Re: Mitologia in Mi minore
Eos dalle rosee dita
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Al finir di ogni notte Eos dalle rosee dita e dal manto color zafferano, si alza dal giaciglio a Oriente e, salendo sul proprio cocchio, va verso l'Olimpo, annunciando l'approssimarsi del fratello Elios (Sole) : quando egli appare, Eos diventa Emera: accompagna il fratello nel suo lungo peregrinare nel cielo stellato finchè si trasforma in Espera, annunciando alle onde il felice arrivo del fratello.
Ma il sorgere di Eos ha, nella mitopoiesi ellenica, soprattutto un valore allegorico: infatti, il sorgere dell'alba desta negli amanti l'ardore erotico.
Trovo che l'antica poesia greca abbia un immenso valore : inoltre, poteva, come pochi, dare un significato poetico-allegorico alle azioni umane e tradurle in miti. La mitologia, in fondo, non è che il trasferimento in chiave poetico-allegorica della vicenda umana.
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Re: Mitologia in Mi minore
Le cupe Moire
Allegato 189
L'Olimpo contempla, tra gli altri dei minori, le tre Moire bianco-vestite. Esse sono Cloto, Lachesi ed Atropo.
Cloto è la più piccola, ma è anche la più terribile.
Il filo della vita di ogni uomo è filato dal fuso di Cloto, misurato da Lachèsi e reciso - con le forbici - da Atropo. Atropo, quindi, uccide gli uomini; anche se Zeus può cambiare tutto ciò.
Dicevano gli antichi che l'uomo può influire il proprio destino con una corretta prudenza nel condurre la propria vita. Si racconta che alcuni dei ridano delle Moire, dicendo che Apollo riuscisse, un giorno, ad ubriacare le tremende della vita personale, per salvare la vita del proprio amico Admeto.
Così si espresse Esiodo nella sua Teogonia:
« Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera
e Thanatos generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;
non giacendo con alcuno li generò la dea Notte oscura;
e le Esperidi che, al di lÃ* dell'inclito Oceano, dei pomi
aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;
e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:
Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali
quando son nati danno da avere il bene e il male,
che di uomini e dei i delitti perseguono;
né mai le dee cessano dalla terribile ira
prima d'aver inflitto terribile pena, a chiunque abbia peccato. »
(Teogonia di Esiodo, vv. 211-222)
E Dante:
«Ma perché lei che dì e notte fila,
non gli aveva tratta ancora la canocchia,
che Cloto impone a ciascuno e compila...»
(Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, 25-27)
A Delfi, tuttavia, si onorano solo due Moire, non considerando Lachesi,ma pensando a Cloto ed Atropo come uniche reggitrici della vita umana. Ad esse si aggiungeva Afrosite Urania (la maggiore delle Moire) ; Urania significa "regina delle montagne".
Lachesi è quindi non menzionata, a Delfi. Che, forse, fin da allora l'uomo pretendesse di esser padrone della lunghezza della propria esistenza ? Ipotesi maliziosa, come malizioso è sempre stato l'umano agire.
Re: Mitologia in Mi minore
Coronide
Coronide, figlia di Flegia, re dei Lapìti, viveva in Tessaglia, sulle rive del lago Beobi, ove soleva lavarsi i piedi.
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Apollo, attratto dalla sua bellezza, ne divenne l'amante. Dovendo andare un giorno a Delfi, affidò Coronide alle cure di un corvo dalle immacolate piume.
Ma Coronide nutriva da tempo una forte passione per Ischi e anche di lui divenne l'amante, benchè attendesse un figlio da Apollo.
Avvenne che il corvo, credendo di far cosa gradita, si recasse a Delfi, raccontando ad Apollo dell'infedeltà di Coronide. Quello, però, maledisse l'animale perchè non aveva accecato Ischi col becco, e gli rese le penne di color nero, trasmettendo la maledizione anche alla sua genìa.
Artemide, sorella di Apollo, volle allora vendicare l'offesa scagliando contro Coronide un intero turcasso di dardi. Apollo alla vista dell'amante morta fu preso da rimorso, ma oramai Coronide era scesa nel Tartaro e stava per essere bruciata sulla pira ardente. Apollo chiamò in aiuto Ermete liberò dal ventre di Coronide un bimbo che chiamò Asclepio (pensate, il primo parto cesareo della Storia), affidandolo alle cure del centauro Chirone che gli insegnò, poi, l'arte della Medicina.
Ischi fu invece colpito dalla collera di Giove, che lo folgorò.
Re: Mitologia in Mi minore
La coronide ( Coronìs ) in lingua greca è una notazione . Viene rappresentata con una leggera curva, di formato lieve e conferisce una tonalità melodica.
Coronis sta per "falce", per la sua struttura, e pare desse origine a Chrono.
Segnature falciformi si trovano anche in Musica: ad esempio, le chiavi di Basso e di Baritono sono rappresentate da curve (coronidi)
Re: Mitologia in Mi minore
Fillide e Acamante
Gli antichi cantori greci sapevano come pochi cantare l'Amore. Ne trasse giovamento tutta la mitopoiesi, che altro non significò che l'esposizione poetica della complessità del mondo , delle relazioni interpersonali e dei rapporti dell'uomo con l'Ignoto.
L'Amore, dunque. Sfogliando i vecchi testi di Mitologia, ho trovato molto significativa la storia di Fillide ed Acamante.
Fillide era una principessa tracia ed amava alla follìa Acamante, figlio di Teseo. Un giorno Teseo partì col suo esercito - e accompagnato da Acamante - alla volta della città di Troia, dove infuriava una colossale guerra di popoli .
Fillide correva spesso alla spiaggia, con la segreta e muta speranza di ritrovare un giorno Acamante, specialmente dopo che si diffuse la notizia della caduta della città di Troia.
Ma la nave di Acamante ebbe un'avaria: Fillide, aspettandolo inutilmente, ne morì di dolore.
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La dea Atena si mosse a compassione e la trasformò in un mandorlo , tuttavia spoglio delle verdi fronde.
Acamante, passando di là il giorno dopo, potè solo accarezzare il nudo tronco: ecco allora che le carezze, dettate dall'amore, ebbero il potere di far rivestire il mandorlo di fiori, ma non di foglie.
Da allora, questa fu la particolarità dei mandorlo: fiorire senza foglie.
Ho trovato bellissimo questo mito, e così ve lo voglio proporre.
Re: Mitologia in Mi minore
Socrate e gli amici
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Socrate si stava costruendo una piccola casa.
Uno dei passanti, come solito, si stupì di ciò:
"Come -gli chiese- un uomo della tua fatta e della tua celebrità si costruisce una casa così piccola?"
"Voglia il Cielo - rispose il filosofo - che io possa riempirla di amici veri".
Questo è una favola (in senari giambici) di Fedro.
Come non dargli ragione? Come non sentire attuali, fortemente attuali, queste righe?
Non è, questa, una favola mitologica. Ma è tuttavia la storia di persone, come gli antichi filosofi greci, che abbondarono nei riferimenti ai miti.