Ciao
Rosy :P :P
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Povera Che Dorme Entro I Giornali
C'è una povera in via Ciovasso
che non può più camminare,
e dorme entro i giornali
nessuno di quelli che stanno
di sopra
ha tempo di scendere e salutare.
Per lei è di troppo
un po' di scatole per guanciale
e stare
nel cuore di Milano.
David Maria Turoldo
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
LA FAME
Io scendo tra le genti come un'ombra,
Io siedo accanto a ciascuno.
Nessuno mi vede, ma tutti si guardano in faccia,
E sanno ch'io sono lì.
Il mio silenzio è simile al silenzio della marea
Che sommerge il campo di gioco dei bimbi,
Simile all'inasprirsi del gelo nelle lente ore notturne,
Quando gli uccelli al mattino sono morti.
Gli eserciti travolgono, invadono, distruggono,
Con tuono di cannoni dalla terra e dall'aria.
Io Sono più tremenda degli eserciti,
Io sono più temuta del cannone.
Re e cancellieri dànno ordini;
lo non dò ordini a nessuno;
Ma sono più ascoltata dei re
E più che non i fervidi oratori.
lo disdico parole, disfo azioni.
Le creature ignude mi conoscono...
Io sono il primo e l'ultimo istinto dei viventi...
Sono la Fame.
LAURENCE BINYON
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
POESIA MALAWI di Jack Mapanje
Avevo fame e voi avete fondato un club a scopo umanitario e avete discusso della mia fame.
Ve ne ringrazio.
Ero in prigione e voi siete entrati furtivamente in chiesa a pregare per la mia liberazione.
Ve ne ringrazio.
Ero nudo e voi avete esaminato seriamente le conseguenze della mia nudità.
Ero ammalato e voi vi siete messi in ginocchio a ringraziare il Signore di avervi dato la salute.
Ero senza tetto e voi avete predicato le risorse dell'amore di Dio.
Sembravate tanto religiosi e tanto vicini a Dio.
Ma io ho ancora fame, sono ancora solo, ammalato, prigioniero, senza tetto.
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
La bestia
di Manuel Bandeira
Ho visto ieri una bestia
Nell'immondizia del cortile
Che cibo cercava fra i rifiuti.
Quando trovava qualcosa
Non l'esaminava né odorava:
Ingoiava con voracità.
La bestia non era un cane,
Non era un gatto,
Non era un ratto.
La bestia, mio Dio, era un uomo.
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Il tredicesimo invitato
Grazie – ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto qui come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano – lui ascolta.
Fra tante risa – cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito «Sto per piangere!»
E all’improvviso capisce
che siede un’ombra al suo posto:
che – entrando – lui è rimasto fuori.
Fernanda Romagnoli
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Tu
Tu, che chiamiamo anima. Tu profuga,
reietta, indesiderabile. Tu transfuga
dal soffio dell’origine.
Non ti spetta razione né coperta
né foglio di reimbarco.
Per registri e frontiere:
non esisti.
Ma in sere come queste, di cangianti
vaticinii fra i monti,
ad ogni varco
può apparire improvvisa la tua faccia
d’eremita o brigante.
«Fronda smossa,
pietra caduta» trasale in sé il passante
che la tua ombra assilla
di crinale in crinale,
mentre corri ridendo nell’occhiata
del cielo, che ti nomina e sigilla.
Fernanda Romagnoli
Re: LA POESIA DEGLI "ULTIMI".
Quote:
Originariamente inviato da daniela
POESIA MALAWI di Jack Mapanje
Avevo fame e voi avete fondato un club a scopo umanitario e avete discusso della mia fame.
Ve ne ringrazio.
Ero in prigione e voi siete entrati furtivamente in chiesa a pregare per la mia liberazione.
Ve ne ringrazio.
Ero nudo e voi avete esaminato seriamente le conseguenze della mia nudità.
Ero ammalato e voi vi siete messi in ginocchio a ringraziare il Signore di avervi dato la salute.
Ero senza tetto e voi avete predicato le risorse dell'amore di Dio.
Sembravate tanto religiosi e tanto vicini a Dio.
Ma io ho ancora fame, sono ancora solo, ammalato, prigioniero, senza tetto.
Questa, Daniela, è sicuramente la più VERA.
E' quello che io "tento" di spiegare a ad alcune mie amiche - direi più...conoscenti- che si ritengono grandi benefattrici andando il sabato sera in lamè alle cene del LION'S, a parlare dei problemi suddetti e a dare il ricavato per queste cause...
Intendiamoci: io non ho nulla contro questo tipo di associazioni!
Come dicono qua: CI STA BENE TUTTO!ma credo ci sia diversità nel fare del bene concretamente- con del lavoro, calandosi in una realtà -piuttosto che passare serate mondane e piacevoli, lontani anni luce da ciò di cui si sta parlando.
O NO?
baci e grazie per il contributo prezioso.
Rosy :P :P